Cultura

Le Marche in guerra

Introduzione al progetto "Le Marche in Guerra"

Il progetto di studi e ricerche, realizzato dal Servizio Tecnico alla Cultura della Regione Marche, in collaborazione con l'Istituto Regionale per la storia del Movimento di Liberazione delle Marche, si propone di ricostruire e  documentare avvenimenti e contesti sociali legati alla liberazione delle Marche accaduti tra il Maggio del 1944 e la fine del secondo conflitto mondiale.

La ricerca condotta per ora negli archivi militari del Polish Institute & Sikorski Museum di Londra, dell'Imperial War Museum di Londra, nel Bundesarchiv di Coblenza ha portato la Regione Marche ad acquisire vasta ed interessante documentazione: oltre 9000 immagini, 60 filmati, documentazione storica militare, diari, pubblicazioni inedite.
L'intera documentazione costituisce il Fondo generale Anders, è inserita nel Sistema Informativo del patrimonio culturale della Regione Marche ed è a disposizione di studiosi, scuole, privati cittadini.
La Regione Marche ha in programma una serie di importanti iniziative, inparte già realizzate, per divulgare il patrimonio storico recuperato al fine di ricordare, far conoscere e far riflettere sul valore riconquistato della libertà e della democrazia.

Le linee generali del progetto

Enti promotori:
Regione Marche – Dipartimento Sviluppo Economico – Servizio Tecnico alla Cultura;
Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche.
 

Enti ed istituzioni pubbliche/private che collaborano al progetto:
Amministrazioni provinciali di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata e Pesaro – Urbino;
Amministrazione Comunale di Ancona;
Polish Institute & Sikorski Museum di Londra;
War Imperial Museum di Londra.

 

Responsabile del progetto:
Raimondo Orsetti – Dirigente Servizio Tecnico alla Cultura della Regione Marche.

 

Responsabile scientifico del progetto:
Giuseppe Campana – storico.

 

Comitato Scientifico che sovrintende al  progetto:
Krzysztof Barbarski - presidente Polish Institute & Sikorski Museum di Londra;
Giuseppe Campana – storico;
Mario Fratesi – ricercatore Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche;
Beata Jackiewicz – ricercatore Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche; Sergio Molinelli – funzionario Regione Marche;
Wojciech Narebski – docente universitario Università di Cracovia e storico;
Michal Olizar – Vice Presidente Polish Institute & Sikorski Museum di Londra;
Raimondo Orsetti – dirigente Regione Marche;
Massimo Papini – direttore Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche;
Luisella Pasquini – presidente Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche;
Krzysztof Strzalka – 1° Console Ambasciata di Polonia a Roma – storico.

 

Obiettivi del progetto:
- ricercare e recuperare le fonti documentarie degli avvenimenti di guerra e post – bellici (1943 – 1946), riferiti alla liberazione del territorio della Regione Marche;
- catalogare le fonti documentarie (immagini, filmati, documenti militari, documenti personali, testimonianze, ecc…) costituendo una apposita sezione denominata Fondo Generale W. Anders all’interno della banca dati del Sistema Informativo del Patrimonio Culturale della Regione Marche (S.I.R.Pa.C.);
- rendere fruibili e divulgare a mezzo internet i dati raccolti della sezione denominata Fondo Generale W. Anders;
- condurre accurati studi, anche in collaborazione con studiosi, storici, accademici di chiara fama nazionale ed internazionale sul materiale recuperato e comunque esistente, al fine di riscrivere – in un’epoca ormai post ideologica – la pagina di storia che va dal 1943 al 1946 e che ha come scenario delle operazioni belliche e post belliche, la Regione Marche, la comunità civile regionale, le operazioni militari delle forze che si opponevano (Alleati e Tedeschi), la lotta partigiana e l’attività del neo ricostituito Esercito Italiano;
- valorizzare le fonti ricercate ed i fondi documentari acquisiti e comunque esistenti mediante iniziative che portino alla divulgazione del materiale documentario raccolto e che siano rivolte, in modo particolare, al mondo delle scuole affinché la memoria storica venga conosciuta e non dimenticata.

 

Iniziative già realizzate:
stipula della convenzione operativa tra la Regione Marche e l’ Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche per la gestione dell’intero progetto;
- acquisizione, in copia, dell’intero fondo documentario (400 immagini) esistente presso l’ Imperial War Museum di Londra;
- acquisizione, in copia, dell’intero fondo documentario (7.500 immagini) esistente presso il Polish Institute & Sikorski Museum di Londra;
- acquisizione, in copia, dall’ Imperial War Museum di Londra di n. 62 filmati inediti per la durata complessiva di 2 ore;
- acquisizione, in copia, dal Polish Institute & Sikorski Museum di Londra di n. 10 filmati inediti per la durata complessiva di 30 minuti;
- acquisizione, in copia, di  n. 70 documenti di archivio  (militari, governativi e non), dal Polish Institute & Sikorski Museum di Londra, per un totale di circa 1.000 pagine;
- acquisizione, in copia, dal Polish Institute & Sikorski Museum di Londra di n. 23 pubblicazioni inedite (in Italia), per un totale di circa 3.000 pagine;
- costituzione nella banca dati del Sistema Informativo del Patrimonio Culturale della Regione Marche (S.I.R.Pa.C.) del Fondo Generale W. Anders;
- traduzione dalla lingua originale all’italiano delle didascalie delle 7.900 foto acquisite;
- avviata la catalogazione delle 7.900 foto, ai fini dell’inserimento nella banca dati catalografica della Regione Marche, secondo i modelli ministeriali;
- realizzata la sezione Le Marche in guerra sul portale della culturale Regione Marche (sito web);
- realizzata la pubblicazione Ancona 1944 – immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi di G. Campana – R. Orsetti, Regione Marche e Istituto Regionale di Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, Ancona 2004 (effettuata una prima ristampa);
- concorso nella realizzazione della mostra fotografica e documentaria promossa dal Comune di Ancona in occasione del 60° anniversario della liberazione dal titolo : 18 luglio 1944 - la liberazione di Ancona, Ancona Mole Vanvitelliana dal 18 luglio al 30 settembre 2004;
- realizzazione della mostra fotografica e documentaria promossa in collaborazione con il Comune di Osimo ed il Lions Club di Osimo dal titolo: Il Secondo Corpo d’Armata polacco e la liberazione di Osimo – 6/18 luglio 1944, Osimo Centro Attività Culturali San Silvestro, dal 11 al 30 Settembre 2004;
- realizzazione della mostra fotografica e documentaria promossa in collaborazione con il Comune di Castelfidardo, Italia Nostra – Sez. di Castelfidardo, Fondazione Ferretti di Castelfidardo dal titolo: Il Secondo Corpo d’armata polacco: le battaglie di Castelfidardo e di Osimo per la presa di Ancona: 1 - 19 luglio 1944, Castelfidardo dal 19 novembre al 31 dicembre 2004; - realizzazione della mostra fotografica e documentaria promossa in collaborazione con il Comune di Offagna, dal titolo: "Quota 360 - La battaglia per la conquista del Monte della Crescia".
- ciclo di trasmissioni (6 puntate) realizzate da RAI MARCHE con utilizzo dei filmati acquisiti da Londra, messe in onda tra Ottobre/Novembre 2004.

 

Iniziative da realizzare (2005-2006)
- portare a conclusione l’attività di ricerca e di studio con un convegno internazionale da realizzarsi ad Ancona nel 2006;
- pubblicare gli Atti del Convegno Internazionale di studi (2006);
- realizzare una mostra fotografica itinerante da esporre nelle sedi di Varsavia, Czestochowa, Cracovia ed in almeno altre 15 sedi marchigiane dal titolo: 1944 – 1046: Il Secondo Corpo d’Armata polacco nelle Marche, nel corso del 2005;
- realizzare le seguenti pubblicazioni:

1944 – 1946: Il Secondo Corpo d’Armata polacco nelle Marche: volume prevalentemente fotografico preceduto da saggi  (2005);

- Le battaglie di Loreto e di Osimo per la presa di Ancona - volume prevalentemente fotografico preceduto da saggi  (2005);
- partecipare, come richiesto, al progetto promosso dal Dipartimento Discipline Storiche dell’Università degli Studi di Bologna sul tema: “Italia e Polonia dal Risorgimento alla guerra di Liberazione all’Europa di oggi”;
- sostenere eventuali iniziative culturali che dovessero realizzarsi nel territorio su questo tema, anche ad iniziativa di altri soggetti pubblici e privati.

 La Regione Marche e l’ Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche desiderano ringraziare quanti hanno collaborato per la buona riuscita del progetto. Desiderano rivolgere, in particolare, un sentito ringraziamento al Polish Institute & Sikorski Museum di Londra, senza la cui totale disponibilità nel fornire documentazione ed informazioni, sia il progetto generale, sia le molte iniziative svolte o programmate nel futuro non sarebbero state realizzate.

 

