Specie

Aquila reale

Sistematica

Specie: Aquila chrysaetos
Classe: Aves
Ordine: Falconiformes

Stato di conservazione

Lista Rossa UICN Italiana: NT

Lista Rossa UICN Europea: LC

Lista Rossa UICN Globale: LC

Stato delle conoscenze nelle Marche

Stato attuale delle conoscenze: Ottimo
Stato attuale di conservazione: Sufficiente
Il Ruolo della Rete Natura 2000: Molto elevato

Distribuzione in periodo riproduttivo nelle Marche

Aquila reale

L’Aquila reale, con oltre 2 m di apertura alare, è il più grande uccello che si riproduca nelle Marche. È sedentaria nelle aree montane dove può essere osservata prendere quota volteggiando all’interno delle correnti termiche ascensionali. Raggiungendo la maturità sessuale a circa 5 anni e gli individui immaturi possano frequentare anche aree in cui non sono presenti coppie nidificanti. 

 

 

 

Habitat

La presenza come nidificante dell’aquila reale è legata alla disponibilità concomitante di due habitat distinti. Per collocare i nidi, almeno nelle Marche, ha bisogno di pareti rocciose sufficientemente alte, mentre l’attività trofica si svolge per lo più nelle aree aperte ed in particolare nelle praterie naturali o seminaturali. I nidi, spesso più d’uno per ogni sito ed utilizzati alternativamente per moltissimi anni, sono costruiti utilizzando terrazzini, sgottamenti o alberi sporgenti dalle pareti. Le prede possono essere molto varie anche se i mammiferi di media taglia in genere rappresentano la risorsa trofica più utilizzata; cattura comunque regolarmente anche rettili e uccelli.
Oltre alle coppie territoriali, che occupano una determinata area per tutto il corso dell’anno, sono presenti esemplari, i così detti floaters, in genere immaturi che non sono legati permanentemente a siti specifici e che possono stabilirsi temporaneamente anche in zone in cui non siano presenti pareti rocciose adatte alla riproduzione. La conservazione della popolazione di aquila reale dipende dalla tutela sia delle coppie che dei floaters.

 

Distribuzione e consistenza nelle Marche

La specie è distribuita regolarmente lungo tutta la catena appenninica dal Monte Nerone sino ai Monti della Laga. I dati più recenti indicano che nelle Marche sono presenti 15-16 coppie territoriali con un deciso incremento negli ultimi anni. Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, infatti, erano presenti appena 8 coppie, probabilmente il livello più basso da secoli, ma poi la popolazione, in concomitanza con l’istituzione di nuove aree protette, è progressivamente aumentata fino al livello attuale. L’analisi dei dati storici (Magrini et al. 2013) permette di stimare con una certa attendibilità che prima del secondo conflitto mondiale potevano essere presenti, tra Marche ed Umbria, circa 25 coppie contro le 17-18 attuali. All’interno di questo areale spicca Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini che da solo ospita un terzo della popolazione marchigiana con una densità che si avvicina a quella alpina.

 

La specie nella Rete Natura 2000

La definizione della presenza della specie nella Rete Natura 2000 è piuttosto complessa sia per il differente uso che essa può fare del territorio che per la sovrapposizione tra SIC e ZPS. Attualmente è segnalata complessivamente in 52 siti Natura 2000 (37 SIC e 15 ZPS). Eliminando le aree di sovrapposizione, in 12 SIC e 2 ZPS sono presenti coppie territoriali mentre 25 siti (21 SIC e 4 ZPS) sono frequentati regolarmente per l’attività trofica (in ben 4 di questi la specie ha nidificato nel passato e risultano permanere condizioni idonee alla presenza di coppie territoriali).Questo quadro apparentemente complesso rende evidente come la tutela della specie sia legata ad una gestione integrata del territorio che non si limiti ai soli siti di nidificazione ma coinvolga anche le altre aree da essa utilizzate e i vecchi territori di nidificazione.
Attualmente comunque tutti i siti riproduttivi, attuali e storici, noti, sono all’interno della rete Natura 2000 ad esclusione di uno.

