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URBISAGLIA
Informazioni e prenotazioni: Meridiana 0733.202942

Il parco archeologico di Urbisaglia occupa l’area della colonia romana di Urbs Salvia, tra le frazioni di Convento a sud e Maestà a nord, ai lati della SS 78 che unisce i centri della costa marchigiana ad Ascoli Piceno. Abbraccia il complesso dei quartieri pubblici della città che si sviluppa, con un piano urbanistico unitario, in età augustea. Delle opere architettoniche realizzate in tale fase sono visibili e leggibili tutti i principali edifici monumentali. L’area rappresenta la documentazione emblematica del livello di sviluppo raggiunto dalle città romane del Piceno.

Si consiglia di iniziare la visita dal Museo Archeologico Statale che, di recente apertura (1996), nasce come struttura espositiva tematicamente legata alla città romana ed al suo territorio ed è distribuito sui due piani di un edificio ottocentesco posto al centro dell’insediamento moderno; il plastico, che occupa parte di una sala al pian terreno, e la raffigurazione grafica virtuale della città forniscono un primo concreto approccio con i grandiosi monumenti visitabili nel parco; importanti materiali, sculture ed iscrizioni costituiscono gli elementi fondamentali della storia e della produzione artistica corrente cittadina: l’omphalos indica chiari riferimenti al culto apollineo, il frammento dei Fasti Triumphales Populi Romani, elenco dei trionfatori della storia di Roma che fu fatto redigere ed esporre da Augusto proprio a Roma, è uno dei rarissimi rinvenimenti fuori dalla capitale; i ritratti rinvenuti nel criptoportico, gli affreschi delle pareti, le statue (provenienti dal teatro) e le monumentali iscrizioni dell’anfiteatro (probabilmente quattro) forniscono una tangibile dimostrazione della ricchezza della città nella prima epoca imperiale e del suo richiamo propagandistico.

Il percorso di visita all’area archeologica può, a sua volta, agevolmente iniziare dalla cisterna romana che forniva l’acqua a tutti gli edifici sottostanti, situata appena fuori dal centro cittadino uscendo da Porta Vittoria. Grazie a un comodo vialetto che scende proprio di fronte alla cisterna, si raggiunge la sommità della cavea del teatro, costruito all’inizio del I sec. d.C., della quale si possono percorrere, seguendo l’apposito tracciato, i tre livelli, summa, media, ima cavea, l’edificio scenico ed i parascaenia, decorati con pitture di stile pompeiano recentemente restaurate. Dall’ampio podio retrostante la scena, originariamente occupato dal porticato che riparava gli spettatori in caso di maltempo, si raggiunge una delle piazze terrazzate, rette da muri che formano una serie di gradoni che ancora oggi caratterizzano la città; uno di questi, il cosiddetto “edificio a nicchioni”, aveva un vero e proprio ruolo di sostruzione con le funzionali caditoie per l’acqua ed era inglobato nel criptoportico superiore, del quale sono in parte riconoscibili le tre gallerie con resti di affreschi.

Scendendo per un viottolo sterrato che costeggia inizialmente anche un breve tratto di strada basolata romana, oltrepassata l’attuale statale che ripercorre l’antico decumanus, si raggiunge il tempio della Salus Augusta, esastilo, con due colonne sul lato breve del pronao, di età augustea. L’edificio si erge sopra un podio monumentale circondato su tre lati da un criptoportico del quale si possono ammirare i pregevoli affreschi recentemente restaurati con iconografie legate alla propaganda augustea e deliziosi riquadri con scene di animali intervallate da maschere lunari.

Dal criptoportico, un vialetto fra siepi sempreverdi accanto alla statale conduce all’anfiteatro, al di là delle monumentali mura che si attraversano proprio in corrispondenza dell’antica porta; queste non avevano tanto scopo difensivo, quanto emblematico e di propaganda; i loro resti sono tuttora visibili su tre lati della città (il quarto, a nord-ovest, era naturalmente protetto dal ciglio tattico); ulteriore prestigio forniscono le torri circolari ed ottagonali, una delle quali, collocata a mezzacosta, presenta ancora tracce delle feritoie e delle strutture della copertura del primo piano.

L’anfiteatro situato, secondo il tradizionale costume romano, fuori dalle mura, venne costruito, come attestano le monumentali iscrizioni ora conservate nel museo, dopo il 71 d.C. dall’urbisalviense Flavio Silva Nonio Basso, generale di Tito, personaggio politico assai in vista a Roma dove rivestì il consolato; il monumento, impreziosito dalla caratteristica corona di querce, è ben conservato nell’insieme; se ne possono ammirare soprattutto il muro perimetrale arricchito da nicchie e, dalle basi dei pilastri del porticato anulare, il podio e l’arena. Viene utilizzato in estate per un’apprezzata stagione teatrale seguita da un folto pubblico.


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