Cultura

Percorsi tematici > Il viaggio di Morelli e Cavalcaselle nelle Marche

Il primo governo italiano dopo l’unità nazionale, formato nel 1861, dovette affrontare i complessi problemi legati al patrimonio artistico umbro-marchigiano e in particolare ai beni mobili delle corporazioni religiose soppresse con i decreti di Pepoli e Valerio, commissari straordinari per le Marche e l’Umbria, acquisiti dallo Stato senza conoscerne l’entità. Si pose dunque l’urgenza di un censimento sistematico degli oggetti d’arte di proprietà ecclesiastica nelle due regioni, compito di cui furono incaricati il 18 aprile 1861 da Francesco de Sanctis, appena nominato ministro della Pubblica Istruzione, due esperti conoscitori: Giovanni Morelli (Verona 1816 – Milano 1891), da poco eletto alla Camera dei Deputati, e Giovan Battista Cavalcaselle (Legnano 1819 - Roma 1897), in quel momento impegnato nella raccolta di materiali per una storia della pittura italiana pubblicata qualche anno più tardi insieme a Joseph A. Crowe (A New History of Painting in Italiy from the second to the sixteenth century, London 1864-1866). 

Dalla fine di aprile all’inizio di luglio del 1861 Morelli e Cavalcaselle viaggiarono per 68 giorni, in carrozza e a dorso di mulo, per le Marche e l’Umbria, visitando comuni, chiese, conventi, collezioni di privati e ville in tutto il territorio. 

Grazie alla catalogazione degli oggetti artistici, si intendeva dare indicazioni alle autorità locali per la conservazione del patrimonio culturale e ostacolare, con l’apposizione del sigillo di ceralacca che sanciva la proprietà statale e, dunque, l’inalienabilità delle opere, l’esportazione di alcune opere d’arte “già da molto tempo negli occhi e nel desiderio di vari direttori di Pinacoteche stranieri” (lettera di Morelli a Francesco de Sanctis del 15.4.1861). Inoltre, Morelli coltivava la speranza di creare un museo regionale dove sarebbero state radunate ed esposte le opere migliori esistenti nelle varie località della regione, progetto vanificato a favore della creazione di pinacoteche civiche e musei locali in seguito alle numerose proteste dei comuni (cfr. La nascita dei musei civici).

Il lavoro svolto da Morelli e Cavalcaselle nei territori umbro-marchigiani si presenta, dunque, come una ricognizione capillare e sistematica del patrimonio artistico, eseguita su ufficiale incarico governativo, in vista di un inventario inteso come strumento della sua gestione amministrativa. In questo si distingue sia dai percorsi settecenteschi di Marcello Oretti (cfr. La Storiografia artistica tra Sette e Ottocento) o Luigi Lanzi, sia dai quelli effettuati nel secolo successivo da studiosi locali come Amico Ricci e da conoscitori stranieri come il direttore della National Gallery di Londra Charles Eastlake e Otto Mündler, in ricerca, questi ultimi, di opere da acquistare ed esportare. Pertanto, i taccuini di Morelli riguardanti il percorso marchigiano mostrano un’applicazione pratica del metodo attributivo morelliano: accurate descrizioni dei caratteri stilistici delle singole opere correlate da informazioni sul valore economico e sullo stato di conservazione, mentre i disegni sono rari e riportano prevalentemente firme e iscrizioni. Diversamente, gli appunti di Cavalcaselle sono spesso connessi a disegni illustrativi delle opere, accompagnati da innumerevoli annotazioni sui colori e sugli elementi formali. Complessivamente i taccuini che i due studiosi compilarono durante i mesi trascorsi tra Umbria e Marche rappresentano oggi un materiale prezioso in quanto miniera di notizie, soprattutto per quanto riguarda la provenienza e lo stato di conservazione dei dipinti. Va detto, tuttavia, che l’attenzione dei due viaggiatori si concentrò per la maggior parte sull’arte gotica e rinascimentale, seguendo certamente personali inclinazioni di gusto e interessi di studio ma anche in quanto quella tipologia di opere fu considerata, con ragione, la più ambita dal vorace collezionismo internazionale e dunque la più vulnerabile. Rimasero invece in ombra le opere del Sei-Settecento, per le quali Morelli nei suoi appunti talvolta espresse un’aperta disapprovazione.

I risultati del lavoro svolto furono riassunti nel Catalogo delle opere d’arte nelle Marche e nell‘Umbria, in cui confluirono non solo gli esiti della ricognizione diretta effettuata nel 1861, ma anche le ricerche di Cavalcaselle degli anni precedenti, in particolare le notizie raccolte durante il viaggio compiuto nell’estate 1858 accompagnando Eastlake. Solo trentacinque anni più tardi il Catalogo fu pubblicato, per iniziativa di Adolfo Venturi, sulla rivista "Le Gallerie nazionali italiane. Notizie e Documenti" (Roma 1896, anno II).

BIBLIOGRAFIA

 - Donata Levi, Cavalcaselle. Il pioniere della conservazione dell’arte italiana,Torino, Einaudi, 1988.

- Donata Levi, Il viaggio di Morelli e di Cavalcaselle nelle Marche e nell'Umbria, in "Giovanni Morelli e la cultura dei conoscitori", atti del convegno internazionale (Bergamo, 4-7 giugno 1987), a cura di Giacomo Agosti, Maria Elisabetta Manca, Matteo Panzeri, Bergamo,  Lubrina, 1993, pp. 133-148.

- Jaynie Anderson, I taccuini marchigiani di Giovanni Morelli, in "Giovanni Battista Cavalcaselle conoscitore e conservatore", atti del convegno (Legnano, 28 novembre 1997 - Verona, 29 novembre 1997), a cura di Anna Chiara Tommasi, Venezia, Marsilio, 1998, pp. 81-96.

- Jaynie Anderson, I taccuini manoscritti di Giovanni Morelli, Milano, Motta, 2000.



Stampa