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Rischio Sanitario ed Antropico

Ogni contesto emergenziale prevede l’intervento della componente sanitaria, attraverso attivazioni e modalità strettamente connesse alla tipologia di evento da fronteggiarsi.
La pianificazione e la gestione dei soccorsi sanitari vengono spesso inquadrate nell’ambito della sola medicina d’urgenza, in realtà le problematiche interessate possono ricondursi alla più ampia medicina delle catastrofi e prevedono programmi e coordinamento delle molteplici attività connesse a:

 - Primo soccorso e assistenza sanitaria
 - Interventi di sanità pubblica, anche veterinaria
 - Assistenza psicologica e sociale alla popolazione

L’integrazione e il coinvolgimento, già nella fase di pianificazione, delle diverse componenti del comparto sanitario, e non solo, divengono elemento fondamentale per l’ottenimento di risposte adeguate ed efficaci in emergenza.
Quanto premesso evidenzia le motivazioni che conducono agli obiettivi della pianificazione sanitaria di emergenza avviata in ambito regionale.

Tale pianificazione prevede:

  • il raccordo di tutte le strutture e gli enti territoriali interessati, per la definizione di modelli di intervento finalizzati all’organizzazione della risposta nelle maxiemergenze
  • individua precise procedure che consentano l’interfaccia tra le numerose e indispensabili componenti che affiancano il sistema dei soccorsi sanitari (Prefettura, Forze di Polizia, Vigili del Fuoco, Dipartimenti di emergenza ecc.)
  • attività concordate e condivise nell’ambito dei servizi regionali, che afferiscono alla sanità e alla protezione civile

Nel mese di dicembre 2004,  per la prima volta in Italia,  sono stati completati i piani di massimo afflusso feriti (PEIMAF) per le strutture nosocomiali dell'intera regione Marche.

Scenari
Istituzione del GORES: specifico gruppo di coordinamento intersettoriale (Gruppo Operativo Regionale Emergenza Sanitaria), che può essere attivato di volta in volta, con gli specialisti di settore, per le diverse tipologie e problematiche da affrontare (NBCR, SARS e malattie ad alta infettività, etc.), al fine di garantire un organico coordinamento delle attività nel complesso settore della maxiemergenza sanitaria. Una delle sezioni, in cui si articola tale gruppo, curerà in particolare l’individuazione degli scenari di rischio sanitario in ambito regionale, al fine di ottenere il supporto indispensabile ai piani di emergenza. 


Emergenza
Struttura sanitaria campale di emergenza: in occasione del Grande Evento Loreto 2004, la Regione Marche, sulla base delle indicazioni progettuali fornite dall’associazione ARES Onlus, ha acquisito le strutture e attrezzature logistiche e sanitarie necessarie al funzionamento di un C.M.E. (Centro Medico di Evacuazione), che le linee guida del DPC inquadrano quale “dispositivo strutturale di trattamento sanitario delle vittime che in genere viene attivato in caso di catastrofi… per permettere di stabilizzare il trattamento dei feriti e ottimizzare, su più ampia scala, l’utilizzazione delle risorse di trasporto sanitario e quelle di cura definitiva… E’ sinonimo di Ospedale da Campo.”
Successivamente tale struttura sanitaria campale modulabile è stata utilizzata per gli interventi sanitari realizzati in occasione di eventi quali: 
- Emergenza sud-est asiatico 2004 in Thailandia, 
- Onoranze funebri di Papa Giovanni Paolo II, 
- XXIV Congresso Eucaristico Nazionale a Bari, 
attraverso l’attivazione dei medici, infermieri professionali, psicologi e assistenti sociali dell’ARES, di personale afferente al Servizio Protezione Civile e Sicurezza Locale e di volontari dell’Organizzazione VV.F. Volontari di Ancona

 

Pianificazione

• Convenzione Regione Marche – ARES Onlus: (Associazione Regionale di Emergenza Sanitaria e Sociale), associazione di professionisti operanti nell’ambito della sanità e del sociale, la cui formazione specifica in materia di medicina delle catastrofi permette l’attivazione dei soci sia al verificarsi di emergenze di tipo sanitario, sia per la pianificazione ad esse collegate;

