Cultura

Itinerari culturali > La pittura di Lorenzo Lotto> Le opere di Lorenzo Lotto in provincia di Ancona

Le opere del Lotto, dislocate tra le province di Ancona e Macerata, sono conservate sia in musei e pinacoteche, sia in chiese e pievi. I rapporti del pittore veneto con  le Marche sono stati continui e ripetuti e le opere marchigiane, prese nel loro insieme, consentono di ripercorrere la genesi, il significato e lo sviluppo del percorso artistico del pittore. La diffusione del patrimonio lottesco è un’occasione inoltre per un itinerario alla scoperta di centri grandi e piccoli ma comunque caratterizzati da peculiarità artistiche e culturali.

ANCONA

Pinacoteca Civica di Ancona “F. Podesti” (1): Madonna e Santi (Pala  dell'alabarda), 1539

Palazzo Bosdari, via Pizzecolli, 17 

Chiesa di San Francesco alle Scale (2): Madonna Assunta, 1550

Piazza San Francesco d’Assisi, Ancona Orario d'apertura : tutti i giorni dalle 8,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19.00. Nel periodo invernale apertura su richiesta. Info : tel. 071.201759 

Il tema dell’Assunzione della Vergine è presentato dal Lotto secondo un modulo tipico dell'arte della controriforma: Maria è in piedi mentre viene trasportata  da un coro di angeli, ha le braccia aperte e lo sguardo è rivolto verso il cielo. Al di sotto gli apostoli, meravigliati e smarriti, circondano il sepolcro vuoto. In quest’opera l’artista, come mosso da un’esigenza interiore, semplifica la composizione, rendendola più schiettamente devozionale: questa semplificazione rispondeva ai dettami della controriforma in base ai quali, le opere figurative, dovevano essere facilmente comprensibili da tutti e dovevano invitare alla riflessione e al culto. Rispondendo a questi canoni, il Lotto procede per via di riduzione eliminando dalla rappresentazione ogni particolare accessorio, isolando la figura della Vergine.

JESI

Pinacoteca Civica di Jesi (3): Deposizione, 1512, Visitazione 

Annunciazione, 1526 

Originariamente completate da un dipinto centrale con San Giovanni a Patmos, oggi perduto,  le due tavolette dell'Annunciazione si segnalano per l'originalità iconografica dell'impostazione. Senza nulla togliere alla sacralità dell'avvenimento, Lotto ambienta l’intervento divino in una realtà domestica e quotidiana. Umana è l’importante fisicità dell'angelo la cui ombra si proietta, lunga, sul pavimento. Le sue vesti sono ancora scomposte dal volo che lo ha condotto da Maria.  Proteso in avanti, l’arcangelo Gabriele contrasta la ritrosia di Maria che, intimorita, si porta indietro.  

Madonna delle rose, 1527 

Destinata alla chiesa jesina di San Francesco al Monte, l’opera è formata da una tavola quadrata con la Madonna, il bambino e i santi Giusepe e Girolamo e da una lunetta con i santi Francesco e Chiara. Il titolo deriva dal roseto che si vede sulla sinistra e dai petali di rosa sparsi a terra davanti al trono di Maria.  Giuseppe gioca con il Bambino in un momento di gioia e tenerezza, Maria tocca il libro di San Girolamo, invitandolo a non aprire le scritture per non turbare, con il racconto della passione e della morte del Cristo, la felicità del Bambino.  

Pala di Santa Lucia, 1532  

Lotto invia la pala da Venezia, dopo che vi aveva lavorato per dieci anni, dal 1523 al 1532.  La pala, formata dalla predella e da una tavola centrale, racconta la leggenda di Santa Lucia. La fanciulla, di agiata famiglia siracusana, in cambio della guarigione di sua madre aveva fatto voto di donare le sue ricchezze ai poveri, rinunciando al matrimonio, già programmato, con un giovane patrizio. Quest’ultimo, indignato, portò Lucia in tribunale, davanti al giudice Pascasio che la ritenne colpevole. Condannata a trascorrere la notte in un lupanare, Lucia venne sottoposta ad una serie di sevizie: dapprima per condurla al lupanare, venne legata a una schiera di buoi che non riuscirono però a trascinarla. Decisi ormai ad uccidere la donna perché tacciata di stregoneria, i carnefici le conficcarono allora un pugnale nel collo e poi la gettarono dentro un rogo ardente.  Scampata indenne anche a queste pene, Lucia morì a seguito della decapitazione.

