Il modello economico prevalso negli anni passati ha trattato le risorse naturali ed energetiche come se fossero illimitate, con scarsa sensibilità ed interesse per la salvaguardia ambientale. Ciò ha generato gravi squilibri e problematiche nell’intero ecosistema.
Uno sviluppo sociale duraturo e propulsore di benessere collettivo e individuale può avvenire solo rispettando i limiti della natura, organizzando una convivenza intelligente e ordinata tra crescita economica e protezione ambientale.
Questo non vuol dire creare una contrapposizione lavoro/salute, tra l’altro in un contesto economico difficile come quello attuale, ma significa mettere in campo azioni programmate ed equilibrate, per garantire uno sviluppo sostenibile.
Per far questo la Regione Marche sta traducendo in attività concrete e ponderate, gli strumenti normativi messi ora a disposizione dal legislatore.
Il D. Lgs. n. 152/06 espressamente contempla che la Regione Marche, quale Autorità competente ad esprimere valutazioni e a rilasciare autorizzazioni ambientali, eserciti il controllo sull’applicazione delle disposizioni del Testo Unico in materia di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) e di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), con la collaborazione dell’Arpam.
E’ stato pertanto firmato un Protocollo d’intesa con l’Arpam (n. 186 del 20/10/2014) in materia di controlli VIA.
La L.R. n. 3/2012 prevede anche l’ausilio del Corpo Forestale dello Stato in materia di controlli VIA; in data 19/07/2016 è stata rinnovata apposita convenzione con il Corpo Forestale dello Stato (CFS) per interventi, tra l’altro, nelle attività sottoposte a valutazione ambientale.
Arpam e CFS, su indicazione della Regione Marche, effettuano visite ispettive per il controllo di tutte le opere che sono state sottoposte alle procedure di valutazione d’impatto ambientale (verifica di assoggettabilità e VIA) da parte della Regione Marche, anche per interventi localizzati o con impatti interregionali ed interprovinciali, nonché sulle opere soggette alle procedure di VIA statale, per la parte di competenza regionale.
In materia di AIA, secondo quanto stabilito dall’articolo 29-decies, comma 11-bis del D. Lgs. 152/06, le attività ispettive ordinarie e straordinarie presso tutte le installazioni della regione, ricadenti in AIA, sono illustrate in un piano d'ispezione ambientale, periodicamente aggiornato a cura della Regione Marche, sentito il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per garantire il coordinamento con quanto previsto nelle autorizzazioni statali ricadenti nel territorio.
I presupposti metodologici del suddetto Piano d’Ispezione Ambientale, con l’utilizzo del modello SSPC (Sistema di Supporto alla Programmazione dei Controlli), sono riportati nelle DGR nn. 315/2015 e 181/2016.
Secondo quanto stabilito dall’articolo 29-decies, comma 11-ter, del D. Lgs. 152/06, sulla base delle procedure e delle metodologie di cui al suddetto piano d’ispezione sono definiti i programmi annuali per le ispezioni ambientali ordinarie contenenti l’elenco delle installazioni AIA collocate nella Regione Marche e soggette a visita ispettiva ordinaria programmata sulla base di una valutazione sistematica dei rischi ambientali.
Le attività di controllo in materia di VIA ed in materia di AIA vengono attivate anche sulla base di formali segnalazioni provenienti da privati cittadini.
L'attenzione verso l’ambiente da parte dell’Amministrazione Regionale si traduce anche nella costante attività di monitoraggio ambientale, volta a verificare le eventuali variazioni che intervengono nell’ambiente stesso, per risalire alle cause ed individuare eventuali azioni di mitigazione degli impatti indotti dalle opere realizzate e dalla produzione industriale.
Le attività di Monitoraggio Ambientale vengono svolte in fase ante-operam, corso d’opera e post-operam, in relazione a specifici Piani di Monitoraggio Ambientale (PMA) che definiscono le componenti significative da monitorare, i punti di misura, i parametri e le frequenze.
I dati acquisiti dalle ditte nel corso delle campagne di misura programmate in sede di valutazione e di autorizzazione, vengono gestiti dai competenti uffici regionali, secondo quanto previsto dalla normativa (D. Lgs. 152/06, art. 28 e art. 29 sexies c. 6).
La Regione Marche utilizza anche fondi propri per svolgere monitoraggi più complessi in aree problematiche.
