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29/06/2005

SEMINARIO IN REGIONE: LAVORO ATIPICO IN CRESCITA, FEMMINILE E GIOVANE

Quasi 90 mila persone nelle Marche- circa il 15% degli occupati- lavorano con contratti atipici, vale a dire in part time, collaborazioni coordinate e continuative, lavoro in affitto, apprendistato, formazione-lavoro ecc. Un numero rilevante e in crescita (circa il 70% dellaumento delloccupazione dipendente registrata in questultimo triennio), che si collega strettamente ad un altro dato interessante: la massima parte, ovvero i due terzi del totale dei lavoratori atipici sono donne, over 35 e con un medio-alto livello di istruzione. Ma anche molti giovani sotto i 30 anni che vivono ancora in famiglia. Una fotografia del lavoro atipico nella nostra regione, messa a fuoco dalla ricerca finanziata dalla Regione Marche e realizzata in collaborazione dalle Societa` CLES e Ernst&Young, i cui risultati sono stati illustrati , oggi, dai ricercatori Silvio Casucci e Alessia Camba nel corso nel seminario promosso dallassessorato regionale alla Formazione-Lavoro. Sono intervenuti gli economisti Paolo Leon e Antonio Ranieri, dellUniversita` di `Roma Tre, coordinatori scientifici della ricerca condotta su un campione di 600 lavoratori alla fine dello scorso anno. Lindagine aveva come obiettivo di delineare le caratteristiche sia dellofferta che della domanda di lavoro atipico, in modo da fornire elementi di riflessione utili alla definizione di azioni ed interventi specifici rivolti a questa particolare categoria di lavoratori. Emergono diverse questioni da questa interessantissima ricerca, ha detto lassessore regionale alla Formazione e Lavoro, Ugo Ascoli. La questione femminile, innanzitutto, ma anche la caratteristica territoriale : ad Ascoli Piceno lincidenza del lavoro atipico è tre volte superiore a quella di Ancona. E poi ancora la questione giovanile. Un tema, quindi, trasversale su cui impegnarsi molto per la futura programmazione delle politiche attive del lavoro. Un dato poi da approfondire ha proseguito Ascoli- anche dal punto di vista sociologico e` quello relativo al grado di soddisfazione : tre lavoratori su quattro si dichiarano molto o abbastanza soddisfatti della propria situazione lavorativa. Soprattutto i piu` giovani, in apprendistato o formazione lavoro e i part timers a tempo indeterminato, costituiti in netta maggioranza da donne in eta` matura con un basso livello di scolarizzazione. Sembra di rivedere- ha concluso lassessore- un quadro della situazione lavorativa di 30 anni fa: flessibilita` estrema e lavoro precario di cui ci si accontenta per conciliare le esigenze della famiglia. Ein atto una tendenza nella nostra comunita` a determinare un nuovo equilibrio a causa dellincertezza del futuro e della consapevolezza di poche alternative. La maggior parte degli occupati atipici lavora per ununica impresa ( di piu` nel settore terziario e dei servizi alla persona); la durata media del contratto e` un anno. Gli stipendi sono bassi (mediamente 700 euro al mese; solo l1,5% percepisce oltre 21 mila euro allanno). Per Paolo Leon lindicazione su cui maggiormente riflettere e` quella delloccupazione femminile. La riforma Biagi ha detto- non e` stata pensata per le donne, ma e` un fatto che le donne ne hanno approfittato e praticamente si traduce come veicolo della cosiddetta conciliazione del lavoro di cura e del lavoro . Il 44% degli intervistati ha giudicato necessaria una modifica della Legge 30, mentre il 7% la giudica soddisfacente. E il futuro? Il maggior timore espresso dai lavoratori riguarda non tanto la stabilita` del posto, quanto le poche opportunita` di carriera, intesa come conferma di un ruolo specifico in azienda. Dallaltra parte, il maggior numero delle 308 imprese intervistate, ha dichiarato che intenderanno in futuro avvalersi ancora di contratti atipici, soprattutto apprendistato e formazione-lavoro. ( ade)