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Architetto

Tre “anime” si fondono all’interno della personalità artistica di Giuseppe Sacconi: il colto architetto eclettico e progettista di monumenti espressione dello “stile nazionale”; il restauratore e il soprintendente. Figlio di Teresa Massi e del conte Luigi, Sacconi nasce a Montalto Marche il 5 luglio 1854. Fin dalla sua infanzia il disegno rivestì per lui un ruolo fondamentale e questo talento precocissimo nelle arti grafiche sarà ben coltivato nell’istituto fermano per le Arti e Mestieri diretto dall’ingegner I. Langlois sul modello didattico francese; questi studi basati sul binomio arte-tecnologia, insieme all’amicizia con lo scultore ascolano E. Paci e alla frequentazione dello studio dell’architetto-archeologo fermano Giovan Battista Carducci, esponente dell’Eclettismo marchigiano, furono decisivi per la sua formazione professionale. 

Su consiglio di Carducci s’iscrive poi all’Accademia di Belle Arti di Roma che frequenta dal 1875 al 1878 alloggiando gratuitamente presso il Pio Sodalizio dei Piceni nel convento di S. Salvatore in Lauro. Il conseguimento del diploma accademico in Architettura e l’esperienza nella capitale portarono Sacconi ad osservare e disegnare resti romani e costruzioni rinascimentali, studiandone i particolari architettonici, decorativi, le tecniche costruttive e i materiali. La frequentazione dello studio romano di L. Carimini, esponente della corrente purista-neoquattrocentista, segna decisamente la sua carriera professionale, come si può notare nella collegiata di S. Francesco a Force; seguendo inoltre il gusto di Carducci e Paci, utilizza per le cornici e le decorazioni esterne, dei laterizi di tonalità diversa, lavorati a mano, secondo la tecnica diffusa dei muratori marchigiani. I contributi stilistici dei suoi maestri sono rintracciabili in altre due chiese marchigiane: S. Pietro Apostolo a Francavilla d’Ete (poi terminata da V. Tacchetti di Montegiorgio) e S. Michele Arcangelo a Monte Urano. 

La carriera di Sacconi subisce una radicale svolta quando, il 24 giugno 1884, vince il secondo concorso per il Monumento a Vittorio Emanuele II (o Vittoriano). Edificio simbolo del Padre della Patria, dell'intera stagione risorgimentale e dello Stato italiano nascente, Sacconi lo progetta in uno “stile nazionale” dove la ripresa delle antichità classiche e rinascimentali è affiancata da una statuaria in stile Liberty. Trae spunto sia da riferimenti classici come l’Altare di Zeus a Pergamo, sia da quelli contemporanei come l’architettura eclettica francese e quella classicista tedesca. Dopo la sua morte, i lavori proseguirono sotto la direzione di G. Koch, M. Manfredi e P. Piacentini. Il complesso fu inaugurato da Vittorio Emanuele III il 4 giugno 1911, ma i lavori di completamento terminarono nel 1935. 

Nel 1887 Depretis include il suo nome nelle liste elettorali delle Marche, nelle quali Sacconi sarà eletto come rappresentante del collegio di S. Benedetto del Tronto per sei legislature fino al 1902. Dal 1891 al 1901 è a lui affidata la Direzione dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti delle Marche e dell’Umbria e a compimento di tale carica, Sacconi presenta una relazione finale, la cui introduzione chiarisce le sue due principali linee di tendenza nel campo del restauro (il restauro storico-filologico e quello stilistico). La relazione inoltre descrive dettagliatamente 25 opere d’arte e 86 monumenti da lui recuperati nelle Marche, nell’Umbria e nella provincia di Teramo e si conclude con un’importante catalogazione dei beni storico-architettonici ritenuta dall’architetto fondamentale per la conservazione del patrimonio artistico. 

Tra i più importanti e discussi restauri di tipo stilistico eseguiti nelle Marche, ricordiamo quello della Basilica di Loreto (1885) alla quale Sacconi restituì le forme architettoniche gotiche, eliminando gran parte delle strutture e decorazioni rinascimentali e barocche. Il più discusso fu l’intervento alla cupola progettata da Sangallo e affrescata nel XVII sec. da Pomarancio. Sacconi decise di staccare quanto restava della struttura danneggiata e ripristinò l’interno poligonale originario commissionando un nuovo ciclo di affreschi a C. Maccari. Dopo la morte di Sacconi, il restauro della basilica continuò fino al 1930 sotto la direzione del suo allievo G. Cirilli.

Anche i restauri di tipo stilistico eseguiti ad Ancona portarono alla demolizione di parte delle strutture originarie sia della cattedrale di S. Ciriaco (1887), che del Cortile dell’Episcopio; mentre per il restauro dell’Arco di Traiano (1892-94) e della Loggia dei Mercanti (1899-1900) si limitò a eseguire il consolidamento delle strutture.

Ad Ascoli Piceno, realizzò i restauri della chiesa di S. Francesco (1897-1901) e della Cattedrale di S. Emidio (1895) per la quale progettò il monumentale altare e le scale di accesso alla cripta e disegnò in stile neogotico il ciborio dell’altare maggiore. Per il Palazzo Ducale di Urbino, nel 1891 predispose interventi a metà tra il restauro filologico e il restauro stilistico: ripristinò il Giardino pensile; gli ambienti delle carceri furono rinnovati ad uso dell’Istituto delle Belle Arti, così come i saloni furono destinati ad attività accademiche; mentre nel cortile nobile e nell’Appartamento della Duchessa furono realizzate opere di consolidamento.

Dal 1903, per motivi di salute, è costretto a una sempre maggiore inattività e a frequenti periodi di cura. Muore il 23 settembre 1905 a Collegigliato (Pistoia).

BIBLIOGRAFIA

- Paolo Cruciani. Giuseppe Sacconi: l’uomo e il disegnatore tra formazione e professione, in Fabio Mariano (a cura di), L’età dell’Eclettismo. Arte e architettura nelle Marche fra Ottocento e Novecento. Firenze, Edizioni Nerbini, 2004, pp. 238-253. 

- Paolo Cruciani. Giuseppe Sacconi e il restauro dei monumenti. Alcuni casi marchigiani, ivi, pp. 192-207. 

- Fabio Mariano. Lo "stile nazionale". Giuseppe Sacconi e il Vittoriano, ivi, pp. 72-125. 

- Gian Carlo Càpici (a cura di), Giuseppe Sacconi e il Vittoriano nella Terza Roma. Testi di Primo Acciaresi, Paolo Marconi, Gian Carlo Càpici. Roma, Pilaedit, 2005. 

- Cristiano Marchegiani. Giuseppe Sacconi e la riforma gotica della basilica di Loreto. Modelli ed esiti di un’utopica "ricostruzione dell’immagine originaria" in Studia Picena. Rivista marchigiana di storia e cultura, Ancona, 2006, 71, 283-320. 

- AA.VV, Giuseppe Sacconi architetto marchigiano (Atti del convegno di studi di Montalto delle Marche, 23 settembre 2005, a cura dell’Archeoclub, sede di Montalto delle Marche), Acquaviva Picena, Fast Edit,  2006, pp. 15-35. 

- Paola Raffaella David, Giuseppe Sacconi architetto restauratore (1854- 1905). Roma-Reggio Calabria, Gangemi Editore, 1990




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