Cultura

Percorsi tematici > I sipari dei teatri storici di Ripatransone, Monterubbiano e Offida

Distribuiti capillarmente su tutto il territorio regionale, i 71 teatri storici costituiscono uno dei nuclei più significativi del patrimonio diffuso delle Marche: se ne contano 15 nella provincia di Ancona come in quella di Ascoli Piceno e Fermo, 23 nel Maceratese e 18 nel territorio di Pesaro e Urbino. Edificati a partire dal XVIII secolo, allorché i piccoli centri avvertirono la necessità di confrontarsi con le città più importanti, che disponevano di un teatro comunale, assunsero subito notevole pregnanza civile, configurandosi come segno distintivo di esaltazione dell’orgoglio civico, nonché come stimolo culturale e cardine di forte aggregazione cittadina. Degli oltre cento teatri documentati nelle Marche alla metà dell’Ottocento, ne rimangono oggi più di settanta, tutti caratterizzati, a prescindere dalle spesso ridotte dimensioni, da architetture imponenti, pregevoli decorazioni, sipari di qualità elevata, accomunati,  questi ultimi, dalla raffigurazione di fatti storici, soprattutto dell’epoca romana, di soggetti mitologici e allegorici, di argomenti storico medievali o di storia municipale, dalla celebrazione di figure di marchigiani illustri.

Il sipario storico del Teatro di Ripatransone è una tela dipinta nel 1811 dal pittore faleronese Giuseppe Ruffini e raffigura uno degli episodi più cari all’immaginario collettivo della municipalità ripana, fortemente legato a figure femminili: il sacrificio dell'eroina Virginia. Dopo la battaglia di Marignano (1515), combattuta tra la Francia e la lega Elvetica per ottenere il controllo strategico di Milano,  alcuni mercenari spagnoli erano rimasti sbandati e vagavano per la penisola. Un gruppo di essi, al seguito del capitano García Mandríguez de Haro, giunse a Ripatransone con un falso salvacondotto papale. I ripani aprirono le porte, ma i soldati, dopo aver approfittato dell'ospitalità, si diedero al saccheggio, al ratto di donne e allo stupro. Il padre di una delle ragazze rapite, piuttosto che lasciare la figlia in mano agli spagnoli, la trafisse mortalmente con un pugnale. La ragazza, anonima, è passata alla storia come Virginia, per analogia con la Virginia romana celebrata da Vittorio Alfieri. La vicenda del sacco spagnolo non era però conclusa. Il 15 febbraio 1521 Mandríguez tentò una seconda incursione, ma i ripani, memori dell’episodio precedente, ingaggiarono una battaglia nella quale si distinsero altre donne: Luchina Saccoccia e Angela di Zingaro, che morirono in duello, e Bianca Benvignati de Tharolis. Quest’ultima inseguì a cavallo il nemico, uccise un alfiere spagnolo e, sventolando da un torrione (presumibilmente quello di Porta d’Agello) lo stendardo strappato alla vittima, diede l'impulso decisivo alla vittoria dei concittadini.

Di tematica celebrativa è invece il sipario del Teatro di Monterubbiano. Dipinto dal pittore-scenografo Alessandro Bazzani, raffigura il maggiore pittore monterubbianese, Vincenzo Pagani, nell’atto di dipingere una tela su un’ampia terrazza alberata, aperta su uno sfondo di paesaggio costiero con pini. Tipica espressione di orgoglio civico imperniato sulla esaltazione della “gloria patria”, questa tipologia iconografica è riscontrabile anche nei sipari di Fabriano e Urbino: il primo, realizzato nel 1884 da Luigi Serra, raffigura un simbolico trionfo di Gentile da Fabriano; nel secondo caso ben due sipari, entrambi opera di Francesco Serafini (1850-51) legano l’immagine della città e dei duchi di Montefeltro a quella dei maggiori artisti urbinati: Raffaello e il padre Giovanni Santi, Bramante e Barocci.

Ancora diversi i due sipari del Teatro Serpente Aureo di Offida: uno più antico (1864) riproducente un tendaggio bianco con guarniture di fiori colorati e frange d’oro, opera dell’ascolano Giovanni Picca, apprezzato a Roma come uno dei più validi scenografi e decoratori teatrali italiani della seconda metà dell’ ‘800; l’altro, più tardo (1926), opera di Giovanni Battista Magini, raffigurante il serpente d’oro, cui devono il nome il teatro e la città. Secondo la tradizione, difatti, Offida sarebbe stata fondata in età preromana dai Pelasgi, i quali veneravano come divinità "Ophite" (latinizzazione della parola greca "?φις", serpente), un piccolo serpente d’oro cui erano riconosciuti poteri taumaturgici.

 

Legenda

Sede museale
Polo Museale di Palazzo De Castellotti - OFFIDA
 
Museo Civico di Palazzo Bonomi Gera - Pinacoteca Civica – Gipsoteca "U. Gera" – Museo Storico Etnografico - Museo del Risorgimento - RIPATRANSONE
 
Polo Culturale San Francesco – Museo Civico Archeologico - MONTERUBBIANO


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