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Personaggi > Giuseppe Cesarini
Collezionista

Il palazzetto del notaio Giuseppe Cesarini (1895-1977) a Fossombrone è una tipica residenza borghese di provincia, arredata nei modi di inizio Novecento con ampio concorso di porcellane e tappeti orientali, affacciata su un giardino interno intitolato a Narciso e con stipati negli armadi abiti, stole, cappelli che raccontano lo stile di vita di una ricca coppia di periferia amante del bel vivere, dei viaggi, della musica, delle se-rate all’opera, del giardinaggio e delle arti. 

Di particolare ha una nutrita raccolta di pitture, incisioni e sculture del tempo, nella cui formazione molto incise l’amicizia del proprietario con il concittadino Anselmo Bucci, che nel 1934, ospite nella casa, ne eseguì il primo ritratto. Da quel momento Cesarini, anch’egli aspirante pittore (sue le decorazioni del soffitto nel Salotto rosso) e “amico dei fiori e delle arti”, ne divenne il mecenate, acquistandone molte opere e arrivando a ristrutturare la propria abitazione per poterne fare un’esposizione perma-nente, così da rimediare all’inerzia del Comune, al quale Bucci aveva inutilmente donato a tal fine quattro sue acqueforti. 

Con l’apertura al pubblico nel 1951, il progetto giunse a compimento e, perché la ca-sa-museo durasse nel tempo, Cesarini lasciò infine al Comune per testamento l’edificio con il suo contenuto e tutti i propri averi. 

Molte delle opere in mostra erano state acquistate presso gli atelier degli artisti, non-ché in occasione delle biennali di Venezia e a Milano su segnalazione dello stesso Bucci, che dal 1920, dopo un lungo soggiorno a Parigi, si era trasferito nel capoluogo lombardo, dove frequentava assiduamente il salotto di Margherita Sarfatti che, dal 1910 almeno, era il luogo d’incontro di artisti e letterati di avanguardia. Oltre a Boc-cioni, legato a Margherita da una tenera amicizia, vi erano infatti assidui, fra gli altri, Marinetti, Carrà, Boccioni, Russolo, Wildt, Arturo Martini, Sironi, Funi, Sant'Elia, Palazzeschi, Panzini, Sem Benelli, Missiroli, Ada Negri.

Fra il 1920 e il 1922 qui fu fondato il gruppo Novecento, che si proponeva il recupero della tradizione classica italiana e dei suoi ideali di purezza e sobrietà attraverso un’arte semplice e comprensibile. Inizialmente ne fecero parte Dudreville, Funi, Ma-lerba, Marussig, Oppi, Sironi e lo stesso Bucci. Proprio Bucci - che, come ricorda la Sarfatti nella sua Storia della pittura moderna, “per essere più vissuto all’estero più aveva dei fatti di casa nostra una visione larga e panoramica” – s’incaricò di suggerire il nome del movimento, sostenendo che, così come “Quattrocento” e Cinquecento designano periodi dell’egemonia italiana nel mondo del pensiero”, anche “il nostro secolo sento che vedrà ancora il primato della pittura italiana. Sento che ancora si dirà nel mondo e nel Tempo: Novecento italiano".

 

La prima mostra del gruppo si tenne nella Galleria Pesaro, ospitata nel palazzo Poldi Pezzoli di Brera, nel 1923. Ma Bucci si era già allontanato dal movimento, al quale, invece, anche per l’aumentato potere della Sarfatti, divenuta amante e biografa di Mussolini, si aggiunsero in seguito molti altri artisti, tra i quali De Chirico, Campigli, Casorati, Guidi, Licini, Morandi, Severini. Uniche eccezioni erano da riconoscere nel gruppo toscano di Strapaese guidato da Soffici e Rosai. Il trionfo di “Novecento” si ebbe nel 1927 con la terza Biennale di Monza, il cui successo portò nel 1931 alla co-struzione del nuovo Palazzo dell'Arte destinato alla Triennale di Milano, da dove i novecentisti dominarono la scena fino alla fine del fascismo.

In questo ambiente milanese Cesarini amava trovarsi spesso, recandovisi molte volte in veste di collezionista, per frequentare in compagnia di Bucci le gallerie Pesaro, Nova, Gian Ferrari e del Naviglio, dalle quali provengono per l’appunto molte delle opere esposte nella sua casa, dovute, oltre che a Bucci, a Morandi, Funi, De Chirico, Marino Marini, Francesco Messina e Angelo Biancini, autore del bassorilievo in ceramica invetriata nel Cortile delle Grazie che si apre all’ingresso del palazzo.



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