Albanella minore
Sistematica
Specie: Circus pygargus
Classe: Aves
Ordine: Falconiformes
Stato di conservazione
Lista Rossa UICN Italiana: VU
Lista Rossa UICN Europea: LC
Lista Rossa UICN Globale: LC
Stato delle conoscenze nelle Marche
Stato attuale delle conoscenze: Buono
Stato attuale di conservazione: Insufficiente
Il Ruolo della Rete Natura 2000: Medio
Distribuzione in periodo riproduttivo nelle Marche
Albanella minore
L’Albanella minore è un rapace diurno di medie dimensioni che frequenta esclusivamente le aree aperte sia seminaturali che agricole. Dove è presente lo si può osservare mentre vola lentamente, con le ali tenute leggermente sollevate a formare una V, alla ricerche delle sue prede che sono principalmente piccoli uccelli, micromammiferi e rettili. Nelle Marche è nidificante estivo giungendo in aprile e ripartendo in agosto.
Habitat
Frequenta esclusivamente le aree aperte ed in particolare quelle agricole. È più diffuso a quote non elevate (100 – 400 m s.l.m.) ma può insediarsi anche sino a 1.000 m come nel caso di alcuni altopiani carsici. Nidifica sul terreno e per questo la si incontra generalmente in prossimità di calanchi o altre aree incolte dove la copertura della vegetazione può garantire la sicurezza della covata. Deporre le uova anche nei campi di cereali autunno-vernini (grano, orzo, ecc.) ma in questo caso la mietitura, troppo precoce rispetto al momento dell’involo, provoca in genere la morte dei pulcini. Si alimenta sia nelle aree coltivate che nelle praterie.
Distribuzione e consistenza nelle Marche
La provincia di Pesaro – Urbino è da sempre il territorio in cui si concentra la maggior parte della popolazione regionale. Attualmente, pur avendo subito un calo significativo, sono ancora segnalate circa 11-12 coppie (Morelli et. al 2012). Altri nuclei minori sono presenti nelle aree agricole della media valle del Fiume Musone, tra Jesi e Cingoli, (2-3 coppie) e negli altopiani carsici appenninici in provincia di Macerata, come Colfiorito e Montelago (3-5 coppie). Ulteriori segnalazioni, tuttavia senza conferma dell’eventuale riproduzione, provengono da varie aree della fascia collinare tra le province di Macerata e Fermo. Complessivamente, allo stato attuale delle conoscenze la popolazione regionale può essere quindi stimata in almeno 15-20 coppie nidificanti.
La specie nella Rete Natura 2000
Attualmente la specie è segnalata in 9 siti (4 ZPS e 5 SIC), nei quali nidifica o ha nidificato nel recente passato e permangono ancora condizioni idonee alla sua riproduzione. La specie sembra soggetta a fluttuazione irregolari della popolazione che possono determinare occupazione ed abbandono dei siti di nidificazione nel corso del tempo. Per questa ragione è difficile definire un quadro stabile della sua presenza che certamente interessa in modo sostanziale anche aree non comprese in Natura 2000.
Minacce e pressioni
La specie è sensibile alla gestione delle aree agricole. In particolare i principali fattori di pressione che ne possono minacciare la tutela nelle Marche sono l’evoluzione naturale della vegetazione nelle aree calanchive ed incolte che, favorendo la diffusione di arbusti ed alberi, rende le aree non adatte alla nidificazione e la distruzione della vegetazione erbacea nelle aree di nidificazione per cattiva gestione o incendi; l’utilizzo di biocidi riduce inoltre la disponibilità di prede. Le coppie che si riproducono nei campi subiscono livelli elevati di distruzione accidentale dei nidi per le normali pratiche colturali (es. mietitura).
Nelle aree di alimentazione in periodo pre-migratorio la scomparsa delle formazioni erbacee causata dell’abbandono o dalla riduzione dell’attività zootecnica è un fattore di pressione importante.
A02.01 |
Agricoltura |
Intensificazione delle pratiche agrarie |
A02.02 |
Agricoltura |
Cambiamento delle coltivazione |
A03.01 |
Agricoltura |
Sfalcio intenso o in intesificazione |
A03.03 |
Agricoltura |
Assenza di sfalcio |
A04.01 |
Agricoltura |
Pascolo intensivo |
A04.03 |
Agricoltura |
Assenza di pascolo |
A04 |
Agricoltura |
Sottoutilizzo dei pascoli |
A06.04 |
Agricoltura |
Abbandono delle coltivazioni |
A07 |
Agricoltura |
Uso di biocidi, ormoni e altri prodotti chimici |
A10.01 |
Agricoltura |
Rimozione di siepi e filari alberati |
A10.02 |
Agricoltura |
Rimozione di muretti e scarpate |
B01.01 |
Selvicoltura |
Rimboschimento di aree aperte con specie autoctone |
B01.02 |
Selvicoltura |
Rimboschimento di aree aperte con specie alloctone |
E01 |
Urbanizzazione e espansioni insediative |
Aree urbane continue |
E02 |
Urbanizzazione e espansioni insediative |
Industrie |
G01.03.02 |
Disturbo antropico |
Escursionismo con veicoli motorizzati da fuoristrada |
J01.01 |
Modificazione dei sistemi naturali |
Incendi di origine antropica |
K02.01 |
Processi biotici e abiotici naturali (escluse catastrofi) |
Cambiamento nella composizione specifica (successione) |
Strategie di conservazione
La conservazione della specie passa attraverso la definizioni di opportuni interventi che debbono coinvolgere le aziende agricole. In particolare deve essere favorita la diffusione di pratiche biologiche o a basso impatto e salvaguardata la diversità dei paesaggi agrari. Nelle aree di nidificazione vanno adottati appositi piani di gestione degli incolti e dei calanchi che garantiscano la permanenza di aree con vegetazione adatta alla deposizione delle uova. A questo scopo ed anche per poter intervenire tempestivamente per salvaguardare eventuali nidi posti nelle colture, è opportuno attivare, in collaborazione con gli agricoltori,una rete di monitoraggio della specie. Nelle aree montane va favorita la permanenza dell’allevamento allo stato brado con densità di carico adeguate.
Siti Natura 2000 in cui è segnalata
ZPS:
ZSC/SIC: