Cultura

Il patrimonio archeologico marchigiano è la testimonianza materiale della partecipazione ininterrotta di un territorio, solo apparentemente periferico, alla macrostoria. Le Marche, infatti, sono una regione ricchissima dal punto di vista archeologico, dove i siti archeologici si fondono in maniera armonica e suggestiva al paesaggio, e dove ogni luogo, ogni museo, raccontano la storia di una terra antichissima. Nella regione sono presenti oltre il Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona anche i seguenti Musei Statali: il Museo Archeologico di Ascoli Piceno, il Museo Archeologico di Urbisaglia, l'Antiquarium Statale diNumana, il Museo Archeologico di Cingoli, il Museo Archeologico di Arcevia e il Museo Lapidario di UrbinoIn particolare nell’antichità la regione fu terreno di fioritura della cultura picena e parte integrante della romanità nell’arte e nella cultura. La mostra "Potere e Splendore: gli antichi Piceni a Matelica", tenutasi tra il 19 aprile – 31 ottobre 2008 a Palazzo Ottoni a Matelica (MC) e replicata tra il 30 aprile ed il 13 settembre 2009 al Museo Civico Archeologico di Bologna, è il traguardo più recente di un complessivo progetto di ricerca, tutela, valorizzazione e promozione, iniziato nel 1999 con la mostra di respiro internazionale “Piceni Popolo d’Europa”, allestita a Francoforte, Ascoli Piceno e Roma. 
La mostra matelicese ha raccolto, dopo complessi restauri, gli eccezionali frutti delle recenti scoperte effettuate nelle necropoli della comunità picena di Matelica, dimostrando l’importanza, la ricchezza e gli scambi culturali con mondi lontani di quell’antica comunità. Le sette necropoli che attualmente si contano, databili tra il VII ed il IV sec. a.C., riflettono l’aumento del benessere economico ed il conseguente incremento demografico della comunità, ma soprattutto la grande originalità culturale picena nei modi di rappresentazione del potere, nella pratica della guerra, nella sfera sacra, nel banchetto. 
Il banchetto aristocratico. Il banchetto può essere senza dubbio considerato una delle espressioni principali dello stile di vita e del mondo concettuale degli aristocratici nell’Italia centrale durante il periodo cosiddetto Orientalizzante. Molti studiosi, grazie anche alle recenti scoperte effettuate nel territorio di Matelica, hanno dimostrato la vicinanza culturale del mondo piceno a quello rappresentato nei poemi omerici per quanto riguarda la pratica simposiaca. Sia nell’Iliade (IX, 162 ss.) che nell’Odissea (VII, 167 ss.) infatti il banchetto appare tra i caratteri fondamentali della socialità legata ai rapporti ufficiali tra persone di alto rango. Il consumo delle carni ed il bere in questo tipo di società sono manifestazione di ricchezza, di status e di privilegio, legati alla sfera sacrale del sacrificio e dell’offerta. I Piceni possono essere considerati tra gli interpreti più originali di una specie di koinè culturale che in Grecia come nell’Italia protostorica faceva del banchetto aristocratico uno dei momenti più rappresentativi dell’ideologia della classe dirigente.
Il principe-guerriero. La presenza di armi di vario tipo nel corredo funerario delle tombe aristocratiche picene ha senza dubbio un valore ideologico fortissimo, sia dal punto di vista politico che sacrale. Nella società picena infatti il capo della comunità univa in sé la funzione di guerriero e di capo militare da una parte, con quella di sacerdote dall’altra. La sfarzosa panoplia deposta nelle sepolture picene riecheggia inoltre il mondo concettuale dell’epica omerica ed oltre ad elmi, dischi di corazza, spade, coltelli, lance, asce, teste di mazza, scudi, comprende il carro a due ruote (currus) quale mezzo di trasporto per raggiungere il campo di battaglia ed affrontare il nemico in un duello a morte. 
La posizione delle armi nelle sepolture ha inoltre fatto ipotizzare che alcune di esse avessero un’indiscutibile funzione derivata dalla pratica bellica mentre altre invece fossero legate al sacrificio di animali ed alla consumazione rituale delle loro carni. 
I segni di lusso, gli abiti, i gioielli, gli ornamenti personali. Alla stregua delle armi e degli strumenti necessari per il banchetto aristocratico, alcuni beni preziosi come le pissidi eburnee e le ciste metalliche, sono il chiaro indice dell’altissimo rango dei defunti. Per quanto riguarda in particolare queste ultime si tratta di contenitori finemente decorati con motivi che richiamano le iconografie diffuse ad esempio in ambito greco, testimoni della complessa ideologia della classe dirigente picena, parallela alle coeve culture del Mediterraneo e dell’Italia protostorica. Come sembra suggerire l’epos omerico (Od. VIII, 404-432), l’abito regale, costituito da manto e tunica, era appannaggio esclusivo delle elites aristocratiche e ne rimangono oggi tracce archeologiche soprattutto nelle fibule, varie per tipologia e materia. Ad esse si aggiungono anche anelli, bracciali, pendenti, vaghi di collana ed affibbiagli, oggetti per i quali talvolta è ipotizzabile una manifattura da parte di artigiani-orafi attivi in ambito piceno, ma di formazione etrusco-meridionale. Le tombe aristocratiche delle necropoli dell'area di Matelica sono pertanto un punto di vista privilegiato per lo studio dell'Orientalizzante in area medio-adriatica.