L’Antiquarium Truentinum, che è una delle cinque sezioni del Museo del Mare, dopo opportuno e rinnovato allestimento è fruibile ai visitatori dal 29 settembre 2012. Il percorso inizia con la carta archeologica del territorio di San Benedetto del Tronto dove sono segnalati i luoghi del rinvenimento dei reperti esposti e delle emergenze architettoniche ancora visibili. Ai manufatti litici esposti, oggetti in selce lavorati dall’uomo e frammenti di ceramica databili all’epoca Neolitica, si aggiungono, per il Bronzo Antico, la "Collezione Guidi", asce bronzee rinvenute nel primo novecento, per il Bronzo medio recente e finale, i frammenti di ceramica rinvenuti tra Monte Renzo e Fosso dei Galli. A seguire vetrine con reperti dell’età del Ferro, periodo in cui il territorio è stato abitato dai Piceni.
Il percorso continua con la sezione romana dove la storia del territorio sambenedettese si intreccia con la storia della città di Truentum, sotto la cui giurisdizione certo cadeva in età romana. In una piccola sala spicca il grosso frammento di statua togata affiancato da due urne cinerarie, da un frammento di epigrafe con iscrizione OMNE SOLV. (probabilmente votiva) e dal sarcofago in pietra proveniente da S. Donato di Monteprandone. Nella stessa sala, due grandi tende riproducono un’altra stele funeraria dedicata al truentinese Buxurius - oggi esposta al Museo Civico di Ripatransone - e l’urna cineraria dedicata al piccolo Teopompo esposta al museo di Ascoli.
Nella sala successiva due vetrine custodiscono i reperti anforacei rintracciati a Monterenzo e Monteprandone, gli istrumenta domesticum di via dei Lauri di San Benedetto, i frammenti di ceramica a vernice nera e sigillata di Fosso Sgariglia, al confine tra S. Benedetto e Grottammare, e tutti i reperti, sempre provenienti dal territorio, che mostrano le classi ceramiche dell’età romana. Di notevole pregio l’imponente architrave con fregio dorico di un monumento funebre rinvenuto a San Donato di Monteprandone probabilmente attribuibile ad un personaggio di spicco della comunità tra la fine della repubblica e l’inizio dell’impero. Lungo la parete ovest della sala sono in mostra parti di colonne di epoca romana provenienti da Salita al Monte a Porto d’Ascoli, elementi architettonici e reperti tardo antichi (tra cui un capitello a singola corona di foglie), un frammento di voluta di capitello composito a foglie lisce da S. Donato di Monteprandone. Ed ancora un frammento di voluta di capitello ionico da Fosso Sgariglia a Grottammare pertinente ad un coperchio d’urna cineraria a cassetta parallelepipeda e parte di un bassorilievo sepolcrale rinvenuto in Via Moncalieri a Porto d’Ascoli con testa maschile incorniciata da un tralcio di foglie e frutti entro una cornice arcuata.
Nell’ultima sala, oltre ad un enorme sarcofago di pietra e ad un grosso dolium, è raccontato lo scavo del "Paese Alto" che ha riportato alla luce tratti di una domus romana. Infatti, i recentissimi lavori effettuati (2009-2012) hanno intercettato le radici romane della città. Si tratta di una fattoria con signorili stanze d’abitazione affiancate ad ambienti di lavoro e di utilità che assieme coprono quasi la metà dell’area occupata dalla rocca fortificata fino al 1600. Gli scavi hanno scoperto solo una piccola parte della villa, ma osservazioni ottocentesche e confronti ci permettono di identificare lungo via Rossini i resti di alcuni ambienti di abitazione con mosaici e pareti dipinte (I a.C.- I d.C), fino al probabile peristilio, il cortile colonnato che si apriva al centro della domus, la casa padronale. In epoca imperiale avanzata (III d.C.) la domus venne convertita in struttura produttiva.