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Itinerari culturali > L'architettura di Francesco di Giorgio Martini

L'architettura

Francesco di Giorgio Martini, (Siena, 1439 – Siena, 29 novembre 1501) fu essenzialmente “ingegniarius”, termine che, nel Rinascimento, identificava un abile tecnico ed un umanista che poteva assumere, all’occorrenza, le vesti dell’inventore e del trattatista. Nonostante le sue qualità di pittore e scultore e la sua sapienza inventiva nella progettazione di macchine belliche, Francesco di Giorgio è ricordato soprattutto per le sue doti di architetto, qualità che furono messe a disposizione del duca di Urbino Federico da Montefeltro. Grazie a questo sodalizio Francesco di Giorgio lasciò in territorio marchigiano mirabili realizzazioni di architettura civile, religiosa e militare. 

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L’intero territorio della provincia di Pesaro Urbino, in particolare, è punteggiato dalle rocche martiniane, ovvero magnifiche fortificazioni dall’inconfondibile funzionalità. Secondo il Martini, dal punto di vista difensivo, la città è come il corpo dell’uomo e il ruolo della testa è svolto dalla ‘rocca’, il centro motore chiamato a garantire la sicurezza della collettività. 

La costruzione di nuove fortificazioni ed il potenziamento di quelle già esistenti seguirono la conquista, per conto del Pontefice, da parte di Federico da Montefeltro, del territorio pesarese che venne riportato sotto l’egida dello Stato della Chiesa. Nominato dal Pontefice Duca e Gonfaloniere della Santa Sede, Federico ribadì il proprio dominio ordinando a Francesco di Giorgio di rafforzare le rocche e i castelli apportandovi, inoltre, le insegne e lo stemma feltreschi. Il baluardo più a nord, è la fortezza di San Leo ricordata anche da Dante nel IV Canto del Purgatorio. Sempre nel Montefeltro, a Sant’Agata Feltria, si erge il fortilizio costruito in varie fasi fra il XII ed il XV secolo e ristrutturato da Francesco di Giorgio nel 1474.

Ristrutturata con ragionevole certezza da Francesco di Giorgio Martini, è la fortezza malatestiana di Montecerignone (PU) anche se alcuni ipotizzano il diretto intervento di Leon Battista Alberti nella seconda metà del XV secolo. La rocca conserva le antiche strutture medievali, accanto ad elementi tipicamente rinascimentali, in cui si espressero la potenza architettonica e la sobrietà lineare proprie del Martini. Ideata a forma di vascello fra il 1476 ed il 1478, ancora perfettamente integra è la Rocca Ubaldinesca di Sassocorvaro (PU) che unisce alla robustezza della costruzione militare (di cui emblema è la pianta “a tartaruga”) gli elementi tipici della dimora nobiliare, come il cortile di rappresentanza con loggia pensile. La rocca è percorsa da una rete di anguste gallerie destinate a mettere in relazione i vari posti di vedetta, secondo uno schema di comunicazione assai efficace in caso di attacco nemico. A Sassocorvaro Martini perfezionò il prototipo della rocca circolare, con superfici più adatte a schivare le palle delle temibili bombarde, già sperimentato a Mercatello sul Metauro (PU) nel bastione cilindrico proteso sul torrente che lambisce le mura.  Sempre a Mercatello Martini disegnò il Palazzo Ducale ed il porticato antistante la Chiesa di San Francesco, quest'ultimo purtroppo perduto ma del quale si conservano all'interno del Museo omonimo i due tondi in marmo realizzati dall'artista senese e raffiguranti Federico da Montefeltro Duca di Urbino e Ottaviano Ubaldini Conte di Mercatello.

A Urbino si trova l’opera più celebre di Francesco di Giorgio: il Palazzo Ducale. Squisito esempio questa volta di architettura civile, il Palazzo venne modificato per volere di Federico da Montefeltro durante gli anni del suo dominio. Subentrato a Luciano Laurana nei lavori di costruzione del Palazzo Ducale, Francesco di Giorgio Martini si dedicò a vari interventi: inserì lungo uno dei muri esterni del palazzo una serie di formelle a bassorilievo raffiguranti macchine belliche, idrauliche, navali; decorò gli ampi finestroni, ingrandì il giardino pensile e realizzò tutti i vani di servizio, rendendo il palazzo bello e funzionale. Nell’ampia gamma delle sue realizzazioni sono state attribuite a Francesco di Giorgio le tarsie lignee dello Studiolo di Federico da Montefeltro nel Palazzo Ducale di Urbino. Questo illusionistico gioco di intarsi ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro nella ricerca dell’autore di una così rara invenzione: si sono ipotizzati i nomi di Bramante, Botticelli e Baccio Pontelli ritenuto, quest’ultimo, l’autore più plausibile insieme a Francesco di Giorgio Martini. 