LORETO

Museo  Pinacoteca della Santa Casa (4):

San Cristoforo, San Rocco, San Sebastiano  

Domina l’opera la figura di San Cristoforo che giganteggia al centro del quadro. L’iconografia del santo si lega alla leggenda narrata da Jacopo da Varagine,  secondo cui Cristoforo era un gigante che si era proposto di servire il signore più potente. Capitato dopo varie peripezie al servizio del demonio, apprese che Cristo era il più forte di tutti: di qui scaturì nel gigante il desiderio di convertirsi e di cambiare vita. Il santo scelse un'abitazione nelle vicinanze di un fiume, con lo scopo di aiutare i viaggiatori a passare da una riva all'altra. Una notte fu svegliato da un fanciullo che lo pregò di traghettarlo; Cristoforo allora lo caricò sulle spalle, ma più s'inoltrava nell'acqua, più il peso del fanciullo aumentava e, solo a stento aiutandosi con un grosso bastone, riuscì a guadagnare l'altra riva. Il bambino si rivelò allora come Cristo e gli profetizzò il martirio che avvenne poco tempo dopo. Nell’opera del Lotto sulla sinistra è raffigurato S. Rocco che mostra, secondo i canoni della tradizionale iconografia, il bubbone causato dalla peste che lo colpì; in posizione speculare S. Sebastiano, trafitto dalle frecce, è legato ad un albero da cui germoglia l'edera, simbolo di immortalità. I due santi vengono invocati contro le malattie e le pestilenze, ed è quindi molto probabile che la pala sia stata commissionata per invocare la guarigione dalla terribile malattia. La dimensione votiva dell’opera è confermata ulteriormente dal serpente sotto il cartiglio arrotolato: l’animale è il simbolo di  Esculapio, il dio mitologico della medicina.

Adorazione del Bambino, 1548- 1550 

Il quadro venne messo in vendita, senza successo, nel 1550 ad Ancona nella Loggia dei Mercanti, in un periodo in cui il Lotto si trovava in cattive condizioni economiche. 
Una composizione di analogo soggetto si trova al Louvre. 
Nell’opera Gesù Bambino è disteso su un giaciglio e sgambetta nel tentativo di raggiungere la croce che gli viene agitata davanti come un sonaglio da una accigliata e pensosa S. Elisabetta. Quel gesto, che dà corpo alle inquietudini degli adulti, provoca la sorridente complicità del S. Giovannino che lo segnala a Maria, ricevendo in cambio un moto di autentico sgomento.

Adorazione dei Magi, 1548- 1555 

E' l'opera più debole del gruppo lauretano, tanto che ne viene messa in discussione perfino l'autografia. 
Un'anima popolare percorre il dipinto che si apparenta alle tante predelle e tavolette in cui il Lotto amava dar corpo al gusto del racconto, alle atmosfere favolistiche, alle ambientazioni alla tedesca.

Presentazione al Tempio, 1555 c. 

Ultima opera, rimasta incompiuta, eseguita dal Lotto prima della morte. 
L'impianto compositivo è piuttosto complesso come il significato dell’opera
I sacerdoti sono tre disposti l’uno dietro l'altro nella stessa identica posizione, quasi fossero lo stesso personaggio in tre distinte fasce d'età. 
Il vecchio Simeone è il rappresentante del tempo speso nell'attesa del Messia; segue un rabbino di mezza età con il libro della Torah che rappresenta la religione ebraica; chiude un giovane chierico, espressione ultima di un impianto teologico di cui si riconosce la matrice dal monoteismo giudaico. Tutti e tre i sacerdoti compaiono dietro un altare quadrato la cui tovaglia bianca lascia scoperti quattro piedi umani usati in funzione di sostegno della sacra mensa. Su questo sconcertante particolare figurativo appare corretto il richiamo ad Isaia che parla del piede come veicolo di rivelazione.

Battesimo di Cristo, 1544- 1549 

Utilizzata per il coro della Basilica di Loreto, la tela è stata ridimensionata per renderla uguale alle altre.   

Nell'impianto concettuale del ciclo lauretano, il Battesimo del Cristo è il momento centrale, la conferma di un nuovo patto tra Dio e gli uomini attraverso un atto sacramentale di cui il Cristo è nello stesso tempo il fondatore e il destinatario in virtù della sua doppia natura, umana e divina.

Cristo e l’adultera, 1548- 1550 

Dell'opera si è negata a lungo la paternità lottesca, arrivando ad ipotizzare che si tratti di una copia eseguita da aiuti.

L'adultera, conserva nella flagranza del reato una sua purezza soprattutto se paragonata  alla volgarità delle espressioni dei personaggi che la circondano. Uno solo, ormai vecchio, invita al silenzio. 
Fa argine alla folla scomposta il gesto deciso del Cristo che con il braccio destro alzato ripara la donna, mentre con la mano sinistra conduce il segno rovesciato della benedizione con le dita rivolte verso il basso.

Il Sacrificio di Melchisedec, 1545- 1550 

Melchisedech, re di Gerusalemme e sacerdote del Vecchio Testamento, è dietro ad un altare che 
divide il gruppo degli officianti dall'esercito di Abramo. 
L'altare è coperto da una tovaglia bianca che lascia scoperte due zampe elefantine in funzione di sostegno. L'elefante potrebbe essere stato utilizzato per alludere al battesimo, considerata la credenza tardoclassica secondo cui i piccoli venivano partoriti in acqua. I quattro grandi pani ed un'anfora sopra l'altare sono probabilmente una prefigurazione del rito eucaristico.



Legenda

Sede museale
Luogo di interesse
Pinacoteca Civica "F. Podesti” e Galleria d'Arte Moderna - ANCONA
 
Chiesa di San Francesco alle Scale - ANCONA
 
Musei Civici di Palazzo Pianetti - JESI
 
Museo Pontificio Santa Casa - LORETO


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