Cultura

Musei.ConsultazioneBeni2023


FATE

Autore
Piergiovanni Pio Contesto: cultura agropastorale

Descrizione

Gli esseri fantastici definiti fate sono descritti nella tradizione locale come giovani donne avvenenti dotate di poteri straordinari che possono essere sia benefici che malefici in rapporto agli esseri umani. Il tratto caratterizzante dei loro convegni è la danza e la localizzazione silvestre dei loro nascondigli, il più delle volte indicati in precise località della zona. A differenza delle narrazioni sulle streghe, sono menzionate raramente trasformazioni in animali. Non si riferisce mai di trasformazioni di donne umane in fate. < I vecchi antichi raccontavano che le fate di Norcia erano tutte ragazze e venivano dal Monte Vettore al rifugio, ballavano tra loro, erano belle e ben vestite. Le fate scendevano a ballare nelle case di Norcia, Gualdo e Valleinfante. La grotta del Monte Sibilla ci andò il papa per murarla in modo che le fate non uscissero più. Le fate camminavano come le caprette per le vie di Gualdo. A Gualdo c'era un rifugio delle fate ed era molto piccolo. Il Guerrin Meschino che voleva sapere del padre prigioniero dopo che aveva perso la guerra. A San Lorenzo c'era un frate che faceva penitenza, allora lui gli chiese che doveva ritrovare il padre e la madre che avevano perso la guerra. Il frate rispose che solo le fate gli potevano dire dove stavano i genitori, di lasciare il cavallo a lui perchè a San Lorenzo c'era l'acqua e un buon prato e di continuare a piedi. L'eremita si raccomandò al Guerrin Meschino che una volta entrato nella grotta per 30 giorni non avrebbe dovuto mangiare frutta fuori stagione e di non dare confidenza. Le fate gli dissero che i genitori stavano in carcere a Durazzo. Il Guerrin meschino a Durazzo trovò i genitori vecchi e stanghi ma scoprì che era il figlio di un re. Le fate si trasformavano in gatti. La grotta delle fate stava sul Vettore sopra Arquata verso Forca di presta in cima al Pizzo. A Gualdo la grotta è in cima al colle dove nasce il sole, la località si chiama lo scoglio delle fate (come punto di riferimento per trovarla c'è l'antenna del ripetitore) vicino c'è lo Scoglio della Palomba. Il sentiero che porta allo scoglio delle fate passa dal ristorante La F. sul Vettore c'è un laghetto a forma di conca ci bevevano le pecore, i cavalli, le mucche. Sul lago vi scendevano a bere e a lavare i panni le fate, si chiama Lago di Pilato. Si chiamava acqua delle Scentelle perchè l'acqua era buona, ci andavano a bere e a pettinarsi le fate>

Identificatore
11 - 00000013