Ad esempio ha sottoscritto una Convenzione con il Comune di Fano, l ’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche (ARPAM), l’ASUR (Azienda Unica Sanitaria Regionale) e la ditta Profilglass S.p.A., per l’installazione e il funzionamento di una stazione di monitoraggio della qualità dell’aria, collocata nell’area industriale di Bellocchi (Fano) (http://comune.fano.pu.it/index.php?id=2370).
Nell’area industriale di S. Maria in Potenza, presso il Comune di Porto Recanati (MC), è stata effettuata una campagna di monitoraggi sulla qualità dell’aria, con la strumentazione, messa a disposizione da Arpam, per un monitoraggio di 24 ore per almeno 15 gg consecutivi per ciascuna delle quattro stagioni.
Nel marzo 2005 è stato firmato tra la Regione Marche - Assessorato all'Ambiente, il Comando dei Carabinieri per la tutela dell’Ambiente, la Guardia di Finanza, il Corpo Forestale dello Stato, le Capitanerie di Porto, l’Unione delle Province italiane - Marche, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani - Marche e l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche, un Protocollo d’intesa sui Controlli ambientali.
Il protocollo risponde a varie esigenze:
- le istituzioni preposte ai controlli, stabilendo volontariamente un coordinamento unico regionale, possono usufruire degli esiti delle attività svolte da ciascun ente, con una maggiore efficacia e razionalizzazione delle risorse;
- le imprese, grazie al coordinamento, vedono ridursi i casi di sovrapposizioni dei controlli;
- la Regione dispone di uno strumento ulteriore di monitoraggio dello stato dell’ambiente, utile ai fini dell’orientamento delle politiche ambientali;
- infine il Protocollo risponde all'esigenza di una formazione giuridica comune, anche alla luce delle differenti interpretazioni giuridiche spesso rese possibili da una normativa ambientale in continua evoluzione, ad opera di fonti comunitarie e nazionali.
L’esperienza della Regione Marche in tema di controlli ambientali è stata presa come modello a livello nazionale nelle linee guida in materia di controlli alle imprese.
Va notato che il recente decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5 recante “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo” all'articolo 14 prevede espressamente la semplificazione dei controlli sulle imprese.
Il decreto dispone la razionalizzazione dei controlli secondo principi di semplicità e proporzionalità, demandando ad un regolamento le modalità attuative al fine di raggiungere:
- la proporzionalità dei controlli
- l’eliminazione dei controlli non necessari alla tutela di interessi pubblici
- il coordinamento e la programmazione dei controlli da parte delle amministrazioni evitando duplicazioni
- la collaborazione amichevole con i soggetti controllati
- l’informatizzazione degli adempimenti e procedure amministrative
- la soppressione o riduzione dei controlli sulle imprese in possesso di certificazione del sistema di qualità.
Le Linee guida sono state approvate il 24 gennaio scorso in sede di Conferenza Unificata (Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio Serie Generale n. 42 del 19 febbraio 2013).
Le linee guida portano a modello il Protocollo di intesa interforze delle Marche come esempio applicativo dei principi a cui gli Enti devono attenersi, in particolare in tema di coordinamento.
L’intesa è stata sottoscritta nel 2005 da Regione Marche, Carabinieri, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e Capitanerie di Porto, oltre ad ANCI, UPI ed ARPAM. Le attività si sono concentrate in particolare nella progettazione di una scheda informatica comune di rilevazione dei controlli, col preciso intento di rendere comunicanti tra i soggetti firmatari dell’intesa i dati e le notizie raccolte nel corso della propria attività in campo ambientale. L’obiettivo principale è quindi quello di rendere i controlli sempre più efficienti: mettendo in comune le informazioni fondamentali (sito o ditta, tipo di controllo effettuato, esito), ogni operatore, all'atto del controllo, ha la possibilità di conoscere quanto è stato già verificato da parte di altre autorità ispettive.
Il lavoro svolto sinora ha, nella sostanza, anticipato ciò che ora viene richiesto dalla normativa nazionale. In una delle più autorevoli riviste giuridiche ambientali (Diritto all'Ambiente) così commenta un articolo di approfondimento sulle linee guida nazionali: “L'intesa benché stipulata anteriormente all'entrata in vigore del ‘decreto semplificazioni’ e delle ‘linee guida’, con lodevole lungimiranza ha puntato ad evitare sovrapposizioni, a razionalizzare i controlli operati, autonomamente, a perseguire una conoscenza giuridica condivisa su tematiche di comune interesse.”