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martedì 8 giugno 2021  09:32 

È stato inaugurato il nuovo "Museo Ghergo", lo spazio espositivo permanente in piazza Bracaccini a Montefano dedicato al grande fotografo montefanese Arturo Ghergo, mirabile ritrattista di principi e principesse, esponenti della beltà romana, divi e divine, dagli anni ’30 alla fine degli anni ’50.

Un’iniziativa dell’associazione "Effetto Ghergo", presentata ieri mattina al teatro Rondinella e subito dopo è stata Cristina, figlia del fotografo, insieme al sindaco di Montefano, Angela Barbieri, a tagliare il nastro e ad aprire le porte della mostra "Gli anni della dolce vita", ideata e realizzata dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e curata da Fulvio Merlak, Claudio Pastrone e Giorgio Tani, con il sostegno della Regione. L’esposizione raccoglie 66 scatti in bianco e nero di alcuni tra i maggiori fotografi italiani tra la fine degli anni ’50 e il 1968.

La mostra è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20, con prenotazione obbligatoria. Nel museo, invece, il primo a Montefano come sottolinea il sindaco, sono esposte opere fotografiche e strumenti di lavoro sapientemente disposti dal suo direttore, Denis Curti con il sostegno di Vittorio Salmoni, architetto ed ideatore – insieme a Cristina – del Museo. All’evento erano presenti anche Claudia Scipioni, Presidente dell’associazione Effetto Ghergo, Teofilo Celani Presidente Regionale Fiaf e Paolo Mereghetti, critico cinematografico e giornalista. Il primo impegno del museo è quello di un bando per la selezione di giovani talenti della fotografia diviso in due sezioni: una regionale (premio una borsa di studio di 250 euro offerta dalla Bcc di Filottrano), e una nazionale il cui vincitore potrà esporre i lavori nel museo Ghergo.

La Mostra è strutturata in due Sezioni.

La prima, dal titolo “La Dolce Vita” racconta Roma con la sua Cinecittà, quando la Capitale è al suo fulgore ed è punto di arrivo per tanti divi stranieri, un palcoscenico in cui mettersi in mostra, lo spettacolo nello spettacolo. Vita e consuetudini sono stati condizionati dagli allora mezzi di comunicazione più importanti, il cui principe era il Cinema: proponendo storie tra sogno e realtà, influisce anche sui comportamenti degli spettatori, evocando stili di vita fino ad allora inimitabili.

In quegli anni nasce la figura del “paparazzo” che batte Via Veneto in cerca di dive ed attori, o di protagonisti della beltà romana dai patrimoni altisonanti: La Dolce Vita, il film di Federico Fellini che ha stigmatizzato la poesia, l’amaro e il fatuo di una concezione di vita resa pubblica proprio dagli obiettivi dei fotografi d’assalto, si incastona in un Paese il cui volto sta cambiando e la svolta epocale è dietro l’angolo.

La seconda parte è dedicata al contraltare di quella vita brillante e mondana. E’ un decennio di grandi cambiamenti, di rivoluzione nelle idee e nelle ambizioni degli italiani, nel quotidiano vivere. Ecco quindi sguardi sul nostro Meridione - bianco, incrinato e povero - che guarda al Settentrione del Paese con la speranza, e forse l’illusione, che il Nord industriale conduca a una migliore condizione di vita.

Il Sud Italia che non è solo geografia, ma uno spazio in cui le tradizioni – secolari e religiose, spesso retaggio di un paganesimo inscritto nel territorio – sono intoccabili ma “partire” per il Nord è diventato obbligatorio per poter vivere in maniera accettabile.

Il boom economico di quegli anni portò centinaia di migliaia di italiani ad entrare in fabbrica e a vivere in quelle periferie che nascevano per loro: non erano invitati nel cuore delle ricche città settentrionali, loro erano lì per arricchire imprenditori di successo e vivere alla meno peggio.

La mostra è un cammino, una memoria collettiva per immagini – le fotografie raccontano più delle parole – una narrazione visiva di quegli anni straordinari che hanno visto cambiare la nostra società.

 

Marina Moretti

MKTG & Communication

Ufficio Stampa

Associazione Effetto Ghergo

Museo Ghergo Montefano

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