1944-1946 IL II CORPO D’ARMATA POLACCO NELLE MARCHE

DALLA POLONIA ALL’ITALIA
Le origini del II Corpo d’Armata polacco

di Giuseppe Campana, Raimondo Orsetti


Il Corpo d’Armata polacco nasce ufficialmente in Irak nel luglio del 1943, ma la sua storia comincia molti anni prima. L’unità è infatti soprattutto composta di cittadini polacchi che erano stati deportati e rinchiusi nei campi di lavoro forzato e nelle prigioni dell’Unione Sovietica e che, prima di arrivare in Medio Oriente, avevano subito tutta una serie di vicissitudini.
Il 23 agosto 1939 era stato firmato a Mosca, da Germania nazista e Unione Sovietica, il “Patto di non aggressione tedesco-sovietico”, che prevedeva nell’Europa orientale due distinte sfere territoriali di influenza, nelle quali i due Paesi avrebbero potuto operare senza il timore di interferenze reciproche. Neutralizzato in tal modo un eventuale intervento sovietico contro la Germania, la politica aggressiva di Hitler continua con l’invasione della Polonia, che avviene il primo settembre 1939. Segue, il 3 settembre, la dichiarazione di guerra alla Germania da parte di Gran Bretagna e Francia: l’Europa e poi tutto il mondo verranno a mano a mano coinvolti in un sanguinoso conflitto.
Pur combattendo con valore e determinazione, le truppe polacche vengono sopraffatte dalle superiori forze tedesche e si ritirano in parte nelle zone a sud del Paese. Ma quando, il 17 settembre, le armate dell’Unione Sovietica invadono la Polonia da oriente, il colpo alle spalle si rivela fatale e impedisce a molti soldati di rifugiarsi in Romania e Ungheria. Già ai primi di ottobre cessano quasi del tutto i combattimenti.
La Polonia, ricostituitasi solo nel 1918 dopo secoli di lotte per la libertà contro russi, tedeschi e austriaci, è costretta subire una ulteriore spartizione, la quarta della sua storia. I tedeschi annettono direttamente al Reich le province occidentali, mentre nel rimanente territorio polacco, che comprende le città di Varsavia, Cracovia e Lublino, viene imposto un “Governatorato Generale” sotto controllo tedesco. I polacchi subiscono le brutali conseguenze dell’ideologia nazista. Gli ebrei sono in parte uccisi e il resto rinchiuso nei ghetti: quasi l’intera comunità ebraica polacca – due milioni di persone – verrà soppressa nei campi di sterminio nazisti. La classe dirigente polacca viene fisicamente eliminata, due milioni di cittadini sono deportati nel Reich, decine di migliaia di uomini di Slesia, Pomerania e della regione di Poznan sono costretti ad arruolarsi nella Wehrmacht, le forze armate tedesche, mentre con la chiusura di scuole, università, musei si tenta di cancellare l’intera cultura polacca.
I territori orientali della Polonia, compresa la città di Lwów, sono occupati dall’Unione Sovietica, che procede ad elezioni farsa e all’inserimento di cittadini sovietici nel sistema amministrativo. La Polonia orientale viene di fatto incorporata e trattata come parte integrante dell’Unione Sovietica, che considera i residenti come propri cittadini. Nel periodo 1939 – 1941 quasi un milione di persone vengono rinchiuse dai sovietici nelle prigioni, nei campi di lavoro forzato o uccise. Le deportazioni avvengono in quattro ondate successive e coinvolgono contadini, famiglie dei 200 mila soldati polacchi catturati dall’Armata Rossa nel 1939, magistrati, insegnanti, politici, uomini d’affari, funzionari statali. Al tempo stesso l’Unione Sovietica incoraggia le aspirazioni di ucraini e bielorussi, introducendo le loro lingue, accanto a quella russa, nelle università ed eliminando tutto ciò che rappresenta la cultura polacca.
Il Governo polacco si ricostituisce il 30 settembre 1939 a Parigi, dove il gen. Wladyslaw Sikorski, eminente personalità politica della Polonia, forma un gabinetto di unità nazionale, subito riconosciuto da Francia e Gran Bretagna. Sikorski, Primo ministro e ministro della Guerra, si dedica alla riorganizzazione delle forze armate polacche, convinto che con un forte potere militare alle spalle possa meglio difendere gli interessi nazionali della Polonia.
Con i militari polacchi rifugiatisi in Ungheria e Romania e fuggiti dall’internamento e con i polacchi presenti in Francia viene decisa la formazione di diverse unità che, alla fine, inquadreranno circa 80 mila soldati. Quando la Francia viene invasa dalla Germania, nel maggio del 1940, il Governo polacco si trasferisce, con circa 20 mila soldati, a Londra, dove con il Primo ministro britannico Winston Churchill si raggiungono accordi che portano al potenziamento dell’Aeronautica e della Marina polacche e alla formazione del I Corpo d’Armato polacco, i cui reparti daranno un valido contributo allo sforzo bellico alleato in Normandia e in Olanda.
L’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, cominciata il 22 giugno 1941, provoca in Europa un cambiamento della situazione politica e militare. I sovietici si trovano in gravi difficoltà e ottengono l’appoggio di Gran Bretagna e Stati Uniti: questi ultimi entreranno in guerra nel dicembre del 1941, ma hanno già avviato il meccanismo della legge degli “affitti e prestiti” a favore delle nazioni amiche.
Il nuovo contesto influisce anche sui rapporti tra polacchi e sovietici: il 30 luglio 1941 il Governo polacco in esilio e una delegazione sovietica raggiungono a Londra un primo accordo, sostenuto dal Governo britannico, a cui segue il 14 agosto un patto militare. Secondo tali accordi, dopo la concessione di una amnistia a favore dei polacchi trattenuti nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato sovietici, con gli ex prigionieri verrà formata un’Armata polacca in Unione Sovietica, destinata a partecipare alla comune lotta contro la Germania nazista. Al comando dell’Armata il Governo polacco designa il Ten. Gen. Wladislaw Anders, distintosi nella lotta per l’indipendenza della Polonia e nella Campagna del 1939, che i sovietici hanno fatto prigioniero e rinchiuso nel carcere della Lubianka, a Mosca.
L’Armata, che dipendente dal Governo polacco in esilio, ma è controllata dal punto di vista operativo dai sovietici, si costituisce nella regione dell’Oremburg-Volga, con Quartier Generale a Buzuluk. Dalle carceri e dai campi di lavoro forzato sovietici arrivano molti polacchi in pessime condizioni fisiche, malati, denutriti, pressoché privi di vestiario e, con essi, bambini e donne, con parte delle quali il gen. Anders organizza un Servizio ausiliario femminile.
Nonostante le assicurazioni sovietiche che i prigionieri polacchi sono solo 21 mila, a metà ottobre del 1941 gli uomini arruolati sono oltre 25 mila e continuano ad affluire in massa, anche se i comandanti dei campi di lavoro contrastano la liberazione di chi è in condizioni fisiche accettabili. Inoltre, a causa della critica situazione al fronte, i sovietici possono fornire armi ed equipaggiamenti per una sola divisione e razioni per 30 mila persone, quando i polacchi raggiungono ormai il numero di 40 mila.
Nel dicembre del 1941 un accordo tra Stalin, segretario generale del Partito comunista sovietico, e Sikorski prevede un’Armata polacca di 96 mila uomini, con due divisioni di 11 mila uomini ognuna organizzate secondo gli schemi sovietici e quattro strutturate secondo il sistema britannico. Circa 25 mila uomini, inclusi tutti gli aviatori e i marinai, sarebbero stati poi evacuati in Gran Bretagna e in Medio Oriente. A Stalin vengono inoltre fatte presenti le difficoltà dovute alla carenza di viveri, alla inadeguatezza dell’armamento, alle condizioni dei soldati – la maggior parte dei quali sono accampati intende e devono sopportare temperature bassissime – e alle conseguenti ripercussioni sull’addestramento. Nel gennaio e febbraio del 1942 i polacchi vengono trasferiti nelle repubbliche asiatiche dell’Unione Sovietica: Kazakistan, Kirghizistan, Uzbekistan, con il Quartier Generale sistemato a Jangi-Jul, tra Samarcanda e Taškent, e il centro di evacuazione a Krasnovodsk, sul mar Caspio.
Alla richiesta sovietica del febbraio 1942 di inviare una divisione al fronte, Anders oppone un rifiuto, sia perché intende impiegare l’Armata come forza unitaria sia perché è convinto che armamento e addestramento sono ancora insufficienti. In particolare, Anders lamenta l’assenza di quadri, tanto che un certo numero di ufficiali viene fatto venire dalla Gran Bretagna, e pone il problema del mancato arrivo nell’Armata di numerosi ufficiali polacchi prigionieri dei russi, chiedendone notizia e cominciando a nutrire forti sospetti sulla loro sorte.
I russi, agli inizi di marzo del 1942, quando i polacchi dell’Armata sono oltre 70 mila, riducono per ritorsione il numero delle razioni a 26 mila. Segue subito un incontro tra Stalin e Anders che porta a un cambiamento dell’accordo del dicembre 1941: l’Unione Sovietica è in grado di fornire ai polacchi un massimo di 44 mila razioni e l’Armata dovrà essere strutturata su tre divisioni; tutti i soldati in soprannumero saranno evacuati in Persia, occupata fin dall’agosto del 1941 da Gran Bretagna e Unione Sovietica. L’operazione comincia già il 24 marzo e dura fino al 4 aprile del 1942: 33069 soldati e 10789 civili, tra cui tremila bambini, vengono trasferiti per ferrovia a Krasnovodsk e poi in battello a Pahlevi in Persia.
All’esodo, oltre alla critica situazione in Unione Sovietica provocata dalla pressione tedesca, ha contribuito anche Winston Churchill: preoccupato per la sicurezza dei campi petroliferi in Persia e Iraq, che le scarse unità britanniche non sono in grado di proteggere, aveva insistito con i sovietici per il trasferimento dei polacchi. Nell’aprile del 1942 Anders si reca a Londra dove incontra sia Sikorski, che è favorevole all’impiego in Unione Sovietica delle truppe polacche, sia Churchill: a entrambi esprime l’opinione che l’intera Armata polacca debba essere trasferita dall’Unione Sovietica in Persia. Il generale è preoccupato per le deficienze in razioni e nell’armamento e per le malattie che hanno colpito i suoi uomini, ma anche per l’atteggiamento sovietico, che impedisce l’arruolamento dei polacchi di origine ucraina e bielorussa. L’Unione Sovietica sostiene che si tratta di cittadini sovietici, rivendicando così i territori della Polonia già annessi nel 1939 e ora occupati dai tedeschi. Ritornato in Unione Sovietica, Anders insiste presso le autorità per ottenere il consenso al trasferimento in Persia anche delle restanti unità. La richiesta viene infine accettata nel luglio del 1942 – anche perché consente il rientro in patria dei soldati sovietici in Persia – e dal l 5 al 25 agosto si compie il secondo esodo. I polacchi che lasciano l’Unione Sovietica in marzo e in agosto, e in minor quantità in novembre, raggiungono così in totale, tra civili e militari, la cifra di circa 115 mila, con i soldati che si aggirano sulle 70 mila unità. Le truppe si insediano a Pahlevi e a Teheran e, dopo una serie di incontri con le autorità britanniche, vengono messe a punto le modalità di organizzazione di un’Armata polacca. La situazione di partenza è molto precaria, a causa delle condizioni fisiche degli ex internati nel gulag sovietico: in poche settimane muoiono mille persone, mentre molti soldati sono affetti da febbri malariche.
Circa 3500 soldati sono inviati in Gran Bretagna per rinforzare gli squadroni dell’Aeronautica polacca. Con i restanti uomini è costituita l’Armata polacca in Oriente (APW) che comprende reparti polacchi già presenti in zona, l’ospedale polacco e la Brigata indipendente “Fucilieri dei Carpazi” del gen. Stanislaw Kopanski, anch’essa con una lunga storia alle spalle. Nata in Siria nel maggio del 1940 e sostenuta dai francesi, era formata da soldati polacchi fuggiti attraverso i Balcani dopo il settembre del 1939. In seguito alla caduta della Francia, si era spostata in Palestina e poi a Tobruk e aveva preso parte con i suoi 5800 uomini, a fianco dell’Esercito inglese, ai combattimenti in Africa del Nord.
L’Armata polacca in Oriente, organizzata secondo gli ordinamenti inglesi e comandata dal gen. Anders, entra a far parte della Pai Force (Persia and Iraq Command): si tratta di truppe britanniche e indiane che hanno il compito, oltre che di sorvegliare i campi petroliferi, di costruire basi e di organizzare il flusso verso l’Unione Sovietica dei rifornimenti del programma “affitti e prestiti”. I polacchi difendono i campi petroliferi e si addestrano fino a che, nel marzo del 1943, sono inviati nel nord dell’Iraq, nella zona di Kirkuk, dove vengono istruiti sulle tecniche della guerra in montagna e delle azioni di sbarco.
In questo periodo arriva ad Anders la drammatica conferma dei suoi sospetti. Nella foresta di Katyn, vicino a Smolensk, i tedeschi scoprono – nell’aprile del 1943 – delle fosse comuni con 4400 corpi. Si tratta di ufficiali polacchi fatti prigionieri dai russi nel 1939 e massacrati l’anno successivo – come è ormai confermato da tutte le fonti – dai reparti speciali della Nkvd (Commissariato del popolo per gli affari interni, in realtà polizia politica), su ordine del Politburo sovietico. In totale sono 22 mila i prigionieri polacchi uccisi dai sovietici nell’aprile del 1940 con lo scopo di eliminare quei cittadini che in futuro avrebbero potuto guidare una lotta per la rinascita della Polonia. I tragici aspetti umani di questa criminale “pulizia di classe” si ripercuotono anche sul piano diplomatico: quando il Governo polacco propone alla Croce Rossa internazionale di istituire una commissione internazionale di inchiesta, i sovietici rompono le relazioni diplomatiche con i polacchi. Già dopo la partenza di Anders, i rapporti si erano deteriorati: era stata impedita l’ulteriore formazione di truppe polacche ed erano stati arrestati gli addetti al reclutamento. Le intenzioni sovietiche si rivelano in modo chiaro quando Stalin acconsente, nel maggio del 1943, alla formazione in Unione Sovietica di un’Armata polacca, comandata dal gen. Zygmunt Berling, ex collaboratore di Anders. La nuova Armata è del tutto subordinata alle autorità sovietiche, anche se formalmente dipende dalla Unione dei patrioti polacchi, un gruppo procomunista di “polacchi di Mosca” che, in contrapposizione con i “polacchi di Londra”, sono favorevoli alla cessione all’Unione Sovietica delle province orientali della Polonia. Stalin può così disporre di unità polacche senza alcun legame con il Governo in esilio e sotto stretto controllo sovietico, che daranno comunque anch’esse un valido contributo alla lotta con il nazismo.
Nel giugno del 1943 le truppe polacche in Iraq sono ispezionate dal gen. Sikorski: dopo la visita viene stabilita la nascita di una formazione tattica da chiamare II Corpo d’Armata polacco e al cui comando è designato il gen. Anders. Il II Corpo è strutturato sul modello britannico, ma dispone di supporto diretto di artiglieria e carri armati, oltre che di servizi non presenti in un Corpo d’Armata britannico. L’importante decisione è seguita da una grave tragedia. Nel ritorno a Londra, l’aereo di Sikorski effettua una sosta a Gibilterra e, poco dopo il decollo per la tappa finale, il 4 luglio, precipita in mare. Il gen. Sikorski muore e la Polonia perde uno dei più decisi sostenitori degli interessi nazionali, una personalità stimata dagli Alleati, a cui aveva più volte fatto presente il problema del confine orientale del Paese, e capace di mantenere la disciplina interna. Dopo la sua morte, le strutture politica e militare del Governo polacco vengono divise: Primo Ministro diventa Stanislaw Mikolajczyk, mentre il generale Kazimierz Sosnkowski assume il comando in capo delle Forze armate. I due uomini hanno idee politiche e sociali diverse: il primo è favorevole a trattative con Mosca mentre il generale, fervente patriota, diffida dei sovietici.
La nuova organizzazione delle forze militari polacche entra in vigore dal 21 luglio 1943. Il II Corpo polacco assume un ordinamento basato su due divisioni di fanteria e una brigata corazzata, a cui si aggiungono l’artiglieria di Corpo d’Armata, il Reggimento “Lancieri dei Carpazi”, il 10° Battaglione Genio, l’11° Battaglione Guardie e unità di commando. Tale ordinamento subirà in seguito notevoli variazioni. Ma la struttura su due divisioni rimarrà una costanza del Corpo. E’ anche prevista una “Base”, comprendente la 7° Divisione di riserva, strutture per addestramento, ospedali, servizi. Nell’agosto del 1943 i polacchi vengono trasferiti in Palestina, dove quasi tremila ebrei su quattromila presenti abbandonano il Corpo per partecipare alla lotta per la creazione di uno Stato ebraico. Tra essi Menahem Begin, che diventerà Primo Ministro d’Israele. Nel territorio tra Tel Aviv e il confine egiziano continuano le manovre in terreno montuoso e in ottobre il II Corpo viene trasferito a Campo Quassasin in Egitto. I comandi britannici richiedono una divisione polacca sul fronte italiano, ma il gen. Anders rifiuta perché fedele alla sua posizione di impiegare il II Corpo come struttura unitaria. Nel novembre del 1943 è lo stesso gen. Sosnkowski, in occasione di una vista ai reparti, a comunicare che tutto il Corpo verrà utilizzato in Italia. Infine, nel dicembre del 1943, le autorità britanniche, in accordo con quelle polacche, prendono la decisione di inviare il II Corpo in Italia. I polacchi devono sostituire i reparti che gli Alleati hanno intenzione di trasferire dall’Italia in Gran Bretagna per partecipare allo sbarco in Normandia, confermato per la primavera del 1944.
I soldati del II Corpo vengono trasportati in treno nella regione di Alessandria e Port Said e da qui i britannici li trasferiscono in Italia utilizzando anche alcune navi polacche: l’operazione prende l’avvio il 15 dicembre 1943 e continua fino al mese di aprile del 1944. Mentre in Egitto rimane un comando dell’Armata polacca in Oriente, poi trasformato in Quartier Generale delle Unità in Medio Oriente, i reparti destinati in Italia sbarcano soprattutto a Taranto e nei porti di Brindisi e di Napoli.
Al II Corpo è assegnata un’ampia area attorno a Masseria S. Teresa, alle spalle di Taranto lungo la strada per Monopoli, scelta per la vicinanza al porto e ai depositi britannici. Le unità sono acquartierate in cinque campi di tende, ma in seguito i siti subiscono costanti variazioni, in relazione all’arrivo di nuovi contingenti, che affluiscono anche nella zona di Mòttola, dove si insedia il Quartier Generale del II Corpo. Dal punto di vista operativo, il Corpo polacco è inquadrato nell’ 8^ Armata britannica che, con la 5^ Armata americana, costituisce le Armate Alleate in Italia, comandate dal gen. Harold Alexander.
Agli inizi del 1944 i tedeschi sono attestati sulla Linea Gustav – che corre dal fiume Garigliano, sul mar Tirreno, fino al mar Adriatico a nord del fiume Sangro – con la 10° Armata, mentre la 14° Armata circonda e costringe a rimanere sulla difensiva le truppe alleate sbarcate ad Anzio il 22 gennaio 1944. In questa situazione di stallo e mentre è ancora in corso il trasferimento dall’Egitto, al II Corpo polacco viene affidato un settore sulla linea del fiume Sangro, tra Castel S. Vincenzo, a sud di Alfedena, e Colledimezzo (Piano del Monte), a sud di Atessa, che costituisce la saldatura tra la 5^ Armata americana, impegnata nel settore occidentale, e l’8^ Armata britannica, che tiene il settore orientale della Linea Gustav. I compiti del II Corpo sono di carattere difensivo e verranno poi estesi anche al settore tra Castel S. Vincenzo e le sorgenti del fiume Rapido.
Poi, nell’offensiva messa a punto nel marzo del 1944, il comando alleato affida al II Corpo il compito di spezzare il dispositivo difensivo tedesco sulle montagne a nord di Cassino, impadronendosi della collina del Monastero – l’ultima barriera naturale, potentemente difesa, prima di Roma – e delle posizioni tedesche, affidate alla 1^ Divisione Paracadutisti e alla 5^ Divisione Alpina. L’attacco polacco, iniziato nella notte tra l’11 e il 12 maggio contemporaneamente alle altre forze alleate, si conclude il 25 maggio con la conquista di Monte Cairo e Piedimonte. Nella mattina del 18 maggio 1944 un reparto del 12° Reggimento esplorante “Lancieri di Podolia” innalza la bandiera polacca sulle rovine dell’abbazia di Montecassino, distrutta dagli Alleati nel bombardamento del 15 febbraio.
Dopo la conquista di Roma da parte degli Alleati, il 17 giugno 1944 il II Corpo assume la responsabilità del settore adriatico. All’epoca gli effettivi del II Corpo polacco sono circa 43 mila e l’unità è formata da due divisioni di fanteria (3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e 5^ Divisione “Kresowa”), dalle truppe di Corpo d’Armata (artiglieria, servizi, reggimento esplorante “Fucilieri dei Carpazi”) e dalla 2^ Brigata corazzata, composta di tre reggimenti dotati di carri armati Sherman e Stuart. E’ attivo anche il “Servizio Ausiliario Femminile”, impegnato soprattutto nella Sanità, ma anche nelle Trasmissioni e nei Trasporti. Collaborano con i polacchi: il Corpo italiano di liberazione, comandato dal gen. U. Utili e con un organico di circa 25 mila uomini; il 7° Reggimento “Ussari”, una unità esplorante-corazzata britannica; i partigiani, circa 400, della Banda “Patrioti della Maiella”, comandati da E. Troilo. Le forze tedesche contrapposte sono costituite da due divisioni di fanteria (278^ e 71^) a organici ridotti, prive di carri armati e di copertura aerea, ma dotate di una efficace artiglieria, di cannoni d’assalto, usati in ruolo controcarro, di semoventi italiani M42 e di armi controcarro individuali. La campagna ha il suo punto culminante nella conquista di Ancona, il 18 luglio, presa dopo aspri combattimenti sostenuti nella zona di Osimo. Il 9 agosto prende l’avvio la Battaglia del Cesano, che si propone di consolidare il possesso della Statale n. 76: questa strada deve infatti essere percorsa in sicurezza dal I Corpo canadese e dal V Corpo britannico nel loro trasferimento verso il versante adriatico, dove dovranno essere impiegati per sfondare la Linea Gotica. La successiva Battaglia del Metauro si svolge dal 19 al 22 agosto ed ha come obiettivo la conquista, ad opera dei polacchi, delle basi di partenza alleate per le successive operazioni contro la Linea Gotica. E’ considerato il combattimento più accanito affrontato dal II Corpo durante tutta la campagna adriatica. Dopo l’attacco alla Linea Gotica, sferrato il 25 agosto con le altre truppe alleate, per il II Corpo il ciclo operativo nel settore adriatico si conclude il 2 settembre, con la liberazione dell’intera zona tra Pesaro e Gradara.
In ottobre, dopo un periodo di riposo, i polacchi vengono trasferiti in Emilia-Romagna, dove operano su un terreno montuoso e in difficili condizioni atmosferiche. Il 27 ottobre, dopo duri combattimenti, conquistano Predappio, luogo di nascita di Benito Mussolini, e cooperano alla liberazione di Faenza. Poi gli Alleati esauriscono la spinta offensiva e sono costretti a sospendere le operazioni, mentre il fronte si stabilizza sulla linea del fiume Senio. In questo periodo il II Corpo polacco viene notevolmente rinforzato: in particolare, le divisioni di fanteria sono ora articolate su tre brigate in luogo delle due precedenti, mentre un reggimento di artiglieria è dotato di pezzi di grosso calibro. Le operazioni offensive riprendono nell’aprile del 1945 e portano alla resa dei tedeschi e alla fine della guerra in Italia. Il II Corpo libera Imola il 15 aprile e contribuisce notevolmente, il 21 aprile 1945, alla conquista di Bologna, dove i polacchi entrano per primi alle 6 del mattino, accolti con entusiasmo dalla popolazione. La bandiera polacca viene issata sul balcone del Palazzo municipale e poi sulla Torre degli Asinelli, la più alta della città. Il 6 ottobre 1945 il sindaco di Bologna, Giuseppe Dozza, conferisce la cittadinanza onoraria al gen. Anders nella sua qualità di comandante delle “valorose truppe polacche che prime entrarono in Bologna”. Analogo gesto avverrà ad Ancona l’ 8 dicembre 1945 da parte del Sindaco Ruggeri.
Durante la Campagna d’Italia, il II Corpo polacco ha subito, tra i morti, feriti e dispersi, oltre 17 mila perdite. Il numero comprende anche coloro che sono stati evacuati per aver perso l’idoneità al combattimento e i feriti per varie cause (incidenti, ecc...). Le perdite in combattimento sono state le seguenti: 2197 morti, 8376 feriti e 264 dispersi (in prevalenza caduti prigionieri). Nel periodo 1944-45 il II Corpo ha combattuto sul fronte italiano per 367 giorni, eliminando dal combattimento circa 50 mila soldati tedeschi.
Con il contributo dato alle armate alleate i polacchi, oltre a lottare contro la Germania nazista, sperano anche di ottenere il sostegno dei Governi britannico e statunitense per il recupero dei territori orientali annessi nel 1939 dall’Unione Sovietica e per la ricostituzione di una Polonia libera e indipendente. Il II Corpo, in particolare, avrebbe dovuto costituire l’ossatura del futuro esercito nazionale polacco. Ma proprio nel corso della Campagna d’Italia gli avvenimenti prendono una via del tutto sfavorevole alle loro aspettative.
Nella conferenza di Teheran del novembre 1943, gli Alleati raggiungono un accordo di massima anche sulla futura frontiera polacco-sovietica: a Stalin viene concessa la maggior parte della Polonia orientale, di cui l’Unione Sovietica si era impadronita come risultato dei patti tedesco-sovietici dell’agosto-settembre 1939. La Polonia avrebbe ricevuto compensazioni territoriali a spese della Germania. Churchill comunica queste proposte al Governo polacco in esilio, che le respinge fermamente.
Nel gennaio del 1944 le truppe sovietiche sono all’offensiva e attraversano il confine anteguerra della Polonia. L’Armata dell’Interno (Armia Krajowa), che raccoglie le forze della resistenza polacca collegate con il Governo in esilio, attua l’ ”Operazione Tempesta”, che si propone di offrire cooperazione ai sovietici e, al tempo stesso, di dimostrare che l’Armata Rossa non è sola nell’opera di liberazione della Polonia. Secondo il piano, l’Armata dell’interno avrebbe aperto le ostilità contro i tedeschi e sarebbe poi andata incontro all’Armata Rossa come autorità legittima. L’obiettivo finale, in linea con il Governo in esilio, è quello di mantenere l’autonomia della Polonia dall’Unione Sovietica.
Alcune azioni contro i tedeschi vedono russi e polacchi uniti nella lotta, ma poi i comandanti della resistenza polacca cominciano a essere arrestati o uccisi dalla Nkvd, mentre ai soldati, dopo il disarmo, viene imposta dai sovietici la scelta tra i campi di lavoro o l’entrata nell’Armata di Berling. L’insurrezione di Varsavia dell’agosto 1944 contro i tedeschi costituisce l’ultimo disperato tentativo della resistenza polacca di rivendicare il proprio ruolo. I componenti dell’Armata dell’Interno, oltre 36 mila, riescono all’inizio a conquistare gran parte della città, ponendosi poi sulla difensiva in attesa di aiuti dall’ovest, che vengono sospesi dopo gravi perdite, o dai sovietici, che invece non arriveranno per nulla.
I tedeschi possono così scatenare la loro controffensiva, che vede coinvolte anche la famigerata “Brigata di Polizia”, composta di criminali comuni, e la “Brigata Kaminsky”, formata da cittadini sovietici che avevano aderito al nazismo. Dopo il massacro di circa 40 mila polacchi, in ottobre tutto finisce con la resa e la distruzione di gran parte di Varsavia. Il risultato è la dispersione dell’Armata dell’Interno, mentre molti polacchi perdono fiducia nel Governo in esilio, che ormai non possiede più alcun potere negoziale. L’Armata del Popolo (Armia Ludowa), che raccoglie le formazioni comuniste della resistenza polacca, pur avendo cominciato la propria attività con un numero di sostenitori nettamente inferiore a quello dell’Armata dell’Interno, può ora sostenere di rappresentare l’intera nazione polacca. Nel frattempo le unità sovietiche procedono al rastrellamento dei superstiti reparti della resistenza polacca non comunista.
Intorno al mese di febbraio del 1945 quasi l’intero territorio polacco è stato conquistato dall’Armata Rossa, mentre le tappe “istituzionali” che portano la Polonia a diventare un Paese comunista, già avviate a Teheran, erano proseguite con la conferenza di Mosca dell’ottobre 1944, in cui Stalin e Churchill, si accordano sul grado di influenza che Unione Sovietica e Gran Bretagna avrebbero avuto nei Balcani. A Mosca si discute anche del destino della Polonia, ma il Primo ministro polacco Mikolajczyk può occuparsi solo di dettagli, in quanto i “grandi” sono già d’accordo sul futuro confine orientale della Polonia. La frontiera dovrà correre lungo la Linea Curzon e quindi le province orientali polacche, compresa la città di Lwów, verranno cedute all’Unione Sovietica. Mikolajczyk non riesce a convincere il suo gabinetto ad accettare questi termini e il 24 dicembre 1944 si dimette.
Il destino della Polonia verrà confermato a Jalta e a Potsdam, nel febbraio e nel luglio del 1945. L’Unione Sovietica intende creare una vasta zona di sicurezza sui suoi confini occidentali, trasformando il potere militare, che le deriva dalla sua decisiva azione contro il nazismo, in potere politico. Churchill, con il consueto pragmatismo, e pur consapevole della posizione dominante che l’Unione Sovietica avrebbe assunto nell’Europa orientale del dopoguerra, sa che è impossibile far recedere Stalin dalle posizioni conquistate con le armi. A Jalta l’accordo sulla spartizione dell’Europa è nei fatti: basta prendere atto della realtà derivante dalla situazione militare sia dell’Armata Rossa sia delle forze angloamericane. In cambio della consegna all’Unione Sovietica delle province orientali polacche e del suo consenso a una Polonia che adotti un “atteggiamento amichevole verso la Russia, Churchill chiede l’entrata nel futuro Governo di tutti gli “elementi democratici polacchi”.
Ma l’Unione Sovietica, che ben conosce il forte sentimento nazionale polacco, prepara con cura e con apparente legalità la conquista del potere: fin dal loro ingresso in Polonia, i sovietici sono accompagnati dal Comitato polacco di liberazione nazionale, espressione dei “polacchi di Mosca” , contrapposti a quelli di Londra, e della resistenza comunista, che prende poi il nome di “Comitato di Lublino”, diventando nel gennaio del 1945 Governo provvisorio e accettando l’annessione all’Unione Sovietica delle province orientali polacche.
Nel Governo di unità nazionale, riconosciuto il 5 luglio 1945 da Stati Uniti e Gran Bretagna, erano entrati in giugno anche alcuni “polacchi di Londra, tra cui Mikolajczyk, ma le posizioni più importanti rimangono nelle mani di persone nominate dal “Comitato di Lublino”. Il nuovo Governo è in realtà allineato con Mosca e dominato dai comunisti, mentre ormai in tutta la Polonia stazionano le truppe sovietiche. Si procede a imprigionare gli esponenti della resistenza non comunista dopo averli invitati, nel marzo del 1945, a un incontro trappola. Il gen. Leopold Okulicki, appartenente al II Corpo e ultimo comandante dell’Armata dell’Interno, viene processato a Mosca e condannato a dieci anni di reclusione per presunte attività contro l’Armata Rossa, ma nel 1946 morirà in carcere in circostanze oscure. La stessa sorte tocca a delegati del Governo in esilio di Londra.
I russi tentano in tal modo di screditare l’Armata dell’Interno, facendo credere che essa ha combattuto contro l’Armata Rossa e, al tempo stesso, eliminano dalla scena politica coloro che si oppongono alla instaurazione a Varsavia di un regime vassallo di Mosca. Poi, dopo aver modificato i confini dello Stato, controllato gli insediamenti polacchi nei territori sottratti alla Germania, liquidato la vecchia classe dirigente e annientato la residua resistenza armata anticomunista, si tengono, nel gennaio del 1947, le elezioni che sanciranno la dipendenza della Polonia dalla Unione Sovietica. L’Esercito polacco verrà ricostituito, sul modello di quello sovietico, con un nucleo formato dai 400 mila soldati che hanno combattuto sul fronte russo-tedesco. Dal 1949, a riprova della costante ingerenza russa, esso verrà posto agli ordini del maresciallo sovietico, di origine polacca, Konstantin Rokossovskij.
La maggior parte degli oltre 250 mila soldati polacchi che avevano combattuto contro il nazismo sui fronti occidentali non accettano l’autorità del nuovo regime in Polonia e rifiutano il rimpatrio in un Paese sotto dominio comunista, anche per il timore di essere imprigionati. I soldati del II Corpo, in particolare, che hanno sofferto la prigionia in Unione Sovietica e che sono in gran parte originari delle province polacche cedute ai sovietici, guardano al comunismo con sospetto e inimicizia. Il gen. Anders è convinto che Gran Bretagna e Stati Uniti abbiano violato i loro obblighi assunti nei confronti della Polonia e manifesta le proprie idee negli incontri che ha con Churchill – uno dei quali si svolge il 26 agosto 1944 nel Quartier Generale polacco, tra Senigallia e Fano – e con i comandanti militari alleati, oltre che con esponenti del Governo in esilio. Dopo la conferenza di Jalta, che fissa la frontiera orientale della Polonia lungo la Linea Curzon, in cambio di ampliamenti territoriali a nord e a ovest, con l’annessione di territori tedeschi fino ai fiumi Oder e Neisse, il gen. Anders si fa interprete del risentimento dei suoi soldati, chiedendo alle autorità alleate di ritirare i reparti del II Corpo dal fronte. Ma poi i polacchi continuano ugualmente la lotta contro la Germania, a fianco degli Alleati.
Pur sostenendo che la Polonia è “in schiavitù” e che è ormai impossibile un ritorno “con le bandiere al vento come araldi della liberta”, il gen. Anders informa i suoi soldati che, se lo vogliono, possono rientrare singolarmente nel Paese. Su una forza totale di 112 mila effettivi, raggiunta dopo un ormai bloccato programma di potenziamento, sono circa 14 mila coloro che chiedono il rimpatrio: si tratta soprattutto di soldati giunti da poco tra le file del II Corpo. Al tempo stesso, l’unità diventa un polo di attrazione per i polacchi di tutta Europa: nell’Italia centrale e meridionale vengono creati campi per i civili e si istituiscono corsi professionali. Per i bambini e gli adolescenti si organizzano scuole sovvenzionate dagli stessi soldati. In alcune località della Puglia e delle Marche (Amandola, Ancona, Falconara, Fermo, Jesi, Macerata, Porto Recanati, Porto S. Giorgio, Recanati, Sarnano, Senigallia, S. Ginesio, S. Severino, Urbino) sorgono scuole di vario indirizzo in cui si svolgono anche “corsi di maturità” per quei militari che non avevano potuto completare gli studi a causa della guerra. Ed è ad Alessano, in provincia di Lecce, che viene impiantata la prima scuola in cui si tengono corsi per il conseguimento della maturità liceale o ginnasiale. Ancora oggi, in Polonia, vengono chiamati gli “Alessanesi di Polonia” coloro che li hanno frequentati.
Le sezioni “Editoria” e “Cultura e Stampa” del II Corpo producono testi militari, ma anche libri scolastici, saggi storici, romanzi, raccolte di poesie, mentre molti giovani possono frequentare le università di Padova, Bologna, Roma. Nel 1946, a continuazione dell’attività svolta all’interno del II Corpo, sorgono una casa editrice (Instytut Literacki) e la rivista “Kultura”, molto importante per la sua influenza sulla letteratura polacca del dopoguerra. La rivista ha avuto, tra i più illustri collaboratori, Gustaw Herling, soldato del II Corpo e autore di “Un mondo a parte”, straordinaria opera letteraria e impressionante testimonianza sui campi di lavoro forzato sovietici. Ma anche un libro che, per le sue traversie editoriali, costituisce un silenzioso biasimo morale per quegli intellettuali italiani e francesi che volevano tenere gli occhi chiusi su ciò che accadeva in Unione Sovietica.
Nasce in Italia una letteratura del II Corpo, che diventerà una “letteratura dell’esilio”, ispirata agli eventi della guerra, alla nostalgia per la patria lontana e alla particolare drammatica situazione in cui si trovano i polacchi. Ma sulla quale influiscono anche gli storici rapporti di amicizia tra i due Paesi e una rinnovata reciproca comprensione e conoscenza, l’arte, la natura, il sole, il paesaggio italiano. Già durante la guerra era stato pubblica, fin dalla permanenza in Medio Oriente, “Dziennik Zolnierza APW” (il quotidiano del soldato – Armata Polacca in Oriente), che in Italia mantiene questa testata. Il giornale segue gli spostamenti del fronte e, per un certo periodo, viene stampato a Fermo. Al quotidiano si affiancano varie testate periodiche, tra cui il settimanale “Orzel Bialy” (L’Aquila Bianca) e pubblicazioni specifiche delle varie formazioni del II Corpo.
Come ricorda lo scrittore Jan Bielatowicz, il II Corpo diventa una sorta di “grande nave che viaggia attraverso il tempo, raccogliendo ovunque naufraghi polacchi”, l’ ”ultima speranza”, il “rifugio e il punto d’arrivo”, oltre il quale, però, si delineano il fallimento di tutte le aspirazioni polacche e la frustrante realtà dell’assorbimento della Polonia nel sistema politico e militare sovietico. Una condizione psicologica che porta alcuni soldati polacchi a inscenare dimostrazioni di ripulsa e di spregio nei confronti dei simpatizzanti di sinistra italiani e a compiere vere e proprie aggressioni contro i militanti comunisti e le manifestazioni del Partito comunista, soprattutto nelle Marche, ma anche in Emilia Romagna.
La stampa comunista risponde con attacchi contro il II Corpo, ma si verificano anche reazioni violente contro i polacchi. Si tratta, in sintesi , di uno scontro tra due posizioni inconciliabili, da inquadrare nelle tensioni politiche e sociali del dopoguerra: entrambi i contendenti sono convinti di essere nel giusto. Il Partito comunista, consapevole del ruolo importante avuto nella Resistenza e portatore di idee di rinnovamento totale della società – ma anche perché allineato con Mosca, dove l’utopia sociale a suo avviso si è realizzata, e permeato del “mito” dell’Armata Rossa per il contributo determinante dato alla lotta contro il nazismo – trova inconcepibile l’anticomunismo e l’antisovietismo dei polacchi. I soldati polacchi, dal canto loro, sono in gran parte reduci dai campi di lavoro forzato sovietico e, consapevoli delle intenzioni egemoniche dell’Unione Sovietica nei confronti della Polonia, identificano il comunismo con l’aggressione sovietica del 1939, che aveva portato alla spartizione del loro Paese con la Germania nazista. Per molti polacchi gli italiani, appena liberatisi da una forma di totalitarismo, appaiono intenzionati a sceglierne volontariamente un’altra, a cui una parte dei soldati del II Corpo tenta di opporsi duramente. Sull’attività dei polacchi nel maceratese contro i membri del Partito comunista esiste una lettera ufficiale di protesta della Federazione provinciale di Macerata del Pci, datata 2 luglio 1945, che provoca l’intervento delle autorità alleate. Gli episodi vengono presi a pretesto per chiedere che i polacchi abbandonino l’Italia, perché “il popolo è stanco di sopportarli” (“Bandiera Rossa”, Organo marchigiano del Partito Comunista Italiano, 8/9/1945).
Dopo Jalta e la formazione in Polonia del Governo di unità nazionale, il gen. Anders viene dipinto come “un reazionario, legato agli interessi antinazionali dei latifondisti polacchi” (“Bandiera Rossa”, 8/12/1945) che inganna e minaccia i suoi soldati per impedirne il ritorno in Polonia. Le gravi sciagure stradali causate da autieri polacchi nei primi mesi del 1946 – duramente riprovate anche dai giornali non di partito – provocano sulla stampa comunista un’intensificazione della polemica contro i polacchi del II Corpo. Con il pretesto di respingere l’accusa, si insinua che possa trattarsi di un “piano preordinato a fini provocatori” (“Bandiera Rossa”, 6/7/1946) e che “elementi reazionari fascisti italiani”operino “per cercare connivenze e collaborazione tra le forze polacche per creare disordini e conflitti”. I duemila polacchi di stanza ad Ancona sono accusati di rapine, ubriachezza, traffico di macchine rubate e di penicillina, di speculazioni (“L’Unità”, 16/10/1946), mentre tutti i soldati del II Corpo, definiti “le bande di Anders”, starebbero preparando una guerra contro l’Unione Sovietica.
Si tratta, in definitiva, di una violenta campagna di stampa che a elementi di verità unisce false accuse e che oggi appare strumentale. Ricondotta al clima di quegli anni, essa sembra proporsi due obiettivi: difendere le posizioni di Mosca sulla questione polacca; screditare i polacchi poiché per la sinistra italiana, che all’epoca fa parte della compagine governativa e che vede i polacchi del II Corpo come alleati potenziali delle forze conservatrici e moderate, la loro presenza costituisce un problema politico. Nessuna meraviglia, quindi, che ai polacchi – che sono antinazisti e anticomunisti per aver subito lutti e sofferenze a causa dei tedeschi e dei sovietici – tocchi in Italia l’amaro destino di essere accusati di fascismo. E la discriminazione ideologica nei confronti dei soldati del II Corpo e delle loro vicende è andata ben oltre gli anni caldi del dopoguerra. Nei decenni successivi, quando una più meditata riflessione avrebbe dovuto indurre gli storici a lavori senza omissioni, distorsioni e condizionamenti ideologici, c’è stato nelle Marche chi ha evitato di ricordare, trattando la questione polacca, l’imbarazzante patto tra Germania nazista e Unione Sovietica, la prigionia dei polacchi in Unione Sovietica, il contributo dato dai polacchi alla liberazione delle Marche e che nel 1985, in Emilia Romagna, in occasione delle celebrazioni per il 40° anniversario della liberazione di Bologna, non ha invitato i rappresentanti del II Corpo polacco.
Il destino dei polacchi che hanno combattuto sui fronti occidentali è ormai segnato: gli Alleati respingono la proposta del gen. Anders di riunire in Germania tutte le forze polacche e il nuovo Governo laburista britannico – guidato da Clement Attlee – nel maggio del 1946 decide la smobilitazione del II Corpo polacco, attraverso il passaggio a un Corpo di Avviamento (Polish Resettlement Corps) che preparerà i soldati alla vita civile. I polacchi del II Corpo – scrive il gen. Anders nell’ordine del giorno del 29 maggio 1946 – lasceranno l’Italia, ma batteranno sempre la “strada ignota verso la Polonia, quella Polonia per la quale abbiamo combattuto … che nessun cuore polacco può immaginare senza Vilno e Leopoli”. Parole che suscitano la reazione del ministro degli Esteri britannico, Ernes Bevin, il quale auspica che tali sentimenti non vengano ripetuti da Anders in dichiarazioni ufficiali, in quanto le frontiere della Polonia sono ormai state fissate internazionalmente.
Le autorità britanniche non invitano le forze polacche all’estero a partecipare alla grande Parata della Vittoria, che si svolge a Londra l’8 giugno 1946. Il gen. Anders risponde celebrando ad Ancona, il 15 giugno successivo, la “Giornata del soldato” del II Corpo e fa trasmettere dagli altoparlanti il “voto”: “le forze polacche indipendenti devono essere smobilitate, (ma) … come soldati della sovrana Repubblica Polacca … continueremo la nostra lotta per la libertà della Polonia”. Il 26 settembre 1946 il Governo polacco priva Anders e altri 75 generali e ufficiali superiori della cittadinanza polacca.
Il 31 ottobre 1946 il gen. Anders lascia l’Italia, dopo le visite di congedo al capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, al presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, al papa Pio XII, e al Quartier Generale alleato di Caserta. Ma – scrive il generale nelle sue memorie – per la Polonia la guerra non è cessata con la vittoria, come per le altre nazioni alleate, e ai polacchi non resta che credere e attendere che si compia “l’ultimo capitolo di questo grande sconvolgimento storico”. Anders, inappuntabile sul piano militare, usa nelle sue considerazioni politiche – in questa e in successive occasioni – un linguaggio franco e istintivo che spesso provoca accese polemiche e forti reazioni o che dà adito a interpretazioni distorte e interessate, ma formalmente giustificate dalle stesse parole del generale. La strada immediata è tuttavia quella dell’esilio: nell’autunno del 1946 i soldati del II Corpo vengono trasferiti in Gran Bretagna, dove possono trattenersi nel Corpo di Avviamento per un periodo massimo di due anni, allo scopo di imparare la lingua inglese e un mestiere. Molti scelgono di rimanere in Gran Bretagna, altri emigrano negli Stati Uniti, in Canada, Argentina, Australia. Alcune centinaia di polacchi, in particolare chi ha sposato donne italiane, si stabiliscono in Italia.
I polacchi del II Corpo che si avviano all’esilio sono consapevoli di aver combattuto con grande determinazione, riconosciuta da tutti i comandanti alleati, per una rivincita nei confronti dell’invasione tedesca del 1939, per i loro familiari rimasti in Polonia, per la sopravvivenza personale e nazionale, ma anche per l’Italia. Il loro riferimento ideale era stato il generale polacco Jan Henryk Dabrowski, che nel 1797 si era battuto a fianco di Napoleone e aveva aiutato i lombardi con la speranza di portare poi la libertà nel suo Paese, marciando, appunto, “dalla terra italiana alla Polonia”, una frase che oggi non si realizza, perché il loro Paese accanto alle violenze dei vinti deve sopportare l’ingiustizia dei vincitori.
La Polonia, infatti, dopo essere stata vittima della duplice aggressione nazista e sovietica del 1939 e aver subito nel corso della guerra 6 milioni di morti su una popolazione di 28 milioni di abitanti, diventa ora vittima dei nuovi equilibri europei. Che sono il risultato dei protocolli segreti tra sovietici e tedeschi e degli accordi di Jalta tra sovietici e potenze occidentali, e che la guerra fredda farà durare per decenni. La piena indipendenza della Polonia verrà riconquistata solo nel 1989.


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"LE MARCHE IN GUERRA " FONDO GENERALE ANDERS

“… Negli anni duri che abbiamo vissuto dal 1939, il nostro soggiorno sotto il cielo d’Italia è stato una pagina luminosa non soltanto per il cuore d’ogni soldato, ma per ogni polacco. Il soldato polacco nelle battaglie vittoriose prendeva la rivincita per la disfatta riportata nel 1939, quando due imperialismi, bruno e rosso, si divisero la Polonia. Ma il soldato polacco ha combattuto su questa bella terra non soltanto per la sua, ma anche per la vostra libertà. In numerose battaglie polacchi e italiani versarono insieme il loro sangue, cementando ancor più la nostra secolare amicizia. Ho avuto il grande onore di avere sotto il mio comando nel 1944 i reparti del rinascente esercito italiano. Della nostra collaborazione di guerra, che il soldato italiano conduceva in difficilissime condizioni morali e materiali, ho riportato il più cordiale ricordo. La battaglia di Monte Marrone, le innumerevoli lotte e scontri sull’Adriatico, la battaglia di Filottrano e i combattimenti nell’Appennino, dimostrano più d’una volta l’eroismo del soldato italiano. Ricordo con viva cordialità il comandante del Corpo di Liberazione, Generale Utili e tutti i suoi compagni d’armi.
Nella nostra marcia attraverso l’ Italia il soldato polacco fece amicizia con la popolazione italiana. Molte caratteristiche comuni ai nostri due popoli costituivano il legame duraturo della nostra amicizia. Una volta nel passato sorse dall’Italia l’inno nazionale polacco, “dalla terra italiana, alla Polonia”. Il soldato polacco credeva che così sarebbe avvenuto e perciò il carattere del nostro esercito era diverso da quello degli eserciti alleati, combattenti in Italia. Noi fummo non soltanto un esercito, ma una piccola Polonia in marcia per dare la libertà alla nazione polacca. Non è per nostra colpa se ciò non è ancora avvenuto. Crediamo che la giustizia Divina ci aiuterà nei nostri sforzi. Sono lieto di poter esprimere in nome dei miei soldati la più viva gratitudine al popolo italiano per il cuore e l’amicizia da noi trovati in Italia.”

