Calandro
Sistematica
Specie: Anthus campestris
Classe: Aves
Ordine: Passeriformes
Stato di conservazione
Lista Rossa UICN Italiana: LC
Lista Rossa UICN Europea: LC
Lista Rossa UICN Globale: LC
Stato delle conoscenze nelle Marche
Stato attuale delle conoscenze: Buono
Stato attuale di conservazione: Sufficiente
Il Ruolo della Rete Natura 2000: Elevato
Distribuzione in periodo riproduttivo nelle Marche
Calandro
Il Calandro è un piccolo passeriforme dalla colorazione poco vistosa adatta a nasconderlo sul terreno dove svolge gran parte della sua attività. L’alimentazione è varia e comprende sia semi che invertebrati. Nelle Marche è migratore e giunge, per nidificare, in maggio ripartendo a settembre.
Habitat
Nella Marche sostanzialmente frequenta esclusivamente le praterie montane, sia primarie che secondarie. In generale è più abbondante in quelle aperte e con esposizione “calda” (sud e ovest) e si può incontrare sino ad oltre 2.000 m s.l.m..
Distribuzione e consistenza nelle Marche
È distribuito in modo uniforme in tutte le aree montane dal Monte Nerone sino ai Sibillini; sui Monti della Laga sembra meno frequente che lungo la dorsale calcarea. Localmente può essere anche abbondante e occupando tutte praterie, sia secondarie che primarie, la sua popolazione regionale è relativamente consistente.
La specie nella Rete Natura 2000
La specie risulta essere presente in 52 siti (17 ZPS e 35 SIC) omogeneamente distribuiti lungo tutta la catena appenninica ad esclusione della porzione più settentrionale.
Il suo legame con le praterie, sia secondarie che primarie, in genere Habitat di interesse comunitario, ha fatto si che gran parte della popolazione sia compresa nella rete Natura 2000.
Minacce e pressioni
La sua distribuzione sostanzialmente limitata alle sole praterie, primarie e secondarie, presenti lungo la dorsale appenninica rende questa specie particolarmente sensibile alla gestione di questo habitat, fortemente condizionato dalle attività zootecniche.
Se in passato sovrappascolo poteva costituire una minaccia provocando un eccessivo deterioramento del cotico erboso, a cui tuttavia la specie sembra relativamente tollerante, oggi è la progressiva e generalizzata scomparsa del bestiame a costituire il fattore di pressione più preoccupante.
Già la riduzione della pressione del pascolo al di sotto del livello ottimale innesca infatti nella vegetazione fenomeni dinamici che portano a cambiamenti della composizione floristica che possono sfociare, nelle praterie secondarie, create quindi dall’uomo, nella ricolonizzazione da parte del bosco.
Meno chiari, ma probabilmente significativi, sono anche gli effetti dovuti alla sostituzione del pascolo ovino con quello bovino date le diverse modalità di consumo delle specie erbacee da parte delle due specie.
A03.01 |
Agricoltura |
Sfalcio intenso o in intesificazione |
A03.03 |
Agricoltura |
Assenza di sfalcio |
A04.01 |
Agricoltura |
Pascolo intensivo |
A04.03 |
Agricoltura |
Assenza di pascolo |
A04 |
Agricoltura |
Sottoutilizzo dei pascoli |
E01 |
Urbanizzazione e espansioni insediative |
Aree urbane ed edifici residenziali |
E02 |
Urbanizzazione e espansioni insediative |
Aree commerciali o produttive |
G01.03.02 |
Disturbo antropico |
Escursionismo con veicoli motorizzati da fuoristrada |
J01.01 |
Modificazione dei sistemi naturali |
Incendi di origine antropica |
K02.01 |
Processi biotici e abiotici naturali (escluse catastrofi) |
Cambiamento nella composizione specifica (successione) |
Strategie di conservazione
La conservazione del calandro nelle Marche è legata a doppio filo a quella delle praterie montane. La specie utilizza sia quelle primarie che quelle secondarie con conseguenze completamente differenti per quanto riguarda la sua gestione. Se infatti le coppie insediate nelle prime non sembrano correre rischi particolari e quindi necessitano solo di essere monitorate per individuare immediatamente l’emergere di eventuali problemi, per quelle che nidificano nei pascoli secondari la situazione è sostanzialmente differente. Qui solo il sostegno alle attività zootecniche estensive sembra essere la strategia in grado di garantire nel medio e lungo periodo la permanenza dell’habitat della specie.
Siti Natura 2000 in cui è segnalata
ZPS:
ZSC/SIC: