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Percorsi tematici > Le Marche Napoleoniche (1796 - 1815)

Dopo aver battuto l’esercito pontificio a Faenza, nel febbraio del 1797 le truppe francesi comandate dal generale Napoleone Bonaparte invasero le Marche, occupando in rapida successione Pesaro, Fano, Ancona, Macerata, Tolentino e Camerino. Con il trattato di pace concluso a Tolentino il 19 febbraio 1797, la Francia rivoluzionaria impose al papa Pio VI una serie di pesanti condizioni, tra cui l’occupazione militare di Ancona e il sequestro di numerose opere d’arte che furono trasportate a Parigi. Nei mesi successivi, in alcune città (Ancona, Macerata, Recanati, Ascoli) furono istituite repubbliche che, nell’aprile, furono incorporate nella Repubblica romana proclamata sul Campidoglio il 15 febbraio 1798. Il territorio marchigiano fu suddiviso in tre dipartimenti con rispettivi capoluoghi: Metauro (Ancona), Musone (Macerata) e Tronto (Fermo). Le vicende della Repubblica si conclusero nel settembre 1799 con l’invasione delle truppe austro-russe e l’azione degli “insorgenti”, perlopiù contadini, comandati nelle Marche da “capimassa” divenuti celebri come La Hoz e Sciabolone. Le Marche tornarono a far parte dello Stato della Chiesa fino al 1808 quando, in seguito alla seconda Campagna d’Italia di Napoleone, divenuto Imperatore, furono annesse al Regno d'Italia, governato dal viceré Eugenio de Beauharnais, figlio della prima moglie di Napoleone, Josephine.

L’età napoleonica si concluse definitivamente nelle Marche con la grande battaglia combattuta il 2-3 maggio 1815 nella piana del Castello della Rancia, presso Tolentino, tra le truppe austriache e quelle comandate da Gioacchino Murat. All’evento, rievocato ogni anno nella cittadina marchigiana, è dedicato il Museo Napoleonico allestito nel Palazzo Parisani Bezzi a Tolentino.  Nel frattempo, durante il congresso di Vienna, iniziato nel marzo 1815, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, fu stabilito che Eugenio Beauharnais continuasse a usufruire dei beni ricevuti nel 1810 come "appannaggio" in qualità di viceré. Si trattava di una serie di tenute agricole e palazzi urbani ubicati nelle Marche. Solamente nel 1845 il governo pontificio riuscì a riscattare i beni dell'appannaggio Beauharnais-Leuchtenberg. Pur con evidenti limiti, dovuti in primo luogo al prevalere degli interessi economici e bellici della Francia su quelli locali, gli anni di dominazione francese e napoleonica rappresentarono per le Marche un periodo di apertura degli orizzonti mentali e culturali e videro nascere le prime forme di apprendistato alla politica e alla democrazia di settori importanti della popolazione. 

Sul piano artistico, il periodo è pesantemente segnato dal depauperamento del patrimonio artistico in seguito alle spoliazioni sancite dal Trattato di Tolentino e dalle requisizioni per ordine del regno d’Italia. Tuttavia, contemporaneamente si assiste anche a una fervida attività, soprattutto in campo architettonico, che vede impegnati alcuni dei maggiori architetti romani, come Andrea Vici (originario di Arcevia), incaricato nel 1806 della ricostruzione del duomo di Camerino, distrutto dal terremoto del 1799. Lo stesso architetto è impegnato contemporaneamente nella costruzione della cattedrale di Treia, caratterizzata dalla sua classica pianta a croce greca (1810-14). Di un certo interesse sono anche alcune ville erette per commercianti e notabili, arricchitisi in seguito agli sconvolgimenti sociali ed economici che hanno caratterizzato il periodo repubblicano e napoleonico. Ne sono esempi  la Villa Favorita presso Ancona, costruita fra il 1808 e il 1825 per Luigi Ricotti, discendente da una ricca famiglia di armatori e commercianti anconetani, con un gusto spiccatamente neopalladiano o la villa “La quiete”, costruita presso Treia per Luigi Angelini su disegno di Luigi Valadier.

L’attività dei napoleonidi continuò anche dopo la caduta dell’Impero. Un fratello di Napoleone, Girolamo Bonaparte, già re della Westfalia, tra il 1826 e il 1829 si fece costruire a Porto S. Giorgio, su progetto di Ireneo Aleandri, una grande villa (oggi villa Pelagallo) circondata da un vasto parco. Vi risiedette insieme alla famiglia dal 1829 al 1832. Nel campo della pittura un nucleo importante che ben documenta il gusto Impero della Parigi napoleonica è costituita da un gruppo di dipinti, conservati nel Museo Spontini di Maiolati Spontini. Si tratta di alcune tele che celebrano le opere scritte da Gaspare Spontini ed eseguite, con enorme successo, davanti alla corte napoleonica a Parigi (scene tratte dal Milton,  dalle Vestali, dal Fernando Cortez e dall’Olimpia). Quando il musicista, alla fine di una trionfale carriera, fece ritorno nella sua città natale, portò con sé questo importante gruppo di dipinti, opera probabilmente di un anonimo autore francese. 

Il Museo Civico di Pesaro conserva un’Erma di Napoleone, non firmata e vagamente ispirata ai ritratti di Bonaparte eseguiti da Canova e dalla sua bottega tra il 1802 e il 1822, dai quali tuttavia si discosta per la presenza della corona d’alloro da cui scendono due nastri ornati da api, nonché per una concezione ieratica e standardizzata. Il busto è da collegare, più probabilmente, alla produzione industriale di busti napoleonici e dei napoleonidi destinata al mercato italiano, realizzata a Carrara per volontà di Elisa Baciocchi, granduchessa di Toscana e sorella di Napoleone. Il marmo, proveniente dalla collezione Hercolani di Bologna, arrivò a Pesaro nel 1883 in conseguenza delle complesse vicende legate all’eredità di Gioacchino Rossini. 

Un completo composto da un orologio e due candelabri in marmo verde e bronzo dorato, eseguito in Francia da Pierre Philippe Thomire, artista specializzato nella produzione di preziose suppellettili in bronzo e molto attivo per la corte napoleonica in Francia, fa parte dal 1956, in seguito a un lascito della marchesa Irene Costa Ciccolini, della collezione della Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata.  Il manufatto fu regalato da Napoleone III alla viscontessa Ortensia di Casa Bianca in occasione delle sue nozze con il marchese Claudio Ciccolini Silenzi, a dimostrazione di un perdurare dei rapporti tra alcune famiglie aristocratiche marchigiane e i discendenti di Napoleone.

BIBLIOGRAFIA
- Donatella Fioretti, Persistenze e mutamenti dal periodo giacobino all’Unità, in "Le Marche", a cura di Sergio Anselmi, Torino, Einaudi, 1987, pp. 33-119.
- «Quaderni del Bicentenario», 4 voll., 1995-1998.
- Il tempo del bello. Leopardi e il neoclassico tra le Marche e Roma, cat. della mostra (Villa Colloredo Mels, Recanati, 30.6.-1.11.1998), a cura di Costanza Costanzi, Marina Massa, Stefano Papetti, Venezia, Marsilio, 1998. 
- Nel segno di Napoleone. Ville e dimore marchigiane fra Settecento e Ottocento, a cura di Angela Montironi, Motta,
Milano 2002.
Legenda

Sede museale
Archivio, Biblioteca, Museo "Gaspare Spontini" - MAIOLATI SPONTINI
 
Palazzo Parisani Bezzi - Sale Napoleoniche - TOLENTINO
 
I Musei Civici di Palazzo Mosca - PESARO


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