Presentati gli studi sulla Vallata del Misa: dalla tragedia dell’alluvione alla sicurezza idraulica
giovedì 19 giugno 2025 18:27
Verso un futuro e un territorio più sicuro. Con questo preciso impegno si è svolto questo pomeriggio, presso il Parlamentino di Palazzo Li Madou ad Ancona, il convegno tecnico-scientifico “Dall’alluvione alla sicurezza idraulica”, dedicato alla presentazione degli studi idraulici sulla Vallata del Misa. Un’occasione per fare il punto sul lavoro svolto nei due anni successivi alla devastante alluvione del 15 settembre 2022, grazie al contributo congiunto di Fondazione CIMA (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), UNIVPM (Università Politecnica delle Marche) e UNICAM (Università di Camerino), con il coordinamento dell’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Centrale (AUBAC). Al centro dell’approfondimento, i risultati tecnici di uno studio durato circa due anni, finalizzato alla definizione di un programma organico di interventi strutturali in grado di garantire la sicurezza delle aree colpite. Dopo l’evento alluvionale del settembre 2022 infatti, è emersa con chiarezza l’impossibilità di ripristinare la sicurezza idraulica semplicemente ricostruendo quanto distrutto: era necessario un piano strutturale di prevenzione e riduzione del rischio idraulico, fondato su opere tra loro interdipendenti come l’allargamento degli alvei fluviali, la costruzione di vasche di espansione, e la sostituzione di ponti inadeguati.
Interventi istituzionali
Presidente della Regione Marche e Commissario per l’alluvione 2022, Francesco Acquaroli: “Quello di oggi è un incontro particolarmente significativo, perché presentiamo gli esiti di studi che sono fondamentali per programmare e realizzare le opere di messa in sicurezza e mitigazione del rischio attese da decenni sui territori della Valle del Misa, strategie che mirano a restituire un senso di normalità e sicurezza ai cittadini e alle imprese. Per quanto riguarda la mitigazione del rischio, stiamo lavorando per elevare al massimo i livelli di precauzione: gli interventi già realizzati, quelli in corso e quelli programmati rappresentano un impegno senza precedenti. Non si tratta solo di un unicum per la nostra regione, ma di un’esperienza che ha avuto pochi precedenti anche a livello nazionale. Lo studio presentato oggi offre una visione organica e integrata del territorio, che ci permetterà, attraverso interventi mirati, di restituire alle aree colpite quelle opportunità oggi precluse a causa degli eventi alluvionali. Le opere stanno procedendo con grande rapidità: sono già attivi cantieri per la ricostruzione dei ponti e per la realizzazione delle vasche di laminazione, alcune delle quali prenderanno il via già nei prossimi mesi. È un segnale chiaro di un cambiamento di passo e di metodo nella gestione dell’emergenza in una zona che, purtroppo, si è rivelata, e resta, particolarmente vulnerabile. Il nostro compito è quello di riportare il territorio in sicurezza, riducendo quanto più possibile, grazie agli esiti di questo studio, i fattori di rischio. Un sentito ringraziamento va a tutti gli enti, le istituzioni, le università e i professionisti che hanno collaborato a questo grande lavoro di squadra. È proprio grazie a questo impegno condiviso che oggi possiamo intervenire in modo concreto per la messa in sicurezza del territorio, come ci eravamo prefissati fin dai giorni immediatamente successivi al 15 settembre 2022. La Regione, allo stesso modo, esprime gratitudine al Governo nazionale che, ricordo, ha stanziato complessivamente 400 milioni di euro, risorse fondamentali per affrontare l’emergenza, sostenere famiglie e imprese, e realizzare le infrastrutture necessarie”.
