Allucinazioni

Le informazioni inserite in questa pagina sono a cura del Gruppo di Miglioramento Area Demenze; Anno 2018.

Le allucinazioni sono percezioni senza oggetto, cioè stimoli di diversa natura (visiva, uditiva, olfattiva…) che vengono sentiti dalla persona come reali anche se non sono presenti nell’ambiente circostante.  Sono un sintomo che può manifestarsi in alcune malattie psichiatriche (es. schizofrenia) o durante la fase acuta di diverse patologie (es. infezioni renali).

Nelle demenze, risulta importante distinguere le allucinazioni propriamente dette da quelle che vengono definite misinterpretazioni, cioè interpretazioni errate di stimoli che però sono presenti nell’ambiente.

Ad esempio, vedere una persona muoversi ai piedi del proprio letto è un’allucinazione visiva, mentre scambiare una giacca sull’appendiabiti per una persona che si è introdotta in casa per rubare è un delirio causato da una misinterpretazione (cioè da una errata interpretazione di uno stimolo presente nella realtà).

Le misinterpretazioni sono molto comuni nelle demenze, in particolare in presenza di disturbi cognitivi di gravità moderata e severa; le immagini riflesse dagli specchi o dai vetri delle finestre e le ombreggiature create da luci artificiali ne aumentano la probabilità. Possono essere anche evocate dalla televisione  quando i personaggi vengono percepiti come presenze reali con cui la persona può dialogare. 

Le allucinazioni vere e proprie sono, nelle demenze, principalmente visive; sono caratteristiche della Demenza a Corpi di Lewy anche nelle fasi iniziali di malattia e consistono spesso in ombre, piccoli animali ed insetti che compaiono nelle ore serali e notturne. Possono essere presenti anche nella demenza di Alzheimer ma più tardivamente, spesso nella forma di persone care che vengono a visitare il malato.

Le rare allucinazioni uditive consistono generalmente in stimoli semplici (es. suono del campanello o del telefono).

Allucinazioni visive possono comparire nella persona con demenza durante o subito dopo uno stato febbrile, scomparendo poi nei giorni successivi. 

 

COME SI MANIFESTANO

Mentre usciva da un negozio, mia moglie ha fatto un balzo improvviso ed è apparsa molto spaventata. Quando si è calmata, sono riuscito a capire che aveva scambiato il riflesso di altre persone nello stipite in alluminio sulla porta di entrata per qualcuno che realmente stesse entrando e le stesse per andare a sbattere contro.

 

La sera, quando vado a dormire, mi sembra di vedere come dei serpenti sulle pareti e a volte, con la coda dell’occhio, vedo delle ombre di piccoli uomini che scappano via. All’inizio mi sembravano cose vere e non capivo cosa stesse succedendo. Poi mi hanno spiegato che un problema della mia malattia e che quello che vedo non è reale.  

 

Siamo salite in ascensore per tornare nel reparto in cui era temporaneamente ricoverata e mia suocera ha scatenato un pandemonio: ha cominciato a prendersela con una donna che le gesticolava contro e che voleva aggredirla e non sapevo davvero come calmarla. Per fortuna le porta dell’ascensore si sono aperte e siamo uscite e mia suocera ha smesso di urlare ed agitarsi. “Se n’è andata” ha detto. Allora ho capito che forse aveva scambiato la propria immagine allo specchio per una figura ostile che si era intrufolata nell’ascensore con noi.

 

REAZIONE DEL MALATO

La vista di animali o, peggio ancora, figure umane nella propria abitazione provoca nella persona malata reazioni di agitazione, rabbia (scacciare, inveire), paura (scappare, urlare o chiedere aiuto).

 E’ comprensibile: non rendendosi contro che ciò che vede non è reale, la persona reagisce come se ci fosse veramente qualcuno nella sua casa. Spesso sente il bisogno di muoversi, andare a vedere, andare altrove. Se viene bloccata nella sua possibilità di alzarsi, muoversi, scappare la persona può reagire con rabbia perché sente che le viene negata la possibilità di difendersi da ciò che vede e che la spaventa. 

 

REAZIONE DEL FAMILIARE

Così come alla persona malata sembra ovvia la realtà di ciò che vede, allo stesso modo per il familiare è difficile comprendere le sue reazioni di sgomento. Il primo impulso è di negare ciò che afferma di vedere il malato reagendo con esasperazione di fronte alla sua insistenza. Particolarmente stressanti per il familiare sono le allucinazioni che si verificano di notte e che causano un’intensa agitazione psicomotoria; alla fatica connessa alla gestione della malattia si aggiunge la mancanza di sonno ed è molto comune avere la sensazione di non farcela più.

 

I NOSTRI CONSIGLI

  • Mentre si manifesta un’allucinazione, è infruttuoso cercare di negare la veridicità di ciò che il malato vede. Se sente il bisogno di muoversi, di cambiare stanza o posizione è meglio assecondarlo, temporeggiare, accompagnandolo nei suoi spostamenti. E’ possibile che, durante questi movimenti, l’allucinazione si affievolisca o addirittura scompaia.
  • La persona che ha un’allucinazione è prima di tutto una persona spaventata da qualcosa che le sembra una minaccia: l’atteggiamento giusto è dunque quello di rassicurare mantenendo un tono calmo e pacato.
  • La contenzione (tenere fermo il malato) non può che aggravare l’agitazione causata da un’allucinazione.
  • È sempre utile individuare ed eliminare eventuali stimoli ambientali causa di erronea percezione come ad esempio specchi, vetri riflettenti, tendaggi, panni appesi o appendiabiti.
  • Un’illuminazione ambientale uniforme genera poche zone d’ombra e dunque riduce la probabilità di errori percettivi.
  • In alcuni casi, in particolare nelle fasi iniziali della demenza a corpi di Lewy, la persona malata, dopo i primi episodi allucinatori, si rende conto che ciò che vede non è reale. E’ importante in questi casi spiegarle che le allucinazioni sono un sintomo della sua malattia ma che non deve temerle perché non possono nuocergli.