sabato 20 novembre 2021  16:16 

MACERATA, 20/11/2021 - La frazione di Sforzacosta ritrova il suo gioiello grazie al lavoro sinergico tra Ufficio Speciale per la Ricostruzione, Diocesi e Soprintendenza 

 

MACERATA, 20/11/2021 - Sforzacosta ha ritrovato la sua chiesa. Un percorso lungo e irto di ostacoli che dopo il terremoto vede ripartire il luogo di culto della frazione di Macerata. Il tutto grazie al lavoro sinergico e alla professionalità di Ufficio Speciale per la Ricostruzione, Diocesi e Soprintendenza.

L’intervento, portato a termine in poco più di due anni nonostante i problemi derivati dalla pandemia, ha previsto la riparazione dei gravi danni causati dal sisma, per un importo totale che si assesta sui 511.559 euro.

Parentesi storico/architettonica. La chiesa fu costruita su disegno dell’arcidiacono Giuseppe Jacobon, tra il 1909 ed il 1912, anno in cui fu aperta al culto. Ha una struttura portante in muratura, con solaio di copertura dell’aula ligneo, mentre i solai di copertura delle navate laterali erano in latero-cemento. Tutto il soffitto della chiesa era costituito da un ulteriore solaio/controsoffitto in latero-cemento realizzato tra il 1961 ed il 1963, che con il progetto di riparazione è stato rimosso.

Le volte delle cappelle laterali e dell’abside sono volte in foglio. Nella chiesa ci sono tre altari: quello maggiore dedicato a San Giuseppe, quello di destra alla Madonna del Rosario di Pompei e quello di sinistra al Sacro Cuore. Nel 1895 la chiesa si è dotata di un organo di Gaetano Cavalli (restaurato nel 1951) posto sopra la porta d'ingresso in cantoria in muratura, retta dalla bussola sottostante.

Il danno. Dopo le scosse del 2016/207, la chiesa di San Giuseppe ha riportato diverse lesioni, tra cui alcune molto gravi al controsoffitto nella navata centrale ed in quelle laterali, con la totale sconnessione tra i travetti in calcestruzzo, i tavelloni ed il loro relativo collegamento con la muratura portante, con il distacco di vistose porzioni di intonaco e il rischio di distacco dei tavelloni in laterizio. Il controsoffitto in latero-cemento, realizzato nei primi anni ‘60, risulta essere un gravoso apporto di massa in sommità. La copertura lignea dell’aula, poi, aveva le connessioni dei nodi delle capriate non completamente efficaci, oltre che puntoni e catena sottodimensionati e chiaramente lesionati. La struttura delle coperture delle navate laterali, in latero-cemento, essendo spingente, ha causato danni alle murature in sommità.

Erano presenti inoltre lesioni significative, passanti e non, agli archi, alle volte in foglio delle cappelline e dell’abside, e nella muratura portante; anche la torre campanaria è stata interessata da dissesti di origine sismica.

L’intervento. Il progetto, che come principio fondante ha voluto rispettare le valenze architettoniche dell’edificio, si è sviluppato attraverso diverse opere di restyling. Tra queste, il rifacimento del solaio di copertura della chiesa con struttura lignea e cerchiatura metallica, e la demolizione della struttura di controsoffitto in travetti di calcestruzzo armato e tavelloni (realizzata tra il 1961-1963).

Ma non solo: nel piano sono stati previsti l’inserimento di tiranti metallici e il consolidamento della muratura tramite cuci-scuci, sia a spessore che a paramento. Passaggio importante è la posa in opera di fibre di carbonio su intradosso archi e di fibre di vetro su estradosso volte in foglio sulle cappelle laterali e sull’abside. Così come la scarnitura e la stuccatura delle connessure dei paramenti in laterizio dei prospetti.

 

 

Il progetto ha previsto infine una variante per le opere complementari alla messa in sicurezza. Tra queste, quelle riguardanti amplificazione, sistemazione delle campane e di impianti elettrici e speciali, un impianto antivolatili e uno di elettrosmosi per deumidificazione murature, fino al prezioso restauro dell’organo.

 

Le imprese che hanno lavorato al ripristino della chiesa:

Edilizia Azzacconi di San Ginesio per le opere edili e di restauro architettonico; 

Giemme di Gazzano e Marini (Civitanova Marche) per i ponteggi;

Team Service di Grottammare per i ponteggi del campanile;

Adriana Malpiedi di Cessapalombo per il restauro degli apparati decorativi;

Organi Pinchi di Trevi (Pg) per il restauro dell’organo;

De Santis Corinaldi di Cingoli per la sistemazione delle campane