giovedì 16 ottobre 2025  12:21 

 

La sostenibilità economica è stata inserita nella Costituzione repubblicana nel 2012 con la legge cost. n. 1/2012 che ha, peraltro, introdotto la dimensione intergenerazionale dei diritti a favore delle generazioni future in modo implicito ed indiretto, ben prima della loro esplicitazione all’art. 9 Cost. con la legge cost. n. 1/2022.

Benché il titolo della legge costituzionale del 2012 faccia riferimento al principio di “pareggio” di bilancio, nel testo assistiamo a una migliore calibrazione del concetto nell’accezione di “equilibrio” tendenziale tra entrate e spese, non certo un mero pareggio aritmetico che non considera le esigenze tipiche dei cicli economici. È questa anche l’interpretazione che fornisce la Corte costituzionale, specialmente in relazione ai diritti “finanziariamente condizionati” ovvero quei diritti la cui effettività è subordinata all’introduzione di risorse in bilancio. Nella sentenza n. 275 del 2016 la Consulta ha affermato che «una volta normativamente identificato, il nucleo invalicabile di garanzie minime per rendere effettivo il diritto [alla salute] non può essere finanziariamente condizionato in termini assoluti e generali», perché «è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione». La più recente sentenza n. 195 del 2024 riprende l’argomentazione, esponendo come «da questo principio deriva che tali diritti, e in particolare il diritto alla salute, coinvolgendo primarie esigenze della persona umana, non possono essere sacrificati fintanto che esistono risorse che il decisore politico ha la disponibilità di utilizzare per altri impieghi che non rivestono la medesima priorità». Proprio in questa pronuncia, infatti, si afferma che «alle spese destinate a fornire prestazioni inerenti ai diritti sociali, alle politiche sociali e alla famiglia, nonché alla tutela della salute, viene riconosciuta una preferenza qualitativa, idonea a distinguerle da quelle rilevanti ai fini del riparto del contributo».

La giurisprudenza della Consulta ha introdotto (con la sent. n. 169 del 2017) la nozione di «spesa costituzionalmente necessaria». Tale qualificazione è «funzionale a evidenziare che, in un contesto di risorse scarse, per fare fronte a esigenze di contenimento della spesa pubblica dettate anche da vincoli euro unitari, devono essere prioritariamente ridotte le altre spese indistinte, rispetto a quella che si connota come funzionale a garantire il “fondamentale” diritto alla salute di cui all’art. 32 Cost., che chiama in causa imprescindibili esigenze di tutela anche delle fasce più deboli della popolazione, non in grado di accedere alla spesa sostenuta direttamente dal cittadino, cosiddetta out of pocket» (sent. n. 195 del 2024).

Tuttavia, il complesso riparto di competenze legislative Stato-Regioni affiancato dal sistema di Conferenze Stato-Regioni rendono il coordinamento intricato (spesso la Consulta parla proprio di “intreccio di materie”) e a ciò deve coordinarsi la prospettiva eurounionale con il nuovo patto di stabilità e crescita del 2024, composto dal Regolamento (UE) 2024/1263 relativo al coordinamento efficace delle politiche economiche e alla sorveglianza di bilancio multilaterale; dal Regolamento (UE) 2024/1264 per l’accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi; dalla Direttiva (UE) 2024/1265 relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli stati membri. Sempre la Consulta ci indica la via: «solo attraverso una leale collaborazione orientata al bene comune che il modello pluralistico riconosciuto dalla Costituzione può dunque svilupparsi, “in una prospettiva generativa” […], verso la migliore tutela del diritto alla salute» (Corte cost. n. 195 del 2024) e di tutti i diritti finanziariamente condizionati.

Tale prospettiva “generativa” può essere attuata anche attraverso il Quadro finanziario pluriennale dell’UE a cui dovremmo sempre più donare attenzione crescente. Si tratta di uno strumento inteso a garantire l’ordinato andamento delle spese dell’UE nell’ambito delle risorse disponibili e che indirizza il bilancio annuale dell’Unione. Tale documento è contenuto in un regolamento, spia della maggiore forza precettiva che ha raggiunto negli ultimi anni (prima era un mero accordo interistituzionale).

Il regolamento sul QFP si caratterizza per individuare “massimali” per ampie categorie di spesa. L’attuale bilancio a lungo termine (2021-2027) è composto da 1.200 miliardi di euro, pari a circa l’1% del PIL dell’UE, ravvisando un aumento progressivo per il QFP 2021-2027 da 1.074,3 a 1.085,3 miliardi di EUR.

L’incremento netto degli stanziamenti di spesa dentro il QFP è sicuramente segno di una maggiore capacità e volontà dell’UE di agire in modo comune e ciò ben potrebbe sollevare alcuni bilanci nazionali purché si inizi a verificare attentamente priorità ed obiettivi di programmazione, soprattutto incidendo in modo ascendente. L’UE sta andando in questa direzione promuovendo delle Citizens’Panels e Citizens’Engagement Platform ma che ancora sono poco conosciute alla maggioranza delle persone.

Dopo diversi mesi di discussione e di ascolto, la piattaforma partecipativa dei cittadini ha concluso il dibattito su questo tema. È sempre fondamentale utilizzare tali strumenti di democrazia diretta ma, in questo preciso aspetto, i popoli europei hanno presentato opinioni rilevanti su come allocare al meglio le risorse. Tale passaggio è anche una forma di garanzia di condivisione di molti punti e quindi di legittimazione democratica. Sempre nell’ottica di una migliore integrazione, occorre sottolineare come la condivisione a livello europeo delle risorse finanziarie crea un collante economico e sociale tra i popoli.

Proprio in quest’anno, la Commissione presenterà una proposta per un nuovo bilancio europeo (che avrà corso a partire dal 2028) e sarà approvato dal Parlamento europeo (Camera dei popoli) e dal Consiglio (Camera degli Stati membri).

Conoscere ed essere coinvolti è sempre la via migliore per portare le istanze nazionali a livello europeo nel triplice scopo di: rendere i bilanci nazionali più equilibrati e sostenibili; donare sempre maggiore effettività ai diritti finanziariamente condizionati; creare una comunità di persone che affronta le sfide (obiettivi) con le medesime risorse e gli stessi strumenti.

Anche per tale via passerà una maggiore integrazione.

Autore: Marta Cerioni Professoressa Associata di Diritto Costituzionale e Pubblico presso il Dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche ove insegna Diritto pubblico, Diritto dell’informazione e Diritto sanitario; Direttrice dell’Osservatorio sulla Legalità Economica e i Diritti fondamentali del DIMA; Avvocata Cassazionista.

In collaborazione con Europe Direct