Gen. Wladyslaw Anders – “Un’armata in esilio”, Cappelli Editore, Bologna 1950

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Il II Corpo d'armata polacco: le battaglie di Loreto, Castelfidardo e di Osimo per la presa di Ancona


IL II CORPO D’ARMATA POLACCO: LE BATTAGLIE DI LORETO, CASTELFIDARDO E DI OSIMO PER LA PRESA DI ANCONA (11 - 19 luglio 1944)

La costituzione del II Corpo d’Armata Polacco

Nato ufficialmente in Iraq nel luglio 1943, le vicende del II Corpo d’Armata Polacco affondano le radfici nella stessa storia della Polonia. Si tratta infatti in gran parte di quei soldati che erano stati fatti  progionieri dall’Armata Rossa nel corso dell’aggressione alla Polonia scatenata il 1.9.1939 dalla Germania nazista e, il 17.9.1939, dall’Unione Sovietica, unite da un Patto di non aggressione che si proponeva  di creare nell’Europa centrale distinte sfere di influenza controllate dai due paesi. La Polonia deve subire le conseguenze dell’occupazione nazista: sterminio delle comunità ebriache, eliminazione della classe dirigente polacca, deportazioni, tentativo di cancellare l’identità culturale polacca, feroce repressione della Resistenza. Alla fine della guerra la Polonia paga il più alto sacrificio con oltre 6 milioni di morti su di una popolazione di 36 milioni di abitanti. I tedeschi annettono direttamente al Reich le province occidentali  ed impongono un Governatorato Generale, sotto controllo tedesco, nei territori di Varsavia, Cracovia e Lublino. L’Unione Sovietica procede a deportare nei campi di lavoro forzato oltre un milione di cittadini polacchi e considera le regioni invase della Polonia orientale come suo territorio. Vengono compiute anche uccisioni in massa come il massacro di Katyn: 21.851 prigionieri di guerra polacchi (4.421 nella foresta di Katyn, presso Smolensk e gli altri in diversi campi di concentramento) sono eliminati nel 1940, dopo un ordine del Politburo sovietico, per una terribile pulizia di classe attuata allo scopo di sopprimere quei cittadini che in un futuro avrebbe ro potuto guidare una lotta per la rinascita della Polonia.
L’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, nel giugno del 1941, porta ad un cambiamento della situazione politica e militare: il governo polacco in esilio di Londra, guidato dal generale W. Sikorski, raggiunge con i sovietici un accordo, secondo il quale verrà concessa un’aministia ai polacchi rinchiusi nelle prigioni e nei campi di lavoro forzato sovietici. Con gli ex prigionieri verrà formata un’ Armata polacca destinata a partecipare alla comune lotta contro la Germania nazista. Al comando dell’Armata viene posto il gen. Anders, che i sovietici avevano fatto prigioniero nel 1939 e rinchiuso nel carcere della Lubianka.
Il gen. Anders, con l’appoggio britannico, riesce ad ottenere che i soldati polacchi e numerosi civili lascino l’Unione Sovietica e si trasferiscano prima in Persia e poi in Iraq: l’esodo avviene tra il  marzo e l’agosto 1942. Nasce così, in Medio Oriente e dotato di mezzi ed armamenti britannici e americani, il II Corpo d’Armata polacco che, dopo un intenso addestramento, viene inviato in Italia nel periodo dicembre 1943 – aprile 1944 allo scopo di sostituire i reparti Alleati trasferitisi in Inghilterra per partecipare allo sbarco in Normandia.
Sarà affidato proprio al II Corpo polacco, nel maggio 1944 e nell’ambito dell’offensiva alleata contro la Linea Gustav, il compito di conquistare l’altura di Montecassino che i polacchi riescono ad espugnare, dopo tre precedenti tentativi operati dalle forze Alleate e miseramente falliti, in quella che è stata considerata una delle battaglie più feroci e sanguinose combattute nella Seconda Guerra Mondiale.

 

Fonti bibliografiche:
G. Campana – “La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco”, Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche e Regione Marche, 2002
G. Campana, R. Orsetti – “Ancona 1944 – Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi”, Regione Marche e Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche, 2004

IL II CORPO D’ARMATA POLACCO: LE BATTAGLIE DI LORETO, CASTELFIDARDO E DI OSIMO PER LA PRESA DI ANCONA (11 - 19 luglio 1944)

Il Generale Anders

Władysław Anders nasce a Błonie l’11 agosto 1892 da Albert Anders, amministratore di latifondi e da Elżbieta Tauchert. Negli anni 1912-1914 studia al Politecnico a Riga. Nel 1913 consegue il grado ufficiale alla Scuola Cadetti dell’Armata Russa (la Polonia non è ancora Stato sovrano). Partecipa alla Prima Guerra Mondiale arruolato nel Reggimento degli Ułani “Krechowiecki”, come comandante di squadrone e successivamente come comandante di Stato Maggiore della 1^ Divisione dei Tiratori. Durante la guerra è ferito per ben due volte, ma si distingue per coraggio e capacità di comando.
Con l’indipendenza dalla Polonia (1918), viene assegnato allo Stato Maggiore del gen. Dowbór-Muśnicki a Poznań, dove forma il 15° Reggimento degli Ułani di “Poznań”, con il quale parte per combattere sul fronte polacco - sovietico. Si distingue ancora una volta per il coraggio, per le operazioni di battaglia vittoriose sempre preparate tatticamente in modo ineccepibile e per come si prende cura del destino dei suoi soldati. Il  maresciallo Piłsudzki, padre della nuova Patria Polacca, onora sia Anders che il suo Reggimento con l’ onorificenza militare, la Croce d’Argento Virtuti Militari.
Terminata la guerra, negli anni 1921-1923, studia all’École Supérieure de Guerre a Parigi e con il rientro in Polonia assume la funzione di Capo di Stato maggiore del gen. Rozwadowski.
Negli anni 1928-37 assume il comando della Brigata di Cavalleria di “Wołyń”, e dal maggio 1937 il comando della Brigata di Cavalleria di “Nowogród”. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale difende eroicamente la Polonia dall’invasione tedesca. Nel settembre 1939, seppur ferito in battaglia, non abbandona il fronte e continua a guidare i suoi soldati, ritirando il Reggimento in direzione di Leopoli, cercando di passare tra i tedeschi  e i sovietici che premono dall’est. Catturato dai sovietici viene rinchiuso in prigione nel famigerato carcere della Lubianka a Mosca, per ben 22 mesi, subendo anche torture.
Dopo lo scoppio della guerra tedesco-sovietica (il 22 giugno 1941) fu proclamato il decreto sull’amnistia per i cittadini polacchi e, successivamente firmato l’accordo militare polacco-sovietico (il 30 luglio 1941). Władysław Anders viene rilasciato dalla prigione e nominato dal gen. Sikorski comandante dell’Armata Polacca nell’URSS.
Dato il complesso scenario di guerra e gli accordi tra i Stati alleati conduce i suoi reparti (intorno 115 milla cittadini polacchi, e tra questi 70 mila soldati) in Iraq ed in Persia dove si fusero con i reparti dell’Armata Polacca di stanza in Medio Oriente costituendo l’Armata Polacca in Oriente. Infine da unità militari bene addestrate e attrezzate con le armi moderne venne formato il 2^ Corpo. Dal 19 agosto 1943 riceve il comando del 2° Corpo d’Armata Polacco. Il comando delle Forze Alleate lo invia a combattere con i suoi soldati in Italia, dove giunge il 25 gennaio 1944.
Il talento operativo e l’intelligenza militare del gen Anders sono dimostrati nelle vittorie  delle battaglie di Monte Cassino, Piedimonte, Ancona, fiume Cesano e Metauro, Linea Gotica, Faenza ed infine con la conquista di Bologna.
Cittadino onorario di Ancona (8 dicembre 1945) e di Bologna (6 ottobre 1945).
Gli storici concordano unanimemente nel riconoscere al gen. Anders non solo particolari capacità militari, ma anche un forte carisma di guida del popolo.
Attento non solo alla preparazione militare della sua invincibile armata, ma anche alla formazione educativa dei suoi ragazzi e delle famiglie al seguito. Istituisce al seguito delle truppe, sia in Medio Oriente sia in Italia, scuole medie e superiori, come pure l’attività teatrale viene portata fino alle prime linee del fronte. Opere di soldati – scrittori sono stampate nella tipografia del 2° Corpo. Si fa anche carico, con scrupolo, della cura di madri e figli, creando case di convalescenti e  centri di villeggiatura. In Italia, dove le truppe polacche restano per oltre due anni, il gen. Anders crea una vera e propria  “Piccola Polonia”, che contiene
tutti gli elementi della vita sociale e culturale della nazione.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale rimane in Gran Bretagna, dove svolge l’incarico di Ispettore delle Forze Armate Polacche in Occidente.
Il nuovo regime comunista insediatosi nel frattempo a Varsavia, con decreto del 26 settembre 1946,  lo priva della cittadinanza polacca assieme ad altri 75 generali ed ufficiali superiori.
Il 31 ottobre 1946 il gen. Anders lascia l’Italia, dopo le visite di congedo al Capo provvisorio dello Stato Italiano Enrico De Nicola, al Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, al papa Pio XII ed al Quartier Alleato di Caserta.
Scrive il generale nelle sue memorie: “... Per la Polonia la guerra non è cessata con la vittoria, come per le altre nazioni alleate, ed ai polacchi non resta che credere ed attendere che si compia l’ultimo capitolo di questo grande sconvolgimento storico”.
Dall’ 8 agosto 1954, insieme ad T. Arciszewski ed E. Raczyński, fa parte del “Consiglio dei Tre”, organo che sostituisce il Presidente della Repubblica di Polonia  in esilio. Dedica il resto della sua vita per l’ideale di una Polonia, democratica e libera. Non dimenticherà mai i suoi ragazzi del II Corpo e fu per loro, dispersi anch’essi in Inghilterra e nel resto dell’Europa occidentale, un prezioso punto di riferimento.
Morì a Londra il 12 maggio 1970. Per suo espresso volere fu sepolto a Monte Cassino, nel cimitero militare, che accoglie i resti mortali di oltre mille dei suoi soldati morti in quel luogo nel maggio del 1944.

 

Fonti bibliografiche:
Saggio del gen. Zygmunt Szyszko-Bohusz nel libro di J. Englert e K. Barbarski “Generale Anders”, Caldra House, Hove, Sussex, 1989, p.12-13
Ewa Berberyusz “Anders spieszony”, ANEKS, Londyn 1992

IL II CORPO D’ARMATA POLACCO: LE BATTAGLIE DI LORETO, CASTELFIDARDO E DI OSIMO PER LA PRESA DI ANCONA (11 - 19 luglio 1944)

La guerra sul Fronte Adriatico

Quando il II Corpo polacco viene incaricato di conquistare il porto di Ancona, l’unità – che dipende operativamente dall’ 8^ Armata Britannica – è formata da due divisioni di fanteria (3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e 5^ Divisione “Kresowa”), dalle truppe di Corpo d’Armata, costituite da reggimenti di artiglieria delle varie specialità e dal Reggimento esplorante “Lancieri dei Carpazi”, dalla 2^ Brigata corazzata, che comprende tre reggimenti corazzati ognuno dei quali è dotato di 52 carri armati medi “Sherman” e 11 carri leggeri “Stuart”. I soldati sono in totale circa 43.000 e comprendono anche le donne del “Servizio ausiliario femminile”, impegnate soprattutto nella sanità, ma anche nelle trasmissioni e nei trasporti.
Con i polacchi collabora il Corpo italiano di Liberazione (CIL) che nato nell’aprile del 1944, esprime la volontà dell’Esercito italiano di svolgere, accanto alle formazioni alleate, un ruolo importante per la liberazione dell’Italia. Il CIL, comandato dal gen. Utili e con un organico di 25.000 uomini, è dotato di armamento italiano, meno potente di quello alleato, dispone di pochi mezzi motorizzati ed è privo di componente corazzata.
Sotto il comando operativo polacco vi sono inoltre: il 7° reggimento “Ussari”, una unità corazzata britannica e altre formazioni britanniche di artiglieria e di genio; i partigiani, circa 400, della “Banda Patrioti della Maiella”.
Le forze tedesche contrapposte sono costituite da due divisioni di fanteria (278^ Divisione e 71^ Divisione) a organici ridotti, prive di carri armati e di copertura aerea, ma dotate di un’efficace artiglieria, specie di controcarro, di cannoni d’assalto e semoventi italiani M 42 usati entrambi in un ruolo di controcarro. Presente anche un cacciacarri pesante “Nashorn”, un semovente dotato del potente cannone da 88 mm. ed in grado di distruggere mezzi corazzati anche da lunga distanza. I tedeschi dispongono, in prima linea, di circa 5.000 uomini ed il comandante della 278^ Divisione, gen. H. Hoppe, si propone di contenere quanto più a lungo possibile l’avanzata delle forze polacche per ritardare la conquista del porto di Ancona.

 

Fonti bibliografiche:
G. Campana – “La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco”, Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche e Regione Marche, 2002
G. Campana, R. Orsetti – “Ancona 1944 – Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi”, Regione Marche e Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche, 2004

IL II CORPO D’ARMATA POLACCO: LE BATTAGLIE DI LORETO, CASTELFIDARDO E DI OSIMO PER LA PRESA DI ANCONA (11 - 19 luglio 1944)

La prima battaglia per la liberazione di Osimo: 6 luglio 1944

Le battaglie per la conquista del porto di Ancona, a causa della forte resistenza tedesca, si svolgono in due fasi. La prima fase viene denominata “Battaglia di Loreto” (o “Prima Battaglia di Ancona”) perchè prende avvio il 2 luglio 1944 proprio da Loreto, dove i polacchi erano entrati il giorno precedente. In questa battaglia preliminare il II Corpo polacco procede alla conquista dei capisaldi tedeschi a nord del fiume Musone e del torrente Fiumicello. Il 4 luglio viene presa Castelfidardo, mentre Osimo è conquistata il 6 luglio 1944 dopo combattimenti particolarmente duri: ad operare sono i fanti della Divisione “Fucilieri dei Carpazi” con l’appoggio dei carri armati della 2^ Brigata corazzata e del 7° Reggimento “Ussari”. Agli scontri in ambito urbano partecipano anche alcune formazioni partigiane. La Divisione “Kresowa” riesce ad occupare Montoro, S. Margherita, Centofinestre e Tornazzano e, a nord del Musone, Palazzo del Cannone e Villa Simonetti. Il 9 luglio il CIL conquista Filottrano, importante successo delle armi italiane divenuto il segno della rinascita dell’Esercito e il 13 luglio i soldati italiani occupano Cingoli.
L’occupazione delle posizioni dominanti di Castelfidardo, Osimo, Filottrano e Cingoli rende possibile l’azione decisiva per la conquista del porto di Ancona.
La città di Ancona era letteralmente in ginocchio. Dal 16 ottobre 1943 al luglio 1944 Ancona subisce da parte degli angloamericani 184 bombardamenti aerei e navali che uccidono 1182 persone e distruggono il 67 per cento della città, costringendo quasi 58 mila cittadini a sfollare nelle campagne e nei paesi della provincia. Gli oviettivi sono, in particolare, la stazione ferroviaria, il porto, strade e ponti, installazioni militari.
Il piano di quella che viene chiamata la “Seconda Battaglia di Ancona”, elaborato dal generale Anders prevede che lo sforzo principale del II Corpo polacco sia esercitato in direzione del Monte della Crescia – Polverigi – Agugliano con due attacchi pressochè simultanei: uno affidato alla fanteria appoggiata da carri armati, da Villa Simonetti verso il Monte della Crescia e uno condotto da carri armati, da S. Margherita – Montoro cerso Casenuovge – Croce San Vincenzo. Dopo la conquista del Monte della Crescia, che domina tutto il terreno della battaglia e lo sfondamentooperato dai mezzi corazzati dovrà proseguire verso Chiaravalle – Falconara, la foce del fiume Esino e verso Torrette. Al tempo stesso, con una manovra diversiva, si dovrà far credere ai tedeschi che l’attacco principale avverrà lungo la Strada Statale n. 16 a sud di Ancona e le strade costiere.
Il concetto d’azione secondo cui prendere Ancona è dunque quello di impegnare i tedeschi sulla destra con una diversione e manovrare invece a fondo sulla sinistra, in un’area ristretta, in modo di sorprenderli ed aggirarli e, tagliando le linee di ripiegamento, intrappolarli in una sacca. Il Cil ha il compito di coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche e di conquistare Rustico, proseguendo poi verso S. Maria Nuova.

 

Fonti bibliografiche:
G. Campana – “La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco”, Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche e Regione Marche, 2002
G. Campana, R. Orsetti – “Ancona 1944 – Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi”, Regione Marche e Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche, 2004

IL II CORPO D’ARMATA POLACCO: LE BATTAGLIE DI LORETO, CASTELFIDARDO E DI OSIMO PER LA PRESA DI ANCONA (11 - 19 luglio 1944)

La seconda battaglia per la liberazione di Osimo: 17 luglio 1944

Le operazioni hanno inizio all’alba del 17 luglio 1944 con una imponente preparazione di artiglieria. Poi i fanti della divisione “Kresowa”, con il sostegno dell’artiglieria e dei carri armati del 4° reggimento corazzato, investono San Paterniano e riescono alla fine, dopo aspri combattimenti, a conquistare il Monte della Crescia. Nel frattempo, i fanti della divisione “Fucilieri dei Carpazi”, appoggiati da carri armati, occupano Santo Stefano. Caduto il Monte della Crescia, nella notte tra il 17 ed il 18 luglio i tedeschi abbandonano Offagna che, alle ore 3 del 18 viene occupata dai fanti della “Kresowa”. Nel loro settore i carri armati della 2^ Brigata corazzata e del 7° “Ussari”, dopo aver attraversato il Musone, avanzano verso Casenuove e Croce San Vincenzo e, dopo forti contrasti, riescono ad arrivare a Polverigi nel pomeriggio del 17 luglio e ad Agugliano all’alba del 18 luglio. Le operazioni di chiusura della manovra aggirante registrano imprevisti ritardi causati dai carri armati che trovano due linee difensive impostate dai tedeschi nelle zone di Paterno e di Camerata Picena, ritardi che consentono a molti reparti tedeschi di ritirarsi per tempo lungo la strada costiera e dirigersi a nord del fiume Esino, andando a rinforzare la Linea Gotica.
Nel settore costiero, il 18 luglio, le resistenze tedesche vengono progressivamente eliminate dai fanti della Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e dal reggimento esplorante dei “Lancieri dei Carpazi”. Alle ore 14,30 del 18 luglio 1944 i “Lancieri dei Carpazi” entrano in Ancona. Alle operazioni cooperano le forze partigiane di Ancona e dell’anconetano.
Il bilancio del complesso delle battaglie che portano alla presa di Ancona, combattute in gran parte nel territorio di Osimo,  ed al consolidamento delle posizioni è molto pesante per il II Corpo d’Armata Polacco: 496 morti, 1.789 feriti, 139 dispersi. I tedeschi subiscono perdite elevatissime: 800 morti, 2.400 feriti, 800 prigionieri.

 

Fonti bibliografiche:
G. Campana – “La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco”, Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche e Regione Marche, 2002
G. Campana, R. Orsetti – “Ancona 1944 – Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi”, Regione Marche e Istituto Regionale per la storia del Movimento di liberazione nelle Marche, 2004

L'archivio fotografico


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La mostra è stata curata da Beata Alicja Jackiewicz e da Raimondo Orsetti Hanno collaborato Stefano Recchi, Laura Giulianelli, Sergio Molinelli Consulenza storica Giuseppe Campana Le foto esposte provengono dagli archivi fotografici: The Polish Institute and Sikorski Museum – Londra Imperial War Museum – Londra Regione Marche – Servizio Tecnico alla Cultura Istituto Regionale per la storia del movimento di liberazione delle Marche I pannelli sono stati realizzati presso la Digital Studio di Mario Cotoloni - Osimo

Riferimenti bibliografici per la predisposizione dei commenti delle foto: Anders W., Un’armata in esilio, Cappelli, Bologna 1950 Anders W., La strage di Katyn - Fatti e documenti, Edizioni del Borghese, 1967 Berberyusz E., “Anders spieszony”, ANEKS, Londra 1992 Campana G., Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore Adriatico, Ancona 1999 Campana G., La battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco, Ancona 2002 Campana G. – Orsetti R., Ancona 1944 Immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi, Regione Marche, 2004 Englert L. – Barbarski K., General Anders, Caldra House, Hove, Sussex, Londra 1981 Gobbi C., Quota 360 il Monte della Crescia, Osimo Edizioni, 2004 Hoppe H., Die 278 Infanterie Division in Italien 1944 – 1945, Bad Nauheim, 1953 Morroni M., Osimo libera, Anpi Osimo 2004

Si ringrazia l’Ambasciata della Repubblica di Polonia a Roma per la preziosa collaborazione e per il patrocinio concesso all’iniziativa.