• Convenzione con altre associazioni di volontariato, concorrenti al soccorso sanitario nel territorio, quali ANPAs e Organizzazione VV.F. Volontari di Ancona;

• Convenzione INRCA, per la pronta disponibilità di farmaci e dispositivi sanitari in emergenza;

• Progetto regionale PEIMAF: è stato riconosciuto, quale obiettivo prioritario regionale, la redazione e l’aggiornamento dei Piani di Emergenza Intraospedalieri Massiccio Afflusso Feriti di tutte le Aziende ospedaliere e delle Zone territoriali presenti sul territorio, in considerazione del fatto che l’Ospedale , in caso di disastro o di altra evenienza di tipo emergenziale, è l’ultimo anello della catena dei soccorsi e deve funzionare nonostante tutto, attraverso un’attenta gestione delle risorse disponibili. Come già sottolineato, la pianificazione sanitaria comporta un’organica azione di raccordo tra tutte le strutture regionali che operano ai diversi livelli e con diverse competenze nell’ambito della gestione dell’emergenze. Per garantire tale raccordo il Servizio Protezione Civile e Sicurezza Locale e il Dipartimento Servizi alla Persona e alla Comunità hanno costituito un gruppo di coordinamento regionale per definire un progetto che sia di supporto alle singole strutture e che garantisca strumenti culturali omogenei necessari alla pianificazione. A tal fine è’ stato individuato un percorso formativo del personale interessato alla redazione dei piani e alla gestione delle emergenze, per la realizzazione del quale è stato previsto l’impiego e il coinvolgimento diretto dell’Associazione ARES Onlus. Ad oggi tutte le strutture nosocomiali regionali hanno redatto un PEIMAF di tipo preliminare secondo indicazioni omogenee e condivise.

• Istituzione del GORES: specifico gruppo di coordinamento intersettoriale (Gruppo Operativo Regionale Emergenza Sanitaria), che può essere attivato di volta in volta, con gli specialisti di settore, per le diverse tipologie e problematiche da affrontare (NBCR, SARS e malattie ad alta infettività, etc.), al fine di garantire un organico coordinamento delle attività nel complesso settore della maxiemergenza sanitaria.

• Esercitazioni

• Formazione 

Rischio antropico
La parola antropico deriva dal greco anthro-pikós, derivazione di ánthro-pos 'uomo'. Le attività antropiche sono quelle che riguardano l'uomo: geografia antropica, antropogeografia , cioè l’intervento dell’uomo sul territorio.

L'Italia è una nazione che negli anni è cresciuta tanto da diventare, da paese essenzialmente agricolo, uno dei paesi più industrializzati del pianeta, non senza pagare il prezzo di un aumento dei possibili pericoli. Peraltro, la rapida evoluzione dell'intervento dell'uomo sul territorio e del progresso tecnologico negli ultimi decenni non è sempre stata accompagnata da una pari evoluzione delle conoscenze circa le conseguenze di tali processi, né da un uguale sviluppo delle capacità di governarne eventuali anomalie.

 

Rischio chimico-industriale

Per rischio chimico si intende "un’immissione massiva incontrollata nell’ambiente di sostanze chimiche tossiche o nocive, tali da causare danni diretti o indiretti all’uomo, agli animali, alla vegetazione e alle cose".

Il rischio chimico-industriale è connesso, ai sensi del D.lgs. n. 105 del 26.06.2015, alla probabilità che "un evento quale un'emissione, un incendio o una esplosione di grande entità, dovuto a sviluppi incontrollati che si verificano durante l'attività di uno stabilimento" e "che dia luogo ad un pericolo grave, immediato o differito, per la salute umana o l'ambiente, all'interno o all'esterno dello stabilimento, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose". Gli incidenti che possono avvenire in tali stabilimenti sono: incendi, bleve/fireball, flash-fire, sovrapressioni di picco, rilascio tossico.

