Cultura

Musei.ConsultazioneBeni2023


CEREALICOLTURA

Autore
Pasquali Luigi Contesto: cultura contadina

Descrizione

Le informazioni sulla cerealicoltura offrono un quadro sintetico delle tecniche tradizionali di aratura e semina e di mietitura e trebbiatura che risale ai primi decenni del 1900. Sono descritte le variet� di sementi diffuse, alcune delle quali hanno denominazioni legate all'epoca del fascismo. Sono presenti inoltre informazioni dettagliate sull'estensione degli appezzamenti di terreno a mezzadria e la loro suddivisione produttiva; si menzionano i contributi statali del primo dopoguerra per l'acquisto di attrezzi agricoli che hanno prodotto i primi sensibili cambiamenti delle tecnologie agricole nelle zone rurali italiane. Per quanto riguarda le tecniche di aratura, semina, mietitura e trabbiatura, gli intervistati ricordano e descrivono gli attrezzi pi羅 antichi, le modalit� di lavoro collettivo, con riferirimento alla rete di solidariet� che consentiva alle famiglie pi羅 povere di partecipare alla distribuzione del raccolto. Si descrive, inoltre, l'utilizzo della palma benedetta e della candela in funzione protettiva sulla sommit� del cumulo di covoni a fine raccolto. L'utilizzo degli animali da stalla aveva un'importanza fondamentale sia per il traino degli attrezzi pi羅 pesanti, sia nella fase di trebbiatura in cui il grano raccolto veniva liberato dalla pula tramite il calpestamento da parte degli animali stessi. < Si coltivava il grano del tipo iervicello, il carosello. C'era chi ci facevano le trecce per fare i cappelli e usavano questi tipi di grano che veniva alto. C'era anche la "selleca", che faceva la paglia alta. [...] L'aratro era fatto con una specie di paletto di legno e aveva una punta di ferro. La perticara era di legno con due maniche. Prima si facaveno anche i "perticaroni" met� di legno e met� di ferro. Quelle di ferro arrivarono verso il 1919. [...]Avevamo si le bestie senn簷 la perticara chi te la tirava. Avevamo buoi e vacche, i trattori non c'erano e si lavorava dalla mattina fino alla sera per una quindicina di giorni. [...] Prima si trebbiava a mano con il "fiello", due bastoni attaccati con una corda. Senn簷 c'erano delle macchine a mano. Oppure si faceva la "tresca", facendo passare le bestie sopra al grano cosparso sull'ara [...]Il giogo si faceva con un "albero" secco, l'oppio. Prima si lavorava e poi si passava l'aratro e si facevano i solchi. Poi con la zappa piantavi il granoturco. Il grano invece si metteva a "squaiu" (se ne buttavano a pugni a ventaglio). Per mietere si faceva a mano fila fila, poi passavano ad attaccare le cove e poi a ammucchiare le cavallette. Ma si lavorava pure la notte con la lanterna>

Identificatore
11 - 00000002