Assessore regionale all’Ambiente e Protezione Civile Stefano Aguzzi: “In due anni e mezzo dall'alluvione abbiamo fatto un lavoro straordinario grazie al contributo di tutti: cittadini, Genio e Protezione civile, Ufficio commissariale, imprese, operatori del territorio e tutti coloro che hanno dato una mano. Siamo riusciti a ridare certezza, sicurezza e dignità a un territorio devastato. Non ci siamo limitati a riparare il danno, ma stiamo lavorando per la messa in sicurezza futura dei territori. È la prima volta che si fa per davvero, con risorse importanti e grandi capacità per la prevenzione. Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti, ma sappiamo che c'è ancora molto da fare. Continueremo a lavorare per garantire la sicurezza e la stabilità dei territori”.
Vicecommissario per l’Alluvione Stefano Babini: “L’odierna presentazione dei risultati dimostra che il Piano delle opere individuato consente di ridurre realmente il rischio delle vallate, al punto che le mappe di esondazione evidenziano una riduzione notevolissima delle zone interessate da una potenziale alluvione. Le opere ancora da realizzare sono finanziate e le prime 19, per un valore di oltre 83milioni di euro, sono state affidate con una procedura di accordo quadro, per cui sono prossime ad essere avviate. Le rimanenti, tra cui le vasche di laminazione, sono in fase di progettazione finalizzata ad un secondo accordo quadro per l’aggiudicazione alle imprese, che potrà essere avviato alla fine di luglio. Questa presentazione è la sintesi di un impegno tecnico e istituzionale straordinario, con l’obiettivo condiviso di restituire sicurezza e fiducia ai cittadini delle vallate colpite, e costituisce un passo fondamentale verso la revisione e l’alleggerimento dei vincoli del PAI, oggi ancora tarati sulla situazione emergenziale post alluvione”.
Direttore del Dipartimento Protezione Civile Marche, Stefano Stefoni: "Grazie a questi studi abbiamo avuto la possibilità di verificare che le opere previste portano a un livello di sicurezza conforme a quanto previsto dalle normative sul rischio idrogeologico. Parliamo di un lavoro tecnico molto approfondito, mai realizzato prima nelle Marche e raro anche a livello nazionale. È uno studio pilota, che può diventare un modello per interventi simili in altre aree. Ogni opera deve essere progettata in base ai finanziamenti disponibili e approvata dagli enti competenti, soprattutto dall’autorità idraulica. Non è possibile costruirle tutte insieme: vanno realizzate una alla volta, seguendo un ordine preciso. Si chiamano 'opere di mitigazione del rischio residuo' perché ognuna riduce parte del rischio, ma si completano solo insieme. Infine è importante ricordare che il rischio zero non esiste. La legge considera accettabile un rischio legato a eventi che si verificano in media ogni 200 anni. Questo è il nostro obiettivo: portare il territorio a un livello di rischio tollerabile, il massimo oggi previsto per garantire la sicurezza dei cittadini”.
Il lavoro scientifico: modellazione idraulica e simulazioni - Interventi tecnici
La Fondazione CIMA ha curato la realizzazione di modelli idraulici avanzati dei fiumi Misa e Nevola, simulando diversi scenari a partire dalla situazione post-evento fino alla configurazione futura basata sulle opere già realizzate e su quelle progettate.
Prof. Luca Ferraris, Presidente di Fondazione CIMA: "Il sistema che abbiamo realizzato rappresenta un passo avanti fondamentale per la sicurezza idraulica del territorio ed è uno studio che guarda al bacino nel suo insieme. L’alluvione del 2022 è stata una tragedia che ha segnato profondamente questa regione, e non possiamo tornare indietro. Ma grazie a una stretta collaborazione con le istituzioni e l’Università Politecnica delle Marche, oggi abbiamo una visione chiara e fondata su cosa è successo e soprattutto cosa serve per proteggere le comunità del Misa. Lo studio rappresenta una risposta concreta alla necessità di protezione del territorio e propone vasche di laminazione, arginature e adeguamenti fluviali. Ora è fondamentale tradurre questi studi in azione, per trasformare la memoria di un evento drammatico in una cultura della sicurezza, in cui tutti, cittadinanza, istituzioni e scienziati, siamo chiamati a fare la nostra parte”.
