Cultura

Itinerari culturali > Andrea Vici architetto e ingegnere idraulico> Elenco delle opere dell'architetto Arcangelo Vici padre di Andrea

Arcevia (An)

Chiesa di San Francesco di Paola, 1728-1730

Primo edificio sacro attribuito ad Arcangelo, all’epoca trentenne, per certi aspetti si distingue dalla tipologia degli altri volumi ecclesiastici in seguito realizzati. L’impianto a croce greca della chiesa si combina armoniosamente, all’esterno, con la forma circolare di tiburio e lanternino. I motivi decorativi interni, di invenzione berniniana, si diffusero dalla metà del ‘600 ed ebbero particolare successo nei repertori decorativi anche oltre la soglia del ‘700. 

Oratorio di San Venanzio a Palazzo di Arcevia, attribuzione incerta, 1751-1756

Il padre dell’architetto risulta aver lavorato a servizio della famiglia Cesari a Palazzo, suo paese nativo, per la progettazione dell’oratorio di San Venanzio situato appena fuori la porta del Castello. Forse mise mano alla abitazione della famiglia, edificata negli stessi anni di fronte alla chiesa parrocchiale dei Santi Settimio e Stefano.

Corinaldo (An)

Chiesa di San Francesco, 1752-1759

La chiesa è a pianta longitudinale con navata unica e cupola, ma presenta uno schema biassiale ottenuto alternando alla campata minore, con copertura a botte, un’altra con volta a crociera. La soluzione lascia ipotizzare che il Vici abbia tratto ispirazione da progetti elaborati nella cerchia barnabita, filtrati però con altri modelli dell’ambiente romano.

Jesi (An)

Palazzo Ripanti, post 1724

L’autore diede una nuova configurazione al cortile del palazzo, compresi l’androne d’ingresso e lo scalone, elementi di un sistema architettonico coerente e unitario di chiara matrice emiliana. L’articolazione della zona d’accesso sviluppa una tipologia inedita, veicolando il tema delle visuali multiple applicato alla pratica costruttiva. Il progettò riguardava anche il portale nel lato meridionale del cortile e il prospetto sulla piazza, realizzato, molto probabilmente, dai successivi interventi del figlio Andrea.

Chiesa di San Floriano, 1741-1745

Pur nelle numerose analogie riscontrate con i precedenti esempi di architettura barocca e tardobarocca, l’architetto non dimostra una padronanza effettiva del linguaggio elaborato dai maestri. Soprattutto in pianta, ad aula centrale sormontata da volta ellittica, con tre cappelle per lato, sono leggibili incertezze che, pur assemblando gli spazi, ottengono un risultato privo di rigore geometrico e non favoriscono l’idea di un volume unitario e organico.

Chiesa dell’Ospedale diocesano e Ospedale diocesano, 1742-1757

L’architetto fu incaricato della progettazione di un nuovo ospedale della città, eretto per volontà del vescovo Antonio Fonseca. All’interno del complesso era prevista anche una chiesa e il Vici progettò un’aula unica rettangolare, con abside curvilinea, composta di due vani con altari laterali. Più che richiamare l’impianto a croce greca centralizzata, la struttura rimanda a una croce latina con transetto contratto, tipologia che ebbe largo uso nel ‘700.

Montecarotto (An)

Altari della Confraternita del Gonfalone e del Santissimo Sacramento della chiesa della Santissima Annunziata, 1744 (?)

Qui l’architetto ha prestato la propria opera al servizio di due Confraternite, quella del Santissimo Sacramento e del Gonfalone. La chiesa è stata completamente ricostruita successivamente (1779 – 1807), ma risulta che alcuni altari siano stati mantenuti. Tra questi si annovera quello in scagliola della Confraternita del Gonfalone collocato nel braccio destro del transetto.

Monte San Vito (An)

Chiesa della collegiata, progetto non realizzato, 1738-1739

Prima che il progetto definitivo fosse affidato a Cristoforo Moriconi, architetto originario di Monte San Vito e allievo di Vanvitelli, fu interpellato anche Arcangelo Vici. Il disegno a lui attribuito, presenta una chiesa a pianta quasi quadrata con l’interno sistemato a croce greca, coperto da una cupola centrale e da altre quattro cupolette minori. Il progetto del Vici non ebbe seguito perché ritenuto inadeguato rispetto la collocazione della nuova chiesa nell’area già occupata dalla vecchia parrocchiale.

Cingoli (Mc)

Chiesa di San Domenico, attribuzione, 1735

All’interno di un rettangolo si sviluppa uno spazio ellittico, il cui asse minore trasversale termina con pieni murari, una disposizione anomala già proposta da Bernini nel Sant’Andrea al Quirinale e utilizzata dagli architetti successivi. L’effetto qui ottenuto è quello di un impianto longitudinale dilatato in corrispondenza della cupola. In pianta è ancora più evidente l’aggregazione dei due ambienti al corpo centrale ellittico, secondo l’impostazione già riscontrata in San Floriano a Jesi. 

Macerata (Mc)

Scalone di Palazzo Costa, attribuzione, 1756

Intervento di ampio respiro compositivo, qui l’architetto dimostra una padronanza maggiore delle componenti architettoniche già proposte a Jesi, quali l’arco zoppo e le colonne libere affiancate ai pilastri d’angolo. La decorazione di superficie prevale sul dato strutturale. La teoria finale di quattro balaustre è interrotta da una soluzione angolare sporgente, che funge da fuoco di una veduta.

Fano (Pu)

Scalone di palazzo Montevecchio, 1762

Il nome del Vanvitelli quale autore del progetto è stato definitivamente abbandonato con il ritrovamento di un contratto stipulato nel 1762. Lo scalone si sviluppa nell’ala sinistra del palazzo ed è parallelo al cortile, le otto rampe si articolano intorno un vano centrale sul quale le colonne reggono alternativamente un arco zoppo e la trabeazione. Il palazzo è rappresentativo di quanto i modelli architettonici emiliani e romagnoli abbiano lasciato una forte impronta alla città settecentesca.



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