1944-1946 2 Korpus Polski w regionie Marche

PROJEKT KULTURALNY “MARCHE PODCZAS WOJNY”

Wystawa, któr± prezentujemy, jest jedn± z licznych inicjatyw projektu kulturalnego „Marche podczas wojny”, opracowan± i zorganizowan± przez region Marche – Departament Rozwoju Gospodarczego – Wydzia³ Techniczny Kultury, we wspó³pracy z Regionalnym Instytutem Historii Ruchu Wyzwoleñczego w Marche.
Realizacjê projektu nadzoruje komitet naukowy, koordynowany przez Raimondo Orsetti, z³o¿ony z nastêpuj±cych cz³onków: Krzysztof Barbarski, Giuseppe Campana, Mario Fratesi, Beata Jackiewicz Orsetti, Sergio Molinelli, Wojciech Narêbski, Micha³ Olizar, Massimo Papini, Luisella Pasquini i Krzysztof Strza³ka.
Cele projektu s± nastêpuj±ce:
- odszukanie i uzyskanie dokumentów ¼ród³owych, dotycz±cych wydarzeñ wojenych i powojennych (lata 1943-1946) odnoszacych siê do wyzwolenia regionu Marche;
- skatalogowanie dokumentów ¼ród³owych (zdjêcia, filmy, dokumenty wojskowe, dokumenty osobiste, ś wiadectwa, itp..) i utworzenie w banku danych Systemu Informatycznego Dziedzictwa Kultury regionu Marche (S.I.R.Pa.C) sekcji, noszacej nazwê Fundusz Genera³a W. Andersa;
- udostêpnienie i upowszechnienie w internecie danych zebranych w sekcji Fundusz Genera³a W. Andersa;
-prowadzenie, we wspó³pracy z badaczami, historykami i ś rodowiskami akademickimi o krajowej i miêdzynarodowej renomie, pog³êbionych badañ naukowych nad uzyskanym i istniej±cym materia³em, zakoñczonych ponownym opracowaniem – bez obci±¿enia ideologicznego – historii zdarzeñ w latach 1944-1946, dotycz±cych dzia³añ wojennych obu stron konfliktu zbrojnego (si³ pañstw sprzymierzonych i niemieckich) i dziejów powojennych w regionie Marche, wspólnoty regionalnej, walki partyzantów oraz dzia³alnoś ci nowo utworzonej odrodzonej armii w³oskiej;
- waloryzacja ¼róde³ przedmiotu badañ oraz materia³ów dokumentalnych nabytych i istniej±cych, poprzez inicjatywy, które doprowadz± do rozpowszechniania zebranego materia³u dokumentalnego, skierowanego w sposób szczególny do szkó³, aby obiektywna prawda historyczna o tych wydarzeniach by³a znana i utrwalana.

Rezultaty dotychczas osi±gniête s± nastêpuj±ce:
- nabycie kopii ca³ego materia³u dokumentalnego odnosz±cego siê do regionu Marche (7.500 fotografii) istniej±cego w archiwum Instytutu Polskiego i Muzeum im. gen. Sikorskiego w Londynie oraz 400 zdjêæ, dotycz±cych tego samego zagadnienia, pochodz±cych z Imperial War Museum, angielskiego archiwum wojskowego w Londynie;
- nabycie z Instytutu Polskiego i Muzeum im. gen. Sikorskiego oraz z Imperial War Museum w Londynie kopii nieznanych filmów o ³±cznym czasie projekcji 6 godzin;
- nabycie kopii licznych dokumentów historycznych, wojskowych, spo³ecznych;
- katalogowanie zdjêæ, filmów i dokumentów w³±czonych do banku danych Systemu Informatycznego Dziedzictwa Kultury regionu Marche (S.I.R.Pa.C.) tworzonego obecnie Funduszu Genera³a W. Andersa;
- realizacja sekcji „Marche podczas wojny” na portalu kultury regionu Marche (sito web: www.cultura.marche.it);
- publikacja albumu „Ankona 1944 – zdjêcia polskich i angielskich fotografów wojennych” autorstwa G. Campana – R. Orsetti, Region Marche oraz Regionalny Instytut Historii Ruchu Wyzwoleñczego w Marche, Ankona 2004 (ukaza³y siê ju¿ jego dwa wydania);
- realizacja nastêpuj±cych wystaw fotograficznych:
„18 lipiec 1944 – wyzwolenie Ankony”, Ankona Mole Vanvitelliana, w okresie od 18 lipca do 30 września 2004 r., we wspó³pracy z Urzêdem Miasta Ankony i Ambasad± RP w Rzymie;
„2 Korpus Polski i wyzwolenie Osimo - 6/18 lipca 1944”, Osimo, Centro Attivita Culturali San Severino, w okresie od 11 do 30 września 2004 r., we wspó³pracy z Urzêdem Miasta Osimo i Lions Club;
„2 Korpus Polski: walki o Castelfidardo i Osimo dla zdobycia Ankony: 1-19 lipca 1944”, Castelfidardo, w okresie od 19 listopada do 31 grudnia 2004 r., we wspó³pracy z Urzêdem Miasta Castelfidardo, oddzia³em „Italia Nostra” i Fundacj± Ferretti;
“Wzgórze 360 – bitwa o Monte della Crescia”, Offagna, w okresie od 22 stycznia do 25 kwietnia 2005 r., we wspó³pracy z Urzêdem Miasta Offagna;
- cykl realizowanych przez RAI MARCHE projekcji (6 odcinków) filmów, uzyskanych w Londynie, emitowanych w okresie pa¼dziernik/ listopad 2004 r.
- nadanie nazwy parkowi znajduj±cemu siê w San Paterniano ko³o Osimo “Park gen. Andersa”, inicjatywa Lions Club z Osimo i Urzêdu Miasta Osimo (maj 2004).

Inicjatywy przewidziane do realizacji w roku 2005 i 2006 dotycz±:
- uzupe³nienia dzia³alności badawczej i studiów, zakoñczonych zorganizowaniem miêdzynarodowej konferencji w Ankonie, wraz z publikacj± jej materia³ów (2006 r.);
- przygotowanie wystawy fotograficznej do ekspozycji w Warszawie, Czêstochowie, Krakowie oraz w co najmniej 15 miejscowościach regionu Marche, zatytu³owanej: „2 Korpus Polski w regionie Marche”, 1944-1946” (w okresie 2005 r.- 2006 r.);
- wydanie publikacji pod takim samym tytu³em jaki nosi wystawa (2005 r.);
- wsparcie ewentualnych inicjatyw kulturalnych o tej tematyce, promowanych w terenie przez inne podmioty publiczne i prywatne.

Region Marche oraz Regionalny Instytut Historii Ruchu Wyzwoleñczego w Marche pragn± podziêkowaæ wszystkim, którzy wspó³pracowali na rzecz powodzenia inicjatywy. Pragn± skierowaæ, w szczególności, szczere podziêkowania Polskiemu Instytutowi i Muzeum im. gen. Sikorskiego w Londynie, bez którego ca³kowitej dyspozyjności w dostarczeniu dokumentacji i informacji, tak projekt, jak i wystawa nie mog³yby byæ zrealizowane.

ISTITUTO REGIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NELLE MARCHE

2 KORPUS POLSKI W REGIONIE MARCHE: 1944-1946
WYSTAWA FOTOGRAFICZNA ZE ZBIORÓW ARCHIWUM INSTYTUTU POLSKIEGO I MUZEUM IM. GEN. SIKORSKIEGO W LONDYNIE


Wystawa objêta Honorowym Patronatem
Prezydenta Republiki W³oskiej Carlo Azeglio Ciampi
Prezydenta m. st. Warszawy Lecha Kaczyñskiego

Wystawy w Polsce:

WARSZAWA
Muzeum Historyczne m. st. Warszawy
Archiwum Pañstwowe m. st. Warszawy
Rynek Starego Miasta 42
od 24 lutego do 20 marca 2005 r.

CZÊSTOCHOWA
Muzeum m. Czêstochowy
U.S.C. – Urz±d Miasta
ul. Focha 19/21
od 23 marca do 24 kwietnia 2005 r.

KRAKÓW
Pa³ac Sztuki TPSP
pl. Szczepañski 4
od 28 kwietnia do 29 maja 2005 r.

Wystawy we W³oszech:
LORETO
od 11 czerwca do 3 lipca 2005 r.

INNE SIEDZIBY W DZIESIÊCIU MIASTACH PROWINCJI ANKONY, ASCOLI PICENO, MACERATY, PESARO I URBINO
od 9 lipca 2005 r. do 31 maja 2006 r.

Wystawa zrealizowana przez:
Region Marche – Departament Kultury
Regionalny Instytut Historii Ruchu Wyzwoleñczego w Marche

We wspó³pracy z:
Ministerstwem Spraw Zagranicznych Republiki W³oskiej
Ambasad± W³och w Warszawie
Instytutem Kultury W³oskiej w Warszawie i Krakowie
Ministerstwem Spraw Zagranicznych Republiki Polskiej
Amabsad± Polski w Rzymie
Administracj± prowincji Ankony, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro i Urbino.
Krajowym Zrzeszeniem Partyzantów W³oskich – oddzia³em w Marche

Partnerzy zagraniczni:
Instytut Polski i Muzeum im. Gen. Sikorskiego w Londynie
Imperial War Museum w Londynie
Urz±d Miasta Warszawy
Museum Historyczne m. st. Warszawy
Muzeum Pañstwowe m. st. Warszawy
Urz±d Miasta Czêstochowy
Muzeum Miasta Czêstochowy
Urz±d Miasta Krakowa
Towarzystwo Przyjació³ Sztuk Piêknych w Krakowie
Muzeum Armii Krajowej w Krakowie
Krajowy Zwi±zek b. ¯o³nierzy PSZ na Zachodzie – Oddzia³ w Krakowie
Towarzystwo Przyja¼ni Polsko-W³oskiej im. P³k. Francesco Nullo

Odpowiedzialny za projekt:
Raimondo Orsetti

Komisarze wystawy:
Giuseppe Campana
Beata Jackiewicz
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PARTE Część I"Zdobycie Ankony"


Zdobycie Ankony - wielkiego portu nad Adriatykiem - okazało się bardzo korzystne dla 2 Korpusu oraz dla wojsk sprzymierzonych. Miało ono ogromne znaczenie dla dalszych działań sprzymierzonych we Włoszech i skróciło linie komunikacyjne 8 Armii. (Zródlo: “Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore adriatico”)
18 lipiec 1944 r.: Ułani Karpaccy przejeżdżają główną ulicą Ankony.


1. Tło historyczne
W nocy z dnia 9 na 10 lipca 1943 r. rozpoczyna się desant angielsko-amerykański na Sycylii. W dniu 25 lipca król Wiktor Emanuel III odwołuje ze stanowiska Benito Mussoliniego, szefa rządu faszystowskiego oraz powoduje jego aresztowanie. Zadanie utworzenia rządu zostaje powierzone marszałkowi Pietro Badoglio, który rozpoczyna tajne spotkania dla zawieszenia broni pomiędzy Włochami i Sprzymierzonymi. Szybkie zdobycie Sycylii przez wojska sprzymierzone oraz nowa sytuacja polityczna sprzyjają późniejszym postępom wojsk sprzymierzonych na półwyspie. 9 września 1943 r., nazajutrz po ogłoszeniu wiadomości o zawieszeniu broni, podpisanym przez Sprzymierzonych i rząd Badoglio oraz ucieczce króla i władz politycznych i wojskowych z Rzymu, oddziały sprzymierzone lądują na równinie koło Salerno. Na początku października 1943 r. miasta Neapol, Benevento, Bari, Foggia, Termoli są w rękach sprzymierzonych. W następnych miesiącach, z powodu silnego oporu niemieckiego, front stabilizuje się wzdłuż Linii Gustawa, która przebiega od ujścia rzeki Garigliano nad Morzem Tyrreńskim, aż na południe od Pescary, nad Morzem Adriatyckim. Pomimo desantu w Anzio, w styczniu 1944 r., ofensywa sprzymierzonych zostaje ponownie podjęta dopiero na wiosnę. Najważniejszym jej osiągnięciem jest zajęcie dniach 4 - 5 czerwca 1944 r. Rzymu, które ma miejsce dopiero po przełamaniu Linii Gustawa i walkach o Cassino. Pościg sprzymierzonych posuwa się w kierunku Florencji i Bolonii, podczas gdy Niemcy usiłują wycofać się w kierunku Linii Gotów, ufortyfikowanej linii obronnej, która przebiega na południe od La Spezia i Pesaro, usiłując równocześnie opóźnić postępy wojsk alianckich w miarę swych możliwości. W nowej sytuacji, gdy oddziały sprzymierzone znalazły się w fazie ofensywy, odczuwa się nadmierne wydłużenie linii komunikacyjnych. Wielkie magazyny w Neapolu, Taranto, Bari nie są już wystarczające i położone zbyt daleko dla nieprzerwanego zaopatrzenia oddziałów. W celu zabezpieczenia bardziej skutecznego zaopatrzenia, sprzymierzeni decydują się zdobyć porty w Livorno i w Ankonie. Od września 1943 r., region Marche, po uwolnieniu Mussoliniego przez Niemców, stanowi część Włoskiej Republiki Socjalnej i są okupowane przez Niemców. W czerwcu 1944 r., zadanie zdobycia portu w Ankonie zostaje powierzone przez dowódcę Alianckich Sił Zbrojnych we Włoszech, generała Harold’a Alexander’a, 2 Korpusowi Polskiemu, dowodzonemu przez generała Władysława Andersa. Żołnierze 2 Korpusu Polskiego przybyli do Włoch po długiej odysei. Byli to w zdecydowanej większości ludzie z terenów wschodniej Polski, zajętych we wrześniu 1939 r. przez Armię Czerwoną na podstawie sławetnego układu o nie-agresji zawartego między Związkiem Radzieckim a Niemcami nazistowskimi. Zostali oni deportowani do Związku Radzieckiego oraz zamknięci w więzieniach i przymusowych obozach pracy. Po inwazji Niemiec na Związek Radziecki w czerwcu 1941 r., rząd polski na uchodźstwie w Londynie, kierowany przez gen. Władysława Sikorskiego, osiąga z Sowietami porozumienie, zgodnie z którym z więźniów polskich zostaje utworzone Wojsko Polskie w Związku Radzieckim. Dowódcą wojska zostaje gen. Anders, którego Sowieci więzili na Łubiance. Gen. Andersowi udaje się, przy poparciu brytyjskim, uzyskać zgodę Stalina na opuszczenie przez polskie dywizje Związku Radzieckiego i ich przeniesienie najpierw do Persji, a następnie do Palestyny i Iraku. Tam w lipcu 1943 r. powstał 2 Korpus Polski, który, po intensywnym szkoleniu prowadzonym na sprzęcie brytyjskim i amerykańskim, zostaje skierowany do Włoch w okresie grudzień 1943 r. – kwiecień 1944 r. Po obsadzeniu odcinka na linii rzeki Sangro, 2 Korpusowi zostaje powierzone przez dowództwo alianckie zadanie zdobycia wzgórza klasztornego i masywu Monte Cassino, ostatniej przeszkody naturalnej przed Rzymem, niezwykle silnie bronionej przez Niemców. Rankiem 18 maja 1944 r. polska flaga powiewa nad ruinami opactwa. Przez wkład wniesiony Aliantom w walce przeciwko nazizmowi, Polacy mają nadzieję otrzymać wsparcie rządu brytyjskiego i amerykańskiego dla powrotu do ojczyzny i odrodzenia Polski wolnej, której zostałyby oddane tereny wschodnie zajęte przez Związek Radziecki. Żołnierze polscy walczą we Włoszech w imię historycznego hasła Legionów Dąbrowskiego: „Za wolność waszą i naszą”. Ich pragnienia były jednak skazane na niepowodzenie, gdyż Polska, zgodnie z nowym porządkiem europejskim, przyjętym przez potęgi zachodnie, wchodzi w sferę wpływu sowieckiego, przy czym jej część wschodnia kraju zostaje włączona do Związku Radzieckiego. Polscy żołnierze 2 Korpusu w większości odmawiają powrotu do Polski i ich przeznaczeniem będzie uchodźstwo i rozproszenie po rożnych częściach świata. Kilkuset żołnierzy, w szczególności ci, którzy poślubili włoskie dziewczęta, pozostaną we Włoszech.


2. Bitwa o Ankonę
17 czerwca 1944 r. 2 Korpus jako samodzielna wielka jednostka 8 Armii Brytyjskiej oficjalnie przejmuje odcinek adriatycki. W jego skład wchodzą dwie dywizje piechoty (3 Dywizja Strzelców Karpackich i 5 Kresowa Dywizja Piechoty); 2 Brygada Pancerna, złożona z trzech pułków (1 Pułku Ułanów Krechowieckich, 4 Pułku Pancernego „Skorpion”, 6 Pułku Pancernego „Dzieci Lwowskich”); Jednostki Korpuśne, w tym 2 Grupa Artylerii, różne służby i rozpoznawczy Pułk Ułanów Karpackich. Stan liczebny Korpusu, obejmujący również Pomocniczą Służbę Kobiet, wynosi łącznie około 43 tysięcy. Pod polskim dowództwem działają ponadto następujące formacje: niemal 25-tysięczny Włoski Korpus Wyzwolenia (CIL), dowodzony przez gen. Umberto Utili; 7 Pułk Huzarów - brytyjska jednostka rozpoznawczo-pancerna i licząca ok. 400 partyzantów „Brigata Maiella”, dowodzona przez Ettore Troilo. Ponadto oddział włoskich ochotników, którzy przeszli przeszkolenie komandosów, nazwany - 111 Kompania Ochrony Mostów, został przydzielony do Pułku Ułanów Karpackich. Siły niemieckie na odcinku adriatyckim składały się z dwóch uszczuplonych liczbowo dywizji piechoty (278 oraz 71), nie dysponujących bronią pancerną ani osłoną lotniczą. Były one jednak wyposażone w skuteczną artylerię, działa szturmowe oraz włoskie działa samobieżne M42, spełniające rolę przeciwpancernych, jak również w broń przeciwpancerną jednostkową. Odcinek nadbrzeżny powierzony został 278 Dywizji Piechoty, dowodzonej przez gen. Harry Hoppe. Pierwsze starcie z Niemcami, którzy zajęli linie obronne na linii rzeki Chienti, miało miejsce 21 czerwca 1944 r. W dniach 22 i 23 czerwca nastąpiło silne przeciwnatarcie Niemców, którzy jednak następnie, w dniach 28 i 29 wycofali się znad Chienti. 30 czerwca oddziały polskie wkroczyły do Maceraty, Potenzy Piceny, Civitanova Marche. Nowa linia obrony zostaje utworzona nad rzeką Musone a bitwa o zdobycie portu w Ankonie zostaje rozegrana w dwóch fazach. W pierwszej fazie (zwaną „bitwą loretańską” lub „wstępną bitwą o Ankonę”), rozpoczętej przekroczeniem Musone pod Loreto 2 lipca, 2 Korpus przystępuje do zdobycia niemieckich punktów oporu na północ od tej rzeki i jej dopływu Fiumicello. 4 lipca zostaje zajęte Castelfidardo, podczas gdy Osimo zdobyto 6 lipca po szczególnie ciężkich walkach: natarciu piechoty 3 Dywizji Strzelców Karpackich, wspartego czołgami 2 Brygady Pancernej oraz 7 Pułku Huzarów. Batalionom 5 Kresowej Dywizji Piechoty udaje się opanować, Montoro, S. Margherita, Centofinestre, Tornasano oraz, na północ od Musone, Palazzo del Cannone i Palazzo Simonetti. 9 lipca Dywizja „Nembo” Włoskiego Korpusu Wyzwolenia zdobywa Filottrano, a 13 lipca włoscy żołnierze wchodzą do Cingoli. Zajęcie pozycji dominujących w Castelfidardo, Osimo, Filottrano i Cingoli umożliwia decydujące działanie dla zdobycia portu w Ankonie. W głównej bitwie o Ankonę, która rozpoczęła się o świcie 17 lipca 1944 r., główny wysiłek 2 Korpusu zostaje skoncentrowany na osi Monte della Crescia-Polverigi-Agugliano. Formacje pancerne, we współpracy z piechotą, mają za zadanie rozwinąć manewr oskrzydlający, który, skierowany na północ, stawia za cel odcięcie sił niemieckich w kotle i ich zniszczenie. Próbuje się zatem zająć Ankonę w wyniku kompleksowego manewru prowadzonego od lewej, w głębi lądu, przygotowując równocześnie manewr dywersyjny na prawym skrzydle, aby Niemcy uwierzyli, że główny atak będzie miał miejsce wzdłuż pasa nadbrzeżnego. CIL ma za zadanie osłonić lewe skrzydło polskich formacji, oraz zdobyć Rustico i S. Maria Nuova. Bataliony 5 Wileńskiej Brygady Piechoty, wsparte ogniem artylerii i czołgami, uderzają na S. Paterniano i udaje im się, po zaciekłych walkach, zdobyć Monte della Crescia. W międzyczasie 3 batalion 3 Dywizji Strzelców Karpackich, wsparty czołgami, zajmuje S. Stefano. Natomiast czołgi 2 Brygady Pancernej i 7 Pułku Huzarów przeprawiają się przez rzekę Musone i posuwają w kierunku Casenuove, Croce di S. Vincenzo, Polverigi i Agugliano, zdobyte o świcie 18 lipca. Manewr oskrzydlający, prowadzony przez czołgi we współpracy z piechotą Dywizji Kresowej, rozwija się pomyślnie w kierunku Torrette, Chiaravalle, Falconara. Z powodu jednak utworzenia przez Niemców linii obronnych, zamknięcie kotła ma miejsce w rejonie Torrette dopiero popołudniu 18 lipca a u ujścia rzeki Esino popołudniu 19 lipca. Dlatego niektórym oddziałom niemieckim, mimo olbrzymich strat, udaje się wymknąć z okrążenia. Na odcinku nadmorskim, powierzonym piechocie Dywizji Strzelców Karpackich i Pułkowi Ułanów Karpackich, opór niemiecki jest stopniowo eliminowany. Dnia 18 lipca 1944 r., o godź. 14,30 Ułani Karpaccy wkraczają do Ankony. Bitwa o Ankonę była wielkim sukcesem strategicznym 2 Korpusu. Zaledwie w kilka dni po jej zdobyciu port w Ankonie zaczyna funkcjonować. Poza różnymi typami statków handlowych z zaopatrzeniem, mogą do niego przybijać zbiornikowce, a benzyna zostaje przez naftociąg przekazywana do magazynów Api w Falconarze. Stąd samochody-cysterny, ciężarówki i pociągi ruszają z zaopatrzeniem dla frontowych jednostek 8 Armii brytyjskiej. W początkach sierpnia przywrócona zostaje działalność lotniska w Falconarze, podczas gdy w całej strefie ankońskiej powstają składnice i magazyny alianckie. Posiadanie oraz zabezpieczenie portu w Ankonie wpłynie niebawem na decyzję aliantów, aby właśnie na odcinku adriatyckim przełamać Linię Gotów. Bitwa o Ankonę ma podstawowe znaczenie dla Polaków. Była to bardzo ważna i unikalna operacja w kampanii włoskiej, w której 2 Korpus działał w sposób prawie autonomiczny. Ma ona również wysoką wartość symboliczną dla Włochów, wykazując ich wolę walki o wyzwolenie ojczystego kraju. Równocześnie działania nad Adriatykiem u boku Polaków Włoskiego Korpusu Wyzwolenia, partyzantów z Maiella w Abruzzo i z regionu Marche oraz 111 Kompanii Ochrony Mostów odnowiły i utrwaliły, mające długą historyczną tradycję, polsko-włoskie braterstwo broni.