UNIVPM ha sviluppato e ottimizzato i modelli delle vasche di laminazione previste nei siti di Pancaldo, Ponte Lucerta, Zipa/Confluenza, Megà, Ampliamento Bettolette, Marazzana e Borgo Catena, studiando il loro funzionamento sequenziale per garantire l’efficacia del sistema nel suo complesso.
Maurizio Brocchini, docente UNIVPM : “Il gruppo di Idraulica dell’Università Politecnica delle Marche, con il contributo dell’Università di Padova e in collaborazione con la Fondazione CIMA, ha realizzato uno studio per individuare le opere più efficaci nella riduzione del rischio di alluvione nel bacino Misa-Nevola, con particolare attenzione alla città di Senigallia. Attraverso avanzati modelli idraulici, sono state studiate sette casse di espansione lungo i fiumi Misa e Nevola, oltre ad idonee arginature sui corsi d’acqua Misa e Nevola. Rispetto all’’Assetto di Progetto’ del 2016, lo studio propone un numero minore di casse ma di volume maggiore, per ridurre costi e semplificare gestione e manutenzione. Le strutture sono state pensate per funzionare con il minimo utilizzo di componenti meccaniche, sfruttando al massimo la morfologia naturale del territorio e posizionandole dove il fiume storicamente esonda. Le soluzioni individuate permettono una significativa riduzione del rischio alluvionale, lasciando solo un rischio residuo molto contenuto, ulteriormente affrontabile nella fase di progettazione esecutiva. È importante ricordare che il “rischio zero” non è mai raggiungibile, ma è possibile avvicinarsi sensibilmente con interventi mirati ed efficaci”.
UNICAM, infine, ha analizzato e proposto gli interventi necessari nelle aree interne e nei territori collinari, spesso trascurati ma cruciali per una gestione integrata del rischio idrogeologico
Piero Farabollini, docente UNICAM: “L’Università di Camerino si è attivata per condurre valutazioni approfondite e analisi dettagliate sul territorio colpito. L’obiettivo è stato quello di studiare le condizioni di pericolosità idrogeologica e idraulica, redigere una mappa dei danni e individuare le azioni più efficaci per la mitigazione del rischio. L’evento meteorico ha colpito in modo particolarmente intenso le aree montane, con precipitazioni eccezionali in territori come Cagli e Cantiano. È quindi indispensabile progettare interventi strutturali e infrastrutturali capaci di rispondere alle nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici. Attualmente, UNICAM sta sviluppando proposte di mitigazione da attuare sia nei centri abitati sia lungo i corsi d’acqua maggiormente interessati. Parallelamente, si lavora a una pianificazione seria e lungimirante, che tenga conto dell’evoluzione del clima e delle sue conseguenze sui fenomeni meteorologici estremi. Questo implica un cambio di approccio: non si può più ragionare solo in termini di emergenza. La vera risposta sta nella prevenzione, da costruire nei periodi di quiete, quando è possibile agire senza la pressione dell’immediatezza. Le università sono in prima linea, con un ruolo chiave nell’elaborare soluzioni scientifiche e sostenibili”.
AUBAC ha coordinato il progetto di studi.
Marco Casini, Segretario Generale AUBAC: “Grazie al lavoro condotto sul bacino del Misa, l’esempio più virtuoso in Italia e il primo gestito a questo livello, disponiamo oggi di uno strumento che non solo ci ha consentito di aggiornare l’assetto idraulico del territorio, ma anche di individuare gli interventi di mitigazione per la sua messa in sicurezza. Man mano che gli interventi saranno realizzati, si procederà con il contestuale aggiornamento delle mappe di pericolosità, liberando dagli attuali vincoli i territori interessati. Parallelamente, con la prossima adozione del PAI distrettuale in sostituzione dell’attuale PAI Marche, prevista per gli inizi del prossimo anno, saranno aggiornate anche le norme che disciplinano gli interventi edilizi di ristrutturazione e nuova costruzione. È una trasformazione concreta che pone finalmente la sicurezza idraulica del territorio su basi scientifiche solide e condivise”.
Claudia Pasquini claudia.pasquini@regione.marche.it claudia.pasquini