Text/HTML

Call us now
+123 456 7890
04/10/2000

LE MARCHE AD ASSISI PER CELEBRARE IL PATRONO D’ITALIA. D'AMBROSIO: "IL FRANCESCANESIMO FONTE DI ISPIRAZIONE PER DARE MAGGIORE SOLIDITA' ALLA COLLABORAZIONE MARCHE-UMBRIA"

Assisi 4 Ottobre 2000. Il programma delle celebrazioni francescane nella giornata cruciale del 4 ottobre si è aperto con l’incontro tra le autorità e le delegazioni della Regione Marche con la municipalità di Assisi. Le Marche, dopo 18 anni, sono nuovamente di turno nel rappresentare la Comunità civile che si stringe, insieme a quella religiosa, attorno al Santo Patrono Primario d’Italia, proclamato in questa veste da Papa Pio XII il 4 ottobre 1939. Da allora, ogni anno, le Regioni si alternano pellegrine ad Assisi per offrire l’olio per la lampada votiva che arde sulla tomba di San Francesco e che simboleggia la gratitudine di tutta la Nazione al suo Santo più significativo, una figura carismatica che illuminò, con l’esemplarità della sua vita evangelica e con il suo messaggio di amore e fratellanza universale, il mondo intero. La delegazione della regione Marche, guidata dal presidente del Governo regionale, Vito D’Ambrosio, ha visto la partecipazione di moltissimi sindaci e rappresentanti dei Comuni (oltre una settantina) che insieme alle quattro Province hanno aderito alle celebrazioni francescane. Con D’Ambrosio anche il sindaco del capoluogo regionale, Renato Galeazzi, al quale spetta per tradizione di accendere la lampada durante la solenne concelebrazione dei Vescovi della regione. Il corteo civile, partito dalla piazza del Comune, è giunto alla Basilica di San Francesco alle ore 9,30 dove c’era ad attenderlo il Custode del Sacro Convento di Assisi, Padre Giulio Berrettoni. “Pace e bene, perché francescani. Pace e gioia, perché Giubileo. Pace e speranza, perché un nuovo Millennio è innanzi a noi” é l’augurio che ha rivolto a nome della comunità francescana a ogni persona abbracciando simbolicamente tutti gli italiani e i pellegrini del mondo. Nella suggestiva cornice della Basilica superiore si è poi svolta la solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Ancona e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana, mons. Franco Festorazzi con i Vescovi delle Marche ed il Vescovo di Assisi, i Ministri Generali e Provinciali delle famiglie francescane con l’assistenza del cardinale Lorenzo Antonetti, legato pontificio per la Basilica. Subito dopo l’Antifona d’ingresso e prima delle letture liturgiche, è avvenuta la cerimonia di accensione della lampada da parte del sindaco di Ancona, Renato Galeazzi, con l’olio donato oltre che dalle Diocesi, anche dai comuni di Cingoli, Apiro, Monte San Vito, Caldarola e Cartoceto. Un momento dal forte impatto emotivo, seguito con molta partecipazione dai numerosissimi pellegrini giunti ad Assisi da ogni parte delle Marche in quest’anno giubilare, davvero moltissimi i marchigiani, tanto che una buona parte non ha trovato posto all’interno della Basilica. “A nome di tutti i comuni marchigiani, delle autorità provinciali e regionali, in rappresentanza di tutte le regioni, le province e i comuni d’Italia rinnovo a te, frate Francesco, l’offerta dell’olio, riaccendendo la “lampada votiva”.“…Vigila, Francesco, fratello santo, sul nostro popolo: illumina i governanti, veglia sulle sorti della nostra Patria, guarda con benevolenza alle Marche.” Sono questi due dei passaggi più significativi della preghiera letta da Galeazzi. All’Offertorio sono stati consegnati i doni. Il presidente D’Ambrosio ha offerto una statua lignea della Madonna di Loreto del 1600, appartenuta ad un’antica famiglia ascolana. I presidenti delle quattro Province hanno donato un trono ligneo, ispirato alle linee del periodo medioevale e costruito con noce massello lavorato con tecniche tradizionali della falegnameria artigianale marchigiana. Il sindaco Galeazzi ha offerto un Leggio. Quattro Diocesi delle Marche hanno consegnato il caratteristico otre dell’olio e le restanti nove, doni caratteristici locali. La città di Loreto ha donato un Tau, il caratteristico crocifisso francescano. Le celebrazioni sono proseguite all’interno della Basilica con il saluto delle Marche portato dal presidente D’Ambrosio al quale è seguito il messaggio agli italiani pronunciato dal ministro per i rapporti con il Parlamento, Patrizia Toia. Dopo aver legato l’accensione della lampada di Assisi a quella dell’Italia che arde a Loreto, D’Ambrosio ha affermato che “L’Umbria e le Marche non hanno in comune soltanto la grande figura di Francesco. Le due regioni hanno infatti stipulato nel ’95 un’intesa per comuni obiettivi di sviluppo. Poi è scoppiata l’emergenza drammatica del terremoto del settembre ’97 e le nostre comunità hanno avuto modo di manifestarsi reciprocamente assistenza e solidarietà. Forse, tra i motivi dominanti della convergenza, doveva essere più presente la cultura e la spiritualità francescana che permea le nostre comunità, l’arte e il paesaggio delle nostre due regioni, che ispira tante iniziative sociali, le opere di solidarietà e caratterizza le nostre tradizioni popolari.” “Il legame con Francesco e con i temi del francescanesimo – ha aggiunto il presidente – sono una fonte di ispirazione per dare una maggiore solidità alla collaborazione delle nostre regioni. La fraternità francescana , nel 2000, si è fatta promotrice di due iniziative: la richiesta ai Paesi ricchi della cancellazione del debito dei paesi poveri e il manifesto per una cultura della pace e della non violenza. Potremmo anche noi, a livello di Istituzioni e di comunità, nell’aggiornamento delle nostre intese, aderire a queste iniziative. Dobbiamo promuovere progetti di pace e di solidarietà internazionale. Le coste marchigiane, che in qualche modo sono anche quelle dell’Umbria, sono aperte all’Oriente e nella vicenda balcanica possiamo svolgere un significativo ruolo per la pace e la collaborazione. Potremmo inoltre impegnarci con azioni concrete per il rispetto dell’ambiente, della vita e della dignità di ogni essere umano senza discriminazioni e pregiudizio. La protezione dell’ambiente è un dovere verso le future generazioni e nella programmazione il modello da perseguire è lo sviluppo sostenibile. Azioni comuni potrebbero inoltre essere sperimentate, mettendo in atto pratiche attive di rifiuto della violenza in tutte le sue forme: fisiche, sessuali, psicologiche, economiche e sociali, in particolare nei confronti delle persone più deboli e vulnerabili.” “Bisogna dare spessore all’impegno politico– ha concluso D’Ambrosio – recuperando la funzione del potere come servizio alla comunità e riempiendolo di molti contenuti etici, ma anche profetici. Francesco e il suo messaggio possono aiutarci nel recuperare all’impegno della politica molti, soprattutto giovani, poiché la partecipazione è indubbiamente fattore indispensabile di crescita civile e democratica. E di ciò oggi abbiamo un grande bisogno.”