Effetti geologici del sisma sui Monti Sibillini
(aggiornato in data 30 dicembre 2016)
Il terremoto del 26 e 30 ottobre 2016 ha lasciato segni profondi nelle montagne che uniscono Marche, Umbria e Lazio.
I segni non sono solo nella distruzione degli edifici e dei centri abitati, una fenomenologia variegata è diffusa è presente nel territorio e nei Monti Sibillini.
Sotto osservazione centinaia di frane, vulcanelli di fango, un sinkhole, diverse sorgenti rimaste a secco, fiumi riemersi dal sottosuolo e altri ingrossati. Solo nelle Marche i geologi Piero Farabollini, Università di Camerino e Gianni Scalella, della Regione Marche, hanno individuato oltre 4000 effetti. Il censimento è partito la mattina del 24 agosto e a fine ottobre si era quasi concluso.
Un dettaglio della nuova frattura che si è creata sul monte Vettore
La strada provinciale 209 che collega Visso a Preci è interrotta da un lago. Il 30 ottobre infatti trecentomila cubi di roccia e detriti si sono staccati dalla montagna riversandosi sull'alveo del fiume Nera. L'acqua ha così invaso la carreggiata. Il lago ha una lunghezza di circa 300 metri e in alcuni punti ha una profondità di 4-5 metri. L'acqua riesce comunque a defluire, scongiurando il rischio di allagamenti. Dopo il terremoto di fine ottobre la portata del fiume a Castelsantangelo sul Nera è raddoppiata: da 2,5 metri cubi al secondo a 5
I vulcanelli di fango sono un altro effetto geologico che si è prodotto con il terremoto. La pressione generata nel sottosuolo durante la scossa provoca la risalita dei fluidi, che fuoriescono in superficie insieme al gas e al fango.
La miscela di acqua e fango è a basse temperature - al contrario di quelli legati ad attività vulcaniche - e di solito questi fenomeni durano poche settimane. Di vulcanelli ce ne sono quasi in tutta Italia e possono “eruttare” anche senza terremoto.
E' uno degli effetti geologici più impressionanti causati dal sisma di fine ottobre. Questo sinkhole, sul versante Sud-est della piana di Castelluccio, è largo 4,5 metri e profondo 5. Il terremoto ha fatto compattare i materiali che si trovano in profondità, e insieme a meccanismi di filtrazione questo ha causato un vuoto, ed ecco perché la terra che c'era sopra è crollata” .Sotto a questa conca, famosa per la coltivazione delle lenticchie, ci sono infatti 90 metri di ciottoli e detriti che poggiano su un substrato calcareo intaccato dal carsismo.
Foto di Piero Farabollini e Gianni Scalella