Część II: Atak na Linię Gotów


Bitwa o zdobycie pozycji nad rzeką Metauro była dla 2 Korpusu najcięższą po bitwie o Monte Cassino. W trakcie operacji na Linię Gotów, 2 Korpus współdziałał z 1 Korpusem Kanadyjskim i z 5 Korpusem Brytyjskim. Wieczorem, 2 września, cały obszar między Pesaro i Gradara został wyzwolony w wyniku działań polskich oddziałów. (Źródło. “Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore Adriatico”)
26 sierpień 1944 r.: w trakcie ofensywy na Linię Gotów, premier brytyjski W. Churchill spotyka się z gen. Andersem, dowódcą 2 Korpusu Polskiego.


1. Po zdobyciu Ankony: nowa strategia aliancka..
Po zdobyciu Ankony, 2 Korpus Polski nadal posuwa się naprzód, w kierunku północnym. Celem jest pościg i zniszczenie Niemców, którzy wycofują się w kierunku Linii Gotów. 19 lipca 1944 r. rzeka Esino zostaje przekroczona przez dwie grupy bojowe, każda złożona z jednej brygady dywizji piechoty i kilku innych jednostek. Następnego dnia oddziały zbliżyły się do rzeki Misa, nad którą Niemcy utworzyli nową linię frontu. Ponieważ opór niemiecki jest bardzo silny, do akcji wprowadzono obie dywizje polskie i Niemcy wycofują się na linię obronną, utworzoną między rzekami Misa i Cesano. 3 Dywizja Strzelców Karpackich jest ugrupowana w pasie wybrzeża adriatyckiego, a 5 Kresowa Dywizja Piechoty po jej lewicy, podczas gdy CIL działa jeszcze bardziej na zachód. 4 sierpnia oddziały polskie, które już 26 lipca weszły do Ostra, zajmują Senigallia, a 5 sierpnia CIL dociera do Ostra Vetere i Barbara. W tym właśnie okresie strategia aliantów ulega zmianie. Zdobycie portu w Ankonie, który stwarza znaczące korzyści w planie logistycznym, wpływa na przesunięcie w kierunku adriatyckiego stoku Apeninu osi ataku 8 Armii Brytyjskiej przeciwko Linii Gotów. 2 Korpusowi zostają powierzone nowe zadania, które przewidują zabezpieczenie drogi krajowej Nr. 76, ponieważ po niej mają się przemieszczać dwie wielkie jednostki: 1 Korpus Kanadyjski i 5 Korpus Brytyjski, które otrzymały rozkaz przeniesienia się na odcinek adriatycki do akcji przeciw Linii Gotów. Jednocześnie Polacy muszą opanować pozycje wyjściowe, z których Alianci będą przepuszczać szturm na Linię Gotów. 9 sierpnia rozpoczyna się natarcie na linię rzeki Cesano, prowadzone przez obie dywizje piechoty, przy wsparciu 2 Brygady Pancernej i 7 Pułku Huzarów. W ciągu dwóch dni walk, Polacy zdobywają Scapezzano, Monterado, Monte Porzio. 11 sierpnia zostają utworzone dwa przyczółki na rzece Cesano, podczas gdy CIL zajmuje linię grzbietu Corinaldo-Castelleone di Suasa. Walka o zdobycie pozycji nad rzeką Metauro trwa od 19 do 22 sierpnia i uczestniczy w niej cały Korpus Polski. Plan ataku, analogicznie do ustalonego podczas głównej bitwy o Ankonę, przewiduje zdecydowane natarcie wzdłuż osi Mondolfo - S. Costanzo, prowadzone przez 3 Dywizję Strzelców Karpackich oraz 5 Dywizję Kresową, a następnie wykonanie manewru oskrzydlającego przez pułki pancerne, wzdłuż linii grzbietu Monte Rosario-Montemaggiore. Całą akcję poprzedziły działania deywersyjne. Już 19 sierpnia, po zaciętych walkach, zostają zdobyte wzgórza „Il Vicinato” oraz S. Costanzo. Akcja 2 Brygady Pancernej doprowadza, w dniu 20 sierpnia, do zdobycia Monte Rosario: starcia są szczególnie ostre, ponieważ Niemcy posiadają czołgi Panther oraz niszczyciele czołgów Hornet. 21 sierpnia polskie czołgi są w Cerasa i w Monte S. Giovanni, podczas gdy piechota Dywizji Kresowej wchodzi do S. Giorgio di Pesaro i do Piagge. Wieczorem, 21 sierpnia, dochodzi do spotkania patroli dywizyjnych oraz pułków Brygady Pancernej. O świcie 22 sierpnia południowy brzeg rzeki Metauro, aż do Fossombrone, zastaje całkowicie opanowany przez Polaków. W wyniku tej bitwy, która z racji swej intensywności przypomina bitwę o Monte Cassino, siły niemieckie zostają znacznie osłabione, a jednocześnie zostają udostępnione Aliantom podstawy wyjściowe do natarcia na Linię Gotów.


2. Polacy zajmują Pesaro.
Po bitwie nad rzeką Metauro, 2 Korpus Polski działa w ramach 8 Armii Brytyjskiej w bezpośredniej współpracy z 1 Korpusem Kanadyjskim. Celem działań alianckich jest przełamanie Linii Gotów, wyzwolenie Pesaro oraz zdecydowane posuwanie się naprzód w kierunku Niziny Padańskiej. 2 Korpus, na swoim wąskim odcinku, który obejmuje obszar od linii wybrzeża do Montemaggiore, ma za zadanie posuwać się naprzód siłami 5 Kresowej Dywizji Piechoty od rzeki Metauro w kierunku rzeki Foglia, a następnie bataliony 3 Dywizji Strzelców Karpackich, mają przekroczyć rzekę Foglia w kierunku Monteluro. Zgrupowanie Kawalerii ma równocześnie posuwać się wzdłuż drogi krajowej Nr. 16, w kierunku na Pesaro. Działania zostają rozpoczęte, po intensywnym przygotowaniu artylerii, w nocy z 25 na 26 sierpnia, gdy dwa bataliony 5 Brygady Wileńskiej przeprawiają się przez rzekę Metauro. Dnia 26 sierpnia o godź. 20 Monte delle Forche jest w rękach polskiej piechoty. Następnie zostaje zdobyte Carignano oraz, przez Zgrupowanie Kawalerii, Monte Giove, podczas gdy w nocy z 27 na 28 sierpnia, Pułk Brytyjski “Household Cavalry” wkracza do Fano. Dnia 29 sierpnia, Polacy posuwają się naprzód aż do linii Monte Blilla – Monte Ballante i są w niedalekiej odległości od rzeki Foglia. Dnia 30 sierpnia, szwadronom Pułków Ułanów Karpackich oraz Household Cavalry udaje się przedostać do Pesaro, ale potem zostają zmuszeni do wycofania się. Włoski Korpus Wyzwolenia, który działa na lewym skrzydle, po zajęciu Pergola dnia 20 sierpnia posuwa się nadal w kierunku Cagli, rzeki Candigliotto i Acqualacqua, a od 25 sierpnia podlega 5 Korpusowi brytyjskiemu. CIL uczestniczy w wyzwoleniu Urbino (28 sierpnia), Urbania (29 sierpnia), Peglio (30 sierpnia), a od 30 sierpnia 1944 r. zawiesza wszelkie działania i zostaje przeniesiony do strefy przegrupowania. W dniach 1 i 2 września piechota 3 Dywizji Strzelców Karpackich przekracza rzekę Foglia i z S. Germano, po zaciętych walkach, posuwa się w kierunku wschodnim. Dzień 2 września jest dniem rozstrzygającym. Podczas gdy Ułani Karpaccy definitywnie wkraczają do Pesaro, piechota polska zmierza w kierunku Monte Boncio, a następnie w stronę morza, w kierunku na Fiorenzuola di Focaia, zamykając tym samym manewr oskrzydlający i zmuszając Niemców do wycofania się. Starcia na Linii Gotów okazują się szczególnie ciężkie dla 2 Korpusu Polskiego, który musi stawić czoła, poza fortyfikacjami niemieckimi, utworzonymi z wieżyczek czołgów zakopanych w ziemi, czołgom, niszczycielom czołgów, a także takim doborowym oddziałom jak 1 Dywizja Spadochronowa, z którą nasi piechurzy już się zetknęli pod Monte Cassino. Wspólna akcja trzech korpusów wojsk sprzymierzonych bardzo osłabia siły niemieckie i pozwala Sprzymierzonym wedrzeć się w umocnione linie obronne Linii Gotów, ale nie doprowadza do wyników zamierzonych na początku ofensywy. W październiku 1944 r., po okresie wypoczynku, 2 Korpus zostaje przeniesiony do Emilia-Romagna i do końca grudnia toczy ciężkie boje w Apeninie Emiliańskim. Z wyczerpaniem ofensywy alianckiej, front stabilizuje się na linii rzeki Senio. Działania zostają ponownie podjęte na wiosnę 1945 r. i po zaciekłych walkach czołowe oddziały 2 Korpusu Polskiego wkraczają 21 kwietnia, jako pierwsze do Bolonii, wnosząc jeszcze raz znaczący wkład w zwycięstwo Sprzymierzonych we Włoszech. W okresie 1944-1945, 2 Korpus Polski walczył na froncie włoskim przez 367 dni, wyłączając z akcji około 50 tysięcy żołnierzy niemieckich. Straty polskie na polu walki wynoszą 2197 zabitych i 8376 rannych. W szczególności, w trakcie walk, które miały miejsce w regionie Marche, od rzeki Chienti do rzeki Foglia, 2 Korpus poniósł straty wynoszące 753 zabitych (496 w bitwach o Ankonę oraz 257 w ataku na Linię Gotów) oraz 2877 rannych (odpowiednio: 1789 oraz 1088). Ogólne straty we Włoszech są jednak dużo wyższe i wynoszą około 17 tysięcy zabitych i rannych. Polegli żołnierze 2 Korpusu są pochowani na cmentarzach wojennych w Bolonii, Casamassima, Loreto i Montecassino.

Część III: "Okres powojenny"


W okresie powojennym 2 Korpus staje się ośrodkiem, ściągającym Polaków z całej Europy. We Włoszech tworzone są obozy dla cywilów oraz rozpoczynają się kursy zawodowe. Pojawiają się także szkoły o rożnych kierunkach i wielu młodych Polaków może uczęszczać na włoskie uniwersytety. Powstaje we Włoszech „Mała Polska”. (Źródło: „La Battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco).
1946 r.: młoda Polka - żołnierz Pomocniczej Służby Kobiet 2 Korpusu.

1. Oddzialy polskie w Marche

W okresie powojennym, po restrukturyzacji i wzmocnieniu 2 Korpusu, rozpoczętej we wrześniu 1944 r., dywizje piechoty zyskują trzecie brygady. Artyleria dysponuje dwoma nowymi pułkami artylerii średniej, podczas gdy jeden z pułków zostaje przekształcony w pułk artylerii ciężkiej. Brygada Pancerna staje się Dywizją Pancerną oraz zostają wzmocnione oddziały rozpoznawcze (kawaleria), saperskie, łączności i usług. Stan etatowy wzrasta łącznie do około 110 tysięcy żołnierzy. Wiele oddziałów 2 Korpusu stacjonuje w Marche. W Ankonie zostaje zakwaterowana siedziba Dowództwa Korpusu, a w pobliskich miejscowościach i gminach (Chiaravalle, Falconara, Jesi, Marzocca) stacjonują struktury logistyczne, magazyny, warsztaty. Dowództwo 3 Dywizji Strzelców Karpackich ma siedzibę w S. Benedetto del Tronto i w Cupra Marittima. Brygady piechoty są rozlokowane w następujący sposób: dowództwo 1 Brygady i 1 Batalionu w Pesaro, dowództwo 2 Brygady w Grottammare, a następnie w Pedaso i Ripatransone, podczas gdy 4 batalion kwateruje w Carassai, 5 w Montefiore dell’Aso, 6 w Campofilone; dowództwo 3 Brygady i 8 Batalionu mieści się w Senigallii, 7 Batalionu w Jesi i 9 Batalionu w Falconarze. Pułki pancerne rozlokowane są następująco: 1 w Porto Civitanova i w Osimo; 4 w Potenza Picena, 6 w Recanati. Artyleria 3 Dywizji ma siedzibę w Porto d’Ascoli, Offida i Colli del Tronto, podczas gdy artyleria jednostek korpuśnych jest rozlokowana w Torre S. Patrizio, Treia, Monte S. Giusto, S. Ginesio, a następnie w Fermo, Porto S.Elpidio, S.Elpidio, S. Severino. Oddziały kawalerii są w Civitanova Alta i Montecosaro (Ułani Karpaccy), w Petritoli i Monterubbiano (Ułani Lubelscy), Cingoli (Ułani Podolscy). Pomocnicza Służba Kobiet dysponuje oddziałem w Porto Recanati (316 Kompania transportowa), oraz w Porto Civitanova (317 Kompania transportowa), a w Porto S. Giorgio stacjonuje 385 Kompania łączności. W zakresie służby zdrowia, w Ankonie ma siedzibę 7 Szpital wojenny, w Senigalii 3 Szpital wojenny, w Loreto 5 Polowy Szpital Ewakuacyjny. Dowództwo bardzo dba o dobrobyt żołnierzy przez tworzenie kantyn, restauracji i świetlic, organizowanych zwłaszcza przez Pomocniczą Służbę Kobiet. W Porto S. Giorgio zostaje otwarty dom wypoczynkowy dla żołnierzy. Intensywnie praktykowana jest aktywność w różnych dyscyplinach sportowych. Z dwóch grup teatralnych jedna wystawia komedie, podczas gdy druga spektakle rewiowe i rozrywkowe, przedstawienia taneczne i koncerty. W Ankonie działa także rozgłośnia 2 Korpusu.

2. Kursy zawodowe i szkoły.
Szczególną troską Dowództwa było stworzenie szkół dla żołnierzy 2 Korpusu. Poza specjalistycznymi kursami wojskowymi (szkoła artylerii przeciwlotniczej w S. Ginesio, szkoła łączności w Falkonarze, kursy dla funkcjonariuszy żandarmerii w Jesi, Senigallii oraz w Urbino, szkoła kartografii dla ochotniczek w Recanati), Dowództwo 2 Korpusu organizuje także kursy zawodowe, szkoły średnie i maturalne. I tak, w Fermo istnieje szkoła techników mechanicznych, w S. Severino odbywają się kursy techniczne, w Macerata prowadzone są kursy kroju i szycia dla ochotniczek, w Porto S. Giorgio istnieje szkoła średnia i gimanzjum dla ochotniczek, w Ankonie odbywają się kursy pielęgniarskie, a w Sarnano i Amandola działa gromadzące liczne grono młodzieży żołnierskiej gimnazjum i liceum 3 Dywizji Strzelców Karpackich. Ten aspekt kulturalny ma istotne znaczenie, ponieważ jest dowodem stałego zainteresowania generała Andersa swoimi żołnierzami i stanowi dodatkowe potwierdzenie jego podwójnej roli: wybitnego dowódcy wojskowego oraz osobistości politycznej o wysokich walorach moralnych. Gen. Anders stara się stworzyć, z technicznego punktu widzenia, ramy tego co miało stać się nową armią Polski. Mimo rozwiania nadziei na powrót do Polski wolnej i o przywróconej integralności terytorialnej, kursy zawodowe i szkolne, grupując wielu studentów-żołnierzy na włoskich uniwersytetach, przejmują zadanie przygotowania mężczyzn i kobiet 2 Korpusu do życia cywilnego. 2 Korpus wydaje także gazety, czasopisma, podręczniki szkolne, opracowania historyczne, instrukcje, powieści, zbiory poezji. Całokształt tej działalności doprowadza do tego, że we Włoszech, dzięki gen. Andersowi, powstaje „Mała Polska”, która wkrótce stanie się punktem odniesienia dla Polaków w całej Europie, gdyż tutaj utworzono wszystkie elementy życia społecznego i kulturalnego ich kraju. Polacy nabierają właśnie we Włoszech – a w szczególności w regionie Marche – w szkołach i przez publikacje 2 Korpusu, siły duchowej oraz doświadczeń zawodowych i kulturalnych, które będą im potrzebne, aby stawić czoła nowej, trudnej rzeczywistości uchodźstwa i rozproszenia po wszystkich zakątkach świata. Jednocześnie potwierdzają się i utrwalają historyczne więzi przyjaźni między Polakami i Włochami, wynikające ze wspólnych korzeni kulturowych. W Marche, do dziś żywa jest pamięć o tych dniach, tym bardziej żywa i obecna w sercu obywateli, iż zachowana na Cmentarzu Wojennym w Loreto, na którym spoczywają żołnierze polscy, którzy walczyli za wolność Polski i Włoch.

