MATELICA, 3/9/2021 - Un capannone nuovo di zecca e 17.000 metri quadrati per dare lavoro ad oltre 200 persone, è il più grande intervento su un immobile produttivo del cratere
Un capannone nuovo di zecca per dare lavoro a oltre 200 persone, è il più grande intervento su un immobile produttivo
Quando la burocrazia funziona: la sinergia con Regione e Ufficio Ricostruzione
MATELICA - Un’iniezione di fiducia per tutto il cratere, un modello di (ri)partenza, 17.000 metri quadrati per oltre 200 lavoratori e una “burocrazia” che funziona: è così che un’azienda rinasce e ricostruisce, in quello che è uno dei cantieri più grandi del post sisma.
La “Antonio Merloni” di Matelica, storica realtà situata in provincia di Macerata, dopo il terremoto ha rischiato seriamente di chiudere i battenti a causa dei gravi danni riportati, in particolare, da uno dei capannoni produttivi.
Tante difficoltà, che oggi sembrano un lontano ricordo grazie a un lavoro sinergico che coinvolge diverse e decisive componenti tra cui l’assessorato alla Ricostruzione della Regione Marche, l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione e l’imprenditore Paolo Sparvoli, che ha rilevato l’azienda nel momento più duro e, nella giornata di giovedì 2 settembre, ha illustrato i passi avanti fatti verso la piena operatività del sito, che produce tra le altre cose serbatoi gpl e bombole per il gas.
Tra i presenti, l’assessore regionale alla ricostruzione Guido Castelli, il direttore dell’Usr Stefano Babini, la dirigente Daniela Del Bello e il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini. Al sindaco Massimo Baldini, il compito di fare gli onori di casa.
«Siamo davanti al più grande intervento di ricostruzione su un immobile produttivo enorme, che dà lavoro a più di 200 persone -spiega l’assessore regionale alla ricostruzione Guido Castelli-. Sappiamo che negli ultimi mesi è stato possibile imprimere un’accelerazione grazie all’Usr, capace di gestire con estrema flessibilità tutte le innumerevoli difficoltà amministrative, che sembravano inizialmente insormontabili. Si tratta dell’ennesima prova di come la ricostruzione sia partita, proprio perché la Regione di intesa con l’Unità commissariale ha saputo affrontare la situazione con un nuovo piglio ed una rinnovata interpretazione delle cose, diretta non tanto a garantire adempimenti quanto l’efficacia e il raggiungimento degli obiettivi. È un modo di vedere le cose della giunta Acquaroli, che qui sta completando un intervento che non tarderà ad essere considerato un modello, nell’interesse del cratere e della regione ma soprattutto delle oltre 200 famiglie che hanno avuto possibilità, anche grazie a un illuminato imprenditore, di poter continuare a lavorare».
«Data la dimensione e l’importanza della “Merloni” sul territorio, c’è stata sin da subito sinergia tra la parte più burocratica e amministrativa dell’Usr e le necessità della ditta -continua la dirigente Del Bello-. Sono stati coniugati tutti gli interventi, dalla delocalizzazione temporanea (con un contributo di circa 1,5 milioni di euro) per consentire di non arrestare la produzione, fino all’intervento di ricostruzione, che peserà circa 22 milioni di euro. Il tutto si è inserito in un contesto di crisi della ditta di appartenenza, risolta maniera positiva tanto da avere evitato il conseguente fallimento proprio grazie alla collaborazione di tutto l’Usr. A tal proposito devo ringraziare la squadra dei collaboratori, che ci ha messo impegno e cuore, insieme alla “Merloni” e ai suoi tecnici che hanno avuto sempre interesse a dare continuità ad un’azienda che porta effetti benefici sul territorio e sulle famiglie che hanno proseguito ogni giorno ad esserci e lavorare: ci hanno creduto e lo abbiamo fatto anche noi».
Plauso, oltre che dal sindaco di Matelica Massimo Baldini, anche dallo stesso Sparvoli, che ha rilevato l’azienda nel 2020, forte di oltre 40 anni di lavoro al suo interno.
«Questa è un’operazione determinante per la ripartenza del territorio, abbiamo avviato la ricostruzione di una fabbrica storica per tutta la vallata metalmeccanica fabrianese -spiega Sparvoli-. Dopo avere attraversato un momento di impasse devo dire con estrema onestà che il passo dato nell’ultimo anno e mezzo alla ricostruzione è stato fantastico, il grosso lavoro che ha fatto l’Usr si è rivelato determinante per far partire lavori. Abbiamo bisogno di rimettere al lavoro altre unità produttive per dare un minimo di respiro al territorio. Nel 2016 c’è stato un momento di sconforto, pensavamo seriamente di doverci fermare, poi c’è stato un anno in cui non si riusciva a capire come partire, e con grande sacrificio abbiamo dovuto lavorare su meno della metà della superficie industriale. Con l’aiuto di tutti i dipendenti e con la caparbietà dell’azienda, però, siamo riusciti ad andare avanti fino a questo grande risultato. Sono convinto che se questo esempio lo esportassimo nei luoghi più colpiti darebbe iniezione di fiducia a tante persone che ancora vivono le difficoltà dovute al sisma».
Parole importanti arrivano anche da Legnini.
«Si tratta della ricostruzione di grande capannone industriale che costituisce uno dei frutti importanti del lavoro dell’Usr e complessivamente della governance della ricostruzione -conferma-. Avere garantito in tempi ragionevoli la produttività di un immobile gravemente danneggiato e conferire in tal modo una prospettiva produttiva a questa azienda rappresenta un elemento di grande rilevanza e soddisfazione. Indubbiamente si tratta di un grande sprone; abitazioni, beni culturali e opere pubbliche sono assolutamente importanti ma le attività produttive sono quelle che generano valore, occupazione, lavoro e per questo hanno una loro specialità. Dobbiamo quindi fare in modo che questo ambito proceda in modo ancora più spedito perché rappresenta quello che ci consente di tenere insieme ricostruzione e sviluppo. C’è un passo nuovo nel processo di ricostruzione e situazioni del genere ne sono la conferma».