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I SANTI ROCCO, CRISTOFORO E SEBASTIANO

Autore
Lotto Lorenzo 1480/ 1557

Tipo scheda
Beni Artistici (OA)

Tipo
dipinto

Descrizione

Cristoforo è rappresentato nell’iconografia del Chistum ferens, letteralmente dal latino “che porta Cristo”. Secondo un’agiografia antica il santo gigante dai tratti pagani, convertitosi al cristianesimo attendeva la somministrazione del battesimo lungo il corso di un fiume, allorquando soccorse un bambino bisognoso di attraversare le acque. Lorenzo Lotto coglie l’attimo della benedizione di Gesù, gesto rivelatore della natura divina che sommuove lo stupore del santo, il vento e un teatro di panneggi. A riva attendono San Cristoforo, protettore dalla morte improvvisa, i santi taumaturgici, apotropaici e patrocinatori di pellegrini e viandanti Rocco, con il bubbone sulla coscia, e Sebastiano trafitto dalle frecce. A rafforzare la destinazione per la basilica lauretana, originario santuario contra pestem, al tradizionale fiume di Cristoforo corrisponde il mare Adriatico, di cui si riconoscono le specie botaniche attentamente descritte. Fra la vasta simbologia, i delfini rappresentano un richiamo alla Resurrezione mentre l’occhio, dipinto sul cartiglio recante la firma dell’artista, rimanda alla protezione dei mali del corpo e della vista. La disposizione triangolare delle figure a mo’ di gruppo statuario di scorcio dal basso è funzionale a rendere la profondità dello spazio.

L’impronta marcatamente devozionale riconduce l’opera a una committenza determinata a omaggiare le tradizionali funzioni cultuali del santuario mariano. Le circostanze di commissione, seppur non determinanti ai fini della datazione, possono essere ricondotte all’altare di San Cristoforo e al beneficio di San Sebastiano ivi eretto nel 1542. Ad accezione dell’individuazione del supporto, su tela invece che su tavola, la prima annotazione storico critica sull’originaria collocazione dell’opera nella prima cappella di destra della basilica di Loreto è fornita dall’edizione giuntina delle Vite di Giorgio Vasari. A corredo di queste notizie di contesto, la doppia chiave incrociata riprodotta sul capello di San Rocco rimanda a una committenza pontificia, ricadente nel più ampio contesto degli spostamenti dell’artista veneto nel corso degli anni Trenta. La datazione del dipinto al 1535, già avanzata da Bernard Berenson, è stata suffragata dal rinvenimento della pala di Fermo, a Roma in collezione privata, e dagli studi condotti sui pittori lotteschi nelle Marche, fra i quali Durante Nobili da Caldarola che alla stessa data firmava la sua prima opera, mostrando evidentissimi debiti verso il maestro. Le nette assonanze delle figure dei santi Cristoforo e Sebastiano con i medesimi soggetti proposti dall’artista nelle due tele eseguite nel 1531 per lo smembrato polittico di Castelplanio, oggi conservate alla Gemäldegalerie di Berlino, pongono ulteriori dubbi di critica. Berenson ha per primo argomentato sull’uso di cartoni preparatori e sulla circolazione dei modelli, fra cui il disegno su carta a penna e biacca conservato nei Musei Civici di Pesaro, variamente riferito sia a uno studio dell’artista per lo stesso soggetto (Mauro Lucco, Peter Humfrey e Marta Paraventi) sia a una copia non autografa di mano di collaboratori (Claudio Giardini e Debora Tosato). In considerazioni delle osservazioni di Banti e Boschetto, Mariani Canova e Frapiccini la datazione dell’opera potrebbe essere spostata in avanti, tra il 1531, data delle tele oggi presso lo Staatliche Museen e il 1534. Permangono dunque dubbi sull’identificazione della prima elaborazione del soggetto, fortunato modello replicato per la decorazione della chiesa di Santa Maria di Posatora, di cui restano un San Sebastiano in collezione privata e il San Rocco recente acquisizione della Galleria nazionale delle Marche. La tela è connotata da una forza compositiva strettamente legata all’antico, in particolare alla rivisitazione del gruppo scultoreo del Laocoonte, di cui Lorenzo Lotto conservava un modellino in cera. L’eminente cromatismo, l’uso della luce, la compattezza scultorea del gruppo e le mature riflessioni sull’opera di Michelangelo e sulle sue traduzioni a stampa invitano ad accogliere la datazione al 1535. In coincidenza con la revisione controriformata degli interni lauretani, dal 1583 l’opera risulta ricollocata nella cappella, seconda della navata destra, fatta decorare e dotare dal governatore della Santa Casa Vincenzo Casali, già acquirente di altri soggetti lotteschi. Citato da Ridolfi nelle Meraviglie dell’arte nella collocazione riformata, il dipinto vi rimase fino agli ammodernamenti ottocenteschi a mosaico degli interni della basilica lauretana; la pala trasferita in differenti ambienti del complesso apostolico e riesposta episodicamente al culto in occasione delle liturgie legate a San Rocco, fu ispezionata da Cavalcaselle e Morelli nel corso del Viaggio del 1861. I due conoscitori documentarono le cadute diffuse nelle parti di fondo, maggiormente evidenti nella figura di San Sebastiano e la necessità di una nuova foderatura, cui è stato atteso sul finire del secolo. Il primo allestimento scientifico delle collezioni lauretane fu curato da Luigi Serra nel 1919. Note sui restauri: il primo intervento sull’opera fu eseguito nel 1882 da Giuseppe Missaghi a Roma, per ordine del Ministero della Pubblica Istruzione, su approvazione di Giovanni Battista Cavalcaselle. In tale occasione il dipinto fu reintelato e sottoposto ad una totale pulitura, risarcendo anche una serie di danni che riguardavano in particolare la figura di San Sebastiano. Dal 1956 al 1965 le tele lottesche lauretane furono condotte presso i laboratori di restauro dei Musei Vaticani per essere revisionate e pulite. L’intervento più consistente è stato eseguito da Alfio Del Serra nel 1972, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza alle Gallerie e opere d’arte delle Marche. Sulla tela fortemente compromessa nella pellicola pittorica e alterata nei colori sono stati operati risarcimenti all’acquerello reversibile. Rispettivamente nel 1981 e nel 1997 l’opera fu nuovamente sottoposta a interventi di pulitura. Tra il 2010 e il 2012 il dipinto è stato rivisto da Rossana Giardina presso i Laboratori di Restauro Dipinti e Manufatti lignei dei Musei Vaticani.

Soggetto
San Cristoforo col Bambino tra i santi Rocco e Sebastiano

Datazione
sec. XVI 1532 1535 Motivo della datazione: bibliografia

Materia e tecnica
tela/ pittura a olio

Misure
Unità=cm; Altezza=275;Lunghezza=240;

Localizzazione
(AN) Loreto

Collocazione
Basilica della Santa Casa - Piazza della Madonna, 1

Identificatore
11 - 00004391

Proprietà
proprietà Ente religioso cattolico