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lunedì 1 luglio 2024  16:07 

Il modello 3D della "nuova" Arquata

 

Mettere in sicurezza il sottosuolo, poi ricostruire il borgo. Detto in termini semplici, è quanto accadrà ad Arquata del Tronto, il luogo simbolo del terremoto che più di tutti ha subito le conseguenze devastanti della tragedia.

Dopo la fase di demolizione degli edifici rimasti in piedi nel centro storico, la Conferenza dei servizi ha approvato il progetto di fattibilità tecnica economica per la “Realizzazione delle opere di stabilizzazione e di sostegno per la successiva edificazione degli aggregati pubblici e privati e delle infrastrutture”.

Il progetto redatto dall’Ufficio Speciale Ricostruzione della Regione Marche, il cui importo complessivo è di 71 milioni di euro, mette al primo posto sicurezza e soluzioni d’avanguardia, innovative, in grado di garantire un futuro al borgo. Al tempo stesso, punta alla realizzazione di interventi compatibili con la tutela degli aspetti architettonici, storici e ambientali caratteristici dei luoghi, assicurando architettura ecosostenibile e efficientamento energetico.

Dunque, la soluzione individuata prevede, in primis, la messa in sicurezza delle strutture esistenti, ossia la strada provinciale numero 89 e la strada di accesso al paese, il tutto mediante un intervento di consolidamento che interessa le strutture murarie esistenti, attraverso iniezioni e impiego di micropali verticali e inclinati.

Date le complesse caratteristiche orografiche e di versante che connotano il centro storico, costruito su un promontorio roccioso, e anche in considerazione della natura del terreno, che presenta una roccia estremamente fratturata, la scelta è caduta su un approccio innovativo. Verrà privilegiato, infatti, l’utilizzo di un sistema di tiranti attivi permanenti di tipo passante su pareti contrapposte, riducendo al minimo l’utilizzo di tiranti attivi tradizionali di tipo cieco che prevedono un tratto di lunghezza libera ed un tratto di ancoraggio. In entrambi i casi l’armatura del tirante stesso è costituita da barre in acciaio di tipo Dywidag.

La soluzione progettuale fissa anche la presenza di due pozzi verticali, posti in prossimità dei due estremi della collina lungo la direzione prevalente (sud ovest - nord est), per assicurare una distribuzione uniforme dei tiranti.

Questa prima fase prevede, poi, la realizzazione di platee orizzontali che definiranno i nuovi piani di posa degli edifici, in corrispondenza della sommità dei muri di sostegno con sistema di tiranti attivi permanenti di tipo passante su pareti contrapposte.

Tutto ciò per favorire e sostenere la seconda fase, quella in cui si passerà alla ricostruzione vera e propria dell’abitato su isolatori sismici. Regione ed Usr confidano nel fatto che la consegna dei lavori alla ditta che si aggiudicherà l’appalto possa avvenire nei primi mesi del 2025.