REGIONE MARCHE

WYSTAWA FOTOGRAFICZNA
Opracowanie: Giuseppe Campana - Beata Jackiewicz - Raimondo Orsetti - Scenariusz: Giuseppe Campana
Druk:
: Digital Studio di Mario Cotoloni Osimo
Współpraca: Mario Fratesi - Wojciech Narebski - Laura Giulianelli - Sergio Molinelli Instytut Polski i Muzeum im. gen. Sikorskiego w Londynie

Obejrzałeś wystawę? Wyślij swoją opinię na nasz adres: Regione Marche - Servizio Tecnico alla Cultura

Fotografowie 2 Korpusu Polskiego, którzy działali w Marche: A. Chrusciel - K. Hrynkiewicz - J. Kubica - F.Maliniak - J. Michalski - L. Romanska - T. Szumanski
Wszytkie fotografie przedstawione na wystawie, z wyjątkiem innego wskazania, przytoczonego pod opisem, pochodzą z Instutytu Polskiego i Muzeum im. gen. Sikorskiego w Londynie.

 

IL II CORPO D'ARMATA POLACCO NELLE MARCHE 1944-1946

IL PROGETTO CULTURALE “LE MARCHE IN GUERRA”

La mostra che viene presentata è una delle innumerevoli iniziative del progetto culturale “Le Marche in guerra”, ideato, promosso e gestito dalla Regione Marche – Dipartimento Sviluppo Economico – Servizio Tecnico alla Cultura, in collaborazione con l’ Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche.
Sovrintende la gestione del progetto un comitato scientifico coordinato da Raimondo Orsetti e composto dai seguenti membri: Krzysztof Barbarski, Giuseppe Campana, Mario Fratesi, Beata Jackiewicz Orsetti, Sergio Molinelli, Wojciech Narebski, Michal Olizar, Massimo Papini, Luisella Pasquini e Krzysztof Strzalka.
Gli obiettivi del progetto sono i seguenti: 
- ricercare e recuperare le fonti documentarie degli avvenimenti di guerra e post – bellici (1943 – 1946) riferiti alla liberazione della Regione Marche;
- catalogare le fonti documentarie (immagini, filmati, documenti militari, documenti personali, testimonianze, ecc…) costituendo una apposita sezione denominata Fondo Generale W. Anders all’interno della banca dati del Sistema Informativo del Patrimonio Culturale della Regione Marche (S.I.R.Pa.C.);
- rendere fruibili e divulgare a mezzo internet i dati raccolti nella sezione denominata Fondo Generale W. Anders;
- condurre accurati studi, anche in collaborazione con studiosi, storici, accademici di chiara fama nazionale ed internazionale sul materiale recuperato e comunque esistente, al fine di riscrivere – in un’epoca ormai post ideologica – la pagina di storia che va dal 1944 al 1946 e che ha come scenario delle operazioni belliche e post belliche, la Regione Marche, la comunità civile regionale, le operazioni militari delle forze che si opponevano (Alleati e Tedeschi), la lotta partigiana e l’attività del neo ricostituito Esercito Italiano;
- valorizzare le fonti oggetto della ricerca ed i fondi documentari acquisiti e comunque esistenti, mediante iniziative che portino alla divulgazione del materiale documentario raccolto e che siano rivolte, in modo particolare, al mondo delle scuole affinché la memoria storica venga conosciuta e non dimenticata.
I risultati finora conseguiti sono stati i seguenti:
- acquisizione, in copia, dell’intero fondo documentario riferito al territorio regionale delle Marche (7.500 immagini) esistente presso il Polish Institute & Sikorski Museum di Londra ed analogamente, per 400 immagini, dagli archivi militari inglesi dell’ Imperial War Museum di Londra;
- acquisizione, in copia, dal Polish Institute & Sikorski Museum di Londra e dall’ Imperial War Museum di Londra, di filmati inediti per la durata complessiva di 6 ore circa di visione;
- acquisizione, in copia, di un rilevante quantitativo di documentazione di interesse storico, militare e sociale;
- catalogazione delle immagini, dei filmati e dei documenti inseriti nella banca dati del Sistema Informativo del Patrimonio Culturale della Regione Marche (S.I.R.Pa.C.) denominata Fondo Generale W. Anders, di recente costituzione;
- realizzazione della sezione Le Marche in guerra sul portale della cultura Regione Marche (sito web: www.cultura.marche.it);
- pubblicazione del volume “Ancona 1944 – immagini dei fotografi di guerra inglesi e polacchi” di G. Campana - R. Orsetti, Regione Marche e Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche, Ancona 2004 (già effettuata una prima ristampa);
- realizzazione delle seguenti mostre fotografiche: 
“18 luglio 1944 - la liberazione di Ancona”, Ancona Mole Vanvitelliana dal 18 luglio al 30 settembre 2004, a cura del Comune di Ancona e dell’Ambasciata di Polonia a Roma; 
“Il Secondo Corpo d’Armata polacco e la liberazione di Osimo – 6/18 luglio 1944”, Osimo Centro Attività Culturali San Silvestro, dall’ 11 al 30 settembre 2004, in collaborazione con il Comune di Osimo e con il Lions Club;
“Il Secondo Corpo d’armata polacco: le battaglie di Castelfidardo e di Osimo per la presa di Ancona: 1 - 19 luglio 1944”, Castelfidardo, dal 19 novembre al 31 dicembre 2004, in collaborazione con il Comune di Castelfidardo, la sezione di “Italia Nostra” e la Fondazione Ferretti;
“Quota 360 – la battaglia per la conquista del Monte della Crescia”, Offagna, dal 22 gennaio al 25 aprile 2005, in collaborazione con il Comune di Offagna.

- ciclo di trasmissioni (6 puntate) realizzate da RAI MARCHE con utilizzo dei filmati acquisiti da Londra, messe in onda tra ottobre/novembre 2004;
- intestazione di un parco pubblico alla memoria del Gen. Anders, in località San Paterniano di Osimo, iniziativa promossa dal Lions Club di Osimo e dal Comune di Osimo (maggio 2004).

Le iniziative da realizzare tra il 2005 ed il 2006 riguardano:
- completamento dell’ attività di ricerca e di studio finalizzata all’organizzazione di un convegno internazionale da realizzarsi ad Ancona, con pubblicazione finale degli atti (2006);
- realizzazione della mostra fotografica itinerante da esporre nelle sedi di Varsavia, Czestochowa, Cracovia ed in almeno altre 15 sedi marchigiane dal titolo: “Il Secondo Corpo d’Armata polacco nelle Marche: 1944 – 1946”, (2005-2006);
- realizzazione di una importante pubblicazione sull’identico tema della mostra (2005);
- sostenere eventuali iniziative culturali che siano promosse nel territorio, su questi argomenti, da altri soggetti pubblici e privati.

La Regione Marche e l’ Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche desiderano ringraziare quanti hanno collaborato per la buona riuscita dell’iniziativa. Desiderano rivolgere, in particolare, un sentito ringraziamento al Polish Institute & Sikorski Museum di Londra, senza la cui totale disponibilità nel fornire documentazione ed informazioni, sia il progetto generale, sia la mostra non sarebbero state realizzate.

ISTITUTO REGIONALE PER LA STORIA DEL MOVIMENTO DI LIBERAZIONE NELLE MARCHE

IL II CORPO D’ARMATA POLACCO NELLE MARCHE: 1944-1946
MOSTRA FOTOGRAFICA DEI FONDI DELL’ARCHIVIO DEL POLISH INSTITUTE & SIKORSKI MUSEUM DI LONDRA

Con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana e del Presidente della Città di Varsavia

Sedi espositive in Polonia:

VARSAVIA
Museo Storico della Città di Varsavia
Rynek Starego Miasta, 28/42 
dal 24 febbraio al 28 marzo 2005

CZESTOCHOWA 
Museo Civico di Czestochowa
U.S.C. – Palazzo Municipale
ul. Focha 19/21
dal 2 aprile al 24 aprile 2005

CRACOVIA 
Palazzo delle Belle Arti 
pl. Szczepanski, 4
dal 28 aprile al 29 maggio 2005

Sedi espositive in Italia: 
LORETO 
dal 11 giugno al 3 luglio 2005

ALTRE DIECI SEDI NELLE PROVINCE DI ANCONA, ASCOLI PICENO, MACERATA , PESARO E URBINO
dal 9 luglio 2005 al 31 maggio 2006

Mostra promossa e realizzata da
Regione Marche – Dipartimento Sviluppo Economico – Servizio Tecnico alla Cultura
Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche

In collaborazione con
Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana
Ambasciata d’Italia a Varsavia
Istituto Italiano di Cultura – sedi di Varsavia e di Cracovia

Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia
Ambasciata di Polonia a Roma

Amministrazioni provinciali di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro e Urbino

Associazione Nazionale Partigiani Italiani – sezione delle Marche

Partner stranieri
Polish Institute & Sikorski Museum di Londra
Imperial War Museum di Londra 
Comune di Varsavia
Museo Storico di Varsavia
Archivio di Stato di Varsavia
Comune di Czestochowa
Museo Civico di Czestochowa
Comune di Cracovia
Associazione degli Amici delle Belle Arti di Cracovia
Museo dell’Armata Nazionale “Krajowa” di Cracovia
Istituto della Memoria Nazionale – sezione di Cracovia
Associazione Nazionale ex soldati delle Forze Armate Polacche in Occidente – sezione di Cracovia
Associazione per l’Amicizia Polacco – Italiana

Responsabile del progetto
Raimondo Orsetti

Mostra a cura di
Giuseppe Campana
Beata Jackiewicz 
Raimondo Orsetti

Con la collaborazione di
Mario Fratesi 
Laura Giulianelli 
Sergio Molinelli 
Wojciech Narebski
Michal Olizar
Massimo Papini
Stanislaw Zurakowski

Catalogo della mostra a cura di
Giuseppe Campana

Comitato Scientifico
Krzysztof Barbarski 
Giuseppe Campana
Mario Fratesi
Beata Jackiewicz 
Sergio Molinelli
Wojciech Narebski
Michal Olizar
Raimondo Orsetti
Massimo Papini
Luisella Pasquini
Krzysztof Strzalka 

Coordinamento organizzativo
Sergio Molinelli

Coordinamento amministrativo
Aurora Greco

Crediti fotografici
The Polish Institute & Sikorski Museum di Londra
Imperial War Museum di Londra
Archivio Fotografico Regione Marche
Archivio Fotografico Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche
Giuseppe Campana

Gestione e promozione
Regione Marche
Dipartimento Sviluppo Economico
Servizio Tecnico alla Cultura
Via Trieste, 21 – 60124 Ancona
www. cultura.marche.it

Chiara & Associati
Viale Andrea Doria, 24 - 20124 Milano
www.chiara-associati.it

Progetto grafico e allestimento a cura di
Digital Studio di Mario Cotoloni - Osimo

Progetto sezione Internet:

CURA, PROGETTAZIONE e REALIZZAZIONE
Regione Marche, Servizio tecnico alla cultura

RESPONSABILE DEL PROGETTO
Raimondo Orsetti

WEB MASTER & DEVELOPER
Valentino Torbidoni

WEB CONTENT MANAGEMENT
Laura Giulianelli
Beata Jackiewicz

Sponsor
Prometeo Spa – fornitori di energia - Ancona
www.prometeoenergia.it

PARTE I: "LA CONQUISTA DI ANCONA"


La conquista di Ancona si rivelò di grande utilità per il II Corpo e per gli Alleati, perché li fornì di un grande porto adriatico. Il possesso di Ancona rese possibili ulteriori operazioni alleate in Italia e accorciò le linee di comunicazione dell’8^ Armata. (Da: “Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore adriatico”)
Immagine: 18 luglio 1944: i "Lancieri dei Carpazi" sfilano lungo la via principale di Ancona.


1. I precedenti
Nella notte tra il 9 ed il 10 luglio 1943 inizia lo sbarco angloamericano in Sicilia. Il 25 luglio il re Vittorio Emanuele III destituisce Benito Mussolini, capo del governo fascista e lo fa arrestare. L’incarico di formare il governo viene affidato al maresciallo Pietro Badoglio, che avvia incontri segreti per un armistizio tra l’Italia e gli Alleati. La rapida conquista della Sicilia da parte degli Alleati e la nuova situazione politica favoriscono l’ulteriore impegno alleato nella penisola. Il 9 settembre 1943m all’indomani dell’annuncio dell’armistizio firmato tra Alleati e governo Badoglio e della fuga del re e delle autorità politiche e militari da Roma, le truppe alleate sbarcano nella piana di Salerno. Ai primi di ottobre del 1943 le città di Napoli, Benevento, Bari, Foggia, Termoli sono in mano alleata. Ma, nei mesi seguenti, a causa della forte resistenza tedesca, il fronte si stabilizza lungo la Linea Gustav, che corre dalla foce del fiume Garigliano, sul Mar Tirreno, fino a sud di Pescara, sul Mar Adriatico. Nonostante lo sbarco di Anzio del gennaio 1944, l’offensiva alleata potrà riprendere solo nella primavera: il risultato più importante è la conquista di Roma, il 4 – 5 giugno 1944, che può avvenire solo dopo lo sfondamento della Linea Gustav e le battaglie di Cassino. L’inseguimento alleato prosegue in direzione di Firenze e di Bologna, mentre i tedeschi tentano di ripiegare verso la Linea Gotica, una linea difensiva che corre tra sud di La Spezia e Pesaro, ritardando al tempo stesso, il più possibile, l’avanzata alleata. Questa nuova situazione, che vede le truppe alleate in fase offensiva, provoca un allungamento delle linee di comunicazione. I grandi depositi di Napoli, Taranto, Bari non sono più sufficienti per rifornire con continuità le truppe. Allo scopo di provvedere con più efficacia ai rifornimenti, gli Alleati decidono la conquista die porti di Ancona e di Livorno. Dal settembre del 1943 le Marche, dopo che Mussolini era stato liberato dai tedeschi, fanno parte della Repubblica Sociale Italiana e sono occupate dai tedeschi. Nel giugno del 1944, il compito di conquistare il porto di Ancona viene affidato dal comandante delle Armate Alleate in Italia, generale Harold Alexander, al II Corpo d’Armata polacco, comandato dal tenente generale Wladyslaw Anders. I soldati del II Corpo polacco erano arrivati in Italia dopo una lunga odissea. Si tratta, in gran parte, dei militari catturati nel settembre del 1939 dall’Armata Rossa, che aveva invaso la Polonia orientale in base al famigerato patto di non aggressione stipulato tra Unione Sovietica e Germania nazista. I polacchi erano stati deportati in Unione Sovietica e rinchiusi in prigioni e in campi di lavoro forzato. Dopo l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, avvenuta nel giugno del 1941, il governo polacco in esilio di Londra, guidato dal generale Wladyslaw Sikorski, raggiunge con i sovietici un accordo, secondo il quale con i polacchi prigionieri verrà costituita un’Armata polacca in Unione Sovietica. Al comando dell’Armata viene posto il gen. Anders, che i sovietici avevano fatto prigioniero e rinchiuso nel carcere della Lubianka. Il gen. Anders riesce ad ottenere, con l’appoggio britannico, che i polacchi lascino l’Unione Sovietica e si trasferiscano prima in Persia e poi in Iraq. Nasce così, nel luglio del 1943, il II Corpo d’Armata polacco che, dopo un intenso addestramento condotto con materiali britannici e americani, viene inviato in Italia nel periodo dicembre 1943 – aprile 1944. Dopo aver presidiato un settore sulla linea del fiume Sangro, al II Corpo polacco viene affidato il compito, dal comando alleato, di conquistare la collina del Monastero di Montecassino, ultima barriera naturale, ben difesa dai tedeschi, prima di Roma. Nella mattina del 18 maggio 1944 la bandiera polacca sventola sulle rovine dell’abbazia. Con il contributo dato agli Alleati nella lotta contro il nazismo, i polacchi sperano di ottenere il sostegno dei governi britannico e americano per il ritorno in Patria e per la nascita di una libera Polonia alla quale fossero state restituite le regioni orientali occupate dall’Unione Sovietica. I soldati polacchi combattono in Italia all’insegna del motto: “Per la vostra e nostra libertà”. Ma le loro aspirazioni sono destinate a cadere in quanto la Polonia, in base ai nuovi equilibri europei accettati dalle potenze occidentali, entra sotto la sfera di influenza sovietica, mentre la zona orientale del Paese viene incorporata nell’Unione Sovietica. I polacchi del II Corpo si rifiutano in maggioranza di tornare in Polonia e il loro destino sarà quello dell’esilio e della dispersione in ogni parte del mondo. Alcune centinaia di soldati, in particolare coloro che hanno sposato ragazze italiane, rimarranno in Italia.


