Cultura

San Cristoforo è rappresentato secondo l’iconografia tradizionale del traghettatore, mentre conduce il Bambino da una riva all’altra del fiume. Durante il viaggio Cristoforo ne accusa la pesantezza, provocata dal fardello del martirio che il Figlio di Dio dovrà sopportare, e comprende dunque la rivelazione divina dimostrata dal gesto della benedizione. Questo momento è reso attraverso lo sguardo di stupore del Santo, che si accompagna nel cammino con un lungo bastone dalla punta rigogliosa di foglie. Un forte vento, che agita il suo mantello, pare aggravare ulteriormente la traversata.

Il disegno è parte del lascito testamentario dalla contessa Vittoria Toschi Mosca del 1877. Il foglio è stato riconosciuto da Mauro Lucco nel 1989 come il disegno preparatorio per l’omonima figura del Santo al centro della tela destinata all’altare di San Cristoforo per la basilica della Santa Casa di Loreto, databile al 1535 circa. La critica successiva ha accolto favorevolmente la proposta – riesaminata tra altri da Marco Tanzi e Peter Humfrey. Diversamente, Claudio Giardini nel 1993 ha proposto l’attribuzione del foglio a Camillo Bagazzotti, collaboratore di Lorenzo Lotto a Loreto; tale ipotesi è stata smentita da Mauro Lucco per la completezza della composizione, corredata di dettagli e di ripensamenti, quali riconducono l’opera alla fase di ideazione del soggetto. Lo stesso studioso si è soffermato sull’uso della penna, dell’inchiostro acquarellato e della biacca perché pienamente confacenti alle tecniche utilizzate dal maestro veneziano in altri disegni autografi. La quadrettatura indica con certezza una tecnica di riporto già ampiamente documentata in altri lavori lotteschi.