I sipari storici
La concentrazione straordinaria dei teatri pubblici, costruiti nella regione Marche fra XVIII e XIX secolo, diffusi capillarmente e differenti per dimensione e caratteri morfologici, sono la testimonianza dell’evoluzione del teatro da luogo di diletto destinato ad una sola altolocata classe sociale, ad istituzione culturale pubblica a servizio dell’intera società civile. Essi costituiscono, complessivamente, una preziosa rappresentazione delle differenti soluzioni compositive e costruttive sorte intorno al tema della sala “all’italiana”, ovvero con palchetti separati. Molti di questi teatri storici sono giunti sino a noi e costituiscono un prezioso patrimonio di interesse storico architettonico, con un rilevante valore identitario della memoria culturale della regione, tutti caratterizzati da pregevoli decorazioni e da sipari di qualità elevata, accomunati, questi ultimi, dalla raffigurazione di fatti storici, soprattutto dell’epoca romana, di soggetti mitologici e allegorici, di argomenti storico medievali o di storia municipale come la celebrazione di figure di marchigiani illustri.
I sipari storici, infatti, spesso con figure della piccola patria, riflettono molto bene la tendenza largamente diffusa in età risorgimentale e dopo l’Unità d’Italia alla rievocazione di vicende storiche di grande rilievo locale, destinate a radicarsi nell’immaginario collettivo soddisfacendo l’esigenza personale e collettiva di una memoria pubblica istituzionalizzata. È il caso del Teatro Pergolesi di Jesi, dove Luigi Mancini (Jesi 1819 – ivi 1881) dipinse nel 1856 l’Ingresso di Federico II a Jesi nel 1216 o del Teatro della Fortuna di Fano, dove il pittore Francesco Grandi (Roma, 1831 – ivi 1891) rappresentò l’ingresso di Cesare Ottaviano Augusto a Fano nel 9 d.C. (noto anche come Trionfo di Cesare a Fano), completato nel 1857 seguendo l’esempio rappresentato dal vicino Teatro comunale di Rimini. Stesso spirito e stesse finalità si riconoscono nel Teatro Gentile da Fabriano, con un sipario terminato nel 1875 da Luigi Serra (Bologna, 1846 - ivi, 1888),?che propose l’Apoteosi di Gentile da Fabriano circondato da illustri personaggi fabrianesi nell’atto di celebrare la maestà del grande pittore, o il sipario del Teatro Nicola Vaccaj di Tolentino concepito da Luigi Fontana (Monte San Pietrangeli?(AP), 1827 – ivi, 1908) ed eseguito negli anni 1881-82 dai pittori romani G. Aluisi e A. Rosa, raffigurante il letterato Francesco Filelfo (1398-1481) e il condottiero Niccolò Mauruzzi o Mauruzi (ultimo quarto del XIV secolo – 1435), entrambi tolentinati. Sul plafond della sala dello stesso teatro Vaccaj, Fontana inserì il ritratto del compositore tolentinate Nicola Vaccaj (Tolentino, 1790 – Pesaro, 1848) tra Geni, Apollo e le Muse. A Porto San Giorgio, il pittore Mariano Piervittori (Tolentino, 1818 – Orvieto, 1888) dipinse nel 1860 il sipario, poi distrutto nel 1950, con la visita di Vittorio Emanuele II a Porto San Giorgio.
Il sipario storico del Teatro di Ripatransone è una tela dipinta nel 1811 dal pittore faleronese Giuseppe Ruffini e raffigura uno degli episodi più cari all’immaginario collettivo della municipalità ripana, fortemente legato a figure femminili: il sacrificio dell’eroina Virginia.
Di tematica celebrativa è invece il sipario del Teatro di Monterubbiano. Dipinto dal pittore-scenografo Alessandro Bazzani, raffigura il maggiore pittore monterubbianese, Vincenzo Pagani, nell’atto di dipingere una tela su un’ampia terrazza alberata, aperta su uno sfondo di paesaggio costiero con pini.
Ancora diversi i due sipari del Teatro Serpente Aureo di Offida: uno più antico (1864) riproducente un tendaggio bianco con guarniture di fiori colorati e frange d’oro, opera dell’ascolano Giovanni Picca, apprezzato a Roma come uno dei più validi scenografi e decoratori teatrali italiani della seconda metà dell’ ‘800; l’altro, più tardo (1926), opera di Giovanni Battista Magini, raffigurante il serpente d’oro, cui devono il nome il teatro e la città. Secondo la tradizione, difatti, Offida sarebbe stata fondata in età preromana dai Pelasgi, i quali veneravano come divinità “Ophite” (latinizzazione della parola greca “?φις”, serpente), un piccolo serpente d’oro cui erano riconosciuti poteri taumaturgici.
Foto: Archivio Fotografico Patrimonio Culturale - Fondazione Marche Cultura per Regione Marche
- Fabriano, Teatro Gentile da Fabriano, Luigi Serra (sipario 1875): “Il Secolo d'Oro della Storia”.
- Fano, Teatro della Fortuna, Francesco Grandi (sipario 1863): “Ingresso dell’Imperatore Cesare Ottaviano Augusto nell’antica Fanum Fortunae”.
- Offida, Teatro Serpente Aureo, Giovanni Picca di Ascoli Piceno (sipario 1864) e successivo sipario opera di Giovanni Antonio Magini (sipario 1926).
- Tolentino, Teatro Nicola Vaccaj, Luigi Fontana (sipario 1881): “L’umanista Francesco Filelfo e il condottiero di ventura Nicolò Maurizi”.