Cultura

Ciò che colpisce nella pittura della Calovini è la perfetta padronanza del mezzo tecnico, unita ad un innegabile gusto scenografico, aspetti che sortiscono in immagini ben più forti e decise di quanto sembrerebbe dover suggerire la debolezza dei soggetti. Patrizia Calovini Gaggiotti è pittrice del silenzio e dell'immobilità calati in un repertorio di immagini femminili ambigue ed inquietanti: l'incanto dolente delle donne, guerriere, ancelle, danzatrici, consiste forse nelle memorie che esse testimoniano del lungo viaggio che hanno dovuto compiere, delle attese forzate e delle soste fatte, prima di giungere a noi da quella patria lontana. Sono bambole con sguardi da brivido; corpi finti sovrastati da volti vivi; donne sofisticate con ali screpolate; ammiccamenti in tralice; occhiate oblique; sorrisi enigmatici: quello della Gaggiotti è il campionario di un'umanità finta che indossa maschere sopra altre maschere e della quale non conosciamo alcuna verità, forse perchè, secondo l'autrice, non esiste la verità.