Cultura

Patrimonio culturale

Le Marche vantano un centinaio di strutture teatrali al chiuso di cui ben 62 storiche, edificate tra il 1600 e il 1930.

I Teatri Storici delle Marche costituiscono un insieme unitario, un fenomeno pressoché unico per il loro numero e l’uniformità di diffusione in relazione ad un contesto territoriale circoscritto, oltre che per i caratteri architettonici dei singoli edifici che lo compongono come “sito seriale” anche per la sinergia che essi instaurano con i centri storici dei quali si pongono spesso come fulcro vitale.

Centri fondamentali per l’aggregazione sociale, rappresentarono nel passato uno strumento fondamentale di stabilizzazione politica, in grado di offrire un’importante occasione di lavoro per diversi ceti professionali e artigiani, tra cui falegnami, minatori, ferrari, stuccatori, pittori, indoratori, sarti, manovali e addetti al trasporto dei materiali per l’edificazione. Senza contare la funzione economica e di polo d’attrazione, capace di donare alle città una grandissima aura di prestigio. La loro presenza contribuì inoltre ad accrescere la solida cultura musicale e l’amore per lo spettacolo degli abitanti, un tratto distintivo che il turista può apprezzare ancora oggi in tutta la sua vivacità.

Frutto di una tradizione culturale che si è evoluta nei secoli, i teatri mantengono tuttora invariate le fondamentali peculiarità costruttive, decorative e d’uso, pur attraverso gli interventi conservativi e le manutenzioni apportati per gli adeguamenti normativi ed anche come necessaria conseguenza agli eventi tellurici.

Ancora oggi i nuclei storici della maggior parte dei centri urbani marchigiani conservano l’assetto urbanistico consolidatosi in epoca medievale e/o neoclassica, con l’edificio teatrale che - attraverso le sue spazialità esterne ed interne - mantiene un ruolo centrale nella configurazione della città, in particolare nel contesto dei piccoli borghi delle aree interne.

Approfondimento: I sipari storici

 

TEATRI

 

Individuare gli obiettivi e le linee di intervento necessarie per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali di proprietà ecclesiastica. E’ questa la finalità generale di un protocollo di intesa tra Regione Marche, Conferenza Episcopale marchigiana e Segretariato regionale MIBACT, il cui schema è stato approvato con DGR n. 285/2016.Un intervento coordinato tra governo regionale, enti locali e autorità ecclesiastiche per ottimizzare gli interventi  e che verrà realizzato attraverso una sede permanente di confronto plurilaterale, rappresentata da una Commissione paritetica. Si tratta di uno strumento operativo  importante per un confronto istituzionale su linee di intervento strategiche in favore di  un patrimonio culturale, quello ecclesiastico, che è tra i più considerevoli nella regione, sia in termini di  quantità che di qualità. In tal modo si concretizza un progetto politico finalizzato alla costruzione di una rete forte tra turismo e cultura, un sistema organico di sinergie per tutelare, valorizzare e comunicare un elemento distintivo della nostra identità socio-culturale: l’immenso patrimonio storico culturale fatto di edifici, aree archeologiche, opere d’arte, biblioteche, archivi  e musei, che costituisce indubbiamente un fattore di coesione e di crescita per la comunità.Grazie a questo accordo, ridefinito rispetto ai precedenti protocolli anche alla luce del riordino delle funzioni delle Province, la salvaguardia,  la valorizzazione, la fruizione sempre più estesa dei beni culturali di interesse religioso diventano attività stabili e oggetto di programmazione specifica sul patrimonio immobiliare e sui beni mobili di proprietà ecclesiastica, comprendenti anche i musei, gli archivi, le raccolte e le biblioteche.Tra le priorità degli interventi e secondo le rispettive competenze e disponibilità finanziarie, oltre alla catalogazione, come fondamento conoscitivo e propedeutico ai successivi interventi, alla conservazione dei beni culturali ecclesiastici, vi è anche la messa in sicurezza dei beni attraverso specifiche misure, specialmente in relazione agli edifici aperti al culto. In particolare, per il perseguimento delle comuni finalità è prevista la promozione di accordi e programmi con i Comuni e gli Enti locali. Le forme , i modi e i tempi degli interventi verranno concordati tra tutti i soggetti interessati sulla base di programmi annuali e pluriennali.  La Commissione opererà  anche per l’attuazione e la valorizzazione degli itinerari religiosi , la promozione di celebrazioni e manifestazioni di particolare interesse rivolte alla valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici nonché per l’organizzazione di corsi di formazione per volontari che possano aiutare i visitatori nella comprensione dei significati culturali e  religiosi dei beni appartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche. Il protocollo, che sarà sottoscritto entro breve termine, prevede anche  la collaborazione della Conferenza Episcopale nella realizzazione di iniziative istituzionali della Regione a fini culturali e nelle richieste di prestito di opere d’arte per lo svolgimento di mostre.

Valorizzare le testimonianze delle civiltà e delle culture di un territorio, siano esse antiquarie, artistiche, naturali, bibliografiche o documentarie, contribuisce a diffondere una più ampia consapevolezza del patrimonio che la regione custodisce e a promuoverne la conoscenza contribuendo a salvaguardarne la memoria.

Musei, biblioteche, archivi e luoghi della cultura costituiscono infatti gli interlocutori privilegiati attraverso i quali stabilire un dialogo continuo con il territorio.

 

Per saperne di più

“Valorizzazione delle dimore, ville, castelli, complessi architettonici e del paesaggio, parchi e giardini di valore storico–culturale”

 

La Legge Regionale n. 30 del 23/11/2021, promuove e sostiene interventi di valorizzazione, fruizione, conoscenza e informazione relativi a dimore, ville, castelli, complessi architettonici e paesaggistici, parchi e giardini di valore storico e storico-artistico, aventi natura di bene culturale o paesaggistico e ambientale e dichiarati di interesse culturale o di notevole interesse pubblico. Detti beni sono considerati dalla Legge componenti essenziali del patrimonio culturale e risorsa di fondamentale importanza sul piano educativo nonché fattore di sviluppo dell'offerta turistico-culturale del proprio territorio (art. 1, c.1 della legge). I beni in questione devono essere ubicati nel territorio regionale e appartenere a soggetti pubblici o privati che costituiscano accordi di partenariato con il sistema pubblico, diretti alla fruizione pubblica dei beni interessati per un periodo non inferiore a dieci anni (art. 1, c.2).

 

E’ prevista la possibilità di concedere contributi regionali e altre forme di sostegno ai beni di cui trattasi che siano inseriti nella Rete Regionale istituita ai sensi dell’art. 2, comma 1, della Legge. Per l’annualità 2023, in esito alle risultanze del primo avviso pubblico per la presentazione delle domande di accreditamento alla Rete, è stato approvato un elenco comprendente 22 beni accreditati (vedi Allegato A) e 4 beni accreditabili alla Rete con riserva (vedi Allegato B). Tali elenchi saranno implementati/modificati in base alle risultanze dei relativi avvisi pubblici emessi con cadenza annuale.

 

I contributi e le altre forme di sostegno finalizzate a favorire la realizzazione di interventi diretti a migliorare l’accessibilità o la fruibilità dei beni accreditati alla Rete Regionale, saranno assegnati, sulla base della disponibilità annuale di bilancio, tramite il ricorso ad avvisi pubblici che definiscano criteri e modalità per la partecipazione, assegnazione, erogazione, rendicontazione e revoca dei benefici stessi ai soggetti aventi diritto. Per l’annualità 2024 sono previste risorse pari a € 90.000,00.