Molti i sindaci dell’ASL n 2 che sono intervenuti sull’ipotesi di lavoro dell’assessore Melappioni per una riorganizzazione della sanità, esprimendo riserve di vario tipo.
Nella sua introduzione Melappioni ha ribadito che si è aperto un percorso da discutere con i protagonisti del territorio, che si deve concludere in un tempo ragionevole e che punta ad un miglioramento dell’offerta complessiva e dove il problema delle risorse finanziarie e della necessità del contenimento della spesa non è che la “benzina” che accelera questo processo.
Melappioni ha sottolineato il problema dei tempi perchè “se non lo facciamo ora potremmo essere costretti a farlo in condizioni di maggiore emergenza” e ha ricordato il rischio che se la spesa sanitaria, che già rappresenta l’80% del bilancio regionale, cresce ulteriormente si intacca anche il 20% che rimane e che è destinato a servizi che favoriscono, a vario titolo, lo sviluppo dei territori.
Equità, qualità, appropriatezza e contenimento della spesa sono le quattro parole chiave della proposta Melappioni, che ha parlato di rimodellamento del sistema per rendere più adeguati i servizi senza alcuna penalizzazione.
Il dibattito è stato aperto dal sindaco di Urbino, Massimo Galluzzi, che ha detto di essere d’accordo sull’impianto di carattere generale (maggiore responsabilità del territorio, prevenzione, qualità), ma che c’è bisogno di “riempire quella impostazione con proposte concrete”.
E ha elencato alcune questioni poi riprese dagli interventi che sono seguiti. Principalmente due. L’entroterra vive con disagio tutto quello che viene tolto, nell’immaginario collettivo un reparto in meno va a sommarsi al “problema degli uffici postali, dell’Enel, del Tribunale” e viene percepito come abbandono: la preoccupazione è quella di perdere il rapporto costruttivo e la fiducia delle popolazioni. Inoltre ridimensionamenti ci sono già stati con il secondo Piano sanitario.
Sull’ipotesi di riduzione delle ASL, inoltre, viene fatta una obiezione: se la spesa sanitaria ha continuato a crescere nonostante la riduzione da 24 a 13, “il problema si risolve riducendo ancora il numero?” L’eventualità, poi, che si passi a quattro, una per provincia, è vista addirittura come peggiore di una a livello regionale. Mentre sono tutti d’accordo che una struttura regionale potrebbe organizzare meglio alcuni servizi soprattutto di tipo amministrativo.
La maggior parte degli intervenuti ha sottolineato che uno sforzo maggiore va fatto proprio per l’entroterra “perchè l’equità è già difficile per carenze oggettive (viabilità, orografia, popolazione più anziana.......)”, tanto che Guerrino Bonalana, presidente della Comunità dell’Alta Val Metauro ha detto che bisognerebbe addirittura invertire l’offerta di servizi, prevedendo strutture nell’entroterra in grado di polarizzare e attrarre utenza.
Tra gli altri sono intervenuti: Oriano Giacomi (pres CM Montefeltro), e i sindaci Domenico Papi (Cagli), Antonio Bianchi (Sassocorvaro), Alvaro Valentini (Belforte sull’Isauro9, Marco Rossi (Pietrarubbia), Tonino Salvatori (Lunano), che ha espresso apprezzamento per il lavoro di Melappioni, sostenendo che il numero della ASL è irrilevante se c’è chi amministra bene e che il polo di attrazione deve essere Pesaro e Fano per evitare che i cittadini si rivolgano fuori regione.
All’incontro era presente anche l’assessore Cristina Cecchini. (e.r.)
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