Expo Dubai, Marche Land of excellence: l'assessore Castelli con i-Mesh al Forum sull'architettura morbida
giovedì 24 febbraio 2022 13:19
È composta di fibra e di resina la copertura della ‘passeggiata’ di Expo 2020 a Dubai. La fibra si chiama i-Mesh ed è un tessuto speciale realizzato da una startup di Numana, in provincia di Ancona, fondata da Alberto Fiorenzi nel 2012 che si è presentata oggi nell’Anfiteatro del Padiglione Italia attraverso la Proiezione Film Documentario “Softness. I-MESH, designing the city”. A seguire il Forum: “Architettura Morbida. Un processo adattivo per la rigenerazione urbana in tempo di pandemia” al quale è intervenuto anche l’assessore al Bilancio Guido Castelli a Dubai con la delegazione istituzionale della Regione Marche.
“Il caso di i-Mesh – ha detto Castelli - rappresenta una ulteriore conferma di quelle che sono le due direttrici su cui dobbiamo orientare l’impresa marchigiana: innovazione e sostenibilità. Si tratta di veri e propri dogmi su cui sviluppare una produzione che possa attrarre i mercati internazionali e guardare al futuro nell’ottica dei principi della Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile. Essenziale la ricerca universitaria che è stata di supporto alla elaborazione di un concetto che è stato più volte richiamato nella presentazione del prodotto e nell’approfondimento del Forum: l’architettura morbida. La tecnologia e la qualità dei materiali sono sempre più funzionali alla sostenibilità delle case e alla transazione ecologica e su questo dobbiamo puntare”.
Fiorenzi, partendo dalla sua esperienza nel settore aerospaziale e nautico, ha sviluppato un nuovo materiale per l’architettura, pensato in un'ottica di economia circolare. La compagnia di Fiorenzi ha realizzato per l’Expo 2,7 km di tessuto tecnico (per una superficie totale di 52.500 metri quadrati), prodotto in Italia: un materiale tessile risultato più performante, sostenibile e versatile per il clima locale. i-Mesh ha infatti superato il test di resistenza a una tempesta di sabbia, rimanendo intatto. La sfida della compagnia è stata inoltre realizzare 2,7 chilometri di coperture retrattili, senza cioè travi di sostegno trasversali (30 chilometri di alluminio estruso risparmiati, quindi un taglio di 31 tonnellate di CO2 che non saranno rilasciate nell’ambiente). i-Mesh poi sarà riutilizzabile. Significa che, quando l’Expo sarà terminata, buona parte del tessuto impiegato per le coperture resterà sul posto come installazione permanente, mentre altre parti potranno essere riutilizzate in un altro contesto cittadino.
i-Mesh è composto da due elementi: sei tipi di fibre (di cui quattro minerali) e un polimero termoplastico che non cambia le sue proprietà durante il processo industriale: significa che può essere separato dalle fibre durante le operazioni di riciclo.
“Utilizzare il filo e renderlo trama, studiare e sfruttare il suo comportamento nella sua unicità e ‘mischiarlo’ con altri. Sono partito da questa intuizione per mettere a punto un tessuto multiuso e multi-assiale progettato per consentire la personalizzazione in tempo reale di tessuti tecnici - ha spiegato Alberto Fiorenzi -. La composizione del prodotto inizia con la nano-preparazione del filato - ha aggiunto - i colori e l'aspetto estetico cambiano a seconda della fibra utilizzata, prevalentemente di origine minerale. La ricerca sulle materie prime si è concentrata su elementi naturali come carbonio, che permane immutato nel tempo, basalto, volcano e fibra di vetro. Componenti che garantiscono resistenza ed estetica al tempo stesso. Il nostro obiettivo è stimolare l’economia locale, l’artigianato Made in Italy e un nuovo modello di tessile: circolare, a basso impatto ambientale, multiforme e sempre innovativo”.
Il dibattito al Forum al quale hanno partecipato, oltre l’assessore Castelli e Fiorenzi, l’architetto Werner Sobek e Maria Federica Ottone, Gabriele Mastrigli, Luca Garofalo, Dajla Riera dell’Università di Camerino, ha approfondito gli aspetti legati all’architettura temporanea e ”soft” come contributo allo sviluppo di pratiche innovative e adattive per il benessere e la
qualità della vita nelle città. Durante la pandemia, lo spazio aperto urbano ha assorbito gran parte delle attività sociali, assumendo un ruolo preponderante nella promozione delle relazioni sociali. La “soft architecture” risponde alle continue esigenze di trasformazione degli spazi aperti utilizzando sistemi adattivi, temporanei, trasportabili. La discussione ha inteso in particolare contribuire a diffondere una cultura della temporaneità come strategia di adattamento agli effetti del cambiamento climatico; indicare nuove forme circolari di intervento sulla città senza aumentarne la densità o il consumo di suolo e materiali non rinnovabili; promuovere l’uso di materiali ‘morbidi’ per contrastare gli effetti dell’isola di calore urbana nelle città.
Questi temi sono stati i protagonisti anche del film documentario proiettato, che prende spunto dall’esperienza di i-Mesh ed è diretto da Cristiana Colli e Francesca Molteni di MUSE Factory of Projects Srl. Filosofi, sociologi, architetti, artisti - tra cui Kengo Kuma, Edoardo Tresoldi, Ico Migliore, Werner Sobek hanno illustrato le direttrici di cambiamenti definitivi e radicali.
Claudia Pasquini claudia.pasquini@regione.marche.it claudia.pasquini