Le informazioni inserite in questa pagina sono a cura del Gruppo di Miglioramento Area Demenze; Anno 2018.
L’apatia è una patologia delle azioni volontarie e del comportamento, finalizzato al conseguimento di un obiettivo. L’apatia affettiva consiste nella riduzione della capacità di stabilire un legame tra i segnali affettivi e il comportamento in atto; l’apatia cognitiva comporta difficoltà nell’elaborazione di un piano d’azione; infine, l’apatia di autoattivazione implica la difficoltà nell’attivare spontaneamente pensieri e azioni, a fronte di un relativo risparmio dei comportamenti e delle azioni guidate da uno stimolo ambientale.
Alcuni malati di demenza stanno seduti, o rimangono senza far nulla, molto a lungo sembrando indifferenti a tutti gli stimoli e agli avvenimenti che accadono intorno a lui. Può succedere anche che smettano di parlare con la gente e si chiudano in se stessi, forse come conseguenza della loro incapacità di comunicare. Anche se è improbabile che questo comportamento ci crei dei problemi concreti, può comunque farci temere per il benessere del malato, che può sembrare infelice, stanco di vivere e demotivato. Egli non partecipa ad alcuna attività, o se invitato a farlo, smette subito; non dimostra interesse verso le attività degli altri e dimostra scarso o nullo interesse verso le persone o verso cose nuove.
Compare in genere nella fase intermedia della malattia; in alcune forme particolari di demenza può tuttavia costituire uno dei primi sintomi come ad esempio in quella frontotemporale. Infatti può essere presente durante tutta la progressione della malattia manifestandosi sull’impegno sociale, sulle attività quotidiane e sulla cura di se stessi.
COME SI MANIFESTA
Ho notato che durante questo ultimo anno, a mia madre riesce molto difficile organizzarsi per fare le cose. Se lasciata a se stessa, tende a starsene seduta in poltrona per quasi tutta la giornata. Ma ho trovato che, quando riesco a smuoverla, le piace fare delle cose, come ad esempio tirar fuori la scatola del cucito.
REAZIONE DEL MALATO
La persona malata di demenza che presenta apatia può sentirsi non in grado di gestire le proprie emozioni, per cui può iniziare ad agitarsi e mostrare aggressività. A volte quando viene spronato insistentemente a fare qualcosa che lui non vuole, si può produrre come unica risposta un moto di insofferenza. Può anche sentirsi in difficoltà e triste quando viene criticato perché ha smesso di fare cose che faceva abitualmente oppure che non riesce più a portare a termine.
REAZIONE DEL FAMILIARE
Di solito l’apatia non provoca disturbo in chi si occupa di lui. Può essere però stancante per un caregiver dover svolgere alcune delle attività che inizialmente il malato portava a termine in maniera autonoma, determinando una frustrazione nel familiare, che non comprende perché non fa più le cose che faceva prima. Il familiare può pensare a volte che il malato sia insolente o ostinato, suscitando in lui una grande rabbia.
I NOSTRI CONSIGLI
- Non costringere il malato a fare ciò che non vuole, in quanto l’agitazione che ne deriverebbe potrebbe annullare gli eventuali benefici.
- Incoraggiare le attività che riesce a svolgere, in quanto chiudersi in se stessi potrebbe rappresentare un modo di reagire alle sempre maggiori difficoltà che si presentano. E’ perciò importante suggerire attività che il malato è in grado di svolgere e che lo costringano a muoversi; per esempio, aiutare a spolverare i mobili o innaffiare i fiori. Una volta che ha cominciato a muoversi, è probabile che cominci anche a sentirsi un po' più sereno e vivace.
- Congratularsi con lui quando riesce a fare qualcosa.
- Concentrare l'attenzione sugli aspetti positivi (per es. congratulandosi con il malato per quello che ha fatto) piuttosto che criticarlo perché ha smesso. Se insistiamo troppo perché continui, può darsi che la prossima volta che gli proporremo di fare qualcosa si rifiuti.