Irritabilità - labilità

Le informazioni inserite in questa pagina sono a cura del Gruppo di Miglioramento Area Demenze; Anno 2018.

L’irritabilità è uno dei sintomi più diffusi e comuni nella popolazione anziana e le sue cause possono essere di diversa natura. L’irritabilità è già di per sé un sintomo del malessere che si vive, tuttavia quasi sempre si presenta in associazione con altri sintomi quali ansia e depressione. Spesso l’irritabilità si colloca lungo un continuum tra normalità e rabbia e proprio per questo può preannunciare (e talvolta addirittura favorire) la comparsa dell’aggressività.

 

COME SI MANIFESTA

Dal punto di vista fisico l’irritabilità comporta la presenza di sintomi neurovegetativi quali tensione muscolare, tachicardia ed emicrania, mentre dal punto di vista cognitivo sono presenti marcate sensazioni di insopportabilità, fastidio verso tutto e tutti (cioè una bassa tolleranza alla frustrazione), difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti e alle nuove situazioni e preoccupazioni di vario genere. Questa sintomatologia tende ad alterare i comportamenti e le abitudini dell’individuo, portando il soggetto ad avere continui scontri con gli altri.

 

Esempio: «Ultimamente mio marito è sempre più nervoso, non gli si può dire più nulla che scatta come una molla e risponde subito male! Tutto, intorno, gli fa confusione, persino i bambini che giocano! Premetto che lui adora i nipotini e fino a poco tempo fa si sarebbe messo a giocare con loro! Pensi che quando se ne andavano gli venivano le lacrime agli occhi! Ora invece si innervosisce al solo pensiero che vengano a trovarci e l’ultima volta mentre eravamo in cucina, ha sgridato la piccola solo perché mentre faceva merenda ha sporcato il tavolo con la cioccolata!! Una cosa che non avrebbe mai fatto prima e che mi fa arrabbiare terribilmente».

 

 

REAZIONE DEL MALATO

Il paziente può sentirsi infastidito, irrequieto, instabile, confuso… presentare nervosismo e scatti d’ira che poi danno luogo a sensi di colpa e umore depresso per aver maltrattato il prossimo. L’irritabilità potrebbe derivare dal fatto che adotta stili di pensiero rigidi, “tutto-nulla”, che lo portano ad essere fondamentalmente incapace di comprendere e comunicare le ragioni del suo malessere. Questa mancanza di empatia incrementa le aspettative verso gli altri e alimenta la pretesa che siano i familiari la causa del proprio disagio e che dovrebbero essere loro a fare il primo passo per un’eventuale riconciliazione.

 

REAZIONE DEL FAMILIARE

Il familiare, stanco di essere maltrattato senza ragione, potrebbe reagire in due modi diversi:

  1. mettendo in atto meccanismi di contro-aggressività verso il paziente, che aumentano la tensione, le asperità e le incomprensioni, oppure
  2. chiudendosi in se stesso e mostrando un’apparente distacco emotivo (in realtà la sofferenza poi si tramuta in somatizzazioni e malesseri psichici)

In entrambi i casi una delle conseguenze più frequenti è la comparsa di una sintomatologia ansioso-depressiva che se non trattata con le armi della comprensione e della consapevolezza, potrebbe persino cronicizzarsi.

 

 

I NOSTRI CONSIGLI

 

  • tentare di non entrare in conflitto con il paziente “allineandosi con lui”.
  • stimolarlo a fare esercizio fisico regolare di modo che, abbassando la tensione muscolare, ne tragga un beneficio anche psicologico.
  • essere rassicuranti, parlando per esempio in modo lento e con un tono della voce basso.
  • restare positivi cercando di capire che i suoi disturbi e le sue “provocazioni” non sono dettati da una qualche volontà di offendere e maltrattare, ma costituiscono invece una sintomatologia specifica della demenza.
  • cercare un contatto fisico delicato e “cauto”.
  • non sottolineare gli errori ma evidenziare invece i punti di forza.
  • controllare che i ritmi circadiani siano rispettati.