 

Minacce e pressioni

La specie, per la bassa densità, è particolarmente sensibile ai fattori di pressione che possono ridurre la disponibilità, diretta ed indiretta di siti di nidificazione e di risorse trofiche. Nell’Appennino marchigiano particolarmente importante è il disturbo diretto ai siti di nidificazione per attività di arrampicata, birdwatching, fotografia naturalistica, ecc.
Le prede possono essere limitate sia dalla riduzione delle aree di caccia (praterie secondarie) per abbondono delle attività zootecniche e conseguente evoluzione della vegetazione verso formazioni arbustive ed arboree che dall’eccessivo prelievo venatorio (in particolare lepre).
Ulteriori fattori di pressione sono l’uccisione diretta per azioni di bracconaggio e/o uso di esche avvelenate e la mortalità per urto o elettrocuzione provocato da linee elettriche aeree.

 

A03.01

Agricoltura

Sfalcio intenso o in intesificazione

A03.03

Agricoltura

Assenza di sfalcio

A04.01

Agricoltura

Pascolo intensivo di bovini

A04.03

Agricoltura

Assenza di pascolo

A04

Agricoltura

Sottoutilizzo dei pascoli

C03.03

Attività minerarie, cave e produzione di energia

Produzione energia eolica

E01

Urbanizzazione e espansioni insediative

Aree urbane ed edifici residenziali

E02

Urbanizzazione e espansioni insediative

Aree commerciali o produttive

F03.01

Uso di risorse biologico (esclusa agricoltura e selvicoltura)

Caccia

F03.01

Uso di risorse biologico (esclusa agricoltura e selvicoltura)

Presenza di carcasse con piombo

F03.02.03

Uso di risorse biologico (esclusa agricoltura e selvicoltura)

Trappolaggio, uso del veleno e bracconaggio

G01.02

Disturbo antropico

Escursionismo a piedi, cavallo e veicoli non motorizzati

G01.03.02

Disturbo antropico

Escursionismo con veicoli motorizzati da fuoristrada

G01.04.01

Disturbo antropico

Attività di arrampicata

G01.05

Disturbo antropico

Attività di volo libero

G02.09

Disturbo antropico

Osservazione di fauna selvatica

J03.01.01

Modificazione dei sistemi naturali

Riduzione della disponibilità di prede (comprese carcasse)

K02.01

Processi biotici e abiotici naturali (escluse catastrofi)

Cambiamento nella composizione specifica (successione)

D02.01.01

Infrastrutture per il trasporto e per le utilities

Linee elettriche e telefoniche aeree

 

Strategie di conservazione

La tutela dell’aquila reale richiede un impegno complessivo che coinvolga l’intera rete Natura 2000 in uno sforzo coordinato. Le principali linee strategiche passano innanzi tutto da un rigoroso controllo delle attività di fruizione, durante la stagione riproduttiva, dei siti di nidificazione, attuali e potenziali, che non può prescindere da un loro regolare monitoraggio. Accanto a ciò vanno intraprese politiche in grado di favorire la permanenza delle attività zootecniche nelle aree montane, allo scopo di conservare le praterie secondarie che costituiscono il principale territorio di caccia della specie. In queste aree andrebbe attentamente gestita l’attività venatoria per permettere la permanenza un adeguata densità di specie preda, in particolare di lepre. Altro aspetto su cui intervenire è la mortalità provocata dall’uomo ed in particolare quella dovuta al bracconaggio e quella provocata dalle linee elettriche aree che, almeno nelle aree frequentate dalla specie dovrebbero essere messe in sicurezza.

 

 

Siti Natura 2000 in cui è segnalata

 

ZPS:

 

ZSC/SIC: