Cultura

Le Opere > Giovanni Bellini - Incoronazione della Vergine

  • Autore: Giovanni Bellini
  • Titolo: Incoronazione della Vergine
  • Localizzazione: PESARO - Musei Civici
  • Dati tecnici: 1475 ca. Olio e tempera su tavola, tavola principale cm 262x 240, santi sui pilastri cm 61 x 25 ciascuno; basi dei pilastri cm 40 x 36 ciascuna; pannelli della predella cm 40 x 42
  • Descrizione: 

    Dipinta per la chiesa pesarese di San Francesco, la tavola raffigura la Vergine, seduta su un grande trono, mentre viene incoronata da Gesù, vestito con abiti damascati. Assistono all’incoronazione i santi Pietro e Paolo a sinistra, Gerolamo e Francesco a destra. 

    A seguito del trattato di Tolentino (1797) che imponeva al Papa, sconfitto dalle truppe napoleoniche, di consegnare ai francesi cento opere d’arte scelte, come bottino di guerra, la tavola venne asportata dal convento e portata a Parigi, dove fu esposta al Louvre. Recuperata dopo la Restaurazione grazie all’intercessione di Antonio Canova, incaricato da Pio VI di richiedere le opere requisite, al momento del rientro nello Stato Pontificio venne privata del pannello sommitale raffigurante l’Imbalsamazione di Cristo, trattenuto in Vaticano per costituire, insieme a molti altri dipinti recuperati dalla Francia, la collezione della neo- istituita Pinacoteca Vaticana . 

    Realizzata a Venezia, sino dal suo arrivo a Pesaro, la pala divenne da subito oggetto di devozione da parte dei fedeli, nonostante il complesso e non immediato messaggio mistico- allegorico sotteso nell’iconografia, evidente soprattutto alla luce del credo francescano. L’Incoronazione della Vergine, sulla quale aleggia lo Spirito Santo, rappresentato simbolicamente dalla colomba, è il tema centrale dell’opera che funge da raccordo fra la  nascita di Cristo, rappresentata nella predella, e la morte, raffigurata nel pannello mancante. Fanno da corollario alla solennità dell’evento mistico gli episodi della vita dei santi francescani, considerati espressione terrena della fede cristiana.

    Oltre al significato teologico, la pala potrebbe anche rinviare ad un riconoscimento del dominio degli Sforza sulla città sancito, nel 1483, dal matrimonio di Camilla e Giovanni Sforza. La corona, simile ad un diadema ducale, che il Cristo appoggia sul capo della Vergine, potrebbe infatti alludere alla consacrazione del potere della famiglia signorile. Tale ipotesi trova ulteriore conforto dati i legami che intercorrevano tra gli Sforza e l’ordine francescano, legami testimoniati dalle generose elemosine elargite in favore della chiesa di San Francesco. 

    Il soggetto della pala può dunque essere interpretato quale omaggio alla pietas religiosa della famiglia ritenuta da alcuni studi committente dell’opera.   

    La pala venne trasportata a Pesaro via mare scomposta in più parti, smentendo così la credenza che voleva il pittore soggiornare a Pesaro durante la realizzazione del dipinto. L’ ipotesi era avvalorata dall’identificazione, da parte di  alcuni studiosi e storici, del castello sullo sfondo con la rocca di Gradara. 

    In occasione della mostra dedicata al Bellini nel 2008, la cornice ha evidenziato un curioso e inedito particolare: nello spessore laterale dei pilastri, in cui la decorazione è fatta di finte specchiature di marmo, sono stati disegnati alcuni profili caricaturali e grotteschi: un moro con grosse labbra, una testa di vecchio e un volto segnato da un naso prominente. Queste raffigurazioni avevano come scopo il semplice divertimento e la burla inseriti in un punto generalmente poco visibile di un oggetto sacro per mano dell’artista stesso o di un suo allievo.



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