Cultura

Il dipinto, inedito, proviene dalla donazione di Enrico Galluppi, nonostante non risulti nell'inventario del collezionista romano. Come si evince dalla scheda catalografica dei Musei Civici a cura di Cinelli e Vossilla, il piccolo ritratto, di buona qualità, mostra evidenti tangenze con le opere del fiorentino Giuseppe Bezzuoli. A tale pittore indirizza, infatti anche l'iscrizione sul retro, nonostante sia riportato il cognome nella forma "Bazzuoli". Tali tangenze risultano piuttosto pregnanti dal confronto con un ritratto di gruppo, quello della famiglia di Vincenzo Antinori, colta nel parco delle Cascine, una "conversation piece" che Bezzuoli eseguì nel 1834. Sebbene più tardo rispetto all'iscrizione annotata sul retro del dipinto pesarese, nelle fisionomie dei volti muliebri si riscontrano molte affinità e l'inclinazione già romantica. In entrambi i casi essi sono resi con lo stesso ovale appuntito e un po' sfuggente nella parte inferiore e con la medesima arcata sopracccigliare inclinata verso il basso che incornicia gli occhi tendenzialmente tondeggianti. D'altra parte al genere del ritratto, soprattutto ufficiale, Bezzuoli si dedicò lungo il corso di tutta la sua produzione, con commissioni di particolare rilievo, anche granducali, a partire dal terzo decennio. D'altra parte, cercando una contestualizzazione tra l'indicazione geografica, "Napoli", e quella cronologica, 1813, si potrebbe anche ipotizzare per quest'ultima un errore di trascrizione, dal momento che fu nel 1818 che il Bezzuoli soggiornò nella città campana.