Cultura

Le Opere > Pietro Alamanno (Gottweitch, doc. dal 1475 al 1498) - Annunciazione

  • Autore: Pietro Alamanno (Gottweitch, doc. dal 1475 al 1498)
  • Titolo: Annunciazione
  • Localizzazione: ASCOLI PICENO - Pinacoteca Civica
  • Dati tecnici: tempera su tela, cm 214x234
  • Descrizione: 

    L’opera, proveniente dalla Cappella anzianale di Palazzo del Popolo, è stata per lungo tempo dimenticata in un fondaco comunale insieme ad altri dipinti di varie epoche: è documentata all’interno della pinacoteca dal 1896.  Firmata sull’arco del loggiato a sinistra: “PETRI ALAMANI OPUS” e datata, dallo stesso artista, al disotto del gradino: “MCCCCLXXXIIII… DIE XXIIII. MENSIS FEBRVARII” (24 Febbraio 1484), l’opera è legata ad un importante avvenimento per la storia politica di Ascoli: la concessione alla città della “Libertas Ecclesiastica”, ovvero una sorta di autonomia amministrativa nei confronti dello Stato Pontificio. 

    Citata nella scritta al centro della scena sotto lo stemma della città, la libertas ecclesiastica venne concessa alla città da Papa Sisto IV, al secolo Francesco della Rovere (Pecorile - Celle Ligure (SV), 21 luglio 1414 – Roma, 12 agosto 1484), il 18 luglio 1482. 

    Nonostante il pagamento di una gabella di tremila ducati annui imposta alla città dal pontefice, la libertas venne accolta con grande entusiasmo dalla popolazione che vedeva finalmente riconosciuti gli organi consultivi cittadini: il Consiglio di cento nobili, istituito dalla comunità ascolana e il Consiglio degli Anziani. La notizia della libertas giunse in città proprio il 25 marzo, giorno in cui la Chiesa di Roma commemora l’Annunciazione del Signore: per celebrare la ritrovata libertà venne dunque commissionata al pittore Alamanno un’opera destinata alla Cappella del Consiglio degli Anziani di Palazzo del Popolo. 

     

    Attivo in quegli anni ad Ascoli era anche Carlo Crivelli (Venezia 1430 ca. – Ascoli Piceno? 1494-95) che, al momento dell’assegnazione dell’opera ad Alamanno, era impegnato a Camerino nell’ “Annunciazione” di San Domenico (1482), di cui restano due pannelli laterali attualmente conservati nel museo di Francoforte sul Meno. Alamanno, che  probabilmente ebbe modo di ammirare l’Annunciazione del Crivelli, pur ispirandosi all’artista veneto, dimostrò il raggiungimento di una piena autonomia professionale ‘smarcandosi’ dal collega di gran lunga più famoso. La città dal canto suo, ripagò la stima nei confronti dell’Alamanno con la proclamazione di “civis asculanus” del 1485.  

    L’Annunciazione di Ascoli rispetta il tradizionale canone iconografico: l’Arcangelo Gabriele, con in mano un giglio bianco simbolo di verginità, si inginocchia al cospetto di Maria salutandola con l’Ave. Ella, illuminata dallo Spirito Santo che discende dal cielo, pronuncia il suo “Si”, compiendo il gesto di incrociare sul petto le due braccia in segno di accettazione e sottomissione alla volontà divina. I due cuscini sul letto della Vergine, uno chiaro e uno scuro, simboleggiano il duplice significato della notizia: la gioia per essere stata scelta “fra tutte le donne” per concepire Gesù, e la prefigurazione della sofferenza per la futura  “passio” del Figlio. 

    Anche la netta suddivisione del cielo in due zone così distinte, una scura e una chiara, potrebbe alludere allo stesso significato. 

    Spettatori della scena sacra sono due uccellini raffigurati sui merli, probabilmente due rondini simbolo dello Resurrezione. 

    A sancire il valore politico dell’opera, al centro, su di un muro merlato, campeggia lo stemma della città con la Porta Gemina, detta anche Porta Binata o Porta Romana, mentre i nomi dei magistrati committenti compaiono sotto al gradino insieme alla datazione.

    Restituisce una visione della città quattrocentesca il modellino della città di Ascoli, visto dall’alto, con la cinta muraria, le torri gentilizie, molte delle quali oggi non più esistenti, e le antiche porte. Lo sguardo della Vergine, rivolto verso il basso in segno di devozione e accettazione, sembra posarsi proprio sul modellino, come se volesse simboleggiare la sua protezione e le sue attenzioni verso la città di Ascoli che aveva ritrovato  la sua “libertà”. 

    Alamanno in quest’opera abbandona i festoni di frutta, carichi di simbologia, di derivazione crivellesca, le gemme e il fondo oro che hanno fin lì caratterizzato il suo stile pittorico, per misurarsi in un lavoro molto più complesso e articolato; colloca la scena all’interno di un’ampia costruzione spaziale, prestando attenzione alla cura di ogni particolare, cimentandosi in un’opera narrativa dal duplice significato celebrativo.



Stampa