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04/12/2002

LA “TENERA ASCOLANA” ALLA CONQUISTA DELLA DOP. ALLA CAMERA DI COMMERCIO DI ASCOLI AUDIZIONE DEL MINISTERO. NEL DISCIPLINARE SIA LE OLIVE IN SALAMOIA CHE LE “FARCITE”.

“Un risultato importante, che premia un impegno tenace e appassionato, dei produttori e dell’assessore Luciano Agostini.” Così l’assessore all’agricoltura Giulio Silenzi, ha commentato il via libera ministeriale alla richiesta della DOP (Denominazione D’Origine Protetta) per l’“Oliva Ascolana del Piceno”. “Le tipicità sono il nostro patrimonio in termini culturali, economici e di immagine. Vanno valorizzate – ha aggiunto - ma prima ancora difese da ogni tentativo di contraffazione. Da questo punto di vista il caso dell’oliva Ascolana è emblematico.” L’assessore sottolinea che l’economia dell’entroterra è affidata a una miriade di piccole iniziative, che ruotano intorno all’agricoltura e all’industria di trasformazione dei prodotti della tradizione: “la politica regionale è volta a consolidare queste realtà, farle crescere, sviluppando una sinergia con altri settori, con il risultato di promuovere l’intero territorio.” La pubblica audizione, con i rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole, si è tenuta ieri ad Ascoli, presso la Camera di Commercio. Molti i produttori, guidati dal presidente del Comitato Promotore per la DOP, Nazareno Migliori. Di DOP (Denominazione di Origine Protetta) si parla da tempo, trattandosi di una varietà assolutamente prestigiosa, che interessa un areale limitato (la provincia di Ascoli e parte del teramano), si è conquistata una risonanza di tutto rispetto e uno spazio di mercato sia nella sua versione in “salamoia”, che “ripiena”. E, il disciplinare, infatti interessa entrambe. Nel giro di un mese verranno apportate piccole modifiche al disciplinare (semplificazioni relative ai controlli, che comporteranno un minor onere a carico dei produttori), quindi verrà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e se, nel giro di un mese non ci saranno obiezioni, la pratica seguirà il suo corso a Bruxelles per il riconoscimento definitivo. La DOP, oltre che un meritato riconoscimento è un modo per proteggere il prodotto che conta innumerevoli imitazioni: si utilizzano generalmente olive greche o spagnole, che niente hanno a che vedere con “l’Ascolana”. Le Marche hanno altre due DOP - la casciotta di Urbino e il Prosciutto di Carpegna – e, in dirittura d’arrivo (ha concluso il suo iter nazionale) c’è l’olio d’oliva extravergine di Cartoceto. Polpa carnosa, succosa, tenera e gusto amarognolo, sono le caratteristiche principali dell’ “Ascolana tenera”, questo il nome della varietà, che richiede una cura particolare già dalla raccolta, visto che si annerisce subito, se si ammacca, anche leggermente, perdendo quel suo colore verde deciso. E’ una varietà conosciuta da sempre, si trovano citazioni nei classici latini. Ma furono i monaci benedettini, i primi a operare la concia delle olive, avviando un’industria locale. Mentre le notizie rispetto alla farcitura risalgono al 1600. Il disciplinare fissa le caratteristiche colturali: altitudine non superiore ai 500 m.s.l.m., sesti di impianto tali da consentire una buona areazione e illuminazione, massimo 300 piante a ettaro (60% di “tenera ascolana” e il rimanente di piante impollinatrici), la raccolta va effettuata tra il 10 settembre e il 20 ottobre, un massimo di produzione di 7 ton/ettaro. Il disciplinare indica anche le caratteristiche che devono avere sia le olive in salamoia che ripiene, per le quali vengono specificati gli ingredienti che occorrono per la farcitura. (e.r.)