 

Il D.lgs.105/2015, attuazione della Direttiva Comunitaria 2012/18/UE, detta disposizioni per prevenire gli incidenti rilevanti imponendo obblighi a carico dei gestori degli stabilimenti in cui vengono stoccate e/o impiegate sostanze e/o miscele pericolose elencate nell’allegato 1 al decreto. La prevenzione del rischio industriale viene attuata mediante la progettazione, il controllo e la manutenzione degli impianti industriali e il rispetto degli standard di sicurezza fissati dalla normativa. La definizione di "stabilimento a rischio" comprende, oltre ad aziende e depositi industriali, anche aziende private o pubbliche operanti in tutti quei settori merceologici che presentano al loro interno sostanze pericolose in quantità tali da superare i limiti definiti dalle normative stesse. Gli stabilimenti così definiti rientrano in diverse classi di rischio potenziale in funzione della loro tipologia di processo e della quantità e pericolosità delle sostanze o preparati pericolosi stoccati/impiegati internamente allo stabilimento medesimo.

Per gli stabilimenti di soglia superiore e di soglia inferiore, al fine di limitare gli effetti dannosi derivanti da incidenti rilevanti, il Prefetto, coordinandosi con la Regione e con gli enti locali interessati, sentito il Comitato Tecnico Regionale CTR (art. 10 D. Lgs. n. 105/2015) e previa consultazione della popolazione e in base alle linee guida previste dal comma 7, predispone il Piano di Emergenza esterna (P.E.E.)  allo stabilimento e ne coordina l'attuazione.

Il   Piano di Emergenza Esterna (P.E.E.)  é predisposto allo scopo di:

  1. controllare e circoscrivere gli incidenti in modo da minimizzarne gli effetti e limitarne i danni per la salute umana, per l'ambiente e per i beni;
  2. mettere in atto le misure necessarie per proteggere la salute umana e l'ambiente dalle conseguenze di incidenti rilevanti, in particolare mediante la cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso con l'organizzazione di protezione civile;
  3. informare adeguatamente la popolazione, i servizi di emergenza e le autorità locali competenti;
  4. provvedere sulla base delle disposizioni vigenti al ripristino e al disinquinamento dell'ambiente dopo un incidente rilevante.

La direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri 7 dicembre 2022 ha aggiornato dal 7/2/2023 le linee guida sulla pianificazione dell'emergenza esterna. La direttiva è stata emanata in attuazione dell'articolo 21, comma 7 del Dlgs 105/2015.

Gli allegati al provvedimento contengono le "Linee guida per la pianificazione di emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante" che sostituiscono le precedenti approvate con Dpcm 25 febbraio 2005 (ai sensi della precedente normativa, Seveso II, Dlgs 334/1999) e forniscono a Prefetture, Regioni, Enti locali i criteri per aggiornare i Piani di emergenza esterna.

Sono inoltre approvate (allegato 2) anche le "Linee guida per l'informazione alla popolazione" che sostituiscono le precedenti emanate con Dpcm 16 febbraio 2007: destinatari del documento sono i Sindaci dei Comuni dove sono ubicati gli "stabilimenti Seveso” e i Sindaci dei Comuni limitrofi potenzialmente interessati.

Infine vengono approvati gli "Indirizzi per la sperimentazione dei Piani di emergenza esterna degli impianti a rischio di incidente rilevante" che forniscono un contributo sulle modalità di sperimentazione dei Piani di emergenza esterna, aiutando nella definizione degli obiettivi, delle modalità attuative e della relativa verifica dei risultati.

 

Rischio NBCR

Il rischio NBCR è collegato a sostanze nucleari, biologiche, chimiche o radiologiche in grado di provocare gravi danni a persone, animali o cose, e di diffondere il contagio. Questo tipo di sostanze può essere disperso in seguito a incidenti industriali, incidenti stradali, errata manipolazione da parte dell’uomo, impiego a scopo terroristico o in seguito a terremoti, alluvioni e altri fenomeni naturali. Tale rischio può essere ricompreso negli scenari di “difesa civile” e, secondo la normativa vigente, a livello territoriale è di competenza della Prefettura - U.T.G. che redige il Piano provinciale di difesa civile – NBCR.

Tale pianificazione costituisce lo strumento cui fare riferimento in presenza di eventi di tipo chimico, biologico, radiologico o nucleare, a prescindere dall’individuazione della causa che li ha prodotti.

