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30/05/2002

RIFORMA DEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE, INCONTRO CON I COMUNI DELL'ASL 3 FANO

Un confronto sui dati. E una gradualità nelle scelte. È quanto chiedono i sindaci dell’Asl 3 di Fano alla Regione Marche. Ogni progetto di riordino del sistema sanitario non può prescindere da un’attenta analisi della situazione attuale, per poi procedere a un necessario processo di riforma. Che, per risultare attuabile, deve essere condiviso dalle popolazioni. Questa posizione è stata espressa all’assessore alla Sanità, Augusto Melappioni, dai sindaci di Fano, San Costanzo, Mondolfo, Fossombrone, Pergola, Serra Sant’Abbondio, San Giorgio di Pesaro, Mondavio e Montefelcino, ricevuti nell’ambito degli incontri in vista del riordino del sistema sanitario regionale. Presenti i direttori del dipartimento Sanità, Giuseppe Zuccatelli, e dell’Agenzia sanitaria, Francesco Di Stanislao. “Da una decina di mesi siamo in fibrillazione – ha sottolineato il sindaco di Fano, Cesare Carnaroli – ma ancora non è chiaro cosa abbia in mente la Regione. Cambiare uno dei pilastri del modello di sviluppo marchigiano, come la sanità, crea preoccupazione”. Secondo Carnaroli è più giusto parlare di “evoluzione dell’attuale sistema, perché il modello adottato ha operato bene e sta funzionando bene. C’è da modernizzarlo, ma nella gradualità e condivisione”. Quale modello proporre? Il sindaco non ha dubbi: “Non uno metropolitano, come quello di Ancona, nato fuori dalla realtà marchigiana, perché le Marche sono diffuse sul territorio e non accentrate attorno a pochi nuclei urbani. La gente è nata a casa, con la levatrice (ostetrica, N.d.R.), non in ospedale. I medici condotti non mandavano i pazienti al pronto soccorso: li curavano sul posto e prescrivevano le medicine con parsimonia”. Quindi, prima di tagliare i servizi, bisogna mettere sotto controllo la spesa farmaceutica, che ha visto un’impennata da 1 milione e 600 ricette, mediamente del valore di 25 euro ciascuna. “Pensare di avere una sola Azienda sanitaria regionale, con 20 mila dipendenti e un budget di 2 miliardi e mezzo di euro – è l’opinione di Carnaroli – non è plausibile. Troviamo un criterio, una massa critica di utenza ottimale, senza sparare numeri sulla loro consistenza finale”. Insomma, non sempre “grande è bello”; l’ottimale può trovarsi anche nella “media dimensione”, come l’Asl 3 che ha un deficit di solo 4 milioni di euro (dovuto all’incremento della spesa farmaceutica), una perfetta integrazione dei servizi sociosanitari, equipe itineranti di medici sul territorio, informatizzazione dei centri amministrativi. “Le eccellenze contano – ha concluso il sindaco – ma bisogna essere presenti ai livelli intermedi, diffusi e integrati tra la popolazione, per garantire risposte consistenti ed efficienti. Le Asl, oltre che centri di spesa, sono anche strumenti di aggregazione che favoriscono il dialogo e l’intesa. Quello che la Regione si accinge a fare è un passo delicatissimo. Troviamo la mediazione giusta e usciremo tutti più forti. Ma ascoltateci”. Critico l’intervento del sindaco di Mondolfo, Vittoriano Solazzi, che non condivide il metodo del confronto: “In mancanza di una proposta regionale, l’incontraci diventa un fatto formale. Non bastano gli intenti. Occorre confrontarsi su modelli e proposte diverse”. Una voce in difesa dei piccoli ospedali è venuta dal sindaco di Pergola, Dario Conti. Mentre quello di Fossombrone, Massimo Bigotti, ha sottolineato l’importanza di una “presenza diffusa dei servizi”. Il sindaco di San Costanzo, Giuliano Lucarini, ha chiesto “elementi e strumenti per spiegare la riforma alla popolazione”. (r.p.)