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30/05/2002

SANITA', INCONTRO CON I SINDACATI. DURE CRITICHE E SI METTE IN DISCUSSIONE L'ACCORDO DI FEBBRAIO. MELAPPIONI: NON HA SENSO ROMPERE ORA.

Il 5 febbraio i sindacati hanno sottoscritto con la giunta un documento che prevedeva un percorso da fare insieme per raggiungere gli obiettivi di “riordinare, risanare, evitando ulteriori manovre”: “quel documento, di fatto, oggi non ha più senso”. Anche se i rappresentanti di CGIL, CISL, UIL hanno detto che dovranno rivedersi e assumere una decisione concordata, è questo lo spirito con cui si è chiuso l’incontro con l’assessore Augusto Melappioni. Due in sostanza le critiche: non c’è ancora una proposta chiara e definita e la spesa sanitaria continua a crescere, creando serie preoccupazioni per il bilancio del prossimo anno. Il timore espresso è che sia necessario ricorrere ad una nuova manovra, una eventualità che il sindacato ha detto di “non poter reggere”, dal momento che lo spirito con cui aveva concordato sulla manovra della fine del 2001 era che si mettesse in moto un processo in grado di invertire la tendenza del deficit causato dalla sanità. In particolare l’attenzione si è concentrata sul “modello” che sta avanzando in questi giorni, anche sull’onda delle consultazioni fin’ora fatte: una struttura a livello regionale per far fronte ad “alcune azioni di supporto” che, se vengono lasciate sul territorio comportano necessariamente una spesa maggiore: farmaci, contabilità, assicurazioni, sono voci che potrebbero essere accentrate. Insieme a questa struttura opererebbero 13 direttori sanitari, con un forte ruolo delle conferenze dei sindaci. I sindacati hanno letto questa ipotesi come una sorta di ASL che va ad aggiungersi alle altre 13 e hanno tratto la conclusione che stia per “nascere un nuovo centralismo regionale” con la costruzione di un modello “dove cambia tutto senza cambiare nulla” (Giovanni Serpilli della CISL) e animato da “una sola preoccupazione: una soluzione che sia politicamente sostenibile per accontentare tutti” (Oscar Barchiesi della CGIL) e dove “non vengono affrontati i nodi veri, le questioni di sostanza” (Graziano Fioretti della UIL). Una preoccupazione questa che si è trascinata nel corso dell’intero dibattito, nonostante l’assessore Melappioni e il capo Dipartimento Giuseppe Zuccatelli siano intervenuti per spiegare che si tratta di “un’ipotesi di lavoro”, che verrà valutata insieme al “modello delle 4 ASL”. Si tratta, è ovvio di due modelli diversi, ma soprattutto – è questa la sottolineatura che è stata fatta – le “4 ASL” sono “aziende a tutto tondo, perfettamente strutturate sul territorio”, mentre la “struttura regionale” si configura come una “agenzia di supporto”. Sono stati anche fatti degli esempi: in Lombardia dove le ASL sono strutturate per provincia, si sta valutando un “punto organizzativo a livello gestionale perchè si ritiene che occorra aumentare la massa critica di riferimento per alcuni servizi di supporto” e questo nonostante le province in Lombardia abbiano dimensioni diverse dalle nostre; è anche una soluzione, è stato detto, che tiene conto della realtà regionale, dove ci sono casi di “difficile dialogo tra territori limitrofi”. Ma su questa proposta i sindacati sono apparsi irrigiditi sulle posizioni iniziali e hanno detto di non ritenerla adeguata per risolvere il problema del risanamento. Melappioni, nelle conclusioni, ha detto di ritenere “ancora valido l’accordo del 5 febbraio” perchè rimangono “intatti gli obiettivi che si vogliono perseguire” e che la giunta sarà in grado di esprimersi entro la metà di giugno: non c’è quindi ragione “di interrompere proprio adesso un percorso che è nato insieme”. (e.r.)