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08/06/2000

NASCE L'ARCHIVIO STORICO DELL'EMIGRAZIONE MARCHIGIANA. AVRA' SEDE AD ANCONA PRESSO IL CENTRO REGIONALE PER I BENI CULTURALI.

Chi non ha, nella storia della propria famiglia, almeno un parente emigrato all’estero per trovare lavoro e fortuna? Certamente quasi tutti i marchigiani hanno vissuto direttamente o indirettamente una vicenda di emigrazione. E allora, se rovistando bauli e cassetti, troverete un qualsiasi documento, un biglietto di viaggio, una foto ingiallita, una cartolina, un diario, una lettera d’amore… non buttateli o meglio, condividete i vostri ricordi, perché anche questo servirà a ricostruire la memoria storica di una regione che si è caratterizzata più di altre per un fenomeno che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone all’inizio del secolo. E’ l’invito rivolto dalla Regione Marche ai cittadini, agli stessi emigrati, ai discendenti, alle Associazioni dei marchigiani all’estero, per costituire l’Archivio storico dell’emigrazione marchigiana (ASEM), che avrà sede ad Ancona, presso il Centro regionale per i Beni Culturali. “Dopo la quarta Conferenza regionale nel 99, l’approvazione della legge sull’Emigrazione e del Piano attuativo – ha detto il presidente D’Ambrosio che, come è noto, tra le materie di competenza ha anche i Beni e le Attività culturali- l’Archivio storico rappresenta un ulteriore passo avanti, la traduzione del valore innovativo della legge: non più il vecchio aspetto assistenzialistico, ma quello culturale prevalente che mira ad esaltare il senso di appartenenza al territorio. L’Archivio storico è, dunque, punto di arrivo, come operazione culturale dovuta e punto di partenza, per ricostruire un pezzo fondamentale di storia delle Marche.” “Il Centro regionale per i Beni Culturali, nell’ambito di un più ampio programma di catalogazione del patrimonio culturale – ha spiegato il Direttore, Mario Canti - ha promosso, insieme all’assessorato all’Emigrazione, la realizzazione di questo originale progetto. Sarà un centro di documentazione che colma una lacuna nel panorama storico e socio culturale delle Marche, con l’intento di analizzare, studiare e rileggere un percorso storico - fortemente radicato nell’identità regionale- in chiave scientifica. Si tratta di un prototipo a livello regionale che verrà interamente informatizzato e reso consultabile in rete. “ Il professor Amoreno Martellini è il consulente scientifico del progetto. Storico dell’emigrazione, ricercatore universitario, autore di vari saggi e libri sul fenomeno migratorio ( l’ultimo è “I candidati al milione” sulle emigrazione cosiddetta di elite), già in occasione della Conferenza regionale dell’Emigrazione aveva lanciato un appello per la creazione di un Archivio. “Perché è un progetto di grande importanza – sottolinea - sia per trasmettere la memoria dell’esperienza migratoria alle nuove generazioni ( con una potenzialità di divulgazione a livello didattico grandissima), sia per restituire dignità culturale e centralità sociale al mondo degli emigrati nella nostra realtà regionale, valorizzando l’emigrazione come risorsa umana e culturale. Un punto di raccolta centrale, quindi, per tutte le informazioni storiche relative al fenomeno migratorio che va dal 1876 al 1976. L’Archivio sarà costituito da tre distinte sezioni: la prima, dedicata alla scrittura popolare; la seconda alle immagini e la terza a tutte le altre tipologie di documenti amministrativi, burocratici, sanitari etc. “ Chi fosse in possesso di: lettere, diari, immagini, depliants pubblicitari di compagnie di navigazione, fotografie, filmati, guide per emigranti, passaporti, certificati, contratti di lavoro all’estero o di qualsiasi altro documento di interesse storico relativo al mondo dell’emigrazione, può inviarlo in originale o in copia a: Centro regionale per i Beni Culturali ARCHIVIO STORICO PER L’EMIGRAZIONE MARCHIGIANA (ASEM) Via Trieste, 21 – 60124 ANCONA Per informazioni: 07134081 - 34085 - Fax: 07133753 Qualche dato sull’emigrazione marchigiana: Tra il 1876 e il 1925 la destinazione del maggior numero di marchigiani espatriati è stata l’Argentina con il 33% , seguono gli Stati Uniti con il 19%, poi, distanziate, la Francia (12%) ed altri paesi europei ( Svizzera , Germania, Austria ). Anche rispetto ad altre regioni la presenza di marchigiani in Argentina è la più alta, in relazione alla popolazione regionale: il 41,96% sul totale degli emigrati dalle Marche. Un fenomeno, quello “argentino” favorito da due fattori: l’interesse dell’Italia a far espatriare in quel periodo per mancanza di posti di lavoro e l’opposto interesse, sancito dalla stessa Costituzione argentina che “fomenta” l’immigrazione europea, investendo in manodopera straniera per far crescere un Paese scarsamente sfruttato nella sua enorme estensione territoriale e con grandi potenzialità. Nel 1906 tutti i comuni marchigiani registrano partenze per paesi stranieri. Il picco massimo è stato raggiunto nel decennio 1905-1914. Il fenomeno, dal 1886 interessa dapprima la fascia costiera dove era più facile la penetrazione di informazioni e più accessibili le vie di comunicazione, poi via via anche l’area montana dove però fino agli ultimi dell’Ottocento si registrano pochissime partenze, ad eccezione di Fabriano. Ad emigrare soprattutto contadini, braccianti , muratori e minatori. I primi emigrati (1886) provengono dal maceratese (Val di Chienti e Musone), con un tasso di oltre il 20% a Ripe San Ginesio toccato nel 1912, poi la provincia di Ancona, Pesaro ed Ascoli all’inizio del secolo. Il flusso migratorio si caratterizza, nei primi del secolo, con destinazioni soprattutto verso il Sud America, poi negli Stati Uniti e solo successivamente in Europa dove culmina negli anni del secondo dopoguerra tra il 1959 e il 1974. (ad’e)