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11/03/2003

AUTORIZZAZIONI AMBIENTALI INDUSTRIALI, LE MARCHE RICORRONO ALLA CORTE COSTITUZIONALE

La Regione Marche presenterà un ricorso alla Corte costituzionale contro l’articolo 77 della legge finanziaria 2003 che disciplina il rilascio delle autorizzazioni ambientali per gli impianti industriali. Su proposta dell’assessore all’Ambiente, Marco Amagliani, la Giunta regionale ha incaricato l’ufficio legale di predisporre gli atti necessari. Analogo ricorso sarà inoltrato anche dalla Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e dalla Provincia di Trento. Con la finanziaria 2003 lo Stato prevede che alcuni impianti industriali siano soggetti ad autorizzazione ambientale statale e non regionale. Si tratta, in particolare, delle raffinerie di petrolio e gas, strutture di massificazione e liquefazione del carbone, acciaierie, impianti chimici integrati. In sostanza, sostengono le Marche e le altre Regioni ricorrenti, rientrano nella competenza statale autorizzazioni che coinvolgono la sfera regionale e provinciale. Una norma comunitaria del ‘96 ha introdotto l’autorizzazione integrata ambientale, il cui rilascio ha la finalità di ridurre l’inquinamento attraverso una valutazione congiunta delle varie emissioni nell’aria, nell’acqua e nel terreno. La certificazione garantisce che i processi industriali siano rispettosi dell’ambiente. “L’autorizzazione integrata ambientale - sottolinea Amagliani - sarà rilasciata con decreto del ministero dell’Ambiente, sentite le Regioni interessate. Lo Stato definisce sostanzialmente se stesso autorità competente alla certificazione, escludendo le Regioni da mansioni riconosciute da diverse normative. Accentrare funzioni che spettano ad altri enti, contraddice i principi ispiratori delle leggi Bassanini, che hanno riformato la pubblica amministrazione, puntando sullo snellimento e sulla semplificazione delle procedure. È evidente, inoltre, che solo le Regioni coinvolte direttamente dall’impatto ambientale prodotto dagli insediamenti, e puntualmente informate sulle conseguenti problematiche, possono dare efficace applicazione alla direttiva comunitaria, realizzando appieno gli scopi prefissati. La scelta compiuta dallo Stato, attraverso la finanziaria 2003, sembra, all’opposto, mortificare il ruolo delle Regioni, accentrando competenze che sarebbero gestite in maniera migliore a livello locale”.