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Storico dell'arte

Luigi Lanzi nacque il 13 giugno 1732 a Montecchio (Treia), paese in cui il padre esercitava la professione di medico. In seguito la famiglia si trasferì in diverse città delle Marche, tra le quali Montolmo (Corridonia), che Lanzi considerò sempre la sua vera patria. Dopo alcuni anni di studio presso i gesuiti, prima a Fermo e poi nella capitale pontificia presso il Collegio Romano, nel 1749 entrò nella Compagnia di Gesù. Conclusi gli studi di filosofia e teologia, iniziò a insegnare in diversi collegi gesuitici nello Stato della Chiesa.

Tuttavia, in seguito alla la soppressione dell’ordine nel 1773, Lanzi fu costretto a trovare un nuovo impiego e si trasferì a Firenze dove fu incaricato dal granduca Leopoldo di collaborare con il direttore G. Bencivenni Pelli al riordinamento dell’immensa collezione medicea che mirava a far diventare la Galleria degli Uffizi una moderna istituzione di pubblica utilità. A conclusione di questo lavoro Lanzi diede alle stampe la Guida della Reale Galleria di Firenze (1782) e ottenne il permesso per una serie di viaggi di documentazione attraverso le regioni centrali e settentrionali della penisola. Nel corso del 1783 schedò in modo sistematico quanto direttamente osservato nel suo taccuino intitolato Viaggio del 1783 per la Toscana superiore, per l’Umbria, per la Marca, per la Romagna, pittori veduti: antichità trovatevi (Firenze, Biblioteca degli Uffizi, ms. 36.5; ora pubblicato in L. Lanzi, Viaggio del 1783 per la Toscana superiore, per l'Umbria, per la Marca, per la Romagna, pittori veduti: antichità trovatevi, a cura di C. Costanzi, Venezia, Marsilio, 2003). Lanzi visitò chiese, monumenti archeologici ed elencò dipinti e reperti classici, tracciando un quadro ricco e articolato del patrimonio culturale delle terre attraversate. Le perlustrazioni lanziane in territorio marchigiano toccarono tutti i centri maggiori: Urbino, Pesaro, Fano, Ancona, Osimo, Loreto, Recanati, Senigallia, Fabriano, Camerino, Sanseverino, Tolentino, Macerata; ma anche piccole località, come Fossombrone, Cagli, Cantiano, Sassoferrato, Fonte Avellana, Matelica, San Ginesio, Cupra Montana, Fiastra e Corridonia. 

Per la capillare descrizione del patrimonio diffuso nelle chiese, nei luoghi pubblici e nelle collezioni private prima delle dispersioni operate in epoca napoleonica e a seguito dell’Unità d’Italia, il manoscritto di Lanzi rappresenta ancora oggi un importante strumento di indagine per chi voglia affrontare lo studio dei beni storico-artistici delle Marche. Inoltre permette la ricostruzione almeno parziale del collezionismo privato marchigiano di fine Settecento, scarsamente documentato da altre fonti come le guide e la storiografia artistica locale, facendo emergere “il panorama di una società colta, che nelle scelte artistiche rivela un insospettato livello di raffinata provincializzazione e di consapevole aggiornamento” (C. Costanzi in Lanzi, Viaggio del 1783, cit.).

A questo viaggio seguì un secondo importante soggiorno romano, durante il quale lo studioso si dedicò a ricerche di archeologia e filologia del periodo etrusco, confluite nel Saggio di lingua etrusca e di altre antiche d'Italia per servire alla storia de' popoli, delle lingue e delle belle arti (Roma 1789). Ma, soprattutto, nella capitale pontificia Lanzi entrò in contatto con il cosmopolita gruppo di intellettuali, storici, filologi, antiquari ed etnologi radunatosi intorno al cardinale Stefano Borgia, uno dei maggiori eruditi e collezionisti dell’epoca. In questo ambito maturò il suo nuovo e più ambizioso progetto, quello di scrivere una storia della pittura italiana dalla fine dell’epoca antica fino agli sviluppi più recenti. Nel 1795 Lanzi pubblicò, presso lo stampatore Remondini di Bassano, la prima edizione della sua opera principale, intitolata Storia pittorica della Italia (seconda edizione definitiva 1809). La Storia pittorica, basata su un’attenta lettura della storiografia artistica precedente, una fitta rete di corrispondenza con gli altri eruditi della penisola e sulla conoscenza diretta delle opere acquisita durante i numerosi viaggi, rappresenta una pietra miliare per la storia dell’arte italiana.

Dopo un lungo soggiorno nel Veneto, dovuto anche agli sconvolgimenti politici determinati dalla Campagna d'Italia di Napoleone Bonaparte (1796-1797), Lanzi rientrò a Firenze nel 1801 e nel 1808 ricevette l’importante incarico di presiedere la sezione della Crusca nell'Accademia Fiorentina, riconoscimento ufficiale della sua competenza nel campo delle lingue classiche. Morì a Firenze il 31 marzo 1810 e fu tumulato in S. Croce, luogo di sepoltura degli uomini illustri d’Italia.

La Biblioteca Comunale Mozzi-Borgetti di Macerata conserva un ampio carteggio di 1147 lettere indirizzate a Lanzi da studiosi italiani ed europei che ben documenta l’inserimento dell’erudito marchigiano nella Repubblica delle Lettere. Un altro fondo importante di carte lanziane si trova nella Biblioteca degli Uffizi (Firenze) e contiene anche i preziosi taccuini di viaggio di Lanzi. Le lettere conservate in entrambi i fondi citati sono consultabili in una banca dati curata dalla Scuola Normale di Pisa sul sito www.memofonte.it.

BIBLIOGRAFIA: 

- Chiara Gauna, La Storia pittorica di Luigi Lanzi. Arti, storia e musei nel Settecento, Firenze, Olschki, 2003; 

- Luigi Lanzi, Viaggio del 1783 per la Toscana superiore, per l'Umbria, per la Marca, per la Romagna, pittori veduti: antichità trovatevi, a cura di C. Costanzi, Venezia, Marsilio,  2003; 

- Massimiliano Rossi, Le fila del tempo. Il sistema storico di Luigi Lanzi, Firenze, Olschki, 2006.




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