2. La battaglia di Ancona.
Dal 17 giugno 1944 il II Corpo polacco assume ufficialmente il comando del Settore Adriatico. L’unità, che dal punto di vista operativo dipende dall’ 8^ Armata britannica, è costituita da due divisioni di fanteria (3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e 5^ Divisione “Kresowa”); dalla 2^ Brigata corazzata, formata da tre reggimenti (1° Reggimento “Lancieri di Krechowce”, 4° Reggimento “Scorpione”, 6° Reggimento “Bambini di Lwòw”); dalle truppe di Corpo d’Armata, composte di artiglieria, di servizi e del Reggimento esplorante “Lancieri dei Carpazi”. Gli effettivi, che comprendono anche il “Servizio Ausiliario Femminile”, sono in totale circa 43 mila. Sotto il comando polacco operano le seguenti formazioni: il Corpo Italiano di Liberazione (CIL), comandato dal gen. Umberto Utili e con un organico di circa 25 mila uomini; il 7° Reggimento “Ussari”, una unità esplorante – corazzata britannica; i partigiani, circa 400, della Banda “Patrioti della Maiella”, comandati da Ettore Trailo. Un reparto di volontari italiani, la 111^ Compagnia Difesa Ponti, affianca i polacchi dopo essere stato addestrato come commando. Le forze tedesche contrapposte sono costituite da due divisioni (278^ e 71^), a organici ridotti, prive di carri armati e di copertura aerea, ma dotate di un’efficace artiglieria, di cannoni d’assalto e di semoventi italiani M42, impiegati in ruolo controcarro, e di armi controcarro individuali. Il settore costiero è affidato alla 278^ Divisione di Fanteria, comandata dal gen. Harry Hoppe. I primi contatti con i tedeschi, che sono schierati sulla linea del fiume Chienti, avvengono il 21 giugno 1944. Tra il 22 ed il 23 giugno si verifica un forte contrattacco dei tedeschi, che poi tra il giorno 28 ed il 29 ripiegano dal Chienti. Il 30 giugno truppe polacche entrano a Macerata, Potenza Picena, Civitanova Marche. La nuova linea è ora costituita dal fiume Musone e le battaglie per la conquista del porto di Ancona si svolgono in due fasi. Nella prima fase (Battaglia di Loreto o Prima Battaglia di Ancona), avviata da Loreto il 2 luglio, il II Corpo procede alla conquista dei capisaldi tedeschi a nord del fiume Musone e del torrente Fiumicello. Il 4 luglio viene presa Castelfidardo, mentre Osimo è conquistata il 6 luglio dopo combattimenti particolarmente duri: ad operare sono i fanti della Divisione “Fucilieri dei Carpazi” con l’appoggio dei carri armati della 2^ Brigata corazzata e del 7° Reggimento “Ussari”. La Divisione “Kresowa” riesce ad occupare Monitoro, S. Margherita, Centofinestre, Tornasano e, a nord del Musone, Palazzo del Cannone e Palazzo Simonetti, di fronte al San Paterniano di Osimo. Il 9 luglio il CIL (reparti della Nembo) conquista Filottrano ed il 13 luglio i soldati italiani entrano in Cingoli. L’occupazione delle posizioni dominanti di Castelfidardo, Osimo, Filottrano e Cingoli rende possibile l’azione decisiva per la conquista del porto di Ancona. Nella Seconda Battaglia di Ancona, che ha inizio all’alba del 17 luglio 1944, lo sforzo principale del II Corpo viene concentrato sull’asse Monte della Crescia – Polverigi – Agugliano. Le formazioni corazzate, in cooperazione con la fanteria, hanno il compito di sviluppare una manovra aggirante che, puntando verso nord, si propone di chiudere le forze tedesche in una sacca e di distruggerle. Si tenta dunque di prendere Ancona con una complessa manovra condotta a sinistra, nell’entroterra della città, impostando al tempo stesso una manovra diversiva sulla destra, per far credere ai tedeschi che l’attacco principale sarebbe avvenuto lungo la fascia costiera. Il CIL ha il compito di coprire il fianco sinistro delle formazioni polacche e di conquistare Rustico e Santa Maria Nuova. I fanti della 5 Brigata “Wilno” della Divisione “Kresowa”, con il sostegno dell’artiglieria e dei carri armati, investono San Paterniano di Osimo e riescono alla fine, dopo aspri combattimenti, a conquistare Monte della Crescia. Nel frattempo i fanti del 3 battaglione della 3 Divisione “Fucilieri dei Carpazi”, appoggiati da carri armati, occupano S. Stefano di Osimo. Nel loro settore i carri armati della 2^ Brigata e del 7° “Ussari” attraversano il fiume Musone ed avanzano verso Casenuove di Osimo, Croce di San Vincenzo, Polverigi ed Agugliano, conquistata all’alba del 18 luglio. La manovra aggirante, condotta dai carri armati in cooperazione con i fanti della “Kresowa”, prosegue verso Torrette, Chiaravalle, Falconara. Ma, a causa delle linee difensive impostate dai tedeschi, la chiusura della sacca può avvenire a Torrette nel pomeriggio del 18 luglio e, alla foce del fiume Esino, nel pomeriggio del 19 luglio. Alcuni reparti tedeschi riescono così a sfuggire all’accerchiamento, pur subendo perdite fortissime. Nel settore costiero, affidato ai fanti della Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e al Reggimento Lancieri dei Carpazi, la resistenza tedesca viene progressivamente eliminata. Alle 14,30 del 18 luglio 1944 i “Lancieri dei Carpazi” entrano in Ancona. Le battaglie di Ancona si concludono con un grande successo strategico. Il porto di Ancona, entro pochi giorni dalla conquista, viene messo in condizioni di funzionare. Oltre ai vari tipi di navi per rifornimenti, possono attraccare anche navi cisterna: il carburante, per mezzo di un oleodotto, viene inviato al Deposito Api di Falconara. Di qui partono poi autocisterne, camion e treni per rifornire nelle zone avanzate l’ 8^ Armata britannica. Dai primi di agosto rientra in funzione l’aeroporto di Falconara, mentre in tutta l’area anconetana sorgono depositi e magazzini alleati. Il possesso e la messa in sicurezza del porto di Ancona influiranno poi, nelle settimane seguenti, sulla decisione alleata di tentare proprio nel Settore Adriatico lo sfondamento della Linea Gotica. La battaglia di Ancona ha una fondamentale importanza per i polacchi: si tratta dell’unica grande operazione condotta in Italia in cui il II Corpo agisce in modo pressoché indipendente. Pari elevato valore simbolico rivestono per gli italiani, che sono al fianco dei polacchi con il Corpo Italiano di Liberazione, con la 111^ Compagnia Difesa Ponti, con i partigiani abruzzesi e delle Marche, mostrando la loro volontà di combattere per la liberazione dell’Italia. La fratellanza d’armi tra polacchi ed italiani si consoliderà sempre di più nel corso di tutta la campagna adriatica.

PARTE II: "L'ATTACCO ALLA LINEA GOTICA"


La battaglia per la conquista della linea del fiume Metauro fu per il II Corpo la più intensa dopo quella di Montecassino. Nel corso delle operazioni contro la Linea Gotica il II Corpo polacco agì con il I Corpo canadese e con il V Corpo britannico. Nella serata del 2 settembre l’intera zona tra Pesaro e Gradara era stata liberata ad opera di unità polacche. (Da. “Rapporto sulle operazioni del II Corpo polacco nel settore Adriatico”)
Immagine: 26 agosto 1944: nel corso dell’offensiva contro la Linea Gotica, il Primo ministro britannico W. Churchill incontra il gen. W. Anders, comandante del II Corpo polacco.


1. Dopo Ancona: la nuova strategia alleata.
Dopo la conquista di Ancona, prosegue l’avanzata del II Corpo polacco verso nord. L’obiettivo è quello di inseguire e logorare i tedeschi che si stanno ritirando verso la Linea Gotica. Il 19 luglio 1944 viene superato il fiume Esino da parte di due Gruppi di combattimento, uno per ogni divisione di fanteria del Corpo, e il giorno successivo le truppe si trovano in vicinanza del fiume Misa, che costituisce ora la nuova linea del fronte. Poiché le resistenze tedesche sono forti, entrano in azione entrambe le divisioni polacche ed i tedeschi si ritirano lungo una linea difensiva situata tra il fiume Misa ed il fiume Cesano. La 3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” è schierata sulla fascia costiera adriatica e la 5^ Divisione “Kresowa” alla sua sinistra, mentre il CIL opera ancora più ad ovest. Il 4 agosto le truppe polacche, che già il 26 luglio erano entrate a Ostra, occupano Senigallia e il 5 agosto il CIL arriva a Ostra Vetere e Barbara. Ma proprio in questo periodo la strategia alleata subisce un cambiamento: la conquista del porto di Ancona, che porta notevoli vantaggi sul piano logistico, contribuisce ad indurre gli Alleati a spostare sul versante adriatico l’asse di attacco dell’ 8^ Armata britannica contro la Linea Gotica. Al II Corpo vengono così affidati nuovi compiti che prevedono la messa in sicurezza della Strada Statale N. 76, in quanto dovrà essere percorsa dalle due unità, I Corpo canadese e V Corpo britannico, che hanno avuto l’ordine di trasferirsi nel settore adriatico per l’azione contro la Linea Gotica. Al tempo stesso i polacchi devono impadronirsi delle posizioni di partenza da cui gli Alleati sferreranno l’attacco contro la Linea Gotica. Dal 9 agosto inizia l’attacco contro la linea del fiume Cesano, condotto da entrambe le divisioni di fanteria con l’appoggio della 2^ Brigata corazzata e del 7° Reggimento “Ussari”. Nei due giorni della battaglia i polacchi conquistano Scapezzano, Monterado, Monte Porzio: l’ 11 agosto vengono stabilite due teste di ponte sul fiume Cesano, mentre il CIL occupa la linea di cresta Corinaldo – Castelleone di Suasa. La battaglia per la conquista della linea del fiume Metauro dura dal 19 al 22 agosto e ad essa prende parte l’intero Corpo polacco. Il piano di attacco, analogo a quello impostato durante la Seconda Battaglia di Ancona, prevede una decisa azione lungo l’asse Mondolfo – San Costanzo, condotta dalla 3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” e dalla 5^ Divisione “Kresowa”, accompagnata da una manovra di aggiramento delle formazioni corazzate lungo la linea di cresta Monte Rosario - Montemaggiore. Attacchi diversivi precedono l’intera azione. Già il 19 agosto, dopo duri combattimenti, vengono conquistate la collina “Il Vicinato” e S. Costanzo. L’azione della 2^ Brigata corazzata porta il 20 agosto alla conquista di Monte Rosario: gli scontri sono particolarmente intensi perché i tedeschi dispongono di carri armati Panther e di cacciacarri pesanti Nashorn. Il 21 agosto i carri armati polacchi sono a Cerasa e a Monte S. Giovanni, mentre i fanti della “Kresowa” entrano a S. Giorgio di Pesaro e Piagge. Nella sera del 21 agosto avviene il contatto tra le pattuglie divisionali e le formazioni della Brigata corazzata. All’alba del 22 agosto la sponda meridionale del fiume Metauro, fino a Fossombrone, viene del tutto occupata dai polacchi. Con questa battaglia, che per la sua intensità ricorda quella di Montecassino, vengono notevolmente indebolite le forze tedesche e, al tempo stesso, vengono rese disponibili per gli Alleati le basi di partenza per l’attacco alla Linea Gotica.


2. I polacchi entrano a Pesaro.
Dopo la Battaglia del Metauro, il II Corpo polacco opera nell’ambito della 8a Armata britannica e in diretta cooperazione con il I Corpo canadese. Le operazioni alleate si propongono lo sfondamento della Linea Gotica, la liberazione di Pesaro e una decisa avanzata generale verso la Pianura Padana. Il II Corpo, nel suo ristretto settore che va dalla linea costiera fino a Montemaggiore, ha il compito di avanzare dal fiume Metauro verso il fiume Foglia con la 5^ Divisione “Kresowa” e quindi, con la 3a Divisione “Fucilieri dei Carpazi”, di dirigersi dal fiume Foglia verso Monteluro. Una forza di cavalleria deve contemporaneamente procedere lungo la Strada Statale N. 16 in direzione di Pesaro. Le operazioni vengono avviate, dopo un’intensa preparazione di artiglieria, nella notte tra il 25 ed il 26 agosto, quando due battaglioni della 5a Brigata “Wilno” attraversano il fiume Metauro. Alle ore 20 del 26 agosto Monte delle Forche è nelle mani dei fanti polacchi. Segue la conquista di Carignano e, da parte della cavalleria, di Monte Giove, mentre il Reggimento britannico “Household Cavalry” entra a Fano nella notte tra il 27 ed il 28 agosto. Il 29 agosto i polacchi avanzano fino alla linea Monte Blilla – Monte Ballante e sono ormai a poca distanza dal fiume Foglia. Il 30 agosto squadroni dei “Lancieri dei Carpazi” e della “Household Cavalry” riescono a penetrare a Pesaro, ma sono poi costretti a ritirarsi. Il Corpo italiano di liberazione, che opera sulla sinistra, dopo che il 20 agosto ha occupato Pergola proseguendo poi l’avanzata verso Cagli, il fiume Candiglione e Acqualagna, dal 25 agosto dipende dal V Corpo britannico. Il CIL partecipa alla liberazione di Urbino (il 28 agosto), di Urbania (29 agosto), di Peglio (30 agosto) e dal 30 agosto 1944 sospende ogni attività operativa e viene trasferito in zona di rioridinamento. Il primo ed il 2 settembre i fanti della 3a Divisione “Fucilieri di Carpazi” oltrepassano il fiume Foglia e da S. germano avanzano verso est, dopo durissimi combattimenti. Il 2 settembre è il giorno decisivo: mentre i “Lancieri dei Carpazi” entrano in modo definitivo a Pesaro, i fanti polacchi puntano verso Monte Boncio, a nord, e poi verso il mare in direzione di Fiorenzuola di Focara, chiudendo così la manovra di accerchiamento e costringendo i tedeschi a ritirarsi. Gli scontri sulla Linea Gotica si rivelano particolarmente pesanti per il II Corpo polacco, che deve affrontare, oltre alle difese tedesche costituite da torrette interrate di carri armati, ai carri armati, ai cacciacarri, anche formazioni agguerrite come la 1a Divisione Paracadutisti, con cui si era già scontrato a Montecassino. L’azione congiunta dei tre Corpi d’Armata alleati indebolisce di molto le forze tedesche e permette agli Alleati di penetrare nelle difese della Linea Gotica, ma non porta a quei risultati auspicati all’inizio dell’offensiva. In ottobre del 1944, dopo un periodo di riposo, il II Corpo viene trasferito in Emilia – Romagna e per tre mesi i polacchi partecipano a difficilissimi combattimenti nell’ Appennino Emiliano. Con l’esaurimento dell’offensiva alleata, il fronte si stabilizza sulla linea del fiume Senio. Le operazioni riprendono nella primavera del 1945 e i reparti avanzati del II Corpo polacco, il 21 aprile, entrano per primi a Bologna, dando ancora un notevole contributo alla vittoria alleata in Italia. Nel periodo 1944 – 1945 il II Corpo polacco ha combattuto sul fronte italiano per 367 giorni, neutralizzando circa 50 mila soldati tedeschi. Le perdite polacche sul campo di battaglia ammontano a 2197 morti e 8376 feriti. In particolare, nel corso delle battaglie che si sono combattute nelle Marche, dal fiume Chienti al fiume Foglia, il II Corpo ha avuto 753 morti (496 per le battaglie di Ancona e 257 per l’attacco alla Linea Gotica) e 2877 feriti (rispettivamente: 1789 e 1088). Le perdite totali in Italia sono tuttavia molto superiori e ammontano a circa 17 mila tra morti e feriti. I soldati del II Corpo sono sepolti nei cimiteri di guerra di Bologna, Casamassima, Loreto e Montecassino.

PARTEIII: "IL DOPOGUERRA"


Nel dopoguerra il II Corpo diventa un polo di attrazione per i polacchi di tutta Europa. In Italia vengono creati campi per civili e si istituiscono corsi professionali. Sorgono anche scuole di vario indirizzo e molti giovani polacchi possono frequentare le università italiane. Nasce in Italia una “Piccola Polonia”. (Da: “La Battaglia di Ancona del 17-19 luglio 1944 e il II Corpo d’Armata polacco).
Immagine: 1946: giovane polacca appartenente al “Servizio Ausiliario Femminile” del II Corpo.


1. Reparti polacchi nelle Marche
Nel dopoguerra, dopo la ristrutturazione e il potenziamento del II Corpo polacco, avviati dal settembre del 1944, le divisioni di fanteria sono articolate su tre brigate. L’artiglieria dispone di due nuovi reggimenti di artiglieria media, mentre un reggimento viene trasformato in artiglieria pesante. La brigata corazzata diventa una divisione corazzata e sono potenziati anche i reparti esploranti (cavalleria), il genio, le trasmissioni e i servizi. Gli organici salgono in totale a circa 110 mila soldati. Molti reparti del II Corpo sono stanziati nelle Marche. Ad Ancona viene posta la sede del Comando del Corpo e, nella città e in località vicine (Chiaravalle, Falconara, Jesi, Marzocco), sono presenti strutture logistiche, depositi, officine. Il comando della 3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi” ha sede a S. Benedetto del Tronto e Cupra Marittima. I comandi di brigata sono così distribuiti: comando della 1^ Brigata e 1° Battaglione a Pesaro; comando della 2^ Brigata a Grottammare e poi a Pedaso e Ripatransone, mentre il 4° Battaglione è a Carassi, il 5° a Montefiore dell’Aso, il 6° a Campofilone; il comando della 3^ Brigata e l’ 8° Battaglione sono a Senigallia, il 7° Battaglione a Jesi ed il 9° Battaglione a Falconara. I reggimenti corazzati sono così distribuiti: il 1° a Porto Civitanova e Osimo; il 4° a Potenza Picena; il 6° a Recanati. L’artiglieria della 3^ Divisione ha sede a Porto d’Ascoli, Affida e Colli del Tronto, mentre l’artiglieria di Copro d’Armata è dislocata a Torre San Patrizio, Treia, Monte San Giusto, San Ginesio e poi a Fermo, Porto S. Elpidio, S. Elpidio, S. Severino. Reparti di cavalleria sono a Civitanova Alta e Montecosaro (Lancieri dei Carpazi), a Petritoli e Monterubbiano (Lancieri di Lublino), Cingoli (Lancieri di Podolia). Il “Servizio Ausiliario Femminile” dispone di reparti a Porto Recanati (316^ Compagnia Trasporti), a Porto Civitanova (317^ Compagnia Trasporti), a Porto san Giorgio (385^ Compagnia Trasmissioni). Per quanto riguarda la Sanità, ad Ancona c’è la sede del 7° Ospedale militare, a Senigallia del 3° Ospedale Militare, a Loreto del 5° Ospedale da campo. Molto curato dai comandi è il benessere dei militari con l’istituzione di spacci, centri di ristoro, circoli ricreativi, organizzati soprattutto dal “Servizio Ausiliario Femminile”. A Porto San Giorgio viene istituito un Centro di riposo per soldati. Intensamente praticata è l’attività nelle varie discipline sportive. Due gruppi teatrali rappresentano commedie, mentre un altro gruppo organizza spettacoli di rivista e di intrattenimento vario, danze e concerti. Ad Ancona opera infine il centro di radiodiffusione del II Corpo.


2. Corsi professionali e scuole.
Di particolare interesse è poi l’istituzione di scuole per i soldati del II Corpo. Accanto a corsi specifici militari (scuola di artiglieria contraerei a S. Ginesio, scuola trasmissioni a Falconara, corsi per agenti della Polizia militare a Jesi, Senigallia ed Urbino, scuola di cartografia per ausiliarie a Recanati), il Comando del II Corpo organizza anche corsi professionali, di scuola media e di maturità. E così a Fermo c’è la scuola per periti meccanici, a San Severino si svolgono corsi di formazione tecnica, a Macerata nasce una scuola di taglio e cucito per le ausiliarie, a Porto San Giorgio funzionano la scuola media e il ginnasio per le ausiliarie, ad Ancona si tengono corsi per infermiere, a Sarnano ed Amandola opera il molto frequentato ginnasio e liceo della 3^ Divisione “Fucilieri dei Carpazi”. Questo aspetto culturale è di notevole importanza perché dimostra la continua attenzione del generale Anders nei confronti dei suoi soldati e costituisce una ulteriore conferma della sua duplice funzione di esperto capo militare e di personalità politica dalle alte doti morali. Di sicuro il gen. Anders si propone anche di formare, dal punto di vista tecnico, i quadri di quello che doveva diventare il nuovo esercito della Polonia. Ma, una volta svanito il sogno di rientrare in una Polonia libera e restituita alla sua integrità territoriale, i corsi professionali e scolastici, proseguiti da molti studenti – soldati presso le università italiane, assumono il compito di preparare gli uomini e le donne del II Corpo ad inserirsi nella vita civile. Il II Corpo pubblica inoltre giornali, periodici, libri scolastici, saggi storici, manuali, romanzi, raccolte di poesie. Questa attività, nel suo complesso, porta in Italia, per merito del gen. Anders, alla nascita di una “Piccola Polonia”, che ben presto diventa un punto di riferimento per i polacchi d’Europa perché in essa sono presenti tutti gli elementi della vita sociale e culturale del loro Paese. I polacchi acquisiscono proprio in Italia – e in particolare nelle Marche – con le scuole e le pubblicazioni del II Corpo, la forza spirituale e le esperienze professionali e culturali che saranno loro utili per affrontare la nuova difficile realtà dell’esilio e della dispersione in ogni parte del mondo. Al tempo stesso si confermano e si consolidano gli storici rapporti di amicizia tra polacchi e italiani, dovuti alle comuni origini culturali. Nelle Marche rimane oggi la memoria di quegli anni, resa ancora più viva e presente nel cuore dei cittadini dal Cimitero di Guerra di Loreto, in cui riposano i soldati polacchi che hanno combattuto per la libertà della Polonia e dell’Italia.

L'archivio fotografico


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Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nelle Marche Ancona – Italia - REGIONE MARCHE

Mostra fotografica
A cura di: Giuseppe Campana - Beata Jackiewicz - Raimondo Orsetti
Progetto: Giuseppe Campana
Grafica
: Digital Studio di Mario Cotoloni Osimo
Collaboratori: Mario Fratesi - Wojciech Narebski - Laura Giulianelli - Sergio Molinelli Instytut Polski i Muzeum im. gen. Sikorskiego w Londynie

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Fotografi del II Corpo polacco che hanno operato nelle Marche: A. Chrusciel - K. Hrynkiewicz - J. Kubica - F.Maliniak - J. Michalski - L. Romanska - T. Szumanski
Tutte le fotografie presentate nella mostra, salvo indicazione diversa riportata in didascalia, provengono da: The Polish Institute and Sikorski Museum – Londra.