Lo scorso 30 gennaio, un evento ricco di spunti, di riflessione e di stimoli, ha visto protagonisti dell’Evento “Parliamoci chiaro”, due illustri esperti: Gian Antonio Stella, giornalista e scrittore, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, e Michele Cortelazzo, professore emerito di linguistica italiana all’Università di Padova.
In un dialogo moderato con arguta sensibilità dalla giornalista Silvia Veroli, Stella e Cortelazzo ci hanno guidato attraverso un tema di grande rilevanza nel rapporto con il cittadino: il linguaggio della Pubblica Amministrazione.
La Scuola di Formazione ha organizzato l’evento con l’intento di stimolare un cambiamento che parta dalla consapevolezza, sostenuta dalla formazione, per migliorare la qualità della comunicazione in una PA a volte poco orientata all’utente.
Si è discusso di come troppo spesso il linguaggio con cui la Pubblica Amministrazione scrive e comunica sia autoreferenziale, complicato e distante. Di come questo non sia solo un problema linguistico, ma si tratti di una vera e propria abitudine culturale. Per cui, adeguare un registro linguistico percepito dal cittadino come lontano e complicato, a favore di una comunicazione più vicina e comprensibile è un obiettivo al quale gli enti pubblici devono obbligatoriamente tendere per produrre Valore Pubblico.
I due esperti hanno esplorato le dimensioni e le opportunità legate all'uso del linguaggio nella Pubblica Amministrazione, hanno riflettuto su come conciliare la dimensione istituzionale e formale con la necessità imprescindibile di una comunicazione chiara e attrattiva. A fronte di esempi di linguaggio obsoleto e inefficace, hanno presentato proposte per un linguaggio accessibile, che si affranchi da formule e cerimoniali che caratterizzano il “burocratese”.
Altro filone di discussione la contaminazione tra linguaggio ingessato della PA e i nuovi mezzi di comunicazione, come i social media, che richiedono modalità espressive più semplici e dirette ma comunque ricche di significati. Un linguaggio quindi più al passo con i tempi, che faccia propria la freschezza delle espressioni linguistiche dei nuovi strumenti di comunicazione, che risuoni con le esperienze e le aspettative dei cittadini, in particolare dei giovani, che sentono distanti i paradigmi tradizionali della PA, inclusi quelli linguistici.
Interessanti le considerazioni sulla “consuetudine”, nemica dell’innovazione e iteratrice di un lessico incomprensibile e di strutture sintattiche inutilmente complesse e articolate, veicolo di ambiguità.
La nutrita platea di dipendenti regionali e degli enti locali delle Marche che ha assistito all’evento online è indicativa del grande interesse attorno al tema proposto, sintomo questo di una diffusa consapevolezza dell’urgenza di un ripensamento. Tanti sono gli spunti da cui partire per avviare ulteriori riflessioni su una questione cruciale nel rapporto tra PA e cittadino.
To be continued…..