Per la città urbinate l’architetto progettò la chiesa di San Bernardino ed il Monastero di Santa Chiara. Per molto tempo attribuita al Bramante, la Chiesa di San Bernardino ad Urbino, ad una sola navata, di eccezionale ampiezza per quei tempi, è il risultato di un calcolato studio che si traduce in equilibrio e compostezza. Concepita come il mausoleo di Federico da Montefeltro e della sua famiglia, all’interno ricorda volutamente, grazie alle tre absidi e alle quattro colonne agli angoli della crociera, le tombe antiche. La chiesa oggi ospita le spoglie del Duca. Su un’altura prospiciente quella che ospita la Chiesa di San Bernardino, sorge il Monastero di Santa Chiara caratterizzato da una serie di logge sovrapposte, aperte verso il paesaggio, con braccia laterali loggiate che delimitano un giardino pensile. Il monastero include anche la chiesa, a pianta circolare, cui segue un ambiente rettangolare, destinato alle clarisse ospitate nel monastero. Accurati studi stilistici hanno indotto a sostenere che i lavori di ricostruzione del Duomo di Urbino furono avviati, attorno al 1477-1478, su progetto dello stesso Francesco di Giorgio. Un originale e severo arcaismo caratterizzava la costruzione che, in linea con il minimalismo proprio del Martini, si trasformò da antico edificio romanico in una struttura assai affine a quelle martiniane presenti nel ducato di Urbino. Purtroppo la chiesa andò distrutta alla fine del XVIII secolo e l’ attuale conformazione è il risultato di una ricostruzione successiva. 

Nella vicina Urbania, Francesco di Giorgio realizzò il Palazzo Ducale. Oggi di ridotte dimensioni, la dimora raggiunse il suo massimo splendore sotto Francesco Maria II della Rovere (ca. 1600-1630). Sembra probabile che, al più grande dei suoi due cortili circondato sui quattro lati da arcate sostenute da ventidue colonne, lavorò Francesco di Giorgio Martini. Tuttavia, a causa dei successivi restauri, è difficile attribuirne con sicurezza la paternità contesa fra il Martini e Baccio Pontelli. Con certezza Francesco di Giorgio realizzò la bella rampa a chiocciola all’interno del torrione cilindrico, in quanto essa ha paralleli in altri lavori del Martini.

Costituiva uno dei caposaldi del sistema fortificatorio del ducato di Urbino, a controllo della media valle del Metauro e della via Flaminia, la Rocca di Fossombrone situata alla sommità del colle di Sant’Aldebrando, nella cittadella che domina l’abitato. La rocca assunse l’assetto definitivo a partire dal 1444, quando il feudo passò sotto il dominio di Federico da Montefeltro. Per  adeguarsi alle esigenze militari e alle nuove tecniche difensive conseguenti all’uso delle armi da fuoco, la Rocca fu trasformata da Francesco di Giorgio in una fortificazione articolata e complessa, con l’inserimento dell’imponente “caput carenato”, elemento presente negli schemi antropomorfici delineati nei Trattati di Francesco di Giorgio Martini. Della struttura martiniana rimangono le mura perimetrali con i tre torrioni ed il mastio. Smantellata nel 1502, in seguito alla guerra contro il Valentino, la rocca cadde in rovina e tra le sue mura venne successivamente eretta la chiesetta di S. Aldebrando. 

Episodio di rilievo dell’architettura martiniana per la complessità dell'intervento e per la qualità formale raggiunta, è  la Rocca di Cagli, costruita da Francesco di Giorgio nel 1481, per volere di Federico II di Urbino e distrutta nel 1502 dal figlio di questi, Guidobaldo affinché Cesare Borgia, il Duca Valentino, non se ne impadronisse. Originariamente  di forma romboidale con torri circolari lungo il perimetro e un alto mastio, oggi la Rocca sopravvive nell’imponente torrione di testa, percorso da un giro di caditoie e dalla pianta vagamente ellittica. In origine la fortezza, ubicata sul colle dei Cappuccini, costituiva un complesso sistema difensivo formato dal torrione a pianta ellittica, nel centro della città e da un lungo cunicolo sotterraneo, il ‘soccorso coverto’ recentemente restaurato, che collegava i due edifici. 

Su un’altura a qualche chilometro da Cagli, nel paese di Frontone, si erge una Rocca che ricorda, nella forma, una nave dotata di prua. L’assetto attuale è il risultato, tuttavia, di numerose modifiche subite nel corso dei secoli. Peculiare è il suo puntone triangolare scarpato, che ricorda la rocca di San Leo: per questo è stato ipotizzato che anche qui i lavori di potenziamento del sistema difensivo del castello furono realizzati dal Martini.

Lungo la vallata del Cesano si trova la Rocca di Mondavio sorta su una precedente costruzione per volere di Giovanni della Rovere. Martini, lasciandola incompiuta, vi lavorò dal 1488 al 1501 anno della sua morte. Notevole è il mastio su base poligonale, con il tipico giro di caditoie e merli. Insieme al mastio, torri e torrioni avevano la funzione di offrire prospettive sfuggenti ai micidiali colpi di bombarda, invece di contrastarli con grosse muraglie come si era fatto fino ad allora. Questo ingegnoso apparato rimase tuttavia inutilizzato dato che dalla rocca non partì e non arrivò mai alcun colpo di bombarda. Dal 2000 la Rocca ospita la mostra permanente di riproduzioni a grandezza naturale di macchine da guerra utilizzate nei secoli XV e XVI elaborate su progetti originali di Francesco di Giorgio Martini.

Mirabile esempio di architettura civile è, infine, il Palazzo della Signoria di Jesi (AN) eretto, su progetto di Francesco di Giorgio Martini, fra il 1486 ed il 1498. Legato alle forme del Rinascimento toscano, ha pianta quadrangolare e tre piani sottolineati da cornici aggettanti. Innovative sono le belle finestre a croce guelfa, mentre, durante la costruzione, rispetto al progetto iniziale elaborato dal Martini, furono modificati la torre ed il cortile.

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