Specie

Averla piccola

Sistematica

Specie: Lanius collurio
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes

Stato di conservazione

Lista Rossa UICN Italiana: VU

Lista Rossa UICN Europea: LC

Lista Rossa UICN Globale: LC

Stato delle conoscenze nelle Marche

Stato attuale delle conoscenze: Sufficiente
Stato attuale di conservazione: Insufficiente
Il Ruolo della Rete Natura 2000: Elevato

Distribuzione in periodo riproduttivo nelle Marche

Averla piccola

L’Averla piccola è un passeriforme caratterizzato, come tutti i membri del suo genere, dall’alimentazione basata su insetti e piccoli vertebrati. Maschio e femmina sono molto differenti con il primo caratterizzato da testa grigia, mascherina che attraversa gli occhi e dorso castano; la femmina al contrario è molto meno vistosa con tinte generali tendenti al bruno. È una specie migratrice che giunge tra aprile e maggio e riparte in settembre.

 

 

Habitat

È una specie di ambienti aperti eterogenei in cui siano presenti arbusti, piccoli alberi o siepi. Queste condizione possono essere riscontrate sia nelle aree coltivate che in quelle in cui la zootecnia ha favorito lo sviluppo di praterie secondarie. L’alimentazione basata sugli artropodi fa si che abbia bisogno di aree con input chimico, in particolare insetticidi, scarso e coltivazioni non troppo intensive.

 

Distribuzione e consistenza nelle Marche

È presente sia nelle aree coltivate basso collinari e costiere, dove tuttavia è sempre più rara, che in quelle alto collinari e montante; qui è ancora relativamente abbondante sino ai 1500 m di quota circa.

 

La specie nella Rete Natura 2000

La specie è tra le più diffuse nella rete Natura 2000 essendo segnalata in 97 siti (26 ZPS e 71 SIC), oltre il 90% del totale. Essa riesce ad intercettare buona parte della popolazione presente sui rilievi montani ed alto collinari, la più consistente in regione, mentre rimane fuori buona parte di quella medio e basso collinare.

 

 

 

Minacce e pressioni

La valutazione delle minacce a cui è soggetta la specie nelle Marche deve tenere necessariamente conto delle differenze dei due ambienti, praterie e coltivi, in cui può insediarsi.
Per i primi la pressione principale deriva dalla riduzione delle attività zootecniche che favorisce l’evoluzione dei pascoli secondari verso formazioni arbustive ed arboree non adatte alla specie. Anche il pascolo eccessivo può costituire un problema ma attualmente questa pressione è molto limitata e localizzata in aree ristrette. Dove sono presenti prati falciabili anche la riduzione dello sfalcio o una sua intensificazione, alterando la struttura floristica può costituire un problema.
Le aree agricole sono tuttavia quelle in cui la specie è più minacciata; l’intensivizzazione delle pratiche agricole che si accompagna in genere all’eliminazione di siepi e filari e all’aumento dell’utilizzo di pesticidi, ha reso il paesaggio rurale delle colline e dei fondovalle marchigiani poco adatto all’insediamento della specie.

 

A02.01

Agricoltura

Intensificazione delle pratiche agrarie

A03.01

Agricoltura

Sfalcio intenso o in intesificazione

A03.03

Agricoltura

Assenza di sfalcio

A04.01

Agricoltura

Pascolo intensivo

A04.03

Agricoltura

Assenza di pascolo

A04

Agricoltura

Sottoutilizzo dei pascoli

A06.04

Agricoltura

Abbandono delle coltivazioni

A07

Agricoltura

Uso di biocidi, ormoni e altri prodotti chimici

A08

Agricoltura

Fetilizzazione

A10.01

Agricoltura

Rimozione di siepi e filari alberati

A10.

Agricoltura

Rimozione margini erbosi

E01

Urbanizzazione e espansioni insediative

Aree urbane ed edifici residenziali

E02

Urbanizzazione e espansioni insediative

Aree commerciali o produttive

G01.03.02

Disturbo antropico

Escursionismo con veicoli motorizzati da fuoristrada

H06.01.02

Inquinamento

Inquinamento acustico da fonte diffusa o permanente

K02.01

Processi biotici e abiotici naturali (escluse catastrofi)

Cambiamento nella composizione specifica (successione)

 

Strategie di conservazione

La gestione dell’averla piccola nelle Marche richiede l’attuazione di una strategia basata su due cardini. Il primo è la tutela della popolazione montana attraverso interventi finalizzati al mantenimento dell’allevamento brado o semibrado e delle pratiche agricole non intensive indispensabile per la conservazione delle praterie secondarie e dei prati falciabili. Il secondo è la riqualificazione delle aree rurali collinari e di fondovalle per creare le condizioni favorevoli ad un eventuale recupero della popolazione in questo contesto ambientale. La priorità deve quindi andare alla riduzione della pressione delle pratiche agricole, in particolare l’utilizzo di pesticidi, ed all’incremento della dotazione di siepi e filari alberati.

 

 

 

Siti Natura 2000 in cui è segnalata

 

ZPS:

 

ZSC/SIC: