“Le donne, per poter arrivare ad una vera parità di genere, hanno bisogno di servizi di welfare a sostegno della famiglia, dei figli minori e della conciliazione tra tempi di vita e di lavoro. Alla base di tutto è però essenziale un cambiamento culturale a partire dalle nuove generazioni”. Ne è convinta l’assessore alle Pari opportunità Giorgia Latini che, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulla donna, illustra il Rapporto che fotografa il fenomeno nelle Marche, che sarà presentato in 4° Commissione Consiliare oggi, 25 novembre e oggetto, prossimamente, di una seduta consiliare monotematica sull’argomento.
I dati del Rapporto Marche
“Dai dati raccolti nei 5 centri antiviolenza delle Marche in relazione all’anno 2019 – prosegue l’assessore Latini - risulta un lieve calo dei nuovi contatti (-11,8%) ma i 471 casi segnalati sono comunque un numero davvero preoccupante. Si tratta in media di 6 donne ogni 10mila abitanti che salgono a 8 nella provincia di Pesaro (30% dei casi sul totale regionale). La violenza solitamente si sviluppa in ambienti domestici, mentre sono pochissimi i maltrattamenti sul lavoro (2%).
Le caratteristiche della vittima e del maltrattante delineano profili personali tipicamente “normali” non riconducibili ai connotati del disagio sociale. Per questo, e per la sua dimensione trasversale, la violenza di genere è un fenomeno complesso che va approfondito nello studio delle sue dinamiche e affrontato tramite un approccio multisettoriale che solo una rete organizzata può supportare. In questi anni sono stati fatti sicuramente dei passi avanti, le donne si stanno affermando sempre più in tutte le professioni, ma restano delle evidenti disparità soprattutto quando si tratta di ruoli apicali e stipendi.
Il cambiamento culturale necessario
È quindi necessario – prosegue Latini – che la Regione nell’interpretare il ruolo di indirizzo, programmazione e coordinamento delle attività contro la violenza alle donne, in collaborazione con l’ampia rete territoriale costituita, affronti la lotta mettendo in campo azioni di prevenzione e sensibilizzazione che agiscano soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, sapendo che, il cambiamento culturale è alla base della crescita del rispetto nei confronti delle donne e dell’educazione alla parità di genere.
Al cambiamento culturale va affiancata ovviamente, un’efficiente azione di programmazione e supporto alla continuità e alla stabilità dei servizi, i quali, ad oggi, sono risultati essere concretamente utili alla donna per uscire dal suo vissuto violento. Nel contempo, occorrerà avviare azioni innovative sul versante dell’autore della violenza al fine di evitare la vittimizzazione secondaria delle donne stesse e dei loro figli.
Nuove misure di welfare
Insieme all’assessore alla Sanità Saltamartini inoltre, stiamo studiando nuove misure di welfare a sostegno della donna nella gestione della vita quotidiana tra figli, lavoro e spesso anche anziani bisognosi di assistenza. Procederemo infine al più presto – conclude l’assessore -, pandemia permettendo, al rinnovo del Forum Permanente contro le molestie e la violenza di genere, importante luogo di confronto tra le istituzioni, le associazioni e la società civile”.
Contesto e identikit di vittima e maltrattante
I dati del Rapporto confermano che nelle Marche la violenza si sviluppa all’interno del quotidiano familiare della donna. La relazione problematica si instaura in contesti affettivi di coppia, dove sia la donna che il maltrattante hanno un’età media tra i 39 e i 58 anni, sono di nazionalità italiana, hanno un livello di istruzione medio alto e sono per lo più occupati in modo stabile.
La rete dei servizi nelle Marche
La rete dei servizi e delle strutture residenziali nelle Marche è composta da 5 Centri Antiviolenza e 8 strutture residenziali che hanno dato ospitalità nel 2019 a 108 donne e 11 minori per un totale di 11.949 giorni di ospitalità totali. Le donne hanno passato in media 50 giorni nelle Case rifugio, i minori in media 74 giorni. Oltre il 90% delle ospiti provenivano dalle Marche.
I Centri Antiviolenza
I Centri Antiviolenza (CAV) sono uno per ciascun territorio provinciale:
- CAV territorio provinciale di Pesaro: “Parla con noi”;
- CAV territorio provinciale di Ancona: “Donne e Giustizia”;
- CAV territorio provinciale di Macerata: “SOS Donna”;
- CAV territorio provinciale di Fermo: “Percorsi Donna”;
- CAV territorio provinciale di Ascoli Piceno: “Donna con te”.
I Centri Antiviolenza (CAV) garantiscono informazione, orientamento e sostegno alle donne vittime di violenza. Le principali competenze del centro sono quelle di elaborare un progetto di uscita dalla violenza sulla base della valutazione dei bisogni della donna e dei/delle figli/e, costruire un percorso di rafforzamento e raggiungimento dell’autonomia, rispettare la confidenzialità delle informazioni ricevute garantendo alla donna l’anonimato, individuare le risorse e le reti di sostegno della donna (famiglia, amici, servizi della comunità, ecc.) e rispettare l’autodeterminazione della donna.
Le strutture residenziali
Le strutture residenziali (Reg. Reg. n.1/2018) hanno un totale di 66 posti letto:
- 1 casa Rifugio di emergenza, con un totale di 10 posti letto: dislocata nel territorio regionale Marche Nord: Casa “Ipazia”;
- 5 case rifugio con un totale di 38 posti letto: - 1 sul territorio provinciale di Pesaro: Casa Rifugio “Mimosa”; - 1 sul territorio provinciale di Ancona: Casa “Zefiro”; - 2 sul territorio provinciale di Macerata: Casa “Giuditta” e Casa “Eva”; - 1 sul territorio interprovinciale di Fermo e Ascoli Piceno: Casa “dei fiori di mandorlo”.
- 2 case rifugio per la semi-autonomia con un totale di 18 posti letto: - 1 nel territorio regionale Marche Nord: Casa “Demetra”; - 1 nel territorio regionale Marche Sud: Casa “Alma Libera”.