Il piano si prefigge lo scopo di coordinare e armonizzare, raccogliendole in un unico documento di immediata consultazione, le procedure di intervento che dovranno essere poste in atto, secondo le rispettive competenze, dalle Forze di Polizia, dai Vigili del Fuoco, ARPAM, dalle Autorità Sanitarie, dalle aziende erogatrici di servizi essenziali e da altri Enti ed organizzazioni del sistema provinciale e regionale della protezione civile.

 

Emergenze radiologiche e nucleari

Nel 2014, in recepimento del DPCM 19/03/2010 con cui è stato emanato il “Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche” (di seguito Piano nazionale), previsto ai sensi dell’art. 121 del D. Lgs. 17 marzo 1995, n. 230 e ss.mm.ii.., la Regione Marche ha predisposto la DGR n. 263 del 10/03/2014 “Procedure operative della Regione Marche conseguenti l’attivazione del “Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche”, sulla base del  modello organizzativo del sistema regionale di protezione civile allora vigente e operativo.

A livello provinciale sono stati redatti dalle Prefetture i relativi Piani specifici.

Il 14 marzo 2022 è stato adottato con DPCM il nuovo “Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”, di seguito Piano, ai sensi dell’art. 182, c. 2, del D. Lgs. 101 del 31 luglio 2020.

Il Piano individua e disciplina le misure necessarie a fronteggiare le conseguenze di incidenti in impianti nucleari di potenza ubicati “oltre frontiera”, ossia impianti prossimi al confine nazionale, in Europa e in paesi extraeuropei, tali da richiedere azioni d’intervento a livello nazionale e che non rientrino tra i presupposti per l’attivazione delle misure di Difesa Civile, di competenza del Ministero dell’Interno.

In particolare rispetto al piano nazionale emanato nel 2010, il Piano prende in considerazione:

  • Scenario di incidente ad un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali;
  • Scenario di incidente ad un impianto posto oltre 200 km dai confini nazionali;
  • Scenario di incidente ad un impianto posto in un paese extra europeo.

Il Piano definisce le procedure operative per la gestione del flusso delle informazioni tra i diversi soggetti coinvolti, l’attivazione e il coordinamento delle principali componenti del Servizio nazionale della protezione civile (SNPC), e descrive il modello organizzativo per la gestione dell’emergenza, con l’indicazione degli interventi prioritari da disporre, a livello nazionale, ai fini della massima riduzione degli effetti indotti sulla popolazione e sull’ambiente.

Successivamente il 19 ottobre 2022 il Dipartimento della Protezione Civile, in ottemperanza a quanto previsto dal D. Lgs. 101/2020 ha divulgato per opportuna informazione e per gli eventuali seguiti di competenza il Documento Tecnico “L’informazione alla popolazione per gli scenari previsti dal Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”, che raccoglie i contenuti utili da fornire alla popolazione in riferimento a quanto previsto dal “Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari”.

Il documento raccoglie i contenuti tecnico-scientifici sul rischio radiologico e nucleare utili per le Autorità, i soccorritori e la popolazione potenzialmente esposta ed è articolato in due parti:

  • Parte A – Informazione preventiva.
  • Parte B – Informazione in emergenza.

Infine, a completamento del Documento Tecnico, vengono inseriti due documenti:

  •  un’ Appendice che concerne la gestione dei “Rapporti con i media”.
  • una Sintesi divulgativa “Rischio radiologico e nucleare: cosa sapere e cosa fare”, che ha come obiettivo quello di semplificare quanto riportato nel Documento Tecnico e di agevolare la comprensione dei concetti riportati. La Sintesi rappresenta una base di conoscenze utile per la realizzazione di materiali di comunicazione sul rischio radiologico e nucleare rivolti al cittadino e ai diversi pubblici di riferimento, affinchè possa diffondersi una maggiore conoscenza del rischio e venga favorita l’adozione di comportamenti corretti in situazioni di emergenza.

 

Ai seguenti link sarà possibile accedere ai documenti citati:

 

Contatti

Direzione Protezione Civile e Sicurezza del Territorio 
Direttore: ing. Stefano Stefoni

Via Gentile da Fabriano, 3 
60125 Ancona 
Tel. 071 806 4006 
Fax 071 806 2419 

EMAIL: direzione.protezionecivile@regione.marche.it 
PEC: regione.marche.protciv@emarche.it